Guerre, terremoti, tsunami: ecco come soccorrere le persone disabili

Terremoti, tsunami, guerra sono tutte cause di emergenza in campo umanitario, in particolare per le persone con disabilità, anziani compresi. In questi casi è stato calcolato che il loro rischio di morte è doppio, a volte il triplo. Il tema al centro del Festival della cooperazione internazionale di Ostuni

Terremoti, tsunami, guerra sono tutte cause di emergenza in campo umanitario ma, accanto alla popolazione che ne viene colpita, ve ne è una minoranza, nemmeno tanto piccola dato che si parla mediamente del 15% del totale, che si trova più indifesa, sono le persone con qualche forma di disabilità, anziani compresi. In questi casi è stato calcolato che mediamente per le persone con disabilità il loro rischio di morte è il doppio, a volte il triplo. Di come affrontare le situazioni d’emergenza pensando anche alle persone con disabilità si è discusso al Festival della cooperazione internazionale promosso da Aifo che si è svolto a Ostuni in Puglia.

Secondo i nostri dati attualmente ci sono circa 250 milioni di abitanti colpiti da qualche forma di crisi e 65 milioni sono gli sfollati: un livello di crisi senza precedenti”. Chi fa questa affermazione è Marta Collu funzionaria dell’Aics (Agenzia italiana per cooperazione allo sviluppo) struttura che al suo interno ha anche un ufficio – il settimo, Emergenza e stati fragili – espressamente dedicato agli interventi umanitari e con una particolare attenzione alle fasce deboli della popolazione. Un’indagine sulla catastrofe avvenuta in Giappone nel 2011 ha dimostrato che a causa dell’onda di tsunami generata dal terremoto le persone con disabilità hanno avuto un tasso di mortalità doppio. Nel 2016 si è svolto a Istanbul il primo World Humanitarian Summit teso a sviluppare un’Agenda per l’Umanità, che impegni la comunità internazionale a proteggere la popolazione in caso di guerra e calamità naturali, dove è stata sottolineata l’importanza di occuparsi delle categorie più deboli di cittadini.

Michele Falavigna di Aifo ha spiegato in cosa consiste un altro accordo internazionale per la riduzione del rischio da disastri denominato Sendai, dal nome della più grande città giapponese devastata dallo tsunami e vicina anche alla centrale atomica di Fukushima. L’accordo prevede la partecipazione delle stesse persone disabili per quanto riguarda la sicurezza e pone l’accento sull’importanza di avere dei dati su quanto siano le persone con disabilità nelle zone colpite (dati che quindi vanno raccolti prima). “In Italia esistono già delle buone pratiche – ha raccontato Michele Falavigna – come è il caso delle Linee guida dei vigili del fuoco realizzate con la collaborazione delle persone con disabilità”.

In caso di emergenza umanitaria le persone disabili non possono essere trattate tutte allo stesso modo. Nel caso delle persone non vedenti ad esempio Paola De Luca di CBM Italia (Christian Blind Mission), una organizzazione non governativa che si occupa della cecità nel sud del mondo, ha presentato una recente applicazione (Humanitarian Hands-on Tool abbreviata in HHot) ) per gli operatori umanitari sul campo che serve proprio per gestire le emergenze. C’è da precisare che la app non tratta solo di questioni che riguardano i non vedenti ma anche tutte le disabilità, comprese le persone normodotate perché – dobbiamo ricordare – se si facilitano i soccorsi, i benefici sono per tutti. Adottando questo criteri in definitiva si potranno salvare e aiutare molte più persone e non solo quelle con disabilità.

(SuperAbile)

Convenzione ONU: i “compiti per casa” assegnati all’Italia

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Logo ONU Disabilità

Il 18 maggio 2016 è uscito su Superando un articolo in cui l’operato Italiano è stato analizzato dall’organo di vigilanza dell’ONU per l’applicazione della Convenzione ONU sui diritti persone con disabilità. L’articolo tenta di addolcire la pillola con un titolo “compiti a casa” in realtà è una secca bocciatura e una richiesta di chiarimenti da parte dell’ONU all’Italia sugli inadempimenti ad oggi verificati.

Questo blog si unisce alla richiesta inoltrata dal blog Disabili, Uscite allo Scoperto che chiede all’Unione Europea, che ha ratificato la suddetta Convenzione, di intervenire per garantire i diritti ad oggi negati in questo paese come evidenziato dalle criticità rilevate del Comitato ONU. Non è possibile che l’Unione Europea intervenga su argomenti di politiche agricole, ambientali ecc. ecc. (come le dimensioni delle vongole del Mare Adriatico) e non presti la stessa attenzione ai diritti umani delle persone con disabilità degli Stati membri.

