Musica, sessualità e disabilità: il concorso che abbatte i pregiudizi

È online il bando per la quinta edizione di Sensuability & Comics, il concorso a fumetti nato per sensibilizzare e informare sul tema della sessualità e disabilità e far conoscere il progetto Sensuability, promosso dall’associazione di promozione sociale Nessunotocchimario

È online il bando per la quinta edizione di Sensuability & Comics, il concorso a fumetti nato per sensibilizzare e informare sul tema della sessualità e disabilità e far conoscere il progetto Sensuability, promosso dall’associazione di promozione sociale Nessunotocchimario. Il concorso di idee, in collaborazione con il Comicon, si concretizzerà nella mostra “Sensuability: ti ha detto niente la mamma?”, in programma dal 14 febbraio 2023. Si rivolge a giovani fumettiste/fumettisti e illustratrici/illustratori esordienti e non, che abbiano raggiunto i 16 anni di età e che abitino o lavorino su tutto il territorio nazionale.

Questa edizione mira a indagare il rapporto tra disabilità, sessualità e musica. L’iscrizione al concorso è gratuita, ogni partecipante dovrà realizzare una tavola o un fumetto originale e inedito, nel quale sia rappresentata una scena romantica, erotica o sensuale tratta da una canzone o un brano famoso o che sia significativa per il/la partecipante. È possibile presentare le opere entro il 20 gennaio 2023. Sensuability & Comics si propone di abbattere gli stereotipi relativi alla sessualità e alla disabilità e favorire la libertà di espressione delle persone oggetto di pregiudizi, proponendo nuovi linguaggi e un nuovo modo di fare cultura che agisca attraverso tutte le forme d’arte.

La locandina

A presiedere la giuria della quinta edizione sarà il fumettista e cantautore Davide Toffolo, frontman dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Ad affiancarlo: Fabio Magnasciutti, Virginia Cabras, Alino Alessandro e Silvia Ziche. “La quinta edizione del concorso Sensuability & Comics esplora il legame tra sessualità, disabilità e musica. – commenta Armanda Salvucci, ideatrice del progetto Sensuability e presidente di Nessunotocchimario – La musica, più di ogni altro, rappresenta un linguaggio universale, capace di parlare a tutti e superare barriere, anche immaginarie, frutto di pregiudizi e difficili da sradicare.

Intendiamo la musica guardando al suo cuore, alla melodia, alle note capaci di trascinare gli ascoltatori in un universo parallelo, rapendone i sensi e toccando le corde più profonde dell’anima. La musica oltre i testi, oltre le immagini dei video, la melodia che aiuta noi tutti a superare i momenti più difficili, che ci accompagna nella quotidianità, che diventa elemento fondante nelle relazioni con l’altro. La musica che si fa sensualità, che si incarna e diventa corpo, fisicità, abbraccio, come nei tanghi di Pugliese e D’Arienzo.

In occasione del quinto compleanno del nostro concorso abbiamo scelto di portare al centro delle illustrazioni e dei fumetti l’espressione più ampia della fantasia dei nostri artisti. Come dialogano sessualità, disabilità e musica? Cosa li colpisce di più in una canzone, in una romanza, in un pezzo strumentale e come questi sentimenti prendono forma?

La musica, da sempre, rompe gli stereotipi, eppure quando diventa parole e immagini si ritrova a riprodurre quella stessa immagine di corpi e fisicità che la società ci impone. Ma può raccontare altro, della gioia dell’incontro e della scoperta che è diritto di tutti. E allora, come dare colore a questi racconti in note? Spazio agli artisti e alle idee che, negli ultimi anni, hanno sempre saputo sorprenderci per la loro sensibilità e profondità”. (today.it)

“Sensuability: ti ha detto niente la mamma?”, mostra di fumetti su sessualità, disabilità e pubblicità

Torna il tradizionale appuntamento di San Valentino con la mostra di fumetti e illustrazioni “Sensuability, ti ha detto niente la mamma?”, promossa dall’associazione di promozione sociale NessunoTocchiMario (NTM), nell’ambito del progetto Sensuability, per approfondire il legame tra sessualità e disabilità.

Un binomio spesso oggetto di pregiudizio, che qui viene affrontato con ironia e leggerezza nelle diverse declinazioni artistiche proprio per superare tutti i tabù che caratterizzano non solo fisicità bollate come imperfette ma il tema stesso del sesso, che inibisce e diventa oggetto di difficoltà relazionale per molte persone.

L’inaugurazione della quarta edizione si terrà il 14 febbraio, a partire dalle 18, presso La Casa del Cinema di Roma (Largo Marcello Mastroianni, 1). Il tema del 2022 è il rapporto tra sessualità, disabilità e pubblicità.

Oltre 150 le tavole esposte, tra i lavori che hanno partecipato al  concorso “Sensuability & Comics” e le opere firmate da grandi artisti del fumetto. Nel corso dell’evento saranno premiati i tre vincitori del concorso, in ordine di classifica: Simona Barone, Giulia Filippi e Diletta Indiveri. Menzioni speciali per Arianna Carli e Michela Rossi. Menzione speciale categoria fumetto: Elena Banci.  Le opere sono state selezionate dalla giuria presieduta dall’illustratrice Josephine Yole Signorelli – Fumettibrutti, e composta anche dagli illustratori Fabio Magnasciutti e Federica Giglio, e da Samantha Giuliani, consigliere ADCI (Art Directors Club Italiano).

La partecipazione di quest’anno – commenta Armanda Salvucci, presidente di NTM e ideatrice del progetto Sensuability – ci ha sorpreso ed emozionato. È un riconoscimento per il lavoro svolto fin qui e anche il segno di una nuova sensibilità verso i temi sui quali lavoriamo ogni giorno.

Parlare di, rappresentare, confrontarsi con sessualità e disabilità è una sfida che sempre più giovani artisti sono pronti a cogliere. Questo non può essere sottovalutato. Allo stesso tempo, sono due le riflessioni che emergono anche dall’analisi dei lavori arrivati.

Esistono degli stereotipi che riguardano la disabilità, nell’immaginario collettivo, legati soprattutto alla sedia a rotelle e alle amputazioni. In realtà è un mondo molto ampio, a volte invisibile e credo sia importante approfondirne la conoscenza. Anche il corpo delle donne si conferma stereotipato: formoso, perfetto come sinonimi di sensualità.

