Università, pubblicata prima indagine Anvur sugli studenti disabili

Saliti a quasi 40mila, rappresentano il 2% del totale ed il 52% sono ragazze. Il presidente dell’Agenzia Uricchio: “Abbiamo voluto rilevare i loro bisogni e fotografare i servizi offerti dalle università”

Sale il numero degli studenti con disabilità che si iscrivono nelle università italiane. E a fotografare per la prima volta chi sono, di cosa hanno bisogno, qual’è lo stato della didattica e dei servizi offerti è stata l’Anvur, l’Agenzia Nazionale per la Valutazione del Sistema universitario e della Ricerca, che è anche andata a ‘fare le pulci’ anche su quanto si spende nel nostro paese – fra governo e atenei – per sostenere i giovani universitari disabili.

Dalla foto scattata dall’Anvur ora sappiamo che sono ormai quasi 40mila (36.816) gli studenti italiani con disabilità o con Dsa (disturbi specifici dell’apprendimento) che nell’anno accademico 2019-2020 risultavano iscritti ai corsi di laurea e post-laurea: il 2% del totale degli studenti. Il 71% degli studenti disabili è iscritto ai corsi triennali, il 15% ai corsi magistrali e l’11,6% ai corsi magistrali a ciclo unico. Tra coloro che proseguono nei corsi post-laurea, 94 sono iscritti anche al dottorato.

Dal Rapporto dell’Anvur “Gli studenti con Disabilità e Dsa (disturbi specifici dell’apprendimento) nelle Università Italiane, una risorsa da valorizzare” presentato a Roma, nella Sala degli Affreschi della sede nazionale della Conferenza dei Rettori Italiani, emerge inoltre che la componente femminile è maggioritaria (52%) e la sua incidenza cresce man mano che si innalza il livello di studio, passando dal 51,7% nei corsi triennali, al 58,6% nei corsi magistrali a ciclo unico, al 70,3% nei master di primo e secondo livello.

Questo primo rapporto è uno strumento estremamente utile che potrà affiancare quelli esistenti e guidare la definizione e l’aggiornamento delle politiche in materia di diritto allo studio in favore degli studenti con disabilità e con disturbi specifici dell’apprendimento” ha rilevato la ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, intervenuta alla presentazione della ricerca.

Allo stesso tempo – ha sottolineato Messa – questo lavoro restituisce la fotografia di un sistema universitario che su questo fronte è attento, attivo e realmente impegnato nell’estendere, anche al di fuori delle mura degli atenei, la cultura dell’inclusione e la personalizzazione dei servizi”.

La ministra ha rilevato inoltre che “le università fanno molto per l’orientamento specifico, per il supporto alla didattica, per il counseling, per migliorare l’accessibilità dei servizi, ma lo scorso anno abbiamo destinato come Ministero, per fronteggiare le difficoltà legate all’emergenza, ulteriori 50 milioni di euro proprio per il co-finanziamento di attività di orientamento e tutorato a beneficio degli studenti che necessitano di azioni specifiche per promuovere l’accesso ai corsi della formazione superiore e alle azioni di recupero e inclusione. Il diritto allo studio per tutti è la nostra priorità“.

Università, presentazione indagine Anvur

Il presidente di Anvur, Antonio Felice Uricchio, ha espresso “piena soddisfazione per la pubblicazione del rapporto e soprattutto per l’impegno profuso dall’agenzia in collaborazione con la Conferenza Nazionale Universitaria dei Delegati per la Disabilità (Cnudd) nel rilevare bisogni e stato dei servizi in favore degli studenti universitari con disabilità“.

Auspichiamo che le informazioni raccolte sull’accessibilità degli ambienti, sui trasporti, sulle tecnologie adoperate nella didattica, sull’accesso ai servizi possano essere preziose sia per le istituzioni che hanno partecipato alla rilevazione sia per i due Ministeri- Università e Disabilità – peraltro particolarmente impegnati nel promuovere politiche attive protese a dare effettività al diritto allo studio” ha rilevato Auricchio.

Alla presentazione del Rapporto, hanno partecipato anche il direttore dell’Anvur, Daniele Livon, ed il presidente della Conferenza Nazionale Universitaria dei Delegati per la Disabilità (Cnudd), Alberto Arenghi, ed i componenti del gruppo di lavoro incaricato di redigere il rapporto: Adriano Scaletta (Coordinatore del Gruppo, Anvur), Fabio Ferrucci (docente Università del Molise), Lucia Mason (docente Università di Padova), Francesco Alberto Comellini (Mur), Giancarlo Tanucci (docente Università di Bari), Elio Borgonovi (docente Sda Bocconi), e Guido Migliaccio (docente Università del Sannio).