Sollecitiamo la commissione Europea ad intervenire con una direttiva che tuteli tali diritti umani.
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È al Comitato per i Diritti delle Persone con Disabilità dell’ONU, lo ricordiamo – ovvero all’organismo incaricato di verificare la reale applicazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità nei Paesi che l’hanno ratificata (l’Italia, lo ricordiamo, lo ha fatto all’inizio del 2009, con la Legge 18/09) – che i Governi di questi ultimi devono inviare i propri rapporti ufficiali sull’attuazione della Convenzione stessa.
In parallelo, è importante ricordare anche i cosiddetti “rapporti-ombra”, e quello del nostro Paese, come avevamo riferito qualche tempo fa, è stato prodotto da un gruppo di lavoro del FID, il Forum Italiano sulla Disabilità che rappresenta a livello europeo le istanze delle persone con disabilità in Italia, organismo membro dell’EDF (European Disability Forum), nato nel 2008 a seguito dell’unificazione del CND (Consiglio Nazionale sulla Disabilità) e del CID.UE (Consiglio Italiano dei Disabili per i rapporti con l’Unione Europea), per rappresentare le decine di organizzazioni aderenti alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e alla FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali di Persone con Disabilità).

Tornando al Rapporto Governativo dell’Italia (disponibile integralmente a questo link), dopo averlo esaminato, il Comitato dell’ONU ha recentemente prodotto l’elenco delle proprie richieste e quesiti (List of Issues), sorta di stringenti “compiti per casa”, riguardanti quasi tutti gli articoli della Convenzione.
A curarne la traduzione in italiano – non ufficiale, ma certamente più che attendibile – è stato lo stesso FID e ben volentieri qui di seguito la proponiamo ai Lettori, ritenendolo un documento di grande importanza.

Segnalando infine che nella pagina web del FID sono disponibili vari documenti di utile approfondimento, riportiamo in calce anche l’elenco aggiornato ad oggi, 18 maggio, dei 164 Paesi (compresa l’Unione Europea) che hanno finora ratificato la Convenzione, a poco più di nove anni dall’apertura di tale procedimento e degli 89 che hanno ratificato anche il Protocollo Opzionale, testo che consente al Comitato ONU di ricevere anche ricorsi individuali – di singoli o di gruppi di individui – e di avviare eventuali procedure d’inchiesta. (S.B.)

Comitato ONU per i Diritti delle Persone con Disabilità
Lista delle richieste e dei quesiti relativi al primo Rapporto Governativo dell’Italia
(Traduzione non autorizzata a cura del FID)

A. Finalità e Obblighi Generali (articoli 1-4)
1. Si prega di fornire un calendario per l’adozione e l’attuazione di un concetto di disabilità riveduto in linea con la Convenzione nelle legislazioni sia nazionale sia regionali.
2. Si prega di spiegare come vengano garantite l’inclusione e la partecipazione delle persone con disabilità, compresi i minori con disabilità, attraverso le loro organizzazioni rappresentative, in tutti i processi decisionali che incidono sulle loro vite.

B. Diritti specifici
Uguaglianza e non discriminazione (articolo 5)
3. Si prega di spiegare quando verrà adottata nell’ordinamento giuridico la definizione di “accomodamento ragionevole”, compreso l’esplicito riconoscimento che il rifiuto dell’accomodamento ragionevole al di là del contesto lavorativo costituisce discriminazione basata sulla disabilità.
4. Si prega di fornire informazioni e dati sulla legislazione e le politiche che affrontano la discriminazione plurima, comprese le sanzioni e i correttivi disponibili.

Minori con disabilità (articolo 7)
5. Si prega di fornire i dati a livello nazionale sul numero dei bambini con disabilità di età compresa tra 0-5 anni, disaggregati per età, disabilità e sesso.
6. Esiste un quadro giuridico o politico e meccanismi di controllo per affrontare la povertà infantile che include i minori con disabilità?

Accrescimento della consapevolezza (articolo 8)
7. Si prega di spiegare cosa intenda lo Stato Parte, quando menziona nel paragrafo 14 [in realtà paragrafo 13, N.d.R.] del Rapporto Governativo che «l’articolo 8 non si applica direttamente».

