Bici e turismo inclusivo, l’emozione e la potenza dei ciclisti con disabilità

Essere gli artefici del movimento. Sentire la strada. Abbattere diversi pregiudizi. Sono le sensazioni che tante persone con disabilità provano la prima volta che salgono in bici. Luca Errani: “Sport per disabili motori accettato e promosso, sport per disabili intellettivi percepito come strano: è il momento di fare un passo avanti”

“Certi orizzonti, solo con la bici li puoi superare. Ci sono persone che una macchina non la potranno mai guidare, così la bici diventa il mezzo per ‘sentire’ la strada. Sei tu che la manovri, tu decidi dove andare. Sei l’artefice del movimento”. Luca Errani è operatore presso una comunità per persone adulte con disabilità. Chiara è la figlia, ha 27 anni, ama l’aria in faccia e le discese in bicicletta: “Un paio di settimane fa io e lei abbiamo fatto da guide a un gruppo di cicloturisti sulla Ciclovia delle Antiche Paludi Bolognesi. A Chiara piace gestire il gruppo, è empatica e coinvolgente.

Tra i presenti abbiamo registrato un attimo di disorientamento: nella loro testa io e mia figlia con disabilità non eravamo le persone adatte a condurli. È questo il salto di qualità che dobbiamo fare, sapere che ci sono le possibilità perché tante persone finora tagliate fuori possano fare questo genere di esperienze e farle bene. Naturalmente i territori devono garantire gli strumenti ed essere a misura anche di queste esigenze.

Insomma, quello che vogliamo promuovere è un cambiamento di paradigma: far sì che una persona, da isolata, entri in un contesto sociale. Per noi la bici è stato un tassello importante, in generale tutti i ragazzi che partecipano a questo genere di attività sono entusiasti”.

Il cicloturismo inclusivo – complice anche l’esplosione della passione per le biciclette, a tutti i livelli di preparazione – sta attraversando un momento di forte espansione. È in quest’ottica che si inserisce il corso Cicloturismo inclusivo in calendario a Trento il prossimo weekend organizzato da Trentino School of Management – Accademia della montagna in collaborazione con Sportfund fondazione per lo sport onlus. In generale l’ambito dell’inclusione delle persone con disabilità è in rapida crescita, nello specifico il cicloturismo offre opportunità fino a poco tempo fa inedite di partecipazione alla vita attiva e di realizzazione delle proprie passioni sportive.

Il corso si svolgerà in due parti, una teorica presso il Centro Montura di Isera e una pratica in Vallagarina con la partecipazione di dimostratori con disabilità (in caso di forte maltempo ci si sposterà al coperto, alla sede Montura di Isera). Venerdì 24 sarà dedicato alla parte torica indoor (tre sezioni: area psicologica, meccanica e sociale); sabato 25 sarà la volta della parte outdoor con un’escursione guidata con handbike e tandem. La mattina di domenica ci sarà la terza parte dell’escursione e, in chiusura pomeridiana, un sessione indoor.

“Il percorso – spiegano gli organizzatori – è aperto a chiunque – in possesso dell’abilità tecnica e di un’ottima padronanza dell’utilizzo di biciclette, tandem o handbike – desidera accompagnare persone con disabilità in itinerari cicloturistici. Istruttori sportivi, educatori, famigliari e volontari e tecnici appartenenti ad associazioni che promuovono l’inclusione sociale delle persone con disabilità attraverso lo sport”.

“A 11 anni abbiamo regalato un tandem a Chiara – racconta Errani –, ma abbiamo riscontrato un problema di mobilità. Così abbiamo optato per una bibici”, ovvero un tandem complesso, che ha la sella dietro sulla ruota e i pedali nel mozzo. “Da quel momento, l’emozione di Chiara è aumentata esponenzialmente. Ho scoperto nuovi orizzonti, siamo stati al mare, nella Valli di Comacchio, in Val Pusteria, con la pedalata assistita abbiamo fatto tutta la ciclabile Mantova-Peschiera, per noi un obiettivo altissimo.

Piano piano Chiara ha imparato a stare sulla sella: non sono io che la porto in giro, siamo noi che decidiamo dove andare. Con il tandem con la pedalata assistita abbiamo scoperto la bellezza di pedalare tra i boschi”. Come sottolinea Errani, “con il tandem è necessario che entrambi i ciclisti siano bravi, perché se quello dietro non pedala si cade”. In bici con la figlia o con un ragazzo con autismo, Errani ha capito che, “lì, su due ruote, con l’aria in faccia che ti spettina, per loro è stato il momento in cui hanno capito di poter fare qualcosa che tutti gli altri fanno solitamente, ma che fino a quel momento era stato loro precluso. Oppure limitato: non era il giretto in bici intorno alla casa, erano prima 20, poi 50 chilometri in casa”.