Il Rapporto dell’Anvur sottolinea che a fronte della maggioranza di studentesse con disabilità nei corsi di dottorato invece prevale la componente maschile, che è del 55,3%. Ed un dato “assolutamente inedito” che arriva dall’Anvur è quello relativo alla distribuzione degli studenti nelle diverse aree disciplinari dei corsi di studio. La maggior parte di loro è iscritta ai corsi di area sociale (35,4%) e di area scientifica (30,1%), seguiti da quelli dell’area umanistica (22,9%) e, a distanza, dall’area sanitaria (10%). Anche gli 11.385 immatricolati hanno sostanzialmente seguito le orme di chi li ha preceduti nella scelta dei corsi universitari.

Ma è proprio tra gli immatricolati che si manifestano i segnali del cambiamento più significativo in atto nelle università italiane: la rapida crescita degli studenti con Dsa che, in termini quantitativi hanno ormai superato gli studenti con disabilità. Il 60% degli immatricolati ai corsi di studio triennali e il 51% degli immatricolati ai corsi magistrali a ciclo unico sono studenti con Dsa. Il fenomeno è particolarmente accentuato negli atenei del Nord-Ovest e del Nord-Est dove gli studenti con Dsa, rappresentano, rispettivamente il 76,5% e il 65,2% del totale degli immatricolati.

Gli analisti dell’Anvur sottolineano che si tratta comunque di un trend in crescita anche tra gli immatricolati delle altre aree geografiche. La rilevazione ha riguardato anche i corsi ad accesso programmato che prevedono delle prove selettive per l’ammissione. Nell’a.a. 2019-20 vi hanno partecipato 3.459 studenti con disabilità e 6.409 studenti con Dsa facendo registrare una percentuale di superamento del 74,8% nel primo caso e del 64% nel secondo caso.

Performance al di sopra del dato medio complessivo sono state ottenute da entrambi i gruppi di studenti nelle prove di accesso ai corsi di area umanistica, mentre risultati al di sotto della media riguardano i corsi di area sanitaria. Gli studenti che hanno completato il percorso di studi (triennale, magistrale o magistrale a ciclo unico) sono stati 3.589. Il 38% si è laureato in corsi di area sociale, il 29,7% di area scientifica, il 20 di area umanistica e l’11,2% di area sanitaria. (adnkronos.com)

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Disabilità, l’impegno delle Università

Tra le tante attività a cui l’Agenzia nazionale di valutazione dell’Università e della ricerca (Anvur) è chiamata, particolare importanza assume quella di analisi e valutazione della qualità e dell’efficacia dei servizi offerti delle Università italiane ai propri studenti, compresi quelli più fragili.

In questo contesto è stata apprezzata la necessità di disporre di informazioni sui bisogni formativi individuali e sul contesto nel quale operano gli studenti universitari portatori di disabilità e di disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa), sia per assumere decisioni atte a promuovere, in un’ottica inclusiva, il consolidamento e il miglioramento delle politiche adottate, sia per promuovere il successo formativo di tutti gli allievi attraverso il conseguimento del titolo di studio e quindi l’occupazione.

Le indagini compiute dall’Agenzia, in stretta collaborazione con la Conferenza nazionale universitaria dei delegati per la disabilità (Cnudd), svolte nel periodo luglio-ottobre 2020 e che hanno coinvolto 90 atenei statali, non statali e telematici hanno consentito non solo di acquisire dati quantitativi di grande interesse dal punto di vista statistico, ma anche di verificare l’incisività degli sforzi in atto e delle azioni delle diverse istituzioni coinvolte per l’attuazione delle politiche inclusive, indispensabili in una società civile.

Lo scorso 4 maggio, l’Agenzia ha organizzato una presentazione pubblica dei primi risultati alla presenza della ministra dell’Università e Ricerca Maria Cristina Messa e della ministra per le Disabilità Erika Stefani. La rilevazione, nuova non solo per l’Agenzia (che non si era ancora spinta su questi temi) ma per il sistema universitario del nostro Paese, ha consentito di evidenziare il numero complessivo gli studenti e le studentesse con disabilità e Dsa iscritti nell’anno accademico 2019-20 (36.816) pari a circa il 2% del totale degli studenti (a fronte della percentuale del 5% dei disabili in rapporto alla popolazione residente).