La pubblicità ci ha abituati a queste immagini ma noi oggi vogliamo contribuire ad affermare una verità diversa: i nostri corpi, il corpo di ogni singola donna, il corpo delle persone con disabilità, sono sensuali nelle loro imperfezioni, sono unici, possono essere attraenti e devono essere espressi nella loro eterogeneità, amati e accettati da noi stessi così come sono”.

Sensuability

L’obiettivo della mostra è contribuire a ridisegnare un nuovo immaginario erotico di corpi non perfetti ma estremamente sensuali e, allo stesso tempo, far riflettere sulla grande varietà di fisicità che abitano il mondo.

Abbiamo bisogno di vedere regolarmente una realtà variegata per distruggere l’immagine stereotipata perfetta con cui ognuno di noi è abituato a confrontarsi. – aggiunge Salvucci – Vedere corpi non perfetti, con disabilità sarà importante per  tutte quelle persone con corpi imprigionati negli stereotipi. Sensuability: ti ha detto niente la mamma?, da quattro anni fa questo. Non vi rimane che venirla a vedere, fino al 14 marzo”. (romatoday.it)

“Con il sesso curiamo le persone con disabilità”

Viaggio nel centro che offre assistenza sessuale ai disabili, uomini e donne: “Il nostro servizio riduce l’uso dei farmaci e combatte la depressione”

Alle porte di Bruxelles, in quella che un tempo era la zona dei ritiri estivi della borghesia cittadina, c’è un centro di assistenza alle persone con disabilità che è balzato ogni onori delle cronache francesi da quando Le Monde ha scoperto che qui arrivano ogni mese centinaia di transalpini. A spingerli al viaggio verso l’hinterland della Capitale europea è il bisogno di una particolare cura di cui hanno bisogno e che in Francia come in altra parti d’Europa resta oggi ancora un tabù: il sesso. 

Già, perché qui, tra le ville di Braine-L’Alleud, da 8 anni un’associazione offre servizi di accompagnamento sessuale alle persone con disabilità. In Belgio, la prostituzione vive in una sorta di limbo, ma di fatto è tollerata. Ed è grazie a questa zona grigia che Pascale Van Ransbeeck, psicoterapeuta e direttrice di Aditi WB, è riuscita a costruire un team di esperti che aiutano disabili, a prescindere dal genere, a fare i conti con la loro sessualità. Ma guai a pensare che si tratti di semplice sesso a pagamento: “Alcune persone riacquistano fiducia in se stesse, altre riescono a ridurre l’uso di farmaci perché si sentono meglio. Questo è un servizio sociale e terapeutico che riduce la depressione e la solitudine“, dice orgogliosa Van Ransbeeck.

Com’è nato questo progetto?

L’associazione Aditi nasce nelle Fiandre nel 2009. Una collega lavorava in una grande istituzione con 300 tra bambini, adolescenti e adulti con disabilità. La direzione di quell’azienda disse alla nostra collega che era importante offrire dell’educazione sessuale a quelle persone, così si cominciò a fornirla ma subito si moltiplicarono richieste del tipo “Ok, ho ricevuto l’educazione sessuale, ma ora cosa posso fare concretamente?”.

Queste persone indagarono presso altre grandi istituzioni/aziende e ottennero ovunque la stessa risposta, cioè nulla. Quindi si misero a discutere anche con un avvocato, dal momento che la legge belga tollera la prostituzione. Era il 2008. Allora hanno pensato a come fornire un’opportunità per le persone con disabilità di sperimentare la sessualità, e dopo aver capito in quale direzione andare l’anno successivo venne fondata Aditi, dapprima nelle Fiandre e poi, nel 2013, anche nel Belgio francofono“.

Qual è la mission di Aditi? Cosa vi guida?

Non ci ho pensato un attimo quando la mia collega fiamminga mi ha chiesto di portare questa realtà nel Belgio francofono. Mi pare evidente che per le persone con disabilità è più difficile affrontare la sessualità: persino la masturbazione è impossibile da solo se non hai le mani. Per me era chiaro che doveva essere creato qualcosa come Aditi per aiutare questi soggetti ad affrontare la propria sessualità. In fin dei conti la sessualità è un diritto umano, dunque si tratta di aiutare queste persone a godere di questo diritto, a esplorare liberamente la propria sessualità“.

Di cosa parliamo quando ci riferiamo all’assistenza sessuale per disabili?

Molti pensano che ruoti tutto intorno al sesso, ma in realtà c’è molto di più: alcune persone riacquistano fiducia in se stesse, altre riescono a ridurre l’uso di farmaci perché si sentono meglio, si riduce la depressione e la solitudine ecc. Certo il lato sessuale è centrale, ma c’è anche una sfera emotiva e psicologica altrettanto fondamentale. Ecco perché è un processo ed ecco perché ogni processo è su misura: perché oltre all’atto sessuale occorre affrontare anche i bisogni psicologici delle persone.

Ogni persona è unica nella sua disabilità, nelle sue emozioni e nei suoi bisogni. E Aditi non è l’unica soluzione per le persone con disabilità, è solo una parte di una risposta più ampia. Alcune persone possono andare con le prostitute, altre ancora riescono a trovare da sole il proprio partner, altre preferiscono restare sole. Ognuno reagisce a modo suo“.

Avete incontrato qualche tipo di resistenza “culturale” verso il vostro lavoro?

Molte persone ritengono l’assistenza sessuale una cosa disgustosa, ma non considerano che potrebbero essere loro stessi ad averne bisogno all’improvviso. Molta gente tende a considerare la disabilità come una condizione che arriva dalla nascita, ma non è sempre così: in effetti, ogni giorno potremmo diventare disabili per cause diverse. E molte persone conoscevano la propria sessualità prima di diventare disabili, dunque Aditi è importante anche per loro. È importante per tutti noi, perché non sappiamo cosa può succedere domani, potremmo diventare disabili e avere ancora voglia di avere una vita sessuale.

Spesso le coppie vanno in crisi quando uno dei partner diventa disabile, ed è molto dura per queste persone rimanere sole e trovare delle nuove relazioni, specialmente in termini di sessualità, perché devono scoprirla e affrontarla da zero e adattarla alla loro nuova condizione. Penso sia anche importante sottolineare che l’assistenza sessuale riguarda uomini e donne allo stesso modo, le persone eterosessuali o di qualunque altro orientamento di genere, è un discorso molto ampio e include molti aspetti diversi.

