Come funziona lo smart working per le persone con disabilità

L’Ispettorato nazionale del lavoro sostiene che la legge 104 può essere interpretata nell’ottica del lavoro agile e almeno fino al 31 dicembre le persone con disabilità sono tutelate dal regime di smart working semplificato

Lo smart working è divenuto parte integrante della vita lavorativa di milioni di italiani a partire dallo scoppio della pandemia del 2020. Se inizialmente era visto perlopiù come una modalità di lavoro utile per ovviare alle difficoltà imposte dalla situazione, per diverse persone i benefici individuali che derivano dal poter lavorare lontano dal luogo di lavoro sono divenuti apparenti anche in vista di una prospettiva più di lungo termine, tanto da far pensare che quella del lavoro agile diventerà una modalità di lavoro sempre più consolidata e diffusa.

Per le persone con disabilità e i loro famigliari, per esempio, poter lavorare da casa la flessibilità data dal lavoro agile è stata indubbiamente comoda. Ad oggi e almeno fino al 31 dicembre, i lavoratori con disabilità sono tutelati dal regime di smart working semplificato, ma in realtà, secondo una nota dello scorso anno dell’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl), la legge 104 sulla disabilità è già di per sé applicabile allo smart working. Vediamo di cosa stiamo parlando.

Cos’è lo smart working?

A livello giuridico, il termine “lavoro agile” viene definito dalla legge 81 del 2017 come una “modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa.” Gli elementi chiave di tale definizione sono l’assenza di vincoli sul luogo e l’orario di lavoro, l’organizzazione in fasi, cicli e obiettivi, e il fatto che le modalità del rapporto di lavoro siano stabilite esplicitamente tramite un accordo tra il lavoratore e il datore di lavoro.

Una più immediata ed efficace definizione è stata fornita a Wired da Arianna Visentini, cofondatrice e co-ammininstratrice delegata di Variazioni, società di consulenza e innovazione organizzativa per l’adozione di politiche di smart working. Visentini definisce lo smart working “una modalità di lavoro che consente alle persone di decidere in autonomia dove lavorare, quando lavorare e in che modo lavorare.”

Persona con disabilità in smart working
Cos’è la legge 104?

La legge 104 del 1992 è la legge “per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate.” Si tratta quindi del documento che detta i princìpi dell’ordinamento in materia di diritti, integrazione sociale e assistenza della persona disabile. Viene applicata a chi sia stato valutato da un’apposita commissione medica dell’Asl come una persona “che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione.”

I principali destinatari sono quindi i cittadini con handicap, ma non mancano i riferimenti anche a chi vive con loro, come i caregiver di queste persone o la famiglia. Nello specifico, la legge prevede agevolazioni lavorative e fiscali per i soggetti coperti. I lavoratori con disabilità riconosciuta ai sensi della legge – così come i loro famigliari che li assistono – possono fruire di tre giorni di permesso mensile, e hanno diverse esenzioni fiscali, come il riconoscimento delle spese sanitarie quali oneri deducibili e non quali detrazioni, l’applicazione dell’Iva agevolata al 4% per l’acquisto di protesi e strumenti tecnologici come telefono cellulare e computer, l’esenzione del bollo auto e la detrazione del 19% per l’acquisto di beni.

La 104 è applicabile allo smart working?

La risposta rapida è sì. In una circolare del 26 aprile dello scorso anno, l’Inl ha spiegato che il lavoratore in smart working a cui è applicabile la legge 104 – il lavoratore con disabilità così come i famigliari che devono assisterlo – può fruire dei permessi lavorativi frazionati ad ore anche dallo smart working. Ciò indica un lavoratore tutelato dalla legge 104 ha il diritto di ricevere l’equivalente in ore di tre giorni di permesso al mese sia dal lavoro in sede che dal lavoro da casa. In altre parole, se un dipendente sceglie di restare a casa ma adempie in remoto ai propri doveri lavorativi, non ha utilizzato le proprie ore di permesso.