Il dato, con tutta probabilità sottostimato (proprio perché non tutti gli atenei lo registrano) evidenzia come la maggior parte degli Atenei (soprattutto del Sud) garantiscono più diffusamente un’esenzione parziale o completa dalle tasse universitarie.

Tra gli studenti che fruiscono dei servizi offerti dagli atenei la maggior parte frequenta corsi di studi di area sociale, circa 6.500 studenti, di cui 2.500 Dsa; l 28,7%, frequenta corsi di area scientifica, in questo caso con una prevalenza dei Dsa sugli studenti con disabilità, con oltre 2.800 studenti accreditati (pari al 54,5% del totale).

Poco più di un quarto invece gli studenti iscritti a corsi di area umanistica (di cui 36,4% Dsa), che dunque sommati ai 6.500 iscritti ai corsi dell’area sociale, comprende il 62% del totale degli studenti accreditati, in linea con il dato generale sugli iscritti (58%). Meno frequentati, infine, i corsi di area sanitaria, tra i quali si registra una quota più elevata di non deambulanti (Nd) rispetto alle altre aree disciplinari (pari a circa il 36,6%, a fronte di un dato complessivo degli Nd che si attesta al 22,4%).

Lo studio di Anvur indaga anche i servizi dedicati agli studenti e alle studentesse con disabilità e Dsa. In particolare, quelli di orientamento risultano attivi in 3 atenei su 4 (molto diffuso il sostegno personalizzato su appuntamento, in entrata e in itinere, garantito da oltre il 90% degli atenei); sono meno della metà, invece, gli atenei che effettuano l’orientamento per studenti con disabilità e Dsa presso le scuole superiori.

Per quanto concerne il supporto alla didattica, il 70% circa offre servizi di tutoraggio specializzato e tra pari. Quasi tutti forniscono materiale didattico (libri e altri strumenti in formato accessibile). Solo poco più della metà degli atenei offre servizi di lingua dei segni (Lis) e per la mobilità internazionale (anche qui intesa in senso specifico).

Tra le famiglie di servizi previsti, i trasporti sono complessivamente i meno garantiti (da appena il 28,3%), con prevalenza di servizi per la mobilità interna (45%), appaltati all’esterno (34%), mentre sono pochi gli atenei che mettono a disposizione personale proprio (17%) o che garantiscono rimborsi spese (15%).

Con riguardo alle risorse impiegate (poco più di 11 milioni) i 2/3 provengono dalla quota dedicata del finanziamento pubblico del ministero (Ffo). l restante terzo è garantito direttamente dagli atenei (3,7 milioni). Un terzo delle uscite è assorbito dal costo del personale interno (3,7 milioni), seguito dalla spesa per collaboratori esterni (25% tra le statali, la metà tra le non statali), dagli appalti esterni e dagli interventi per l’accessibilità (24% statali, 10% non statali).

Più marginali invece le spese per l’acquisto di tecnologie (complessivamente il 4%, ma pari al 10% per le telematiche) e per le altre categorie residuali (4,7%, quasi esclusivamente da statali). Nel prossimo triennio l’Anvur intende dar seguito al proprio impegno sull’argomento, dapprima pubblicando un volume specifico dell’indagine (che in parte confluirà nel «Rapporto sullo stato del sistema universitario e della ricerca», attualmente in fase di redazione). L’intenzione è facilitare la costruzione di un sistema di raccolta e monitoraggio dei dati.

Il coinvolgimento della Cnudd, dell’Istat, dell’Osservatorio nazionale sulla Condizione delle persone con disabilità, delle associazioni per la disabilità e di tutti i soggetti interessati (ivi comprese le istituzioni Afam), consentirà altresì di assumere un approccio attento a tutte le implicazioni statistiche e organizzative sul tema dell’inclusione sociale e della tutela dei diritti degli studenti e delle studentesse con disabilità e Dsa.

