L’abbraccio di Jovanotti ai 16 ragazzi con disabilità cognitive alla Fondazione Foqus nei quartieri Spagnoli di Napoli

Video di Imma Scarpati
«Ciao ragazzi!», li saluta Jovanotti con i pugni sollevati. Eugenio si volta di scatto e inizia a cantare: «L’ombelico del mondo!». Jovanotti ha il cappello e il sorriso largo che non lo abbandonano mai e gli occhi che gli brillano.

Dopo pochi secondi non riesce a trattenersi. Abbraccia Eugenio, Carmine, Francesca. Abbraccia tutti. Perché è impossibile non farsi coinvolgere dall’entusiasmo di 16 ragazzi con disabilità cognitive che recitano a memoria le tue canzoni e ti si aggrappano alla camicia. Alcuni hanno una disabilità dello spettro autistico, altri la sindrome di Down, altri una sindrome dell’X fragile.

Ognuno conosce almeno una canzone di Jovanotti e ha voluto fargliela sentire. Dopo aver intonato «L’ombelico del mondo» Eugenio inizia a cantare «A te che sei l’unica al mondo…». «Uguale!», lo incoraggia Jovanotti. Fabiano «Viva la libertà» e Francesca «Baciami ancora». Tra una canzone e l’altra i ragazzi lo guardano con stupore. «Sei altissimo», esclama Carmine, incredulo.

Jovanotti

E un altro: «Sì, sei tanto alto. Come hai fatto a cantare con Lucio Dalla che è un nano?». «Lasciate stare Lucio Dalla che è un grande», risponde Jovanotti. Un’altra gli va vicino e nota gli occhi verdi. Un altro ancora osserva con ammirazione il fisico asciutto del cantante. «Come fai a tenerti in forma?» gli chiede. «Faccio gli esercizi a casa», risponde lui mentre batte il cinque di altri ragazzi.

Era quello che Jovanotti cercava. È stato lui a scegliere la Fondazione Foqus, un progetto che ha trasformato i 10 mila metri quadrati dell’ex Istituto Montecalvario in una comunità che ha l’obiettivo di trasformare i Quartieri Spagnoli. E ci sta anche riuscendo. In una delle aree con uno dei più alti tassi di abbandono scolastico d’Italia, 450 bambine e bambini, ragazze e ragazzi frequentano una scuola paritaria che segue il modello di pedagogia cooperativa freinetiana.

«L’alta qualità della formazione sta attirando non solo alunni dei Quartieri, vengono anche figli di magistrati e di commercianti», spiega la presidente della Fondazione, Rachele Furfaro. «Cerchiamo di trasformare e non di accettare la realtà», aggiunge Renato Quaglia, il direttore della Fondazione.

È il motivo per cui Jovanotti ha scelto di presentare qui Poesie da spiaggia, il libro che uscirà il 12 maggio, una selezione di 117 poesie di ogni epoca curate insieme con Nicola Crocetti. (lastampa.it)