In secondo luogo, secondo quanto stabilito dal decreto Aiuti bis di luglio, il regime semplificato dello smart working – il quale prevede che ai datori di lavoro sia data la possibilità di attivarlo senza stipulare l’accordo individuale con il dipendente, come avviene per legge in tempi normali – prevede che per diverse categorie sia possibile richiedere il lavoro agile anche quando non è previsto dal datore di lavoro. Tra queste categorie, ci sono i lavoratori in possesso del riconoscimento di disabilità ai sensi della legge 104 e i loro famigliari. Almeno fino alla fine dell’anno, sarà possibile per tali categorie ottenere il lavoro agile purché sia compatibile con la loro attività. (wired.it)

Smartworking 2021: agevolazioni per i disabili

I lavoratori disabili in smart working avranno diritto allo stesso trattamento economico e normativo previsto per i periodi di lavoro svolti in azienda.

Il Teleworking o lo smart working è diventato lo strumento per il contenimento dell’emergenza Covid-19.
Inoltre, il teleworking consente di garantire la continuità produttiva oltre che i bisogni dei dipendenti di conciliare la vita professionale con quella familiare.
Il Governo, dall’inizio della pandemia, ha incentivato l’utilizzo dello smart working introducendo una procedura semplificata.
Fino alla fine dello stato di emergenza il Governo ha previsto il diritto di svolgere la prestazione lavorativa in regime di smartworking o telelavoro a:

  • Lavoratori dipendenti disabili;
  • Lavoratori dipendenti che abbiano nel proprio nucleo familiare una persona con disabilità.
  • Lavoro da casa 2021: modalità di svolgimento per i disabili

Il teleworking o telelavoro è una forma lavorativa da remoto per dipendenti e lavoratori autonomi. nsente di prestare la propria opera in maniera indipendente dalla localizzazione geografica dell’ufficio o dell’azienda.
Lo smart working si realizza grazie all’utilizzo di strumenti informatici e telematici ed è caratterizzato da una flessibilità temporale ed organizzativa.
La prestazione lavorativa si presta in parte all’interno e all’esterno dell’azienda e senza precisi vincoli di orario o luogo di esecuzione della prestazione.
Lo smart working o teleworking è una particolare modalità di svolgimento della prestazione, in base alla quale azienda e dipendente si accordano affinché il lavoro venga reso con l’utilizzo di strumenti tecnologici.

Smartworking e lavoratori disabili: trattamento normativo ed economico

I datori di lavoro possono stipulare degli accordi aziendali con le rappresentanze sindacali, prevedendo priorità di accesso ai lavoratori disabili, con handicap o che assistano familiari in tali condizioni.

I lavoratori disabili in smart working avranno diritto allo stesso trattamento economico e normativo previsto per i periodi di lavoro svolti in azienda.
Ogni azienda è tenuta a garantire la salute e la sicurezza dei soggetti disabili che svolgono la prestazione in regime di teleworking.
Il datore di lavoro è tenuto a consegnare al lavoratore dipendente interessato ed al Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS) un’informativa scritta in cui sono riportati i rischi connessi allo svolgimento del telelavoro.

Lavoro da casa per i disabili: Permessi Legge 104/92 e congedo straordinario

I lavoratori disabili che prestano la propria attività lavorativa in smartworking hanno diritto ai permessi Legge 104/92, se le ore svolte sono equiparate al lavoro ordinario.
Inoltre, è prevista anche la possibilità di chiedere il congedo straordinario fino ad un massimo di due anni per i lavoratori dipendenti familiari di disabile. In un contesto di continui cambiamenti normativi, la compliance fiscale risulta essere tra i problemi principali delle aziende in tutto il mondo. Scarsa attitudine all’innovazione tecnologica e funzione fiscale non integrata nei processi decisionali di business rappresentano le principali barriere per l’evoluzione del settore.


