Let’s start up: essere donne con disabilità e microimprenditrci in Palestina

Sono donne Palestinesi. Vivono in Cisgiordania, nei Territori Occupati, in una situazione economica e sociale precaria, aggravata dall’occupazione militare e dipendente dal mercato israeliano e dagli aiuti umanitari. La situazione è ancora più grave per le fasce più vulnerabili della società. Come Samira, Amani, Hiba e molte altre come loro, per le quali la possibilità di vivere una vita facile non esiste. Perché sono donne con disabilità o sono madri di figli con disabilità.

Per loro, all’essere donna in una società fortemente patriarcale, si aggiunge lo stigma della disabilità loro o dei loro figli vista come un marchio, quasi un tabù. Sono oggetto di una forte discriminazione da parte della società.
Inoltre la mancanza di servizi specifici, le barriere architettoniche, il doversi far carico da sole della cura dei figli con disabilità le escludono da ogni possibilità di autosufficienza. Private dell’accesso al mercato del lavoro vivono per sempre in situazioni di dipendenza e mancanza di autonomia economica.

Invece oggi Samira, Amani, Hiba e altre 13 donne Palestinesi nelle stesse situazioni hanno avviato nel territorio 12 microimprese sociali che gestiscono autonomamente. Molte di loro hanno coinvolto nell’attività anche i loro figli disabili. Samira ha aperto un’impresa di catering di cucina tradizionale, Ibtisam un’apicoltura con più di 50 clienti tra i quali anche grossi venditori, Farial ha aperto una lavanderia a secco e si è specializzata nella cucitura e nel lavaggio di tappeti.

È il risultato del progetto “Let’s start up”, gestito dal 2017 in Palestina dall’ONG riminese EducAid, nei Governatorati di Ramallah e di Nablus. Finanziato dall’AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo), vede tra i partner in loco le due Camere di Commercio e le Università di Nablus e Ramallah . E tra i partner italiani, Yunus Social Business Center dell’Università di Firenze, RIDS – Rete italiana disabilità e sviluppo e Piano Strategico Rimini.

Creatività e capacità imprenditoriali

Oggi Amani, un figlio con disabilità intellettiva e una figlia disabile, scomparsa di recente, è la prima donna falegname in Palestina. Prima, per la sua passione per il legno, costruiva piccole automobili, oggi con l’intervento di EducAid ha potuto dotarsi di attrezzature e ha avviato una falegnameria che produce anche tavoli e sedie da giardino.

Jawaher, una emiplegia che le paralizza metà del corpo, ha avviato un allevamento di uova biologiche. Ha formato una rete di clienti e organizzato un servizio di consegna.
Samira, con la sua impresa di catering, è felice: “Prima per strada venivo additata come ‘la madre dei disabili’. Adesso mi chiamano per nome, sono Samira, quella che cucina”.

Lara, Hiba, Manal, Ebtisam e Nisreen sono cinque giovani donne con disabilità uditiva, che a Ramallah hanno fondato una microimpresa nel campo della fotografia e dell’animazione. “Dalla nostra disabilità abbiamo imparato che la comunicazione e l’espressione artistica si possono manifestare in molti modi diversi. Ora lo stiamo mettendo in pratica.”

Diventare protagonisti della propria vita

Il modo di operare di EducAid, costituita a Rimini nel 2000 dal Ceis e dalla Cooperativa Il Millepiedi, rifugge dall’approccio assistenzialista. Come spiega Francesca Manzoni, responsabile Progetti estero, due lauree, una in Economia e commercio, l’altra in Sociologia e anni di esperienza nella cooperazione in diversi Paesi del mondo: “Il nostro metodo di intervento non è l’assistenza alle persone con disabilità, ma l’empowerment, cioè farle crescere lavorando insieme a loro fino a renderle autonome.