A volte le persone pensano che quello che facciamo sia mettere il corpo delle donne a disposizione di uomini disabili ma in effetti è molto più di questo. La disabilità non discrimina tra uomini e donne, né tra eterosessuali o omosessuali. La sessualità è un tabù, la disabilità è un tabù: e quando sei una donna disabile in cerca di scoprire la tua sessualità, è un tabù enorme“.

Quali servizi offrite?

Fondamentalmente ci occupiamo di tutto il range, dalla semplice conversazione verbale al rapporto sessuale completo, dipende da cosa richiede il beneficiario e da cosa l’assistente è disposto a fare, perché nessuno può fare tutto e ognuno ha i suoi limiti, ma si va dal bacio al massaggio al rapporto completo. A volte ci occupiamo di beneficiari autistici e ad esempio per loro la masturbazione è difficile, perché non sanno come approcciarsi e talvolta finiscono per farsi male da soli, dunque gli assistenti gli insegnano come fare. Altri aiutano le coppie, soprattutto nel caso in cui entrambi i partner abbiano disabilità“.

Gli assistenti sono alle vostre dipendenze o sono esterni?

Purtroppo non esistono statuti per i lavoratori in ambito sessuale, anzi stiamo attualmente combattendo una battaglia politica perché possano essere riconosciuti. Al momento non possiamo avere un contratto giuridico con loro, ma solo un “contratto morale”. Non possiamo assumerli“.

Quindi la vostra organizzazione funziona fondamentalmente come un intermediario tra i beneficiari e gli assistenti?

Si, in un certo senso, ma è un processo. Noi forniamo formazione per gli assistenti e percorsi personalizzati per i beneficiari. Non succede tutto in una volta sola: c’è un primo incontro in cui si esplorano le richieste e si vede se possiamo fornire aiuto. Dobbiamo capire qual è la disabilità e capire cosa la persona può e non può fare, in modo da far andare tutto nel verso giusto quando incontrerà l’assistente sessuale. Comunque gli assistenti sono sempre liberi di dire cosa va bene e cosa no. Non è immediato diventare assistenti, c’è tutto un processo, ci sono interviste, c’è la formazione, ed è sempre tutto basato sul consenso“.

Avete delle strutture vostre, o gli assistenti lavorano altrove?

No, mai a casa degli assistenti. Loro vanno nelle aziende/istituzioni del beneficiario, o a casa sua, o in albergo. Ma non c’è nessuna struttura fisica di proprietà di Aditi. Io stessa lavoro da casa, non ho un ufficio“.

Qual è il vostro target? Come vi raggiungono i potenziali beneficiari?

Quando una persona con disabilità può farlo ci contatta autonomamente. Noi non possiamo fare pubblicità, quindi ci affidiamo molto al passaparola, ma abbiamo anche un sito web e talvolta ci sono delle convention sul tema“.

State parlando di eventi pubblici?

Sì, ad esempio una collega è appena a un festival cinematografico, incentrato sulla disabilità. Loro ci hanno invitati così che possiamo spiegare al pubblico chi siamo e cosa facciamo“.

Dunque si tratta di awareness-raising. E funziona?

Stiamo diventando sempre più conosciuti in Belgio, sì. E abbiamo crescenti contatti anche dalla Francia, perché lì la prostituzione è vietata, dunque in molti vengono qui“. 

Quindi avete un’audience internazionale?

Abbiamo contatti con altri Paesi e con altre associazioni, ma non abbiamo beneficiari in altri Paesi. Ogni Paese ha la sua organizzazione, ma ogni organizzazione è diversa. A seconda del Paese, può esserci un accento su un particolare aspetto, ad esempio sulla sensualità anziché sulla sessualità“.

E queste associazioni si parlano? Esiste una rete europea o qualcosa del genere?

Ci piacerebbe molto crearne una, ma non abbiamo il budget per farlo. Siamo interessati ad un progetto del genere per il futuro, se riusciremo ad avere le risorse adeguate. Qualche anno fa, abbiamo ricevuto un po’ di fondi dall’Ue e abbiamo organizzato una conferenza con diverse associazioni, giusto per conoscersi e capire le diverse modalità di lavoro nei vari Paesi e confrontarsi“.

Sapete di qualche associazione come la vostra in Italia?

Anche in Italia esistono realtà simili. Tra i partner di Aditi, per esempio, c’è l’associazione bolognese LoveGiver, che si occupa di assistenza all’emotività, all’affettività e alla sessualità per soggetti con disabilità, ma il loro orientamento è più verso la sensualità che non la sessualità“.

(europa.today.it)

Il fumetto contro gli stereotipi sulla sessualità delle persone con disabilità

Il fumetto come strumento per sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della sessualità e della disabilità: è questo il motivo ispiratore del concorso Sensuability & Comics. L’iniziativa, che vede la collaborazione del Comicon, è nata per diffondere e far conoscere il progetto Sensuability, lanciato dall’associazione di promozione sociale Nessunotocchimario.

Il fumetto come strumento per sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della sessualità e della disabilità: è questo il motivo ispiratore del concorso Sensuability & Comics. L’iniziativa, che vede la collaborazione del Comicon, è nata per diffondere e far conoscere il progetto Sensuability, lanciato dall’associazione di promozione sociale Nessunotocchimario.

Un’idea nata per colmare un vuoto conoscitivo e rispondere ad alcuni quesiti inderogabili, come è possibile evincere dal manifesto del sito: “Perché la società è reticente a parlare, raccontare e persino immaginare persone con disabilità alla ricerca del piacere sessuale? Forse il corpo, le pulsioni erotiche e il desiderio sono un’esclusiva di chi non ha disabilità fisiche o cognitive? O le uniche risposte accettabili sono l’astinenza e l’assistenza sessuale?“.

Sensuability & Comics: contro la retorica delle persone disabili come “Eroi”

Purtroppo, spesso, i media tendono a trasformare le persone con disabilità nelle protagoniste di narrazioni svilenti e totalmente distaccate dalla realtà: vengono etichettate loro malgrado come “eroi” o “angeli“, senza che nessuno provi a compiere uno sforzo ulteriore per mostrarle esattamente per come sono, ossia persone con pregi e difetti, successi e insuccessi, amori ricambiati e falliti e, ovviamente, esperienze sessuali.