Dance Music Ability, apre a Napoli la prima scuola per le disabilità

Logopedisti, ballerini professionisti, neuropsichiatri e musicoterapisti si alleano per aprire a Napoli la prima scuola di Dance Music Ability (Dma) per soggetti affetti da disabilità o da patologie dell’età evolutiva come il ritardo o l’ autismo. Si tratta di una sperimentazione inedita che vedrà un’evoluzione in primavera quando, una volta a regime, il corso sarà inserito a pieno titolo nell’ambito del Progetto «We Go, l’attività motoria nella relazione di aiuto e nel sostegno alle diverse abilità» ideato dal Comitato Promotore per la Fondazione Govoni e sostenuto dalla Fondazione Banco di Napoli.
Nato appunto per volere del Comitato Promotore per la Fondazione Govoni, da tempo impegnato in iniziative per la disabilità, il corso/percorso , unico in Italia per le sue caratteristiche tecnico/didattiche, è stato ideato e perfezionato dalla dott.ssa Alessandra Borghese, logopedista , e da Claudia Sales, Art Director della Claudia Sales Labart Dance, e si avvarrà di ballerini professionisti, di musico-terapisti, di pedagogisti, e anche di due genitori con esperienza ventennale sul campo, il tutto sotto la supervisione medica del prof. Rosario Savino, neuropsichiatra infantile.
Nata negli Usa, la Dance Ability studia l’improvvisazione del movimento, ed è praticata sia da abili ma soprattutto da disabili con l’intento di mettere in contatto il soggetto con il proprio corpo e permettere a persone con differenti possibilità fisiche di incontrarsi e danzare insieme. La Contact-Improvisation prevede un dialogo fisico fondato sulla fiducia, la fluidità, l’equilibrio e il miglioramento della capacità di relazione. Nel caso specifico dei disabili la Dance Ability aiuta a trasformare le negatività in positività, grazie ai messaggi ed alle risposte del corpo. Attraverso la danza il corpo diventa protagonista e le zone dimenticate tornano alla luce, si impara ad accettarsi nonostante le limitazioni presenti, e si comprende che non esiste un modo unico o normale di rapportarsi all’altro. (Rielaborazione dell’articolo originale su ilmattino.it)

Napoli, la prima città che offrì assistenza ai ciechi

Domenico Martuscelli vi dice qualcosa?
Nato nel 1834, figlio dell’insegnante di calligrafia dei Borbone. Sin da piccolo fu affascinato dal mestiere dell’insegnamento, mentre guardava il padre che insegnava le lettere al giovane Francesco II di Borbone.
Il suo animo, però, fu sempre inquieto: perché insegnare ai re? Perché aiutare un uomo che con uno schiocco di dita può circondarsi dei migliori scrivani del mondo intero, quando il mondo è pieno di poveracci?
Questa sua domanda fu solo l’inizio di un doloroso percorso verso il successo: a quattordici anni il nostro Martuscelli perse in un incidente entrambi i genitori.
Il Re Ferdinando II, cresciuto anch’esso con gli insegnamenti del padre del ragazzo, ebbe assai a cuore il destino del povero orfanello: gli trovò in fretta un impiego al ministero delle finanze.
Nonostante l’appoggio del Re, Martuscelli continuò a studiare segretamente per diventare insegnante di scrittura, proprio come il padre.
Non erano però gli ambienti sfarzosi in cui era cresciuto a piacere al nostro Martuscelli, che si recò nell’ospizio dei Santi Giuseppe e Lucia ad insegnare la scrittura ai meno abbienti. E fu qui che conobbe numerosi ciechi, persone all’epoca trattate allo stesso modo dei pazzi: perché non provare a regalare ai non vedenti una educazione tale da poterli rendere “normali” in futuro? Perché i bambini ciechi non possono frequentare la scuola, come i loro coetanei “sani”?
“Se gli occhi non vedono, la mente può sempre sognare”, disse Martuscelli.
La legge però non lo permetteva: i ciechi sono come i pazzi, vanno isolati.
Nel frattempo, il regno borbonico stava affrontando i suoi ultimi anni di vita e Martuscelli aspettò fiducioso il nuovo governo per iniziare la sua battaglia a favore dei ciechi.

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Bisognerà infatti aspettare il suo quarantesimo compleanno per vedere la prima vittoria: nel 1873 Domenico Martuscelli tenne la prima lezione di scuola elementare per bambini ciechi all’interno di un ex convento abbandonato. Fu un primato in tutta Italia.
Da quel momento i ciechi inizieranno ad ottenere sempre più diritti all’interno del Regno d’Italia, fino ad ottenere, nel 1885, la definitiva consacrazione della sua battaglia: i bambini non vedenti potranno frequentare tutte le scuole del regno, vivendo una vita “normale”.
Morirà sereno nel 1917, dopo essere riuscito nel 1912 a rendere legale anche l’insegnamento della musica ai non vedenti.
Oggi è qui a Piazza Dante, in un giardino pieno di cartacce, con solo i piccioni a fargli compagnia. L’istituto Martuscelli per i giovani ciechi, invece, esiste ancora e si trova al Vomero.
(storiedinapoli.it)

di Giovanni Cupidi