È quanto emerge dal rapporto Bdo Global Tax Outlook attraverso un’indagine condotta su 256 manager che lavorano nel settore fiscale-finanziario in oltre 50 Paesi di Emea, Americhe e Asia-Pacifico.
Il rapporto offre una fotografia della situazione attuale e delle sfide fiscali che le imprese devono affrontare in un contesto mutevole come quello attuale, in cui adeguarsi in maniera rapida ed efficace alle normative può diventare problematico.

PROGRAMMAZIONE TRIENNALE PIANO NON AUTOSUFICIENZA REGIONE SICILIANA


Resoconto dell’incontro di ieri in Assessorato della Famiglia e delle Politiche Sociali

Si è svolta ieri pomeriggio in modalità smart working la convocazione indetta dall’assessore Scavone presso l’assessorato della famiglia delle politica sociali da dove era collegato per discutere della programmazione triennale del piano della non autosufficienza. Erano presenti tutti i soggetti convocati ad eccezione del forum del terzo settore, dell’anffas, del coordinamento regionale h, lega coop e confcooperative, i quali avevano annunciato la volontà di non partecipare in dissenso alla nomina del garante delle persone con disabilità. Assenza fatta notare in seguito anche dallo stesso assessore che auspicava una rapida ricomposizione del tavolo con tutte le componenti coinvolte. Ha introdotto la discussione la dottoressa Rubino facendo una sommaria panoramica dello stato attuale delle cose, illustrando come in precedenti riunioni sia stato manifestato la volontà di riorganizzare i distretti sanitari. Nel frattempo è sopraggiunto l’assessore Scavone che ha continuato il discorso introdotto dalla rubino ma sostanzialmente chiedendo agli interlocutori presenti di dare il loro contributo affinché si potesse iniziare a dare forma a un piano per la non autosufficienza . Non è stato, come ci si aspettava, preventivamente introdotto dall’assessore nessuna proposta da sottoporre agli intervenuti. Subito dopo lo stesso assessore ha chiesto chi volesse iniziare a illustrare le proprie proposte in merito e ha dato la parola alla dottoressa La Placa, in rappresentanza della Cisl, la quale ha fatto notare anch’ella l’assenza di alcune componenti che erano stati invitati sottolineando come questo percorso di programmazione dovesse essere fatto con tutti i soliti soggetti coinvolti ponendo poi l’attenzione sul tema del lavoro rispetto alle persone non autosufficienti e quindi conseguentemente del loro grado di autonomia da raggiungere attraverso un efficace piano sulla non autosufficienza. Dopo la dottoressa la Placa è intervenuto Giovanni Cupidi coordinatore regionale della FIRST. Cupidi ha fatto subito presente quali siano attualmente tutte le procedure e tutte le varie iniziative ancora mancanti per poter iniziare una programmazione e quindi il reperimento delle risorse necessarie per la redazione dei progetti individualizzati detti anche progetti di vita. Lo stesso quindi ha continuato facendo notare come manchino l’istituzione e l’implementazione gli strumenti necessari come ad esempio i PUA, i punti unici di accesso, e le UVM, le unità di valutazione multidimensionali, che sono assenti nel primo caso e inefficienti nell’altro. Come quindi non sia possibile al momento riuscire a fare una programmazione senza che vi sia un processo virtuoso che possa puoi portare all’individuazione delle risorse necessarie e dare la possibilità di autodeterminarsi alle persone beneficiarie di un progetto individualizzato attraverso la libera scelta tra assistenza di tipo diretta o assistenza di tipo in diretta, sia mediata attraverso un ente terzo nel caso dell’assistenza diretta o gestita direttamente dalla persona interessata nel caso di assistenza di tipo in diretta. Ha inoltre fatto notare come di fatto l’istituzione dell’ assegno di cura ha permesso di individuare la platea e quindi la numerosità delle persone affette da disabilità gravissima cosa che ancora non