Disabilità: un algoritmo musicale migliora il sonno dei piccoli

Un algoritmo musicale migliora il sonno dei bambini disabili, li rilassa e riduce lo stress dei genitori.

Si tratta di una precisa sequenza di suoni, voci, musiche e immagini sviluppata dai ricercatori dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù e personalizzata in base alle necessità di ciascun paziente. La nuova tecnica riabilitativa è stata sperimentata durante il primo il lockdown del 2020 come terapia sostitutiva delle sedute in Ospedale per garantire la continuità delle cure anche a casa. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “Journal of Telemedicine and Telecare”.

Il metodo riabilitativo sviluppato dai ricercatori del Bambino Gesù si chiama “Euterpe”, dal nome della mitologica dea della Musica. Viene regolarmente utilizzato dai terapisti del Dipartimento di neuroriabilitazione del Bambino Gesù, diretto da Enrico Castelli, per la stimolazione multisensoriale dei bambini con disabilità motorie e neurologiche attraverso l’uso combinato – secondo le necessità del paziente – di suoni, musiche, immagini, aromi, oggetti, strumenti e luci.
Durante il primo lockdown del 2020 questa terapia è stata rielaborata per essere eseguita anche a domicilio (teleriabilitazione). Sono stati così realizzati dei componimenti audio-video personalizzati che contenevano suoni a particolari frequenze, musiche originali, la voce della mamma e del bambino stesso, canzoni e ninne nanna familiari, immagini legate a momenti piacevoli registrate durante le sedute al Bambino Gesù.

Lo studio condotto dai ricercatori del Dipartimento di neuroriabilitazione del Bambino Gesù ha coinvolto 14 pazienti affetti da diversi disturbi neurologici (paralisi cerebrale infantile, sindromi genetiche, malformazioni cerebrali), tutti al di sotto dei 12 anni (età media 7 anni e 5 mesi). Al termine della sperimentazione, gli effetti della terapia a domicilio sono stati valutati con appositi questionari scientificamente validati. Dall’analisi sono emersi dati statisticamente significativi. In particolare la riduzione dei disturbi del sonno dei bambini, i livelli di stress dei genitori e il miglioramento della relazione bambino-genitore.

Oltre ai risultati raggiunti – dice la neuropsichiatra infantile Sarah Bompardè importante sottolineare che, grazie a questo studio, i bambini hanno potuto proseguire, seppure in modi e tempi diversi, una terapia riabilitativa. Siamo riusciti a dare un importante supporto anche ai genitori, preoccupati che la disabilità dei figli potesse peggiorare con la sospensione delle terapie riabilitative in Ospedale. È importante inoltre sottolineare che tutte le famiglie hanno proseguito la somministrazione dei componimenti audio-video personalizzati anche dopo il termine dello studio, dati i numerosi benefici riscontrati. Tra i nostri obiettivi futuri vi è sicuramente quello di condurre studi su un numero maggiore di pazienti e con patologie diverse”.

(agensir.it)

La musica aiuta le persone con disabilità

Sentire le vibrazioni di uno strumento con le mani è una straordinaria terapia per i bimbi che soffrono di sordità o disabilità psichiche e motorie. Li aiuta a comunicare e diventare più autonomi, come testimonia la Lega del Filo d’Oro


La musica nasce e termina nel silenzio, ma quando buca quel silenzio, con le sue vibrazioni invade in modo potente e pervasivo il nostro corpo, al di là di ogni intenzione. E questa irruzione è capace di mettere in sintonia con il mondo anche chi non sente. «La sordità ha molte sfaccettature e vari livelli di gravità, ma anche chi è colpito in modo profondo può percepire le vibrazioni di uno strumento, toccandolo» spiega Fiammetta Santoni, musicoterapista alla Lega del Filo d’Oro, associazione che da 55 anni si prende cura dei bambini sordociechi. E che include nei programmi di riabilitazione delle persone con disabilità anche l’ascolto della musica. «È un linguaggio non verbale innato, che va oltre la fisicità. Un linguaggio facilitante che mette in grado anche chi ha una disabilità di partecipare come gli altri: fa sparire le diverse capacità ed emergere le persone. È stato provato che già nella sua vita prenatale il bambino è sensibile agli stimoli uditivi e, dopo, può riconoscere i ritmi e le vibrazioni di melodie che la mamma cantava durante la gravidanza».