Questo significa il rafforzamento individuale delle persone, lo sviluppo delle loro potenzialità e capacità. Un percorso di emancipazione personale e di formazione che gli permette di riscattare la dignità attraverso la valorizzazione delle proprie attitudini e il lavoro. In Palestina abbiamo trovato molta collaborazione e sensibilità a queste tematiche anche nei partner locali, come Aswat Society e Rantis Young Ladies Society, organizzazioni attive nella promozione dei diritti delle persone con disabilità.”

EducAid, non assistenza ma coinvolgimento

Il metodo e i risultati del progetto “Let’s start up” si possono riassumere così:

  • oltre 4 anni di lavoro per selezionare, formare e affiancare le donne in un percorso di empowerment
  • 8 organizzazioni italiane e palestinesi partner
  • 47 business plan elaborati dalle partecipanti
  • 10 comunità coinvolte
  • 12 imprese sociali costituite
  • 16 donne guidate verso l’indipendenza economica e il riconoscimento sociale.

Continua Francesca Manzoni: “Abbiamo seguito un percorso manageriale e trasparente, a partire dal processo di selezione dei progetti da sostenere. Abbiamo aperto una call per raccogliere i business plan. Tutte le partecipanti sono state accompagnate in ogni fase dell’elaborazione del loro progetto. Alla fine ne sono arrivati quasi cinquanta.”

Abbiamo organizzato percorsi formativi per le start-up selezionate, sia nella gestione dell’impresa che in quella finanziaria. Quindi formazioni individualizzate per i vari settori d’impresa, stage e giornate di incontro con altre donne. Ma tutte le donne interessate a sottoporre le loro idee a “Let’s start up” sono state accompagnate fin dall’inizio.

Per tutte c’è stato il supporto di consulenti nel mettere a fuoco il loro progetto, verificarne le potenzialità e infine per l’elaborazione dei piani aziendali. “Il coaching di EducAid ha orientato le donne anche a individuare idee di impresa più innovative e di maggior impatto sociale. E ha distolto la loro attenzione dall’essere donne con disabilità, focalizzandola sulle loro capacità e potenzialità, sul loro diritto di accedere ad opportunità di lavoro.”

Ce l’hanno fatta: sono diventate imprenditrici di se stesse.

Continuare a sostenere le microimprese

Poi, però, è arrivato il Covid, oltre un anno di pandemia che ha travolto il mondo e ancora di più i Paesi in difficoltà come la Palestina. “Adesso è fondamentale non abbandonarle,” spiegano a EducAid.

Il programma prevedeva di portare in Italia le nuove imprenditrici per scambi di esperienze e per creare contatti commerciali. Ma tutto si è bloccato. Quindi si è deciso di utilizzare i fondi stanziati per aiutarle a sostenere la loro attività in loco e comprare nuove attrezzature.

Non vogliamo lasciarle sole nella fase delicata del passaggio verso la piena autonomia, reso ancora più difficile dagli effetti della pandemia.”

Per aiutare queste nuove microimprese al femminile, EducAid ha quindi avviato una campagna di raccolta fondi, appoggiandosi alla più importante piattaforma internazionale di crowfunding: https://www.gofundme.com/f/lets-start-up-imprese-al-femminile-in-palestina, con questo invito, rivolto a tutti: “Se puoi, aiutaci. Se puoi, dona.”

(newsrimini.it)

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A Gaza le atlete di basket paralimpico superano le ferite della guerra

La squadra femminile di basket paralimpico della Striscia di Gaza con l’allenatore statunitense Jess Markt, nel campo profughi di Khan Younis, il 28 maggio 2016. (Khalil Hamra, Ap/Ansa)

Sulla sua sedia a rotelle Wessal infila con entusiasmo passaggi e canestri: assieme ad altre palestinesi, si prepara a formare la prima squadra femminile di basket paralimpico della Striscia di Gaza. E oggi in particolare le giocatrici non risparmiano gli sforzi perché sui spalti vuoti del campo Khan Younis è giunto un allenatore importante a dar loro consigli e incoraggiamenti: lo statunitense Jess Markt, figura leggendaria del basket in sedia a rotelle.