Accessibilità (articolo 9)
8. Si prega di spiegare come funzionino i sistemi di reclamo, di monitoraggio e sanzionatori, per quanto riguarda gli standard di accessibilità, tra cui l’accessibilità fisica degli edifici scolastici.
9. Si prega di fornire informazioni sulla disponibilità di mezzi di comunicazione accessibili in tutti i settori pubblici, in particolare l’assistenza diretta e mediata, incluse le guide, i lettori e gli interpreti professionali di lingua dei segni, nonché mezzi di comunicazione aumentativa e alternativa.

Situazioni di rischio ed emergenze umanitarie (articolo 11)
10. Si prega di fornire dati sul numero di migranti, rifugiati e richiedenti asilo giunti in Italia, disaggregati per età, sesso e disabilità e se i centri di accoglienza siano pienamente accessibili.

Uguale riconoscimento dinanzi alla legge (articolo 12)
11. Si prega di fornire un calendario per l’abrogazione delle disposizioni di legge che permettono la sostituzione nella presa di decisioni (compreso il meccanismo di amministrazione di sostegno detto “Amministratore di Sostegno”) e quando verrà normato e attuato l’istituto giuridico del sostegno alla presa di decisioni.

Accesso alla giustizia (articolo 13)
12. Quali misure sono state adottate per combattere gli stereotipi dannosi nei confronti delle persone con disabilità nel sistema giudiziario?
13. Quali misure sono state messe in atto per fornire accomodamenti procedurali nel sistema giudiziario, tra cui la fornitura di interpreti professionali di lingua dei segni e informazioni in formati accessibili e in Braille?

Libertà e sicurezza della persona (articolo 14)
14. Si prega di fornire un calendario per attuare la riforma della normativa vigente affinché sia proibita la detenzione in base alla disabilità, anche per le persone che sono ritenute un pericolo per sé o per altri o “socialmente pericolose”.

Diritto di non essere sottoposto a tortura, a pene o a trattamenti crudeli, inumani o degradanti (articolo 15)
15. Si prega di spiegare se le attuali normative permettano ai tutori legali di rilasciare il consenso a sperimentazioni mediche o trattamenti sanitari in nome delle persone con disabilità.
16. Si prega di indicare un calendario per inserire nel mandato del meccanismo nazionale di prevenzione visite negli istituti psichiatrici e nei servizi residenziali per persone con disabilità, in particolare per persone con disabilità intellettive o psicosociali.

Diritto di non essere sottoposto a sfruttamento, violenza e maltrattamenti (articolo 16)
17. Quali misure legislative e meccanismi di monitoraggio sono stati posti in essere per rilevare, prevenire e combattere la violenza contro le donne e i minori con disabilità, sia all’interno sia all’esterno dell’ambiente domestico?

Protezione dell’integrità della persona (articolo 17)
18. Si prega di fornire informazioni sul numero di minori che sono stati sottoposti a un intervento chirurgico di “variazione intersessuale” senza il loro consenso, così come a ogni altro trattamento medico senza il libero e informato consenso.

Vita indipendente ed inclusione nella comunità (articolo 19)
19. Come lo Stato Parte sta monitorando l’effetto dei tagli di bilancio sulla qualità dei servizi per le persone con disabilità e gli effetti della tendenza alla re-istituzionalizzazione delle stesse? Si prega di fornire dati sulle risorse destinate alla vita indipendente, per Regione, negli ultimi cinque anni e sul numero di persone con disabilità che sono uscite da o sono entrate in istituti residenziali, per Regione, negli ultimi cinque anni.

Libertà di espressione e opinione e accesso all’informazione (articolo 21)
20. Si prega di fornire un calendario per il riconoscimento ufficiale della lingua dei segni, l’incremento del suo utilizzo per la telediffusione e il sostegno economico alle persone sorde. Si prega di fornire anche informazioni sull’accesso alle tecnologie della comunicazione per tutte le persone con disabilità.

Rispetto del domicilio e della famiglia (articolo 23)
21. Si prega di spiegare quali passi lo Stato Parte stia intraprendendo per fornire adeguate misure e fondi per sostenere le famiglie dei bambini con disabilità o di adulti con elevate necessità di sostegno.
22. Quali misure sono state adottate per combattere gli stereotipi dannosi nel sistema giudiziario in materia di parità di diritti in tutti gli aspetti del matrimonio e della vita familiare?