Ecco perché “Sensuability si pone l’obiettivo di cambiare l’immaginario collettivo sulle persone con disabilità per non fare più distinzioni, eccezioni, tortuosi ragionamenti e giri di parole“.

Il mondo della pubblicità – ha dichiarato Armanda Salvucci, ideatrice del progetto Sensuability e presidente di Nessunotocchimario –, più di ogni altro, riflette di continuo innumerevoli stereotipi sulla perfezione dei corpi e sulla stessa idea di sessualità. C’è molto lavoro da fare per superare l’attuale visione di questi temi, qualcosa sta cambiando con l’affermarsi di movimenti legati spesso alla body positivity ma la disabilità resta ancora un tabù difficile da affrontare“.

Il fumetto come mezzo per costruire immaginari più inclusivi

L’idea di Sensuability & Comics è animata dall’ambizione di scardinare per sempre questi preconcetti, avvicinando le persone con disabilità al proprio diritto al piacere. Allo stesso tempo, l’obiettivo è quello di incentivare una nuova narrazione della disabilità, che contempli la sessualità come parte integrante della vita di tutte le persone.

Lo facciamo con ironia, il registro che da sempre caratterizza le nostra attività, certi che un sorriso possa contribuire più di mille discussioni a fissare concetti e aprire porte”, ha concluso Salvucci. Da questo punto di vista, la narrazione a fumetti rappresenta uno strumento inestimabile per forgiare un nuovo immaginario collettivo: il concorso Sensuability & Comics è rivolto a tutti e tutte le fumettiste/i e illustratrici/illustratori esordienti e non, che abbiano compiuto i 16 anni di età.

L’iscrizione è gratuita e aperta a tutti gli appassionati dell’illustrazione e/o del fumetto. Ogni partecipante dovrà realizzare un’opera originale e inedita, nella quale sia rappresentata una scena romantica, erotica o sensuale tratta da una pubblicità famosa o che sia significativa per la partecipante. È possibile presentare le opere entro il 15 gennaio 2022.

La Presidente della giuria sarà la fumettista catanese Josephine Yole Signorelli, conosciuta come Fumettibrutti. La locandina della nuova edizione è stata realizzata da Salvatore Siliberto.

(fanpage.it)

Sessualità, maternità, visite ginecologiche e salute delle donne disabili

Il Gruppo donne UILDM promuove una indagine rivolta alle donne con disabilità motoria per raccogliere dati su salute e condizione femminile

Per le donne con disabilità – soprattutto motorie, e soprattutto non collaboranti – le visite e ai controlli ginecologici (ma non solo) e legati alla salute femminile sono talvolta percorsi ad ostacoli, dovuti ad una lacunosa accessibilità alle strutture preposte, ma anche a una formazione mancante da parte di alcuni professionisti.
La conseguenza è una limitata accessibilità alla cura della salute sessuale, con ricadute sugli aspetti legati alla propria femminilità, ad una eventuale scelta di maternità, e alla propria sessualità in generale.

UNA RICERCA SU SALUTE FEMMINILE DELLE DONNE DISABILI

Su questi argomenti il Gruppo Donne UILDM, dopo circa dieci anni dalla prima indagine, promuove una ricerca per raccogliere dati sulla condizione femminile, in collaborazione con il Gruppo Psicologi. L’indagine, che si svolge con somministrazione di due questionari rivolti a donne con disabilità motoria, vuole indagare il livello di accessibilità ai controlli legati alla salute femminile, approfondendo anche aspetti più allargati legati al rapporto della persona con il proprio corpo, con la propria femminilità, con il corpo dell’altro che si esprime nella sessualità e in percorsi dedicati alla maternità.
Il gruppo di lavoro è composto da donne con disabilità, psicologhe e una dottoranda in Sociologia.

DUE QUESTIONARI

La prima fase della ricerca prevede la somministrazione di due questionari:

  • Questionario Sessualità, Maternità, Disabilità verrà somministrato alle donne con disabilità motoria e si focalizzerà sull’analisi delle abitudini sanitarie e sulla femminilità nella sua accezione più ampia.
  • Questionario di rilevazione Accessibilità dei servizi ostetrico-ginecologici alle donne con disabilità, da distribuire a un campione di strutture ed enti sanitari di diverse città, dislocate al Nord, Centro e Sud Italia.
OBIETTIVO DELL’INDAGINE

I dati raccolti serviranno ad avere un quadro della realtà attuale, per capire se si possa delineare una situazione di discriminazione subita dalle donne con disabilità nell’accedere ai servizi sanitari, ed eventualmente denunciare le eventuali lacune riscontrate per consentirne la rimozione. “Partendo dalle narrazioni e dall’esperienza, vorremmo proporre un’indagine che possa contribuire a una riflessione sulla sessualità in senso lato (accesso alle strutture, sapere medico, comunicazione sul rischio, prevenzione, contraccezione, gestione dei tempi biografici con i tempi sanitari della visita ginecologica-ostetrica, ecc.), sui desideri, proiezioni/immaginari e rinunce alla maternità e il rapporto con il corpo” dichiarano le promotrici nella pagina di presentazione dell’iniziativa.

COME PARTECIPARE

La compilazione del questionario, aperta fino al 30 settembre 2021, è anonima e richiede circa 20 minuti. Qui il link del questionario su Sessualità, Maternità, Disabilità

Per info:
https://gruppodonne.uildm.org

(Disabili.com)

#Ihavethisability: I Clio Awards per la campagna italiana su sesso e disabilità

“Nonostante si tenda a vederli come esseri angelici, la maggior parte dei disabili riesce ad avere rapporti sessuali soddisfacenti”. Giulia Teruzzi e Joshua Mancini, insigniti del prestigioso premio internazionale per la comunicazione. “Ci siamo accorti che questo accade perché quando perdi un’abilità ne sviluppi molte altre, alcune delle quali possono rivelarsi molto utili in camera da letto”

Con una campagna inclusiva intitolata #Ihavethisability sul tema sesso e disabilità due alunni italiani dell’Istituto europeo di design (Ied) di Milano hanno vinto il premio internazionale di creatività Clio Award di New York. Sono Giulia Teruzzi e Joshua Mancini, diplomati a luglio 2020 in Design della comunicazione con specializzazione in Art direction.

