Lo comunica in una nota la direzione sanitaria dell’Azienda ospedaliero-universitaria senese. Era ricoverato dal 19 giugno, il giorno dell’incidente
Zanardi è stato dimesso dal Policlinico Le Scotte di Siena e trasferito in un centro di riabilitazione. Lo ha appena comunicato la direzione sanitaria dell’Azienda ospedaliero-universitaria. I medici non si sbilanciano sulle sue condizioni che restano gravi, anche se adesso si respira un pur cauto ottimismo. La struttura di riabilitazione in cui è stato trasferito è Villa Beretta, a Costa Masnaga, nel Lecchese. «Si è concluso il programma di sedo-analgesia al quale era sottoposto l’atleta Alex Zanardi – spiegano i medici senesi -. Dopo la sospensione della sedazione, la normalità dei parametri cardio-respiratori e metabolici, la stabilità delle condizioni cliniche generali e del quadro neurologico hanno consentito il trasferimento del campione in un centro specialistico di recupero e riabilitazione funzionale. Alex Zanardi è stato quindi trasferito in data odierna in un’altra struttura». Il direttore generale dell’Aou Senese Valtere Giovannini ha poi spiegato che i medici senesi rimarranno a «disposizione di questa straordinaria persona e della sua famiglia per le ulteriori fasi di sviluppo clinico, diagnostico e terapeutico, come sempre accade in questi casi».
(corriere.it)
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La lezione di Alex Zanardi
di Lucio Luca
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Io quell’incidente me lo ricordo bene. Anche perché l’ho rivisto un sacco di volte su YouTube e continuo ancora a chiedermi come caspita sei uscito vivo da quell’ammasso di lamiere. Davvero, come hai fatto?
Eri morto, irrimediabilmente morto. Penso che nemmeno tua moglie Daniela e tuo figlio Niccolò, che ti strapparono letteralmente alla Signora Nera per riportarti a casa sulle colline bolognesi, credessero in quei terribili momenti che dalle macerie sarebbe nato per la seconda volta un campione più forte di prima, incredibilmente più forte, anche senza gambe, con il corpo martoriato dalle ferite e i segni indelebili di quello schianto.
Io non so dove caspita hai trovato la forza di ricominciare tutto daccapo, allenandoti come un pazzo per dimostrare al mondo, ma soprattutto a te stesso, che l’anima è più forte di una macchina da corsa che ti centra a 200 all’ora e che ti riduce in poltiglia.
Vabbè, uno dice, alla fine ti è andata bene. Sei vivo, sei comunque una persona conosciuta, hai fatto la Formula 1, basta che vai in tv dalle Barbare D’Urso e affini a raccattare un gettone di presenza e puoi serenamente (?) continuare a tirare avanti senza l’affanno di arrivare alla fine del mese. E invece no, tu sei uno corna dure e le comparsate non ti possono bastare. Tu vuoi fare le olimpiadi, ok le paraolimpiadi, va bene lo stesso.
E ti metti a correre in bici, l’hand bike mi pare che si chiami, non usi le gambe che hai regalato al cielo, ma le braccia che improvvisamente sono diventate forti, fortissime, e quel trabiccolo vola, vola che sembra quasi una macchina da corsa, quelle che hai comunque nel cuore. Che poi, io mi chiedo, ma come cazzo si può ancora avere nel cuore una cosa che ti stava spedendo al Campo Santo? Vabbè, tu sei Alex Zanardi da Castel Maggiore… ogni tanto me lo scordo.
E corri, corri, corri… E vinci. Le vinci a Londra, quelle cazzo di Olimpiadi – ok, paraolimpiadi, è uguale – ma siccome sei Alex Zanardi da Castel Maggiore, non ti basta e continui ad allenarti come un pazzo. Anche se non sei più un ragazzino, hai 50 anni e una famiglia che ti vuole bene, potresti rilassarti ma figurati se lo farai mai. E l’altro giorno ti presenti a Rio, fai una rimontona che manco il Liverpool nella finale di Champions contro il Milan e vinci la medaglia d’oro un’altra volta. Che sarà, la seconda? La terza? Non lo so, penso solo che non sarà l’ultima. Perché tu sei Alex Zanardi da Castel Maggiore… senza chiacchiere.
Ai giornalisti dici due o tre cose che ancora mi vengono i brividi a sentirle. “Io vedo dei traguardi dove altri non vedono neppure dei percorsi” – è il tuo inno alla vita, a non mollare mai, a combattere fino alla fine. E vale più di migliaia di trattati sociologici e puttanate da social network. “Io penso che Nostro Signore abbia problemi ben più seri per occuparsi del mio destino, ma stavolta sono sicuro che mi ha spinto lui, altrimenti non ce l’avrei fatta…”. “Se ci impegnassimo di più a essere brave persone, questo paese andrebbe meglio. Molto meglio…”.