Educazione (articolo 24)
23. Si prega di spiegare quali piani siano in atto o siano previsti per l’adozione di indicatori per monitorare la qualità dell’istruzione e dell’inclusione degli studenti con disabilità nelle scuole e nelle classi ordinarie.
24. Si prega di fornire informazioni se nella formazione di tutti gli insegnanti, comprese la formazione iniziale e in servizio, esistano corsi obbligatori sulle strategie di educazione inclusiva e se questi corsi facciano parte del loro curriculum di base obbligatorio. Si prega di spiegare come le nuove leggi istituiranno ruoli specifici per gli insegnanti di sostegno e miglioreranno le competenze di tutti gli insegnanti, e in particolare di quelli di sostegno.
25. Si prega di fornire dati sul numero dei bambini sordi la cui richiesta di avere un interprete della lingua dei segni a scuola sia stata soddisfatta.

Salute (articolo 25)
26. Si prega di indicare un calendario per l’adozione e l’attuazione di riforme legislative che vietino la somministrazione di trattamenti medici senza il consenso libero e informato della persona interessata. Si prega anche di fornire i dati attuali su trattamenti, compresa la sterilizzazione, effettuati negli ultimi cinque anni con il consenso da parte di terzi (genitore, tutore) e non della persona interessata, disaggregati per età, sesso e disabilità.
27. Si prega di indicare un calendario per definire e adottare nuovi Livelli Essenziali di Assistenza sanitaria (LEA), comprendenti la diagnosi e l’intervento precoce per i minori con disabilità.

Lavoro e occupazione (articolo 27)
28. Quali misure sono state adottate per affrontare l’alto tasso di disoccupazione tra le persone con disabilità e per promuovere l’inclusione delle stesse nel mercato del lavoro ordinario, in particolare delle donne con disabilità?

Adeguati livelli di vita e protezione sociale (articolo 28)
29. Si prega di spiegare come sul territorio nazionale i meccanismi di protezione sociale, quali ad esempio la Social Card e i servizi associati, compensino i costi aggiuntivi che le persone con disabilità devono affrontare e le ragioni delle discrepanze regionali.
30. Si prega di fornire un calendario per definire ed adottare i Livelli Essenziali di Prestazioni Sociali (LIVEAS).

Partecipazione alla vita politica e pubblica (articolo 29)
31. Quali azioni sono state pianificate per facilitare l’esercizio del diritto di voto da parte di tutte le persone con disabilità, comprese le persone con disabilità intellettive e psico-sociali?

C. Obblighi specifici
Statistiche e raccolta dei dati (articolo 31)
32. Si prega di fornire informazioni sulle azioni programmate per migliorare la raccolta e la diffusione di dati nazionali sulla situazione di tutte le persone con disabilità, disaggregati per tipologia di disabilità, sesso ed età, anche all’interno di indagini e censimenti sulla popolazione in generale.

Cooperazione Internazionale (articolo 32)
33. Quali sono le misure intraprese per garantire che i diritti delle persone con disabilità, riconosciuti nella Convenzione, siano integrati nei piani nazionali per l’attuazione ed il monitoraggio del programma “Agenda e Obiettivi di Sviluppo Sostenibile 2030” e quali sono le misure adottate per garantire che le organizzazioni di persone con disabilità siano significativamente coinvolte in questo processo?

Applicazione a livello nazionale e monitoraggio (articolo 33)
34. Si prega di fornire un calendario per istituire, attuare e fornire un adeguato finanziamento per un meccanismo indipendente di monitoraggio conforme ai “Principi di Parigi” [si legga di questi ultimi nell’ampio documento disponibile a questo link, N.d.R.].

(Tratto da Superando.it)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: fid.presidenza@gmail.com.

Per ulteriori approfondimenti: https://www.un.org/development/desa/disabilities.

Italia’s Got Talent, quando lavorare bene rende invisibile la disabilità

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di Simonetta Morelli

Devo dire la verità: pensavo che la televisione ci marciasse un po’, che inserire le persone con disabilità nei vari programmi fosse un po’ una moda. Ma ripensando che, per esempio, Daria Bignardi a Le invasioni barbariche su La7 ha interagito seriamente con la redazione di Radio Shock, la radio dei pazienti del Centro di Salute Mentale di Piacenza, condotti e diretti dal dottor Emanuele Guagnini, come lei stessa ha raccontato su questo blog; o se ripenso che senza accenno di “superomismo”, a Linea Bianca di Rai 1, si è data rilevanza alle scuole di sci e monosci per persone con disabilità (qui un post di Simone Fanti) e alla storia di Nicola Dutto, campione paraplegico di enduro che non è nuovo ad imprese difficilissime in gara con concorrenti senza disabilità, raccontata nel programma Heroes- Lo sport nel cuore di Canale 5, comincio a sperare che con buone probabilità anche in Italia si stia cambiando registro. E la vittoria di Giusy Versace a Ballando con le stelle di Rai 1 ha fatto da apripista nella televisione del varietà.  Ma la grande sorpresa arriva da Italia’s Got Talent condotto da Vanessa Incontrada il giovedì, in prima serata, su Sky Uno HD.