Per Wessal Abou Aliane, 40 anni e quattro figli, compiere evoluzioni in campo è un modo per “sentirsi libera e forte” e di dimenticare “lo sguardo negativo che la gente ha sulla disabilità. Cerco di non farci caso, ma so che c’è ancora tanta strada da fare prima di poterci dire totalmente integrate nella società”, spiega mentre corre con il viso incorniciato da un velo.
“È la società a essere disabile”, le fa eco la sua compagna di squadra, Taghrid Abou Hatab, 48 anni. “Non chiediamo pietà, conosciamo la nostra forza e la nostra volontà e sappiamo che potremmo dare molto alla società”, protesta Taghrid che è divorziata e si occupa da sola delle due figlie.

Le famiglie e la società dovrebbero fare la loro parte per opporsi alla forte pressione sociale che spesso impedisce alle ragazze di fare sport

Alla fine del primo allenamento, Jess Markt applaude le 24 giocatrici del giorno. Le aveva già viste l’anno scorso: “In questi mesi hanno fatto dei veri progressi” e “potrebbero presto confrontarsi con delle squadre straniere”.
Tuttavia resta ancora molta strada da fare, e non solo in termini sportivi. “L’ostacolo più grosso per queste donne è trovare sostegno, squadre che diano loro un’occasione di giocare regolarmente e con attrezzature adatte”. E anche “le famiglie e la società” dovrebbero fare la loro parte per opporsi alla “forte pressione sociale che spesso impedisce alle ragazze di fare sport”, a Gaza forse ancora di più che in altri paesi nei quali ha lavorato, prosegue.
I giocatori in sedia a rotelle potrebbero “dimostrare che Gaza non è solo guerra e violenza” e “diventare ambasciatori nelle competizioni internazionali”, dichiara Souheir Zaqout, portavoce del Cicr a Gaza.
Le ferite delle guerre israeliane
Più di 75mila abitanti di Gaza su un totale di 1,9 milioni di abitanti soffrono di una disabilità motoria o visiva. Per un terzo sono vittime di ferite riportate nelle tre guerre condotte da Israele contro Gaza dal 2008. Piano piano cominciano a nascere delle squadre paralimpiche. Quest’anno il Cicr ha fornito 70 sedie a rotelle a otto squadre.
Una di queste, Al Farissat, in cui si allenano una sessantina di donne, ha consentito a Faiza Abou Hassan di risalire la china. “Ero depressa e frustrata, ma grazie alla squadra mi sono iscritta all’università”, dice con orgoglio questa studente al secondo anno di scienze dell’educazione, che siripromette di diventare “campione del mondo di basket”.
Tuttavia, dice con amarezza l’allenatrice della squadra Al Farissat, Sawsan al Khalili, dalla sua nascita – un anno fa – la squadra lotta per ottenere una palestra, ma non ci è ancora riuscita per mancanza di finanziamenti. “La società integra sempre meglio i disabili, soprattutto perché dopo le guerre quasi in ogni casa c’è una persona con una disabilità”, sottolinea Fadi Dib, allenatore di 32 anni della squadra paralimpica della Mezzaluna rossa di Khan Younis. Sono però del tutto assenti “le decisioni politiche e le leggi per promuovere i loro diritti”.
Houda Abou Odeh ha raccolto la sfida. A 36 anni, crede con tutta se stessa nella squadra femminile di basket in sedia a rotelle: “Non ci arrenderemo davanti ai limiti imposti dalla società. Realizzeremo il nostro sogno di accedere alle competizioni internazionali. E vinceremo!”.
(Traduzione di Giusy Muzzopappa)
(internazionale.it)