Bibici, tanddem, cargobike con sedia a ruote: le alternative ci sono, “le sensazioni impagabili. Queste soluzioni hanno permesso a famiglie prima magari molto chiuse di uscire con i loro figli, pedalare, divertirsi, mangiare insieme e chiacchierare. Un piccolo distinguo – sottolinea Errani – però va fatto: se lo sport per le persone con una disabilità motoria è stato completamente sdoganato – per fortuna e finalmente –, lo sport per persone con una disabilità intellettiva è visto ancora come una cosa strana. Sarebbe il momento di fare anche questo passo in avanti. Sa come si chiama il passeggero posteriore del tandem? Fuochista. Di fatto, è colui che mette la potenza. Quella fisica, certo, ma anche quella emotiva. Con Chiara è così”.

(difesapopolo.it)

Turismo inclusivo per persone con disabilità grazie a Il Piccolo Principe

La cooperativa sociale, in collaborazione col team della Tana in Val Resia e della cooperativa Farfalle nella Testa di Bordano, ha organizzato il progetto ‘Anche io Amo Viaggiare’

Spesso per chi ha una disabilità, viaggiare non è facile; ma il viaggio rappresenta non solo un momento di svago e relax, ma anche un’importante occasione di crescita. Ecco perché la cooperativa sociale Il Piccolo Principe, in collaborazione col team della Tana in Val Resia e della cooperativa “Farfalle nella Testa” di Bordano, ha organizzato, per il terzo anno consecutivo, il progetto di turismo inclusivo “Anche io Amo Viaggiare” destinato a persone in difficoltà o con disabilità. Un sogno che è diventato realtà quest’anno per 13 persone (suddivise in due gruppi distinti) che dall’1 all’11 settembre scorsi hanno soggiornato in Val Resia, grazie al sostegno di Fondazione Friuli, che ha finanziato il progetto.

L’idea nuova di “Anche io Amo Viaggiare” – ha spiegato Giuliana Colussi, responsabile dell’Area Integrazione Sociale – è quella di portare gli ospiti a vivere il territorio non soltanto dal punto di vista naturalistico, ma anche e soprattutto dal punto di vista culturale e sociale. Le attività non sono state pensate per la disabilità, ma al contrario, seguendo l’esempio del turismo lento ed esperienziale, sono attività per tutti che con dei piccoli accorgimenti sui tempi e sulle esigenze individuali, risultano idonee anche a persone con bisogni speciali”.

Il programma in Val Resia ha previsto diverse tappe: la visita ai principali musei, l’esplorazione dei più interessanti siti naturalistici tra cui il Fontanone di Barman e La Sella Carnizza, la visita al Centro Visite del Parco naturale delle Prealpi Giulie che ha permesso al gruppo di entrare in contatto con il territorio, la visita del Museo dell’Arrotino e all’abitato di Stolvizza che ha consentito di prendere confidenza con la popolazione degli usi e costumi tipici della Val Resia, la visita alla casa delle Farfalle, caratterizzata da un laboratorio didattico a tema naturalistico e dall’immersione nella foresta tropicale e l’esplorazione delle rive del Lago di Cavazzo.I due gruppi sono stati accompagnati da 6 educatori (il primo gruppo includeva persone con bisogni assistenziali elevati, quindi la necessità di garantire la presenza di 4 educatori), da 1 volontaria e da 2 guide naturalistiche.

Molto emozionante l’esperienza in Malga Confin – ha aggiunto Colussi – dove i partecipanti si sono potuti cimentare nei lavori da malgaro tra cura degli animali e lavoro in latteria. E poi, durante le serate, sono state fatte camminate notturne per ascoltare le “voci della foresta” ed osservare il cielo. Non sono mancate neppure le musiche e le danze tipiche del territorio della Val Resia accompagnate da un ottimo barbecue preparato in collaborazione con i partecipanti”.

Il progetto “Anche io Amo Viaggiare”, finanziato da Fondazione Friuli, costituisce per i partecipanti un’importante occasione di conoscenza del territorio, di inclusione sociale e di crescita personale, visto che per molti rappresenta l’unica occasione di vivere una vacanza in autonomia. “Si tratta di un momento di fraternità e amicizia – hanno fatto sapere gli educatori – in cui la cornice naturale costituisce lo sfondo perfetto per rapporti interpersonali rilevanti e duraturi”. Infatti, grazie al progetto, è stata offerta la possibilità alle persone con disabilità e agli altri partecipanti di sperimentare momenti di socialità e svago al di fuori del contesto famigliare. “L’opportunità è unica per vivere momenti di condivisione lontani da casa, ognuno con le proprie abitudini – hanno aggiunto gli educatori -. Ciascuno si è trovato ad affrontare una condivisione nuova di spazi e tempi all’insegna del clima da vacanza ed è stato un modo per conoscersi meglio. E se per alcuni è uno dei tanti viaggi, per altri è un’esperienza nuova in cui le emozioni e l’allontanamento dalla famiglia diventano un momento di crescita. Il viaggio in Val Resia ci ha permesso di scoprire la montagna vicino a noi, con i suoi tesori naturali e le imprese dell’uomo che sa relazionarsi con la natura. Cose semplici che ci avvicinano alla natura fino a toccarla”. (ilfriuli.it)