Una ragazza entra in scena, i giudici Claudio Bisio, Luciana Littizzetto, Fank Matano e Nina Zilli la salutano; lei ricambia con un sonoro “buonasera a tutti” e sorride. Sembra felice. “Come ti chiami?” domanda Luciana Littizzetto. Lei sorride ancora e non risponde. Emozione? Chissà. Attimi di attesa in silenzio e parte il filmato che ci mostra chi è lei. Così conosciamo Martina che racconta della sua passione per la danza, lo strumento che l’ha aiutata a superare il suo “problema” (così lo chiama) mettendola profondamente in rapporto con il suo corpo per ascoltarne ogni sensazione. Sì, perché Martina non potendo ascoltare la musica sente con il corpo le vibrazioni. La danza le permette maggiore creatività e la possibilità, infine, di esprimersi in forma artistica. Per il resto, parla benissimo e legge il labiale. Cade così un’altra barriera e impariamo una volta di più che non c’è nulla di scontato nella disabilità (qui il filmato della performance di Martina).

La sua partecipazione segue quella di Shark & Groove, ovvero Giuseppe e Antonio. Giuseppe, la cui focomelia ha forgiato le mani in forma di abbozzo, nel filmato (si può vedere qui) dichiara che senza la sua disabilità non sarebbe più se stesso. Questa coppia di rapper con un bel brano fresco e solare, ha passato il turno delle audizioni come anche Martina.

Il comportamento dei giudici, il loro modo di rapportarsi a persone con disabilità, la proprietà di linguaggio, la naturalezza con cui hanno affrontato una realtà che di solito mette a disagio, effettivamente spiazza spettatori esigenti come me. E come se per un po’ fossi stata vittima di un felice sortilegio, come se la disabilità fosse stata Cenerentola al ballo nel momento del ballo. In effetti, quello è il rischio, soprattutto dopo i passaggi televisivi: di vedere la carrozza che ritorna zucca, gli abiti di scena che tornano stracci e la scarpetta di cristallo, unico residuo reale di quella magia, perduta e contesa da mille speculatori.
Per questo mi è venuto spontaneo pensare che da parte della Produzione chissà quale studio o preparazione  fosse stato approntato per il migliorare l’approccio alle persone con disabilità. E invece no.
Stupore…

«Quando in fase di pre-casting la Redazione ha incontrato almeno una volta tutti i concorrenti che hanno chiesto di partecipare (tutti, nessuno escluso, cioè circa 8000 talentin.d.r.), si è posta la questione di “quale” regola seguire rispetto alle tante persone con disabilità – ci racconta Eugenio Bonacci, chief strategy officer di Fremantle Media Italia che produce Italia’s Got Talent per Sky  Uno HD– Alla fine ha prevalso l’idea che fosse giusto trattarle come tutti gli altri. Così, Martina e il duo Shark& Groove sono arrivati davanti alla giuria perché semplicemente rispondevano a due requisiti fondamentali e uguali per tutti: il valore artistico della performance e la capacità di reggere lo stress che il format comporta»

«La giuria non sa nulla – aggiunge Bonacci – l’elemento sorpresa è fondamentale nel format. La giuria sa solo che c’è una grande varietà di talenti di ogni tipo da visionare. E’ sollecitata solo su questo. Così, quando arriva la persona con disabilità tutto è naturale: è un soggetto come un altro, la disabilità sparisce».
Bonacci racconta ancora che tante persone con disabilità si sono presentate ai pre-casting portate dalle associazioni di cui fanno parte, molte delle quali adoperano l’arte come veicolo e modalità espressiva d’elezione, magari attraverso il canto o la recitazione. « In fondo – aggiunge – queste persone ripropongono sul palco di Italia’s Got Talent le cose che appartengono al loro quotidiano. Perché riservare loro un trattamento diverso?»