(corriere.it)

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Laureati con disabilità, parte il progetto delle 5 università pugliesi

L’inclusione non solo una responsabilità sociale ma una vera opportunità. Imprese, amministrazioni pubbliche e Terzo Settore possono presentare sino al 30 giugno esperienze e ricerche

Un ponte tra Università e mondo del lavoro per l’inclusione e la vita indipendente” è il titolo del convegno in programma il prossimo 25 ottobre 2021. 
L’evento, promosso dalla Conferenza nazionale universitaria dei delegati dei Rettori per studenti con disabilità e DSA (CNUDD) è organizzato dalle cinque università pugliesi: Politecnico di Bari, Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”,  Università del Salento, Università di Foggia, Università LUM “Giuseppe Degennaro”.

Il convegno – sostiene Floriano Scioscia, docente del Poliba, delegato del Rettore alla integrazione per le persone diversamente abili – intende evidenziare che l’inclusione lavorativa dei laureati con disabilità e DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) non è solo un indicatore di responsabilità sociale, ma un’autentica opportunità di sviluppo. Per questa ragione si invitano ad inviare i propri contributi di ricerca e di esperienza non solo i rappresentanti del mondo accademico, ma anche delle Imprese, delle Amministrazioni pubbliche e delle organizzazioni del Terzo Settore. Queste realtà, ciascuna con il proprio ruolo e le proprie competenze, possono collaborare per porre al centro dell’attenzione il valore del lavoro dignitoso, per tutte e tutti”.

In vista di questo appuntamento sono invitate tutte le organizzazioni pubbliche e private a presentare, entro il 30 giugno prossimo, ricerche teoriche, empiriche ed esperienze nazionali e internazionali di inclusione. Gli abstract devono avere lunghezza massima di 500 parole e devono essere inviati all’indirizzo e-mail convegnocnudd2021@unifg.it. I contributi saranno selezionati da un comitato scientifico. E’ prevista la pubblicazione degli atti in un apposito volume. Il convegno sarà realizzato a distanza e la partecipazione sarà gratuita.

Le aree tematiche delle sessioni del convegno e il modulo per l’invio delle proposte sono disponibili su http://convegnocnudd2021.unifg.it/ 

(rainews.it)

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Un Master Universitario sulla gestione della disabilità e della diversità

Sono aperte fino al 29 marzo le iscrizioni alla nuova edizione (la terza) del Master Gestione della disabilità e della diversità. Il master è roposto ancora una volta dal Dipartimento di Management e Diritto dell’Università di Roma Tor Vergata, in collaborazione con la SIDIMA (Società Italiana Disability Manager).
L’iniziativa è il frutto di un protocollo d’intesa volto ad innalzare lo standard qualitativo della figura del disability manager, attraverso un percorso formativo universitario e interdisciplinare. 

questo link è disponibile un’ampia presentazione dell’iniziative, con le modalità per iscriversi al Master. Per ulteriori informazioni: Ufficio Stampa SIDIMA (Jessica Didone), stampa.sidima@gmail.com.
Disability manager
Tale figura si può definire così: è un professionista adeguatamente remunerato, con un ruolo di supervisione in ogni àmbito (accessibilità, mobilità, politiche sociali, scuola, lavoro ecc.); vigila sul rispetto della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità; fa sì che tutti gli attori istituzionali, quando pianificano, si chiedano: «Questa decisione che effetto avrà sulle persone con disabilità?».

Disability Management

In àmbito lavorativo rappresenta una strategia d’impresa utile a coniugare, in modo soddisfacente, le esigenze delle persone con disabilità da inserire – o già inserite – con le necessità delle aziende.

La SIDIMA

La Società Italiana Disability Manager è un’associazione costituitasi nell’aprile 2011 grazie alla volontà dei primi disability manager italiani, che ottennero tale titolo frequentando il primo Corso di Perfezionamento post-laurea in Disability Manager organizzato dal Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. L’obiettivo principale della SIDIMA è la ricerca e la promozione della cultura del Disability Management, nei vari contesti di riferimento, quali le Istituzioni, la Sanità e le Aziende, al fine di sensibilizzare e tutelare i diritti delle persone con disabilità e il rispetto della persona in ogni suo aspetto, dimensione e momento della vita, in ottemperanza anche alla ratifica da parte dell’Italia della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, incidendo con forza nell’elaborazione delle politiche a livello nazionale e locale e lavorando per renderle più efficaci.
Lo scorso anno la SIDIMA ha pubblicato il Manifesto del Disability Manager, disponibile gratuitamente a questo link.