#Ihavethisability non è una semplice campagna, ma un invito a riflettere su un aspetto che purtroppo è ancora oggetto di numerosi tabù: la vita affettiva delle persone disabili”, spiegano i due vincitori. “Ci sono centinaia di milioni di persone disabili al mondo che nell’immaginario collettivo si tenda a vederle come ‘esseri angelici’. La maggior parte riesce, invece, ad avere rapporti sessuali soddisfacenti. Recuperando diverse testimonianze, attraverso articoli o commenti su blog e social media, ci siamo accorti che questo accade perché quando perdi un’abilità ne sviluppi molte altre, alcune delle quali possono rivelarsi molto utili in camera da letto” raccontano Teruzzi e Mancini.

Il loro progetto si è focalizzato su un innovativo racconto della sessualità in condizioni di disabilità. Ma come mai i due diplomati hanno deciso di occuparsi proprio di questo argomento?

Abbiamo colto l’opportunità di affrontare questo tema – spiegano – consapevoli dei rischi e del fatto che fosse molto più grande di noi, per dare voce alle persone disabili. Una voce che attraverso l’ironia portasse a riflettere e a normalizzare una questione che nel 2021 dovrebbe già essere “normale”. Pensandoci bene, ogni rapporto richiede ascolto, comprensione e compromessi. #Ihavethisability dimostra che finché è protetto, il sesso è bello in tutte le sue forme”.

A seguire gli Alumni Ied nella progettazione sono stati i docenti Matteo Grandese e Alessandro Candito, con il supporto dell’educational specialist Marianna Moller. Grande soddisfazione esprime anche Elena Sacco, direttrice della Scuola di Comunicazione Ied Milano e di Ied Alumni Relations. “I Clio Awards sono uno dei 4 premi top nel mondo della comunicazione. ià la sola possibilità di parteciparvi con entries di livello è di per sé un grandissimo traguardo e una opportunità unica per i nostri studenti. Il fatto di averlo vinto per la seconda volta, nel 2019 e poi quest’anno, è un’ulteriore conferma che la qualità della formazione erogata dallo Ied sia in linea con le aspettative del mercato globale della creatività”, dice.

“QUESTO TEMA NON PUÒ PIÙ ESSERE TABÙ”

Il riconoscimento internazionale – importante di per sé – è anche il frutto di diversi altri progetti che l’Istituto milanese porta avanti per sensibilizzare l’opinione pubblica in merito al concetto di pari opportunità.

In questi mesi siamo molto coinvolti sul tema della diversity, termine che racchiude varietà, inclusione e sostenibilità. Abbiamo progettato modelli per alcuni brand ma anche per l’atleta paralimpica Martina Caironi. Alle Paralimpiadi di Tokyo 2021 gareggerà con due protesi speciali personalizzate creativamente degli studenti di diversi nostri corsi” spiega la direttrice Sacco. Soprattutto, però, Ied incarna da sempre la naturale cultura dell’inclusione, a partire dal nostro slogan, Find your difference, che invita a trovare il proprio talento e unicità e a svilupparli attraverso il confronto”.

All’istituto studiano alunni con diversità culturale, geografica, di genere, background e professionalità, che possono sviluppare competenze acquisite nei cinque comparti formativi: design, fashion, comunicazione e management, arte e restauro, arti visive.
Allo Ied è inoltre attivo un gruppo di lavoro per l’inclusione di studenti con difficoltà di apprendimento. Offre loro un confronto dedicato con personale adeguatamente formato, il quale a propria volta elabora piani didattici personalizzati e comunica ai docenti le misure compensative e dispensative necessarie.

Abbiamo avuto diverse esperienze di naturale integrazione di studenti con disabilità di vario tipo nel contesto formativo”, racconta Sacco. È il caso di Natalia, art director sordomuta, che ha sviluppato col proprio gruppo di lavoro “un progetto di tesi in collaborazione con il Comune di Milano per Fabbrica del Vapore, integrandolo, oltre che con le sue competenze artistiche e grafiche, anche con una bella prospettiva sul mondo dei non udenti”.

Infine, a livello progettuale, va ricordata la tesi di accessibilità alberghiera “Hoteling for all” realizzata nell’ambito dei corsi di Product e Interior design con la collaborazione di Comune di Milano e Camera di Commercio; da quest’anno è partito, infine, presso il corso di Shoes and accessories design, un percorso di progettazione adattiva e inclusiva, dove gli studenti hanno ideato concept di collezioni moda accessibili che possano rispecchiare davvero lo stile di tutti, senza distinzione di genere, età ed eventuali disabilità.
(ilfattoquotidiano)

Sesso e disabilità: come abbattere un tabù al quadrato

Troppo spesso le persone diversamente abili vengono automaticamente considerate «asessuate» e addirittura prive di normali pulsioni sessuali. Con il suo approccio trascinante e innovativo, la sessuologa Anna Castagna è diventata a questo riguardo una figura di spicco nel campo della divulgazione sex positive. L’abbiamo intervistata per capire il problema culturale ma, soprattutto, per diffondere soluzioni

Oggi in Italia il 5,2% della popolazione vive una qualche forma di disabilità. Si tratta di oltre tre milioni di persone che oltre alla loro condizione patiscono numerose difficoltà aggiuntive e ingiustificate. Dalle barriere architettoniche alla sottorappresentazione politica e mediatica, dalle discriminazioni sociali a quelle sessuali. Molto spesso una persona diversamente abile viene infatti automaticamente considerata «asessuata». A colpirla non è infatti solo il pregiudizio che gli unici partner desiderabili siano quelli che assomigliano ai protagonisti delle pubblicità; il nostro condizionamento culturale ci convince che non abbiano nemmeno pulsioni erotiche, desideri o fantasie sessuali che fanno invece parte della vita di qualsiasi essere umano.