E vissero per sempre felici e contenti? Sarebbe possibile se nei commenti in giro per il web si evitasse di sottolineare la “commozione” e si parlasse di sola “emozione” dei giudici. E se si eliminassero del tutto espressioni come “Italia’s Got Talent apre ai meno fortunati”, sarebbe magnifico. Ma noi ci facciamo bastare ciò che c’è di buono e invitiamo la società e il mondo del lavoro a riflettere su quella frase: « abbiamo scelto di trattarli come tutti gli altri», cosa possibile grazie al grande lavoro di squadra di Redazione e Produzione per creare il contesto adatto. Semplice ma non facile. Bisogna solo volerlo.
(invisibili.corriere.it)

di Giovanni Cupidi

Disabilità e diritti nel discorso del Presidente della Repubblica

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C’è stato spazio anche per la disabilità e le persone che vivono in questa condizione nel discorso di insediamento del Presidente della Repubblica: “Garantire la Costituzione (…) Significa rimuovere ogni barriera che limiti i diritti delle persone con disabilità”.  Poche parole, ma che segnano un percorso. Anche per il modo in cui il Presidente Mattarella le ha espresse, con i termini corretti e la giusta attenzione, quella sui diritti.

L’auspicio è che quella riga, così importante, nel primo discorso ufficiale di Sergio Mattarella quale Presidente della Repubblica sia recepita a tutti i livelli, dal più grande, quello della costruzione delle leggi che regolano la vita sociale, al più piccolo, nella vita e negli incontri di ogni giorno.

di Giovanni Cupidi

Questo è un paese disabile

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È da diverso tempo che pensavo di scrivere qualcosa sul paese in cui abito. Dico abito e non vivo perché Misilmeri non è un paese vivibile da una persona affetta da una qualsivoglia disabilità o anche soltanto da una difficoltà momentanea che le impedisca la seppur minima attività normale o se volete civile.

Stamani dovevo recarmi, cosa che in effetti ho fatto, in Comune in piazza Comitato per delle esigenze personali. Ciò che una persona con necessità speciali deve affrontare per compiere una attività che ovunque nel mondo cosiddetto civile è di una semplicità estrema diventa in questo paese incredibilmente desolatamente avventurosa e pericolosa . Nello specifico non esiste una viabilità stradale che permetta di affrontare un tragitto seppur minimo “a piedi” in sicurezza (marciapiedi inadatti e laddove accessibili ostruiti da ostacoli). Anzi ci si trova a doversi avventurare lungo il manto stradale ritrovandosi, oltre al transito delle auto in movimento, a dover evitare auto in doppia fila o posteggiate lungo la strada in maniera straordinariamente fantasiosa. A tutto ciò duole dover aggiungere le dimostranze anche con una discreta cafonaggine e maleducazione di talune persone che si sentono infastidite o rallentate da quel andare in strada magari con l’uso di una sedia a rotelle.

Finalmente arrivati tra mille peripezie a destinazione ci si scontra con il monumento inaccessibile per antonomasia, il Comune di Misilmeri. Per una persona con disabilità equivale a Fort Knox. Luogo totalmente inaccessibile a parte una piccola stanzetta (quella dell’usciere) nella quale ad esempio, sono stato ricevuto oggi. Non esiste un ascensore, men che meno accessibile, per raggiungere i piani alti e neanche un vano a pianoterra adibito a ricevimento magari nell’attesa (vana?) dell’abbattimento delle barriere architettoniche.

Ovviamente non si scopre tutto ciò oggi, come credo e spero che ogni cittadino misilmerese sappia bene di cosa si sta parlando. Niente che riguardi le Istituzioni in questo invivibile paese è accessibile. Non lo è il Comune, come non lo è l’ufficio dei Servizi Sociali o ancora l’ASL solo per citarne alcuni. Il paradosso!

Bisogna chiedersi: è stato mai redatto un monitoraggio sulle barriere architettoniche e un conseguente piano per il loro abbattimento? Chi ne ha avuto e ne ha la responsabilità politica e amministrativa come pensa di affrontare queste tematiche? Nessuna retorica e nessuna polemica ma mi sembra che siano esigenze non più procrastinabili.

Ma, infine, credo che il vero dramma che affligge questo paese siano le barriere mentali collettive che hanno impedito di sviluppare politiche e senso civico capaci di affrontare le varie esigenze e il cambiamento del nostro modo di pensare e agire nei confronti dei soggetti socialmente più deboli.

Questo è un paese disabile, per l’appunto!

Quando la disabilità è di un altro colore

Come dicevo nell’articolo precedente il post di Simone Fantini ha dato il via ad una discussione interessante sul blog INVISIBILI de il corriere.it.
Mi fa piacere riportarvi la “risposta” all’articolo in questione di Franco Bomprezzi e le sue osservazioni e puntualizzazioni.
Come sempre vi invito a commentare a vostra volta.