(Rielaborato da superando.it)

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Disabili, ecco la piattaforma che incrocia abilità e lavoro

Parte una piattaforma per l’incrocio tra ricerca e domanda di occupazione dedicata alle persone fragili. Si chiama TutorialMe-ManagingDisability, iniziativa di Fondazione Allianz Umana Mente con diversi partner

«Sono certa che questa piattaforma aiuterà noi manager a dare un contributo concreto alla cultura dell’inclusione». Margherita Pazienza ha una laurea in Bocconi, è dirigente nelle Risorse umane ed è affetta da nanismo. «Ma non l’ho mai vissuto come una disabilità, anzi, come un’opportunità per essere promotrice di novità». La novità che oggi vuole promuovere è la piattaforma online «TutorialMe-ManagingDisability», un’iniziativa della Fondazione Allianz Umana Mente realizzata con il contributo del Cald (Coordinamento atenei lombardi per la disabilità), del Cnudd (Conferenza nazionale universitaria dei delegati per la disabilità) e di Fondazione Sodalitas.

L’obiettivo è mettere in contatto diretto domanda e offerta di lavoro per le persone con disabilità. «Ma non è l’unico: la piattaforma – sostiene Maurizio Devescovi, presidente di Umana Mente e direttore generale di Allianz – vuole anche diffondere una nuova cultura dell’inserimento lavorativo». Quello del lavoro infatti è tra i maggiori problemi di discriminazione vissuti dalle persone con disabilità, una quota di popolazione affatto trascurabile. L’incidenza degli italiani con disabilità sulla popolazione totale oscilla tra la stima Istat del 5,2% e quella Censis del 7,9%, pari a circa 4,8 milioni di persone.

Il numero di chi oggi sta lavorando viene valutato attorno alle 800mila persone e cioè, a seconda del dato Istat o Censis, una su quattro o addirittura una su sei. Tanto più che chi riesce a trovare lavoro spesso viene assegnato a mansioni modeste: un declassamento che diventa ancora più pesante per chi ha un diploma o, a maggior ragione, una laurea. «Per questo – spiega Elio Borgonovi, professore ordinario alla Sda Bocconi e coordinatore del Cald – siamo partiti proprio da loro: perché i laureati con disabilità sono tra i più penalizzati sul lavoro. Ma l’università è solo l’obiettivo iniziale, la piattaforma sarà sempre più al servizio di qualunque persona con disabilità».

Intanto, appena lanciata, già si sono iscritti 27 ragazzi e 24 aziende hanno offerto 57 posizioni lavorative. La piattaforma si articola in due sezioni.

La prima per le persone con disabilità, che possono candidarsi a posizioni lavorative accedere all’area con video-testimonianze di chi vive la disabilità in prima persona. La seconda rivolta alle aziende che pubblicano offerte lavorative e contenente tutorial di formazione del personale per favorire l’inserimento del dipendente con disabilità. «Ma non servirà solo – aggiunge Borgonovi – per trovare un impiego: vuol essere anche un strumento per facilitare la mobilità lavorativa e valorizzare la progressione di carriera». Opportunità ben percepita da Sophia Giacchi, 22enne con disabilità, laureata con lode in Economia e management per Arte, cultura e comunicazione: «Credo che la piattaforma aiuterà le aziende ad accogliere le persone con disabilità, a promuovere la cultura dell’inserimento e dell’inclusione».

Una cultura tutta da conquistare, visto che ancora molte imprese considerano i lavoratori con disabilità solo un carico improduttivo. Un’idea che non tiene conto di molte ricerche che dimostrano il contrario. Basti citare quella di McKinsey riferite alle persone con sindrome di Down. “La loro presenza migliora la condizione aziendale su leadership, soddisfazione clienti, risoluzione dei conflitti, motivazione dei dipendenti, clima interno. Il quadro italiano vede però anche pratiche di eccellenza.

Significativa l’esperienza di Allianz, che nei periodi di lockdown ha sostenuto i dipendenti con disabilità fornendo a casa la strumentazione per lavorare da remoto. La stessa Fondazione Umana Mente finanzia e supporta progetti a favore delle persone con disabilità. Anche il Gruppo Orienta contribuisce allo sviluppo della piattaforma. «Siamo certi – commenta la consigliera di amministrazione Valeria Giaccariche unendo le nostre forze con i nostri partner consentiremo ai giovani con disabilità di far emergere le proprie vocazioni professionali e realizzare un progetto di vita a partire dal lavoro».
(Rielabororazione da corriere.it)

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Google: borse di studio per studenti universitari disabili

Google ha aperto le candidature per le borse di studio destinate a studenti universitari disabili, iscritti a un corso di laurea in ambito informatico.
Le borse di studio, del valore di € 7.000, sono erogate in partnership con l’associazione no profit EmployAbility, che si occupa di prestare assistenza agli studenti disabili.
Per candidarsi c’è tempo fino al 4 Dicembre 2020. Ecco tutti i dettagli e le informazioni utili per presentare la domanda.

