Salone nautico Venezia: ecco il gommone per le persone con disabilità

Mezzo idoneo per visitare laguna città

Consentirà alle persone con disabilità di vivere la Laguna di Venezia da un altro punto di vista e praticare in autonomia e piena sicurezza varie attività sportive, dalla pesca al nuoto.

Nell’ambito della seconda edizione del Salone Nautico Venezia è stato presentato all’Arsenale il ‘Gommone … per la libertà‘. Un’imbarcazione attrezzata, grazie al contributo di solidarietà del sindaco, che permetterà ai disabili o ai pazienti in riabilitazione all’Ospedale San Camillo del Lido di Venezia di entrare e uscire dall’acqua grazie a un dispositivo di sollevamento elettromedicale.

All’appuntamento hanno partecipato, in rappresentanza dell’Amministrazione comunale, il vicepresidente del Consiglio Paolo Romor, l’assessore al Bilancio Michele Zuin e la presidente della Commissione Turismo Silvia Peruzzo Meggetto. Presenti inoltre per la sezione veneziana della Lega Navale italiana il presidente emerito Paolo Leone Rossi, il vicepresidente Claudio Tosetto, il segretario Gianni Moretti; per l’ospedale San Camillo l’amministratore delegato Mario Bassano; l’ideatore del progetto Giovanni Galifi.

Dopo una lunga attesa, dovuta ai ritardi legati alla pandemia ancora in corso – spiegano i delegati della Lega Navale italiana – i lavori di rinnovo ed adeguamento al “Gommone…per la libertà” sono finalmente completati. L’obiettivo è di contribuire a creare una sinergia di cultura marinara, di benessere fisico e mentale per le persone con ridotte capacità motorie“.

(ANSA)

Da autismo ad Artismo. La creatività per l’autonomia dei disabili

Grazie all’arte, oltre la disabilità. La spiccata predisposizione artistica di alcuni giovani disabili rappresenta un’importante risorsa nella prospettiva della loro autonomia e inclusione sociale. E Venezia, dallo scorso 4 marzo, può ufficialmente contare su un’associazione no profit, “Artismo”,che si occupa di pittura, disegno, scrittura creativa e stampa serigrafica come campi artistici attraverso i quali raggiungere gli obiettivi fissati per questi ragazzi.
Artismo è nata infatti un anno fa come laboratorio d’arte per l’avvio di un percorso protetto e guidato con una prospettiva futura.
Quella che le nozioni qui acquisite possano diventare una vera e propria fonte di autosostentamento per ragazzi e adulti con disabilità ma dotati di talento creativo.

Enrico Conte, serigrafia

«Il nostro progetto è nato dall’incontro tra alcuni genitori di ragazzi autistici, dotati di particolare talento artistico, e un gruppo di artisti con esperienza psicopedagogica attivi all’interno del Lab 43 di Forte Marghera» spiega la presidente dell’associazione Patricia Toffolutti.
Lab 43 di Forte Marghera, associazione culturale No Profit che propone didattica e ricerca nel campo della grafica, stampa d’arte e comunicazione visiva, ha accolto fin da subito con entusiasmo i diversi progetti proposti dai genitori che ora fanno parte di Artismo, offrendo uno spazio dove i ragazzi possono realizzare quadri e stampe, guidati sia da terapisti che da artisti formati nel campo della disabilità.

Non più isolati, non più senza prospettive

Al compimento della maggiore età e al termine dell’iter scolastico spesso accade che le persone disabili con livello di autonomia limitato si trovino senza una reale prospettiva di inserimento sociale e lavorativo.
La formazione individuale viene interrotta bruscamente e la responsabilità di sostegno, anche prettamente didattico, ricadono sulle famiglie di provenienza, con il rischio, nei casi più gravi, che i ragazzi finiscano in una condizione di isolamento quasi totale.
Nonostante la presenza sul territorio di diverse realtà che si occupano dei problemi inerenti le disabilità, le richieste di sostegno e collaborazione risultano spesso superiori alle risorse disponibili e, di conseguenza, non vengono integralmente soddisfatte, così che le persone disabili si ritrovano, ancora oggi, in uno stato di invisibilità sociale. «L’esperienza di laboratorio ci ha dimostrato come l’isolamento non sia necessariamente un destino definitivo – aggiunge Patricia ToffoluttiNonostante le nostre risorse siano ancora limitate (spazi, materiali, ore di assistenza) le attività realizzate stanno dando risultati estremamente soddisfacenti, con importanti progressi sia per quanto riguarda l’autonomia che per ciò che concerne le capacita relazionali. Siamo infatti convinti che neurodiversità non debba coincidere con alienazione ma che le particolari attitudini di ognuno possano aprire la strada a nuove forme di comunicazione artistica».