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di Franco Bomprezzi

E’ molto interessante il dibattito scatenato dal bellissimo post di Simone Fanti “Migranti con disabilità? Seduto al loro posto sarei scappato anch’io“: una riflessione frutto di un ragionamento condiviso da tutta la redazione del blog InVisibili e tradotta in parole da un giornalista paraplegico, come è Simone, che si è immedesimato nella sorte di altre due persone paralizzate agli arti inferiori, che sono state salvate durante lo sbarco a Pachino. E’ curioso come molti lettori abbiano fatto il possibile per ignorare il cuore del post, il nocciolo del problema. Ossia – come è nel nostro dna – un punto di osservazione diverso della realtà, uno sguardo in più, spesso laterale e scomodo, che riporta in primo piano le singole persone, evitando di ragionare solo per slogan, o attorno a numeri e fredde o calde statistiche, ma concentrandosi sull’invisibilità della condizione di disabilità. Si assiste infatti, se rileggete i commenti, quasi a un tentativo di rimozione emotiva, di ricerca di buone ragioni per non occuparsene, accampando nel migliore dei casi la difficoltà di vivere nella quale si trovano, in questo periodo, anche gli italiani, da Nord a Sud. Di qui le accuse di buonismo, e i tanti insulti, davvero inusitati per gravità e violenza, nei confronti di un articolo civile e oggettivo, che non pretendeva certo di fornire soluzioni definitive e complete a un tema complesso e delicato come quello dei fenomeni migratori di massa ai quali stiamo assistendo ormai da tanti anni.
Tanto per cominciare, mi permetto di citare un articolo importante della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, che – lo ricordo per chi non lo sapesse – è legge dello Stato Italiano e dunque va applicata al pari delle altre leggi. L’articolo 11 è breve e chiarissimo: “Situazioni di rischio ed emergenze umanitarie. Gli Stati Parti adottano, in conformità agli obblighi derivanti dal diritto internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario e le norme internazionali sui diritti umani, tutte le misure necessarie per garantire la protezione e la sicurezza delle persone con disabilità in situazioni di rischio, incluse le situazioni di conflitto armato, le emergenze umanitarie e le catastrofi naturali”. Quindi la questione è chiusa in partenza: è un obbligo, e non un atto di generosità, l’accoglienza umanitaria di persone con disabilità, alle quali va garantita protezione e sicurezza. Tutto ciò che attiene ai successivi atti, dal permesso di soggiorno all’eventuale ritorno al Paese di origine, esula da questa fase, di emergenza umanitaria conclamata ed evidente.Ma noto da molto tempo come in realtà anche le persone con disabilità italiane abbiano in genere una certa difficoltà (per usare un eufemismo) a solidarizzare con disabili migranti (a proposito: la parola “migranti” è correttissima. Si diventa immigrati quando si regolarizza e si stabilizza la migrazione in un Paese, non quando si arriva su una spiaggia, e probabilmente, come spesso accade, si ritiene questa solo una tappa di un percorso verso altre nazioni, verso il Nord Europa). Gian Antonio Stella nel suo insuperabile “L’orda” racconta in modo superbo il fenomeno della migrazione italiana, e continua ancora adesso a scandagliarne le dimensioni, le cifre, le modalità, le sofferenze. Rimando dunque al sito http://www.orda.it per trovare elementi utili a una riflessione più consapevole. Un po’ di memoria non guasterebbe e ci consentirebbe, forse, di comprendere meglio lo stato d’animo e le speranze di chi arriva qui allo stremo delle proprie risorse umane, economiche e fisiche. La disabilità, forse è il caso di ripeterlo, è di per sé una molla potente per cercare di scappare da una situazione ambientale ostile, dalla mancanza di cure, di assistenza, dalla presenza di barriere insormontabili per costruirsi una vita degna di essere vissuta.E’ evidente a tutti che non possiamo, da soli, come persone e come Paese, risolvere tutte le situazioni drammatiche legate alla migrazione per disabilità. Ma i numeri parlano di un fenomeno assolutamente modesto, che le nostre strutture sono in grado di affrontare civilmente, nel quadro delle normali attività umanitarie di un Paese come l’Italia che è tuttora fra i primi dieci Paesi del mondo. Proviamo ad abbassare la soglia della paura. Restiamo umani, se ne siamo ancora capaci. 

di Giovanni Cupidi

Migranti con disabilità? Seduto al loro posto sarei scappato anch’io

Pubblicato sul blog INVISIBILI de il corriere.it sta facendo molto discutere il post di Simone Fantini sui recenti sbarchi di migranti sulle coste del sud Italia. Non voglio anticipare nulla ma vi invito a leggere l’articolo e mi piacerebbe leggere le vostre opinioni.