L’AZIENDA

Google Inc. è una società americana di servizi online, con headquarter a Mountain View, in California. E’ stata fondata, nel 1998, da Larry Page e Sergey Brin, oggi è conosciuta in tutto il mondo grazie all’omonimo motore di ricerca. Google è quotata in borsa ed è considerata una delle realtà aziendali più stabili e con il miglior ambiente di lavoro. Ha uffici in tutto il mondo, anche in Italia, precisamente a Milano.
L’azienda offre costantemente opportunità di lavoro, opportunità di stage ma anche borse di studio per finanziare i percorsi formativi di giovani talenti.

BORSE DI STUDIO GOOGLE PER STUDENTI DISABILI

Il colosso informatico propone ogni anno 10 borse di studio da destinare a studenti universitari con disabilità iscritti ad un corso di studio in ambito informatico e tecnico in un’università europea.

L’iniziativa è realizzata in collaborazione con EmployAbility, l’associazione no profit che si occupa di aiutare i giovani con disabilità nel passaggio fra il mondo accademico ed il mondo del lavoro.
Le borse di studio Google, dal valore di € 7.000 ciascuna, sono state stanziate per aiutare gli studenti a coprire le spese universitarie per l’acquisto di libri, corsi di aggiornamento e altro, per l’anno accademico 2021-2022.

REQUISITI

Gli interessati a presentare la domanda per le borse di studio Google devono essere in possesso dei seguenti requisiti:

○essere studenti universitari con disabilità

○essere correntemente iscritti ad un’università in Europa per l’anno accademico 2020-2021, ad un corso di laurea in Informatica, Ingegneria Informatica o in un campo strettamente correlato;

○avere intenzione di iscriversi come studente full-time ad un corso di Laurea, Master o Dottorato di una Università in Europa per l’anno accademico 2021-2022;

○avere un ottimo rendimento scolastico, passione per l’ambito informatico e doti di leadership;

○avere almeno 18 anni al 5 ottobre 2020;

SELEZIONE

I candidati saranno selezionati da una giuria in base al loro curriculum, tenendo conto dei seguenti criteri:


•Passione per il mondo informatico;

•Meriti accademici;

•Attitudine alla leadership.

Gli assegnatari delle borse di studio saranno resi noti entro Giugno 2021, i vincitori riceveranno comunicazione alla mail indicata in fase di domanda, ed avranno 14 giorni per accettare la borsa di studio.

COME CANDIDARSI

Per inviare la propria candidatura gli interessati dovranno fare domanda entro il 4 Dicembre 2020 attraverso l’apposito form online, disponibile a questa pagina

ULTERIORI INFORMAZIONI

Per conoscere ulteriori informazioni è possibile consultare il sito dedicato alle borse di studio Google e cliccare quindi su ‘Google Europe Students with Disabilities Scholarship’, dove sono riportati tutti i dettagli.
(ticonsiglio.com)

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Operatori Socio Sanitari: percorso formativo para-universitario per vecchi e nuovi OSS.

Da tempo si attende una seria riforma per gli operatori Socio Sanitari. Auspicabile un percorso formativo para-universitario per vecchi e nuovi OSS.