si è riuscita a fare per quanto riguarda la disabilità grave costituendo quindi questo un passaggio ineludibile per una seria programmazione. Dopo Cupidi è intervenuto Giuseppe Catalano del Comitato #SiamoHandicappatiNoCretini che ha fatto una breve cronistoria rispetto al percorso fin qui fatto considerando i tre anni precedenti e all’importanza e alla insostituibilità dell’assegno di cura come unica misura tampone che è riuscita a dare sollievo e un minimo di assistenza alle persone che ne beneficiano. Ha con forza esplicitato il concetto che fin quando non saranno disponibili per tutti la redazione dei piani individualizzati come per altro dice l’articolo 14 della 328 l’assegno di cura rimane una misura insostituibile nella sua forma ma anche per la sua ripartizione economica sottolineando come rispetto ad alcuni settori che si occupano di disabilità nella fornitura dei servizi alle persone che vorrebbero venisse introdotto il principio della rendicontazione cosa, continua catalano, che paralizzerebbe l’intera macchina regionale per la complicazione burocratica che ne conseguirebbe. Anche Catalano ha posto l’attenzione sulla necessaria istituzione dei Pua e della implementazione delle Uvm ricordando come ancora si è in attesa di 8 milioni € promessi dall’assessore Razza proprio per far funzionare meglio e implementare la UVM.
Ha preso la parola poi l’assessore alle politiche sociali del Comune di Palermo rappresentanza anche dell’Anci Mattina chiedendo che tutte le risorse disponibili fossero destinate alla redazione dei piani individualizzati sottolineando come i comuni in questa maniera avrebbero potuto redigere i progetti da destinare alle persone con disabilità e di come i comuni siano pronti a mettere in pratica le normative vigenti e il futuro piano triennale. Ha chiesto di intervenire nuovamente Cupidi facendo presente che, rispetto a ciò che aveva appena dichiarato l’assessore Mattina, come, attraverso anche la propria esperienza, personale ci siano comuni che non si occupano di fare alcuna programmazione ben che meno alcun intervento rispetto alla redazione dei piani individualizzati e come ad esempio lui stesso sia Stato costretto a rivolgersi più volte all’autorità giudiziaria per avere riconosciuta un minimo di assistenza, E che quindi prima di dirottare risorse esistenti interamente sulla redazione dei piani individualizzati sia necessario far funzionare Le uvm e di come l’assegno di cura rappresenti l’unica forma di sostegno. Ha concluso gli interventi l’avvocato Maurizio Benincasa garante regionale per le persone con disabilità che ha inizialmente descritto quali siano le sue competenze e quale sia la sua idea rispetto al ruolo che ha assunto viste anche le numerose polemiche che hanno seguito la sua nomina da parte dell’ assessore da parte di quegli ambienti che si occupano di fornire servizi alla persona con disabilità. Benincasa ha fatto presente quali siano tutti gli ambiti in cui è necessario un intervento e che c’è molto lavoro e di come sia auspicabile poter cominciare a lavorare con tutta le componenti presenti al tavolo e anche lui e ha ribadito come la mancanza dell’attuazione dalle normative vigenti sia la causa di una totale assenza di programmazione. Materia che conosce estremamente bene essendo egli un giurista. Ha fatto presente anche le difficoltà di chi come lavoratore presta dei servizi essenziali ad esempio agli alunni con disabilità e la volontà di incominciare a incontrare al più presto attraverso delle convocazioni le associazioni che rappresentano le famiglie e le persone con disabilità. Ha chiuso la riunione l’assessore Scavone dicendo che questa è solo una delle tante riunioni che ha intenzione di fare a stretto giro affinché possa essere redatto al più presto il piano triennale sulla non autosufficienza come d’altronde ormai impone la normativa nazionale messa in campo dal governo centrale.