Se a questo punto pensate però di sapere già tutto sull’argomento, a farvi cambiare idea sarà Anna Castagna. Sessuologa, modella fetish, una laurea in Scienze dell’Educazione, un’altra in Scienze e Tecniche Psicologiche e – come dice lei – «ah già: sono anche disabile». Il suo approccio trascinante e innovativo l’ha resa una figura di spicco nel campo della divulgazione sex positive. Invita a considerare il sesso un’avventura entusiasmante anziché un fardello da gestire nonostante tutto. Anziché concentrarci solo sul problema, l’abbiamo intervistata per parlare di soluzioni, che spesso sono più semplici di quel che si potrebbe immaginare.

La prima domanda è inevitabile: quanto è ancora tabù la sessualità delle persone disabili in Italia? C’è qualche differenza sostanziale dal resto d’Europa o del mondo?

«Pensiamo a quanto sia ancora un tabù la sessualità in generale in Italia e immaginiamoci quanto possa esserlo se intrecciata a un tema come quello della disabilità! Io direi: “tanto”. Legato a tutto ciò che vortica intorno al tema della sessualità c’è un grossissimo tabù tanto quanto verso il mondo della disabilità. Unire i due temi crea un vero e proprio “tabù al quadrato”, che per essere superato richiede un lavoro di “decostruzione al quadrato”. Escludendo quelle nazioni in cui il sesso rimane un argomento ancora tutto da sdoganare, l’Italia è ancora molto indietro rispetto, per esempio, a molti stati del nord Europa che si sono mossi e hanno attivato progetti per garantire a tutti il diritto alla sessualità».

La seconda è altrettanto obbligatoria: perché? Da cosa dipende questa situazione?

«Quando parlo di “tabù al quadrato” intendo che la disabilità viene considerata spesso e volentieri solo come condizione patologica, ossia una malattia che eclissa totalmente l’identità dell’individuo. Si tende a vedere la sedia a rotelle, la difficoltà cognitiva, la difficoltà motoria e non Luca, Sara e Andrea con le loro identità e le loro storie. La disabilità è tutt’altro: è una condizione che fa sicuramente parte della vita della persona ma non è la persona stessa – e ancor meno possiamo considerare la persona una patologia. Superato questo primo equivoco sul tema della disabilità, dobbiamo adottare una prospettiva bio-psico-sociale cominciando a osservare la persona come tale, con la sua storia, la sua identità e i suoi diritti.In questo modo possiamo imparare a decostruire e rompere tutti gli stereotipi legati al mondo della disabilità, fra cui: «al disabile non interessa il sesso», «le persone con disabilità mentale sono bambini privi di impulsi», «il disabile non è una persona in grado di svolgere attività sessuale»…

Si tratta di iniziare a pensare come alcune difficoltà possano incontrarsi con le esigenze e i desideri dell’individuo. Così come esistono stereotipi sul mondo della disabilità, ne esistono anche sul mondo della sessualità. Anch’essa andrebbe quindi colta in tutte le sue sfumature bio-psico-sociali, così da sganciarla da una visione puramente riproduttiva, penetrativa e genitale. Tutto questo preambolo era necessario per poter comprendere perché la mia risposta alla domanda sul perché è che questa situazione dipende da un errore di sguardo. Prima riusciremo a decostruire il concetto di disabilità e di sessualità che abbiamo in testa, e prima potremo offrire a tutti il diritto alla sessualità».

Anna Castagna
Ma proprio non esiste alcuna iniziativa istituzionale per sdoganare l’argomento?

«Per fortuna qualcosa c’è, come l’associazione Lovegiver che oltre a difendere il diritto alla sessualità per le persone disabili sta cercando di rendere legale anche in Italia la figura dell’assistente sessuale. Si tratta di una figura professionale molto equivocata, ma l’assistenza sessuale è un percorso che permette alla persona diversamente abile di vivere e sperimentare il proprio corpo, entrando in contatto con la propria vita intima, i propri limiti e il proprio orizzonte affettivo ed erotico in modo dignitoso e consapevole».

E dire che basta davvero poco per eliminare i pregiudizi… Mi viene in mente un suo workshop di un paio d’anni fa, basato su un semplice gioco. Le va di raccontarlo?

«Ma certo! Questo esercizio riguarda in particolare la disabilità fisica. Quando parlo di questo tema amo molto far parlare l’esperienza diretta sul proprio corpo, che credo sia il miglior modo di decostruire tutti i muri e le paure che ci portiamo dentro. In pratica chiedo ai partecipanti di pescare casualmente un biglietto su cui è indicato un limite fisico. Poi faccio loro ricreare quel limite – per esempio immobilizzando una parte del corpo o bendando gli occhi – e creo coppie di “disabili” alle quali chiedo di vivere un’esperienza sensoriale. L’obiettivo è sperimentare il limite e le possibilità del nuovo corpo, ma allo stesso tempo di ascoltare le paure e le emozioni che nascono.

Oltre a permettere loro di provare il concetto di limite, la cosa più importate è che possano sperimentare quello di possibilità, scontrandosi con paure, dubbi e perplessità. Infatti è proprio partendo da queste che si riconoscono i tabù, ed è proprio partendo dai dubbi che i tabù si possono sradicare. La sessualità non è un pacchetto consegnatoci come un abito prêt-à-porter. Si tratta più di un abito di sartoria che va cucito su misura dell’individuo, e ogni individuo può cucire il proprio».

Torniamo a parlare di sesso, escludendo il capitolo delle disabilità cognitive che inficiano il concetto di ‘consenso’ alla base di ogni sessualità sana. L’incontro con corpi fuori dagli standard, o con esigenze particolari, può essere oggettivamente difficile perché non si sa come gestirli – anche solo nel chiedere indicazioni al riguardo. Cosa suggerisce di fare per superare questo ostacolo?

«Ritengo che questa considerazione possa essere estesa a ciascuno di noi. Siamo tutti diversi, e come dicevamo prima la sessualità è un abito cucito su misura – quindi la sacrosanta risposta a questa domanda è: serve dialogo. Ascoltare l’altro ci aiuta a capire le sue reali esigenze o difficoltà senza proiettare ciò che noi “crediamo rispetto alla sua situazione”. Dialogo e ascolto sono alla base di ogni rapporto sano ed equilibrato».

L’altro lato della questione è rappresentato dalla “fame di affetto” di alcune persone disabili. Pur di essere considerate anche per il loro lato sessuale rischiano brutte ricadute emotive per avere abbassato troppo i loro criteri di consenso. Cosa pensa di questo fenomeno?