E mi viene in mente che due o tre anni fa, animato da sacro furore, scrissi persino una mail a tre o quattro parlamentari amici (oddio, amici… diciamo conoscenti) per suggerire loro di battersi e convincere così il presidente della Repubblica a nominare Zanardi senatore a vita. Qualcuno mi disse che era una cazzata e infatti aspetto ancora una risposta dai parlamentari amici (oddio amici… diciamo conoscenti). Secondo me, però, non è una cazzata, perché se penso che in quei palazzi c’è gente che confonde il Cile col Venezuela, che blatera di scie chimiche, che si dice di sinistra e poi asfalta i diritti dei lavoratori andando a cena con i padroni, o che di giorno incontra la Merkel e la sera si spartisce le aspiranti starlette perché “la patonza deve girare”, e insomma… se in quei palazzi c’è gente del genere, perché non potrebbe starci anche uno che ogni giorno ci insegna cos’è la vita soltanto con il sorriso?
Forse, potrebbe essere la risposta, perché con quelli, effettivamente, ha ben poco da spartire. E comunque sia… in bocca al lupo Alex, ché di Olimpiadi – ok, paraolimpiadi ma è lo stesso – ne hai davanti ancora tante.
(https://abbraccioblog.wordpress.com/2016/09/16/la-lezione-di-alex-zanardi/)
Cocca, Zanardi, la disabilità e lo sci
Carlotta Visconti, 18 anni appena compiuti, è di Torino ed è una promessa paralimpica nelle bocce, nonostante una disabilità grave, la tetraparesi spastica presente sin dalla nascita. Ha imparato a sciare grazie alla scuola di Sci Sauze d’Oulx Project (To) che da 11 anni tiene corsi alle persone con disabilità fisiche, intellettive e sensoriali
Carlotta scende lungo la pista di sci come un rapace che veloce sfiora il lenzuolo bianco della neve pressata dagli sciatori. Un osservatore attento, a fondo pista, vedrebbe una donna, seduta su un guscio dotato di uno sci, allargare le braccia come per spiccare il volo e planare a destra e sinistra. Alle sue spalle, attento, il maestro della scuola di Sci di Sauze d’Oulx (To) (i dettagli del progetto SciAbile) che sorregge la sedia per la neve che le consente di sciare. Sorriso sincero, occhi vispi e la grinta di chi, nonostante una disabilità, vuol vivere la sua vita fino in fondo, Carlotta, Cocca per gli amici, ti accoglie con un pizzico di diffidenza, ti studia e poi si scioglie in un sorriso non appena la inviti a fare una discesa. Ad accompagnarla il fidato maestro Valter Perron che da 11 anni la segue. “Carlotta ha un bel caratterino è testarda e tenace- racconta Perron – e non demorde dai suoi propositi. Un paio di anni fa, quasi per gioco, le suggerii di utilizzare uno snowbord al posto della sedia. Non lo avessi mai fatto – racconta ridendo – non mi diede tregua fin che non riuscii a farglielo provare. Ma non potete immaginare che soddisfazione vederla scendere. Emozione pura per me e per lei.” Carlotta non riesce a stare in piedi, la sua disabilità le impedisce la maggior parte dei movimenti e il controllo di quelli rimasti. Eppure esiste un ausilio il Bass- Borney Adapted Snowboard System che le consente di appoggiarsi al telaio agganciato alla tavola e di scivolare. Cocca è l’esempio di come, con pazienza e fantasia, si possono realizzare i propri sogni. “Le persone devono domandarsi- racconta Alex Zanardi, testimonial dell’iniziativa – non tanto, quante cose possono tornare a fare esattamente come prima della disabilità, ma se esistono mezzi alternativi per fare le cose che facevano prima”. Non ditelo a Carlotta che, grazie alla testardaggine sua e di suo padre, ha anche volato sul parapendio e ha iniziato a praticare il gioco delle bocce per persone con disabilità che – si spera – dovrebbe condurla, unica italiana, alle prossime paralimpiadi. “Queste iniziative sono vita per i ragazzi – chiosa Claudia Gambarino, psicoterapeuta e maestra di sci -. Riuscire in qualcosa gli regala la giusta dose di autostima. E poi riescono a stare all’aria aperta tra altre persone. Una vera magia”. Un’incantesimo che si ripete con tutti i ragazzi e gli adulti, oltre 700 allievi in 11 anni, che arrivano a Salice D’Ulzio. Non importa che la disabilità sia motoria (lesioni spinali e cerebrali), genetica (sindrome di: Down, Prader Willi, Mowat Wilson, X Fragile, Williams), da spettro autistico (autismo, asperger, Rett) o sensoriale (non vedenti, ipovedenti, non udenti), tutti riescono a rivivere, a modo loro, l’emozione dello sci. Anche perché il corso è gratuito grazie alla sponsorizzazione di Bmw che copre le spese.
(iodonna.it)
di Giovanni Cupidi