Gli Operatori Socio Sanitari, attraverso le loro varie organizzazioni, a cominciare da Migep e SHC, passando per UnitossNoi OssCnossFiossAsoss e finendo al CtsMovimento Nazionale OSS, stanno chiedendo da tempo una seria riforma della categoria, partendo dalla formazione di base e dal necessario innalzamento culturale dell’intera futura professione socio-sanitaria.
Da alcuni giorni ci stiamo occupando in maniera specifica delle proposte in essere e dell’atteggiamento singhiozzante della Politica e dei Governi che si sono susseguiti nell’ultimo ventennio.
Il problema degli OSS è anche un altro: oltre al livello culturale e di conoscenze medio-basso, che si registra tutti i giorni in tutte le strutture assistenziali da Nord a Sud, passando per il Centro e per le italiche Isole, vi è la mancanza quasi totale di unità categoriale.  Ogni organizzazione cerca di fare per se, ma quando si è divisi anche se l’obiettivo è simile o uguale difficilmente lo si raggiunge.
Ad oggi l’Operatore Socio Sanitario, personale di supporto all’Infermiere e all’Infermiere Pediatrico (va ricordato), non ha piena autonomia ed è costretto a muoversi entro i vincoli del suo Profilo (ovvero l’Accordo Stato – Regioni del 2001).
In questo clima occorre per forza di cose riuscire a fare sistema, per non ritrovarsi di fronte ad una Legge dello Stato che imporrà il da farsi futuro.
Tra le proposte in cantiere dalla parte della Politica, ricordiamolo, ci sono:

•obbligo della maturità per chi deve Diventare OSS, ma anche per chi è già OSS e lavora da OSS;

•nuova formazione unica nazionale e non più ad appannaggio delle singole regioni come accade oggi, con corsi dalla dubbia valenza formativa;

•percorsi formativi dai 18 ai 24 mesi di natura para-universitaria;

•equipollenza per i vecchi OSS con obbligo di conseguimento della maturità scolastica;

•riconoscimento del Profilo Socio-Sanitario così come previsto dalla Legge 3/2028;

•istituzione di un’unica “Casa comune degli OSS”;

•creazione di un elenco nazionale (impropriamente detto Albo degli OSS) a totale garanzia per il Cittadino, che ha il diritto di avere la migliore assistenza possibile, anche dal punto di vista socio-sanitario.

Il percorso formativo para-universitario, propedeutico al necessario diploma di maturità, si renderà necessario a breve anche per affrontare dal punto di vista scientifico eventuali ulteriori pandemie, come accaduto per quella da Coronavirus, che ha visto molti OSS spiazzati rispetto ad un pericolo che li ha visti impauriti, impreparati, spesso goffamente autolesionisti.
Il sapere e la conoscenza da sempre sono alla base di una corretta assistenza, anche dal punto di vista socio-sanitario.
Non ci resta che attendere e sperare in una riforma seria.

(assocarenews.it)

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Il lavoro che c’è (per i soliti pochi)!

Sono sempre alla ricerca di lavoro e di un lavoro che cmq sia compatibile con la mia vita, come un pò tutti.
Bene, anzi no, mi segnalano la pubblicazione di alcuni bandi per titoli e colloquio emanati dalla Università di Catania tra l’altro per la copertura di alcune unità (1) di personale di categoria C (posizione economica C1) in area amministrativa, e (2) di categoria D (posizione economica D1) in area amministrativa-gestionale tutti con rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato che mi interessavano particolarmente visto che sono laureato in scienze statistiche ed economiche. Mi precipito a scaricare i bandi per intero e mi basta leggere le prime righe per capire che è tutta una presa in giro! Attenzione i bandi sono veri e validi ma PALESEMENTE i requisiti richiesti sono scelti appositamente per CHI DI DOVERE!

Ad esempio tra i requisiti richiesti per l’unità di categoria C mi hanno colpito i seguenti:

7) documentata competenza nell’utilizzo ed assistenza applicativi presso presidi sanitari di II livello
(aziende ospedaliere od ospedaliero-universitarie);
2
8) documentata esperienza, maturata presso strutture pubbliche e private per un periodo di almeno due
anni, nell’organizzazione e gestione di eventi e congressi, nell’elaborazione e gestione di piani di
comunicazione anche in ambito medico-scientifico, in attività di Public Relations in ambito nazionale ed
internazionale;

Io di bandi ne leggo continuamente e mi basta poco ormai per capire quando sono confezionati su misura.
Ma come si può continuare così, ad utilizzare il pubblico per gli interessi di pochi e gli amici di questi POCHI?
Una persona come me che nonostante tutte le difficoltà che è costretta ad affrontare si è preparato e ha conseguito laurea e dottorato come fa ad avere opportunità e la possibilità di avere occasioni di dimostrare le proprie capacità se CONTINUAMENTE e REITERATIVAMENTE i SOLITIse magnano a città“?

Ci sono tante forme di baronato nelle università che non riguardano per forza solamente i concorsi a ricercatore!

di Giovanni Cupidi

Expo 2015, ovvero un mondo senza disabilità?