In Palestina, per i diritti delle persone con disabilità

L’organizzazione EducAid (Cooperazione e Aiuto Internazionale in Campo Educativo), in partenariato con la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – entrambe componenti della RIDS (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo) – ha organizzato nei giorni scorsi a Gaza City, in Palestina, un incontro per celebrare innanzitutto la ratifica da parte dello Stato di Palestina – avvenuta il 2 aprile scorso – dellaConvenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (si veda in calce l’elenco aggiornato di tutti gli Stati che hanno proceduto a questo passo) e anche per discutere sulle prossime iniziative da attuare per applicare appieno la Convenzione stessa.
«Questo – come si legge infatti in una nota congiunta delle due organizzazioni – sembra essere un momento particolarmente favorevole per agire sulle Istituzioni Pubbliche, anche alla luce della formazione in corso del nuovo Governo Palestinese».

All’incontro hanno partecipato tutte le organizzazioni di persone con disabilità della Striscia di Gaza e un nutrito numero di organizzazioni non governative palestinesi e internazionali che lavorano nel settore.
Era presente anche Pietro Barbieri, esponente di spicco del movimento delle persone con disabilità in Europa, oltreché portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore e già a lungo presidente della FISH. Nonostante la sua disabilità, Barbieri è riuscito a superare le barrierecostituite dal check-point di Erez, unico accesso alla Striscia provenendo da Israele.

Cuore della discussione è stata, come detto, la Convenzione ONU, che indica essa stessa ai Governi le modalità per implementarla efficacemente, prescrivendo di nominare un referente governativo che annualmente deve redigere un rapporto, da trasmettere alle Nazioni Unite, sulla reale situazione dei diritti delle persone con disabilità. Dal canto suo, però, anche la società civile ha un ruolo altrettanto importante, dovendo redigere un“rapporto ombra”, anch’esso da inviare alle Nazioni Unite.
«Le organizzazioni non governative – ha dichiarato per l’occasione Barbieri – possono imparare molto dagli incontri necessari ad elaborare il “rapporto ombra”; essi consentono infatti di comprendere il fenomeno delladisabilità nel suo insieme, di sviluppare un discorso comune e di imparare ad essere efficaci nel rapportarsi con le Istituzioni e con la società nella quale si vive».(S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti:ufficiostampa@fishonlus.it.