«Anche questo fenomeno deriva da un concetto di stereotipo interiorizzato che colpisce in egual modo persone “normodotate” e persone diversamente abili. La risposta a tutto questo è una formazione al sesso e all’affettività che comprenda tutti, e che insegni a considerare la sessualità e la vita di ogni individuo nella sua unicità e complessità. Il primo passo verso un futuro di uguaglianza e pari diritti consiste nel farsi domande come queste e decostruire gli stereotipi. Tutti».

(vanityfaire.it)

ELLAI: sentire, tutta ‘nata storia

Rubrica a cura di Lidia Ianuario – Blogger e Social Media Marketing Specialist / CM in Sociologia

Questa è ‘nata storia, sì. Tutta un’altra storia. Mi risveglio in terapia intensiva, con addosso solo il mio camice e richiedo di assaggiare il caffè, scherzando sulla sua provenienza. Con lo spazzolino da denti, sterilizzato di tutto punto, mi strofinano i denti: ”Non può bere, Signora Ianuario. Lidia, si chiama Lidia, vero?” chiede una voce a me non nota, eppure apparentemente così familiare. Caldo, sento caldo: per l’operazione, lunga, lunghissima, che ha alterato le mie percezioni, e per quella voce, che mi trasmette appunto tepore. Mi lascio cullare, per una volta. Straordinariamente accetto l’aiuto altrui, io – Lidia Ianuario – poco o per nulla abituata a chiedere, grazie agli insegnamenti di mia madre che, fin da piccola, periodo in cui lei lavorava più di mio padre, mi ha insegnato ad essere autonoma. Ritorno al ricordo di quella voce, ora, dal mio ateneo, dove digito, e sorrido.

Affrontare la disabilità sdrammatizzando, è stato questo il mio punto di forza. Con ironia, sì, e con estrema fiducia, anzi, con abbandono. Completamente paralizzata dal collo in giù, con la possibilità, sebbene attenuata, di poter muovere gli arti superiori, pian piano mi rendo conto che è un’abilità, seppur latente, ancora presente. Sentire, tutta un’altra cosa. La mia amica mi accarezza le gambe, io avverto bruciore. In tutte quelle coccole – chi mi massaggia con una crema fitoterapica, chi con un olio, chi mi tocca e basta, chi ha paura per evitarmi il disagio di scoprire quanto si sia alterato il tatto – la sensazione che provo è apparentemente negativa.

Poi, conosco lui, di un Paese povero, brasiliano, ma anche tanto gioioso, e lo avverto, quel calore tanto agognato, tramite le sue mani, come un cioccolatino che si ingoia lentamente e non si vuole mandar giù, mentre la gianduia si scioglie naturalmente in bocca. Qualcosa non quadra e più che mettermi in crisi mi stupisce piacevolmente. Raramente amo essere ignara di quel che accade, la mia razionalità mi porta a trovare sempre una spiegazione a tutto, eppure non c’è.

Questo è il testamento della scoperta della mia ritrovata sessualità.
Posso sentire, anche se solo una persona.

Lo conosco in un giardinetto, lì al centro di riabilitazione, col suo cappellino, messo di traverso, e la gamba poggiata su una panchina. Lo sguardo rivolto davanti, la sigaretta in mano, spenta. Iniziamo a parlare con una delle mie solite battute goliardiche, e se ci penso ora rido a crepapelle, perché lo scambio per qualcun altro. Lui è solo, il calar del sole accompagna la nostra conoscenza e in un battibaleno è già sera. La cena è in stanza da un pezzo. A noi non importa, ci inondiamo della nostra reciproca voglia di andare oltre la nostra sofferenza.

Tutto tace intorno. Intorno, sì, e fuori. Dentro di me, il caos: lui lo intuisce, forse, e mi guarda accondiscendente, come a dire :”Sii serena”, piuttosto che ”Non preoccuparti”. Allora comprendo. Mi guardo intorno, osservo le case in lontananza, il cielo rosso che diventa violaceo e lo fisso negli occhi.
Così ho affrontato la mia sessualità: dritta negli occhi, come fosse una persona in carne ed ossa, solo che è, ed era, una parte di me. Da sfiorare, come i miei polpastrelli su questa tastiera, o come i suoi, dopo, in camera, mentre mette a dura prova tutte le mie certezze. Il tatto non mi ha abbandonato.

Vieni con me, la strada giusta la troviamo […],Portami in alto come gli aeroplani /Saltiamo insieme, vieni con me /Anche se ci hanno spezzato le ali [.. ]”.
Le mie ali sono queste parole: vieni con me, sorvoliamole insieme, su questo blog.

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ELLAI: disabilità, sessualità e opportunità

Rubrica a cura di Lidia Ianuario – Blogger e Social Media Marketing Specialist / CM in Sociologia

Sei settembre duemiladiciassette. Voglio scriverla per esteso, questa data, perché in me lascia ancora oggi un segno indelebile. Mia madre mi racconta di un neurochirurgo che, madido di sudore, invoca Dio dopo ben otto ore di operazione. Dodici punti, come gli apostoli. Li porto con dignità, come la mia disabilità, chiedendomi se la vita ci riserva sorprese inaspettate a noi “combattenti”, come la canzone di Fiorella Mannoia che mio zio mi invia alle tre di notte, l’unica in cui, ignara di essere paralizzata dal collo in giù, cerco di muovere le gambe, rigide, senza riuscirci, e vado in crisi.

Sì, non sono nata così: sono grata per questa mia condizione. Oggi posso perfino nuotare, il tumore al midollo spinale ha leso molte funzioni neuromotorie, tante riprese. Nessuno crede in me, in quel periodo. Nemmeno il mio neurochirurgo, solo una fisioterapista: con lei inizia la sfida maggiore della mia vita. Riabilitare il mio corpo.

Passo dopo passo, letteralmente parlando, da più di una sedia a rotelle fino alla piscina, dove mi sento parte dell’acqua calda, che mi accarezza il corpo. Come un bambino, riprendo a essere eretta e a camminare. Tante azioni compiute nella vita quotidiana sembrano scontate. Per molti, sono un modo per superare i propri limiti.