Vi propongo di leggere, come più volte ho già fatto, questo articolo di Franco Bomprezzi pubblicato sul blog Invisibili del Corriere.it.
Che spazio, diritto del lavoro è riservato ai lavoratori con disabilità nel nuovo accordo sui contratti per quanto riguarda l’Expo 2013?

________

di Franco Bomprezzi

Ho letto e riletto il testo dell’importante e positivo accordo sulle possibili 800 assunzioni in vista di Expo 2015. Ne ho letto i resoconti sui giornali, ho anche scaricato il testo completo di allegati che è già presente nel sito della Società Expo. Ma non ho trovato traccia dell’espressione “lavoratori con disabilità”. Mi assicurano che questo tipo di attenzione c’è e ci sarà. Non ho motivo di dubitare degli intenti, ma mi fermo alle parole, e anche ai fatti, per quanto sinora ho potuto constatare, a proposito di attenzione ai temi riguardanti la presenza di persone con disabilità nei sei mesi più attesi della storia metropolitana di Milano e a questo punto dell’Italia (se è vero che la ripresa passera da qui).
L’impatto di una manifestazione mondiale sulla rete delle infrastrutture di servizio, dai trasporti alla ricettività alberghiera, dalla ristorazione agli eventi, è sicuramente complesso e di enorme rilevanza. Il tema ogni volta è lo stesso: che cosa resterà dopo l’effimero? In che modo potremo migliorare il sistema nel quale viviamo, sfruttando una contingenza fortunata e conquistata a suon di promesse? E per quanto riguarda gli InVisibili: esistiamo anche noi, con pari dignità e diritto di cittadinanza, nella predisposizione delle soluzioni, delle strategie, delle opportunità di ogni tipo, che, al di là dell’aspetto strettamente economico, possono rappresentare un’occasione irripetibile ed esemplare di buona prassi pubblica e privata?
L’accordo sul lavoro viene additato come possibile esempio per future nuove articolazioni contrattuali, all’insegna della flessibilità e della durata non lunga ma comunque seria dei contratti. Benissimo: appare evidente a chiunque che inserire in questo accordo una specifica attenzione al diritto al lavoro anche delle persone con disabilità esige un’attenzione e una competenza del tutto particolare. Mai come in questo caso si potrebbe mettere alla prova, ad esempio, la cultura tecnica di decine di neolaureati disabili, sfornati dalle nostre università, che hanno tutte le caratteristiche per competere con gli altri giovani in cerca di occupazione, ma che sicuramente rischiano di pagare lo scotto di un pregiudizio negativo, oltre alla certezza di non essere in grado di garantire mobilità e flessibilità come da copione appena illustrato. Chi garantirà questo percorso, visto che nel testo manca persino la parola “disabilità”?
Al momento l’unica luce viene dal terzo settore, che nel realizzare la fondazione Triulza, dal nome della cascina nella quale, sperabilmente, le organizzazioni non profit e il mondo della cooperazione sociale, faranno vedere al mondo un messaggio importante sul tema che è al centro dell’Expo, ovvero l’alimentazione quale fattore di sviluppo per tutti. In quel contesto anche il mondo della disabilità sarà presente e attivo, con Ledha, la rete delle associazioni lombarde, che ha aderito all’associazione “Exponiamoci”, uno dei soci della fondazione appena nata.
Ma Expo 2015 significa anche, se non prima di tutto, verificare che i visitatori con disabilità o comunque con necessità speciali (quindi anche anziani, per dire) siano in condizione di muoversi liberamente e in autonomia, di informarsi senza difficoltà, di essere ospitati in strutture pienamente accessibili e a prezzi altrettanto accessibili (non solo 4 o 5 stelle, per capirsi), di partecipare agli eventi in modo da comprenderli perfettamente, di essere inclusi in modo sistematico nei sei mesi di evento. Stiamo parlando di almeno duecentomila persone (stima personale bassissima, in pratica il due per cento di una previsione di 10 milioni di visitatori).
Al momento in cui scrivo non ho conoscenza di progetti seri, di partnership adeguate, di decisioni prese, di lavori in corso fra i soci fondatori di Expo, di iniziative pubbliche, trasparenti e politicamente rilevanti. Spero di essere smentito rapidamente, perché sono assolutamente convinto che questa battaglia non si può perdere, e comunque va combattuta con forza, prima che diventi ridicola, perché fuori tempo massimo.

(invisibili.corriere.it)

di Giovanni Cupidi