Angelina Vizzolini disegno digitale

Autonomi in laboratorio e nella vita

Nel Lab 43 di Forte Marghera i ragazzi disabili di Artismo lavorano in un ambiente positivo e professionale, collaborando sia tra pari che con artisti già formati.
Tra l’altro, essendo Forte Marghera un luogo di incontro di diverse realtà artistiche e non, le possibilità di interazione sociale si sono moltiplicate sia per gli utenti che per le loro famiglie. Nel Lab 43 i ragazzi hanno imparato le tecniche di stampa serigrafica. La serigrafia, una tecnica artigianale di riproduzione grafica, si presta in particolare modo alla creazione di laboratori educativi. Il processo è composto infatti da diverse fasi in un ordine preciso, la ripetitività della stampa e la possibilità di suddividere i compiti facilita l’acquisizione di autonomia ma anche la collaborazione e il lavoro di gruppo. Gli utenti hanno così la possibilità di partecipare attivamente a tutti i momenti che compongono la realizzazione di un’opera tangibile. I materiali necessari ai corsi e gli stipendi degli operatori sono rimborsati con i contributi pubblici per la disabilità, dalle famiglie e grazie alla vendita delle opere realizzate dagli utenti.

«Al momento gli utenti di Artismo sono solo quattro ragazzi di età compresa tra i 13 ed i 22 anni, ma l’obiettivo è di allargare il progetto ad altri giovani. Una miglior qualità della vita per tutti i giovani coinvolti ci ha convinto infatti della necessita di rendere i laboratori più costanti nel tempo e aperti ad un maggior numero di persone. Ci sono già pervenute ulteriori richieste di inserimento nel gruppo che auspichiamo di poter soddisfare presto» spiega Patricia Toffolutti.
Trovare uno spazio dove aprire un vero e proprio atelier, un luogo che possa offrire laboratori continuativi per cinque giorni alla settimana, sia al mattino che al pomeriggio, ma anche un luogo aperto ad pubblico eterogeneo, dove organizzare eventi, workshop e mostre. Questo, oggi, l’obiettivo prioritario dell’associazione Artismo.
Nel nuovo atelier gli attuali laboratori di pittura, disegno, scrittura creativa e stampa serigrafica sarebbero integrati da altre forme d’arte, come musica, ceramica e scultura. «Essendo Lab 43 un laboratorio di stampa d’arte con diversi progetti attivi può ospitarci solo alcune ore a settimana, per questo motivo ho momentaneamente messo a disposizione del progetto Artismo anche il mio studio, visto che anch’io lavoro nel campo dell’arte -racconta la presidente-. Ora si è però fatta sempre più evidente la necessità di un luogo più ampio e attrezzato per far crescere Artismo e, con l’associazione, anche i nostri ragazzi». Per ulteriori informazioni https://www.facebook.com/artismovenezia

(metropolitano.it)

Arte e Disabilità, la bellezza dell’imperfezione alla Biennale di Venezia

Fino al 29 settembre, in mostra una reinterpretazione del monumento ad Alison Lapper incinta: senza braccia e con le gambe poco sviluppate, è un’artista inglese che usa fotografie, installazioni e pittura per esplorare sé stessa, la propria nudità e il modo in cui la disabilità viene percepita dagli altri
arte disabilità 500

Una gigantesca e moderna Venere di Milo che dall’Inghilterra approda in Laguna e un’installazione che ha per protagonisti i volti e le voci di chi non siamo abituati ad ascoltare. La disabilità sbarca alla Biennale di Venezia: sull’isola di San Giorgio Maggiore, fino al 29 settembre e davanti all’omonima basilica, spazio a Breath (respiro), una reinterpretazione del monumento ad Alison Lapper incinta realizzata dall’artista inglese Marc Quinn in occasione della personale portata in Italia dalla Fondazione Giorgio Cini. Una versione gonfiabile dell’originale – alta 11 metri – che riproduce l’opera installata nel settembre 2005 a Londra, a Trafalgar Square, e che è stata anche al centro della cerimonia di apertura dei Giochi paralimpici 2012.
Una statua che raffigura una persona vera, reale, una donna che ha vissuto con grande coraggio la propria vita e che continua a farlo tuttora. Quinn ha sempre esplorato il corpo umano nel proprio lavoro, inteso spesso come arte di incarnazione. E la scultura della Lapper, che ha posato con il pancione, ne è un esempio: nata senza braccia e con le gambe poco sviluppate, è un’artista inglese che usa fotografie, installazioni e pittura per esplorare sé stessa, la propria nudità e il modo in cui la disabilità viene percepita dagli altri. Cresciuta in un istituto per disabili poi abbandonato all’età di 18 anni per darsi agli studi creativi, nel 1999 ha avuto un figlio. Il suo lavoro, proprio come quello di Quinn, indaga il concetto di fisicità, normalità, deformità e bellezza. (Michela Trigari – SuperAbile Magazine) Comunque la Biennale non è nuova a questo tema.
Nel 1972 Gino De Dominicis espose, pur tra mille polemiche, un ragazzo down seduto su una sedia con una palla e una pietra. Quest’anno “l’handicap” non è più un soggetto/oggetto ma diventa pensiero, parola e immagine grazie a I/O_Io è un altro, progetto sperimentale dell’artista italo-brasiliano César Meneghetti realizzato con i laboratori d’arte della Comunità di Sant’Egidio. Fatta di installazioni audio-video, fotografia e performance, l’opera resterà esposta nel padiglione della Repubblica del Kenya, sull’isola di San Servolo, fino al 24 novembre. Il lavoro di Meneghetti è stato premiato dalla Fondazione Biennale di San Paolo e l’anno scorso ha ricevuto il Globo tricolore.

(affaritaliani.it)