Sono questi i 147 Paesi (compresa l’Unione Europea), che ad oggi, 3 giugno 2014, appaiono nell’elenco ufficiale prodotto dall’ONU, come ratificatori della Convenzione. L’ordine è cronologico ed è quello che risulta dalla data pubblicata nel portale dell’ONU:
– Giamaica (30 marzo 2007) – Ungheria – Panama (7 agosto 2007) – Croazia (15 agosto 2007) – Cuba (6 settembre 2007) – Gabon (1° ottobre 2007) – India (1° ottobre 2007) – Bangladesh (30 novembre 2007) – Sudafrica (30 novembre 2007) – Spagna (3 dicembre 2007) – Namibia (4 dicembre 2007) – Nicaragua (7 dicembre 2007) – El Salvador (14 dicembre 2007) – Messico (17 dicembre 2007) – Perù (30 gennaio 2008) – Guinea (8 febbraio 2008) – San Marino (22 febbraio 2008) – Giordania (31 marzo 2008) – Tunisia (2 aprile 2008) – Ecuador (3 aprile 2008) – Mali (7 aprile 2008) – Egitto (14 aprile 2008) – Honduras (14 aprile 2008) – Filippine (15 aprile 2008) – Slovenia (24 aprile 2008) – Qatar (13 maggio 2008) – Kenya (19 maggio 2008) – Arabia Saudita (24 giugno 2008) – Niger (24 giugno 2008) – Australia (17 luglio 2008) – Thailandia(29 luglio 2008) – Cile  – Brasile (1° agosto 2008) – Cina (1° agosto 2008) – Argentina (2 settembre 2008) – Paraguay (3 settembre 2008) – Turkmenistan (4 settembre 2008) – Nuova Zelanda (25 settembre 2008) – Uganda (25 settembre 2008) – Austria(26 settembre 2008) – Costarica (1° ottobre 2008) – Vanuatu (23 ottobre 2008) – Lesotho (2 dicembre 2008)- Corea del Sud (11 dicembre 2008) – Ruanda (15 dicembre 2008) – Svezia (15 dicembre 2008) – Oman (6 gennaio 2009) – Azerbaijan (11 febbraio 2009) – Germania (24 febbraio 2009) – Yemen (26 marzo 2009) – Guatemala (7 aprile 2009) – Marocco (8 aprile 2009) – Sudan (24 aprile 2009) – Isole Cook (8 maggio 2009) – Mongolia (13 maggio 2009) – Italia (15 maggio 2009) – Gran Bretagna – Belgio (2 luglio 2009) – Siria (10 luglio 2009) – Haiti (23 luglio 2009) – Burkina Faso (23 luglio 2009) – Danimarca(24 luglio 2009) – Serbia (31 luglio 2009) – Repubblica Dominicana (18 agosto 2009) – Malawi – Portogallo (23 settembre 2009) – Laos (25 settembre 2009) – Repubblica Ceca (28 settembre 2009) – Turchia(28 settembre 2009) – Seychelles (2 ottobre 2009) – Iran(23 ottobre 2009) – Montenegro (2 novembre 2009)- Tanzania (10 novembre 2009) – Bolivia (16 novembre 2009) – Algeria (4 dicembre 2009) – Mauritius (8 gennaio 2010) – Zambia (1° febbraio 2010) – Ucraina (4 febbraio 2010) – Francia (18 febbraio 2010) – Lettonia (1° marzo 2010) – Canada (11 marzo 2010) – Bosnia-Erzegovina – Emirati Arabi Uniti – Maldive (5 aprile 2010) – Nepal (7 maggio 2010) – Slovacchia (26 maggio 2010) – Etiopia (7 luglio 2010) – Malaysia (19 luglio 2010) – Lituania (18 agosto 2010) – Senegal (7 settembre 2010) – Moldavia (21 settembre 2010) – Armenia (22 settembre 2010) – Nigeria (24 settembre 2010) – Sierra Leone (4 ottobre 2010) – Saint Vincent e Grenadine (29 ottobre 2010) – Unione Europea (23 dicembre 2010) – Romania (31 gennaio 2011) – Togo (1° marzo 2011) – Colombia (10 maggio 2011) – Belize (2 giugno 2011) – Cipro (27 giugno 2011)- Pakistan (5 luglio 2011) – Bahrein (22 settembre 2011) – Lussemburgo (26 settembre 2011) – Capo Verde(10 ottobre 2011) – Indonesia (30 novembre 2011) – (7 dicembre 2011) – Macedonia (29 dicembre 2011) – Bulgaria (22 marzo 2012) – Mozambico (30 gennaio 2012) – Mauritania (3 aprile 2012) – Estonia (30 maggio 2012) – Grecia  Gibuti  Nauru  Benin (5 luglio 2012) – Liberia  Ghana (31 luglio 2012) – Afghanistan (18 settembre 2012) – Swaziland(24 settembre 2012) – Polonia (25 settembre 2012) -Russia (25 settembre 2012) – Israele (28 settembre 2012) – Dominica (1° ottobre 2012) – Malta (10 ottobre 2012) – Cambogia (20 dicembre 2012) – Albania (11 febbraio 2013) – Barbados (27 febbraio 2013) – Iraq  Norvegia  Palau (11 giugno 2013) – Singapore (18 luglio 2013) – Kuwait (22 agosto 2013) – Zimbabwe (23 settembre 2013) -Venezuela (24 settembre 2013) – Papua Nuova Guinea(26 settembre 2013) – Kiribati (27 settembre 2013) -Tuvalu (18 dicembre 2013) – Costa d’Avorio  Giappone (20 gennaio 2014) – Andorra (11 marzo 2014) – Georgia (13 marzo 2014) – Stato di Palestina (2 aprile 2014) – Svizzera (15 aprile 2014) –Angola (19 maggio 2014) – Burundi (22 maggio 2014).