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di Simone Fanti

L’immagine della lunga catena umana dei bagnanti che portava soccorso a un barcone di migranti arenatasi sulla spiaggia di Morghella a Pachino in provincia di Siracusa è di quelle che restano negli occhi e nel cuore. Ha fatto il giro del mondo rendendo giustizia a un popolo troppo spesso avvicinato, soprattutto all’estero, a fenomeni di cronaca e mafia. Centosessanta migranti e una cinquantina di bambini e neonati sono stati tratti in salvo a braccia da chi tutto pensava potesse succedere in quel Ferragosto tranne che di salvare delle vite umane. «Le decine di bagnanti, sulla spiaggia di Morghella, che si sono spinti generosamente in mare per aiutare profughi provenienti dalla Siria, in gran parte bambini, a raggiungere la riva mettendosi in salvo, sono di quelle che fanno onore all’Italia», ha commentato il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Migranti, termine più corretto per chiamare queste persone come stabilito dalla Carta di Roma e dall’agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unchr), profughi o immigrati clandestini come invece li ha definiti il leghista Matteo Salvini… poco importa in questo blog nascondere le persone sotto una definizione, anche se come avrete letto spesso le parole hanno il loro valore e rappresentano il rispetto che la società porta ai suoi membri (Leggi qui e qui). Abbiamo sempre voluto guardare alle persone e non alle categorizzazioni soprattutto quando si ha a che fare con persone che poi diventano invisibili. Persone che diventano numeri: «dal primo agosto 2012 al 10 agosto scorso sono sbarcati sulle nostre coste 24.277 immigrati» specifica la nota del Ministero degli Interni «circa un terzo di loro, cioè esattamente 8.932, è arrivato in Italia a partire dal 1 luglio scorso».Un soccorritore che porta a braccia una donna araba a Morghella (Foto Ansa)Ma se i numeri spaventano, la spersonalizzazione alimenta la diffidenza. Solleviamo quindi quel velo che impedisce di guardare i volti e gli occhi spauriti di quei bambini e di quelle donne. Tra gli occupanti di quel fatiscente barcone c’erano anche due persone paraplegiche, «Due persone che non potevano muovere le gambe», racconta uno dei soccorritori. «Li abbiamo portati a braccia fin sulla spiaggia dove li abbiamo adagiati in attesa che venisse loro prestato il primo soccorso, gli fosse dato qualcosa da mangiare e tanto da bere per ovviare alla disidratazione». Donne gravide, bambini, molti dei quali sotto i tre anni di vita, e due persone con disabilità, ecco chi sono coloro che alimentano gli incubi di alcuni. Uomini e donne, in questo caso, fortunati a essere riusciti nella traversata su un barcone di fortuna e a essere stati raccolti dalla Guardia costiera e dai bagnanti. A non essere finiti nelle mani di qualche organizzazione criminale per essere poi istradati verso il crimine, la prostituzione o una vita da mendicanti a raccogliere la poche elemosine a bordo di qualche strada cittadina.Ogni tanto però provo a calarmi nelle vesti di quei due paraplegici di 40-45 anni che ora sono in un centro di accoglienza. Difficile forse con la pancia piena e un’assistenza sanitaria che pur con molte pecche funziona. Ma cosa avrei fatto se fossi nato nella parte povera del globo, in un posto dove l’aspettativa di vita di una persona con disabilità non è molto lunga? Magari in un luogo dove il sibilo dei proiettili non arriva dallo schermo della televisione, ma da un fucile di un cecchino. Domanda retorica, avrei cercato una via d’uscita o, a dirla come Silone, un’uscita di sicurezza. Voi no?Gli sbarchi si susseguono, complice il bel tempo e di quelle persone non resta che la foto: alcuni otterranno forse il passepartout di profughi e troveranno rifugio nel Belpaese, altri verrano riconosciuti come immigrati clandestini secondo la legge Bossi Fini e rispediti al Paese di origine. Alcuni scapperanno, forse, i più abili – dubito di vedere una persona in sedia a rotelle fuggire dal centro di prima accoglienza scavalcando la recinzione, così come dubito di vedere una donna gravida fare lo stesso. Di nuovo i più fragili pagheranno. Ma tranquilli, non li guarderemo negli occhi mentre tornano mesti in patria essi sono già rientrati nell’invisibilità.

di Giovanni Cupidi