Una come me, abituata a una vita dinamica, sempre di corsa tra un corso universitario e un’attività di volontariato, tra una lezione di fitness e una videochiamata su Skype, costretta a rimanere a letto. Una che si batte per le barriere di ogni tipo, da quelle culturali a quelle architettoniche, che sogna dei media accessibili a tutti, senza quei capchta che rendono difficoltoso un commento a un cieco o che lavora in un consorzio di cooperative e riesce ad avere servizi RAI perché i suoi progetti piacciono; una, infine, che esce senza appuntamenti prefissati, basta una telefonata e si getta al volo in una nuova avventura, che se ne fa di una vita così?

Due le alternative: accettare la realtà o sognare. Mi accingo a scegliere la seconda. Invece di quaranta minuti di riabilitazione, ben due ore, ogni giorno, sabato e domenica compresi. In meno di sei mesi – solo tre – esco dal centro della Fondazione Maugeri di Telese Terme, in Campania, centro d’eccellenza, con le mie gambe e il soprannome di “Freccia Rossa”.

In ospedale metto a soqquadro l’intero reparto, con feste ogni sera e la richiesta di non essere messa a letto alle sette di sera. Rivoluziono tutto. Alla fine, vinco. Mi presento al dottor De Falco, Primario del Reparto di Neurochirurgia dell’Ospedale “Santa Maria delle Grazie” in località La Schiana, a Pozzuoli, senza nemmeno un bastone. Lui stenta a crederci.

Bisogna avere un desiderio che diventa missione di vita: il mio è scrivere. Eccomi qui, allora, con una rubrica su donne, sessualità e disabilità, perché la prima battuta una volta operata è :”Ho gli impulsi sessuali. Tutto a posto, dottore”, con lui che risponde :”Ianuario, ci manca solo un uomo. Come lo vuole?”. “Ironico, intelligente e aitante”, la mia risposta.

Ogni mattina, quindi, le infermiere e assistenti socio-sanitarie sanno che devo lavarmi, improfumarmi, abbinare lo smalto delle dita delle mani e dei piedi al mio pigiama pulito e al mio ventaglio.

Questa è ‘nata storia, come diceva Pinuccio, noto cantautore partenopeo.
Al prossimo racconto, per affrontare, tramite la mia testimonianza, un tema troppo poco trattato.

Pudore? Assenza di una giusta e corretta informazione? Poco importa, è giunto il momento di preoccuparsi dell’affettività di noi donne disabili, perché l’una è legata all’altra. Insieme, per il diritto di amare. Iniziando da questa rubrica e dalla pagina Facebook.

Buon viaggio, lo sarà questa serie di articoli, nel vasto mondo della disabilità.

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Sensuability, una mostra d’arte per parlare di sesso e disabilità

Anche i disabili sono persone sensuali e sessuate. Una mostra virtuale di fumetti e illustrazioni guida i visitatori alla scoperta di corpi imperfetti ma estremamente sensuali, che esprimono la bellezza e la potenza della loro diversità

Attraverso l’arte è possibile veicolare messaggi importanti, efficaci. Uno fra tutti: la relazione tra sessualità e disabilità, ancora troppo poco affrontata nel nostro Paese. “Sensuability: ti ha detto niente la mamma?” è la nuova edizione della prima e unica mostra di fumetto e illustrazione che parla di sessualità e disabilità. Sarà inaugurata il 14 febbraio, proprio nel giorno di San Valentino, e potrà essere visitata sul sito www.sensuability.it, all’interno della ricostruzione virtuale delle sale Sergio Amidei e Cesare Zavattini della Casa del Cinema di Roma, realizzata ad hoc da Italyart, l’arte a 360°.

«Il linguaggio artistico è un mezzo potente per abbattere gli stereotipi», ha spiegato Armanda Salvucci, presidente dell’Associazione Nessunotocchimario«e la sensibilità sul tema sta crescendo». Le tre edizioni del concorso hanno evidenziato un’evoluzione, sia per il numero dei partecipanti sia per la qualità delle opere. «Le disabilità illustrate, in particolare, si sono diversificate negli anni, dalle prime tavole che rappresentavano soprattutto amputazioni, persone su sedia a rotelle e pochissime altre disabilità sensoriali, a quelle di questa edizione che raffigurano molte disabilità invisibili e sindromi sconosciute ai più», ha aggiunto Salvucci.

In alto: una delle tavole in mostra, “Danae” di Nicoletta Santagostino

La data di San Valentino non è stata scelta a caso, ma con l’intento di dare un senso ad una festa ormai svuotata di significato e festeggiare un amore sensuale che, comunque la si pensi, è vitale e divertente; «Quando ho pensato al titolo per la Mostra mi sono immaginata l’espressione stupefatta dei visitatori davanti alle vignette, perché “mamma” non gli aveva ancora spiegato… che anche le persone disabili sono persone sensuali e sessuate. Lo faremo noi con leggerezza e ironia. Ma non gli racconteremo delle api e dei fiori».

Una immagine della galleria virtuale

Il tema elaborato per i concorrenti del concorso Sensuability&Comics era produrre un’opera “in forma di illustrazione o di fumetto nella quale fosse rappresentata una scena romantica, erotica o sensuale tratta da un quadro, famoso o che fosse significativo per il/la partecipante, mettendo al centro della scena protagonisti con corpi imperfetti ma estremamente sensuali, che esprimessero la bellezza e la potenza della loro diversità”.

«Nel 2021, epoca in cui una disabilità o un difetto fisico sono ancora utilizzati come insulto per colpire, vedere le stesse disabilità e gli stessi difetti illustrati in modo sensuale, ironico e poetico è un grande risultato», afferma ancora Armanda Salvucci; «Una riflessione sulla varietà infinita dei corpi che i partecipanti hanno rielaborato in modo eccellente e di forte impatto».
La mostra e il concorso sono promossi dall’APS Nessunotocchimario insieme al COMICON ed è realizzata in co-produzione con la Casa del Cinema e in collaborazione con Italyart per la sede virtuale.

«Siamo fieri di essere partner anche quest’anno della mostra Sensuability». ha commentato Giorgio Gosetti, direttore della Casa del Cinema; «Raccontare la normalità e la sorprendente bellezza della disabilità attraverso la dimensione della sensualità, il valore del corpo, la caduta delle insensate barriere del “non detto e non mostrato” ci fa sorridere, intenerire, appassionare grazie al talento di tanti formidabili disegnatori ed artisti». (Vanityfair.it)