Per quanto riguarda invece il Protocollo Opzionale alla Convenzione (testo che consente al Comitato sui Diritti Umani delle Persone con Disabilità di ricevere anche ricorsi individuali – di singoli o di gruppi di individui – e di avviare eventuali procedure d’inchiesta), a ratificarlo sono stati finora i seguenti 81 Paesi:
– Ungheria (20 luglio 2007) – Panama (7 agosto 2007) – Croazia (15 agosto 2007) – Sudafrica (30 novembre 2007) – Spagna (3 dicembre 2007) – Namibia (4 dicembre 2007) – El Salvador (14 dicembre 2007) – Messico (17 dicembre 2007) – Perù (30 gennaio 2008) – Guinea (8 febbraio 2008) – San Marino (22 febbraio 2008) – Tunisia (2 aprile 2008) – Ecuador (3 aprile 2008)- Mali (7 aprile 2008) – Slovenia (24 aprile 2008) – Bangladesh (12 maggio 2008) – Arabia Saudita (24 giugno 2008) – Niger (24 giugno 2008) – Cile (29 luglio 2008) – Brasile (1° agosto 2008) – Argentina (2 settembre 2008) – Paraguay (3 settembre 2008) – Uganda (25 settembre 2008) – Austria (26 settembre 2008) – Costarica (1° ottobre 2008) – Ruanda (15 dicembre 2008) –  Svezia (15 dicembre 2008) – Azerbaijan (28 gennaio 2009) – Germania (24 febbraio 2009) – Yemen (26 marzo 2009) – Guatemala (7 aprile 2009) – Marocco (8 aprile 2009) – Sudan (24 aprile 2009)- Isole Cook (8 maggio 2009) – Mongolia (13 maggio 2009) – Italia (15 maggio 2009) – Belgio (2 luglio 2009) – Siria (10 luglio 2009) – Haiti (23 luglio 2009) – Burkina Faso (23 luglio 2009) – Serbia (31 luglio 2009) – Gran Bretagna (7 agosto 2009) – Repubblica Dominicana (18 agosto 2009) – Australia (21 agosto 2009) – Portogallo(23 settembre 2009) – Turchia (28 settembre 2009) – Montenegro (2 novembre 2009) – Tanzania (10 novembre 2009) – Bolivia (16 novembre 2009) – Nicaragua (2 febbraio 2010) – Ucraina (4 febbraio 2010)- Francia (18 febbraio 2010) – Bosnia-Erzegovina (12 marzo 2010) – Nepal (7 maggio 2010) – Slovacchia (26 maggio 2010) – Honduras (16 agosto 2010) – Lituania(18 agosto 2010) – Lettonia (31 agosto 2010) – Nigeria(24 settembre 2010) – Saint Vincent e Grenadine (29 ottobre 2010) – Turkmenistan (10 novembre 2010) – Togo (1° marzo 2011) – Cipro (27 giugno 2011) -Lussemburgo (26 settembre 2011) – Uruguay (28 ottobre 2011) – Macedonia (29 dicembre 2011) -Mozambico  Mauritania (3 aprile 2012) – Estonia  Grecia  Gibuti  Benin  (31 luglio 2012) – Afghanistan (18 settembre 2012) – Swaziland (24 settembre 2012) – Dominica (1° ottobre 2012) – Malta (10 ottobre 2012) – Palau (11 giugno 2013) – Zimbabwe (23 settembre 2013) –Andorra (11 marzo 2014) – Angola (19 maggio 2014) –Burundi (22 maggio 2014)

Suggeriamo anche la consultazione di: www.un.org/disabilities.

(superando.it)