Toccare la musica con le mani

Questo legame unico che lega la vita prenatale al nostro essere nel mondo, è un filo di comunicazione prezioso che, anche quando il bimbo non sente, o sente parzialmente, può essere in parte riannodato. E così il pianoforte e il canto incontrano bambini e ragazzi con sordità e disabilità motorie o psichiche. E si crea una magia. Com’è accaduto durante gli incontri del progetto Oltre l’ascolto, promosso dall’Accademia d’Arte Lirica di Osimo (An), dove l’associazione ha la sua sede principale: arie, duetti e canzoni condivise con i bambini, per aiutarli a uscire dal loro isolamento. «Ho visto bambini sordociechi che riescono a percepire la musica attraverso le vibrazioni, i più piccoli stesi sul pianoforte, o con i piedini sulle corde della chitarra, altri stesi sulla pedana di legno che vibra al ritmo della musica» racconta Beppe Vessicchio, uno dei maestri che da alcuni anni è accanto alla Lega del Filo d’Oro con i colleghi Leonardo De Amicis e Pinuccio Pirazzoli.

Piccoli passi per crescere

Chi non sente non può recuperare la capacità uditiva con la musica, può però essere aiutato a usare al meglio il residuo o a sviluppare altre potenzialità. Spiega l’esperta: «Far tenere in mano piccoli sonagli, percuotere un tamburello, far toccare i tasti del pianoforte o sentire con la mano una bocca che canta, sono piccoli passi per instaurare un rapporto, far tornare a sorridere un bambino, catturare la sua attenzione. Il traguardo successivo è trasformare queste piccole conquiste in gesti di autonomia, come stringere una posata o stare in piedi da soli davanti alla tastiera del pianoforte».

Un SMS per aiutare la Lega del Filo d’Oro

La Lega del Filo d’Oro accoglie bambini e adulti sordociechi e con altre gravi disabilità. In Italia sono 189mila le persone con problematiche alla vista e all’udito. L’obiettivo dell’associazione è portare le persone a conquistare un’autonomia proporzionata alle capacità individuali, attraverso le mani Per questo, oltre alla musicoterapia, sono fondamentali altre terapie, come quelle in acqua e in palestra. Con la campagna Una storia di mani l’associazione chiede l’aiuto di tutti noi per ultimare la costruzione di due piscine e quattro palestre nel centro di Osimo. Basta mandare un SMS o chiamare da rete fissa il numero 45514.
(donnamoderna.com)

Un progetto di nuoto per disabili basato sulla musica

Si chiama Swim’nSwing l’originale progetto di nuoto per disabili, che grazie alla musica e alla sua capacità di aiutare i movimenti, punta a creare allenamenti su misura per chi ha problemi motori.

L’idea nasce dall’esperienza di Dario Masala, istruttore FIN, istruttore FINP  (Federazione Italiana nuoto Paralimpico), musicista e musicoterapista. L’obiettivo è quello di promuovere l’attività natatoria con l’ausilio della musica e della musicoterapia.
La metodologia alla base di Swim’n’Swing applica l’indipendenza ritmica dei quattro arti, la stessa richiesta ai batteristi, per migliorare stile ed efficienza della nuotata.
L’integrazione tra persone con e senza disabilità – racconta Dario Masala – avviene grazie all’arte e all’acqua. Verranno svolti dei laboratori di musica e di sensibilizzazione ritmica ai quali parteciperanno allievi e atleti. Il lavoro di analisi tecnica delle nuotate viene fatto in studio di registrazione, dove vengono arrangiate e suonate composizioni affini alle caratteristiche degli atleti. Sarà così possibile “sentire” musicalmente i difetti di una nuotata”.

In questa innovativa metodologia, la musica non solo aiuta a creare un senso di comunità. Ma essendo basata su ferree regole matematiche e ritmiche, si interfaccia con i movimenti del corpo umano e stimola la concentrazione e il miglioramento del gesto atletico.
In piscina si studieranno e si “suoneranno” gli stili degli allievi e degli atleti su pattern musicali estrapolati dalla musica funk, jazz e dal pop. L’atleta, dando un’interpretazione motoria degli stessi, avrà quindi la possibilità di muoversi in acqua mostrando caratteristiche diverse a seconda del brano ascoltato.

Un progetto di nuoto per disabili che si adatta alle esigenze di ognuno

Questo sistema consentirà a tutti gli atleti, paralimpici e non, dilettanti o professionisti, di seguire allenamenti adattatati alle loro esigenze, ottimizzandone i movimenti e migliorando la performance.
Il progetto Swim’n’Swing, già in fase esecutiva da alcuni mesi, prevede che le nuotate vengano valutate da un punto di vista didattico-scientifico e ciò sarà interessante per capire se le performance degli atleti possono arricchirsi in termini tecnici. Per questo motivo è di grande importanza la partecipazione come consulente tecnico dell’ingegnere biomeccanico sassarese Stefano Nurra, operativo presso il centro tecnico di Bursa, in Turchia, dove studia e allena atleti internazionali.
Importante inoltre l’intervento di musicisti molto validi come Mauro Mulas (pianista e compositore) e Daniele Piu (batteria) che si occupano di didattica ritmica e Daniele Sanna (chitarra dei Getsemani) che darà il suo contributo in studio per gli arrangiamenti dei brani.
La serata di presentazione del progetto, che si terrà a Sassari nei primi giorni di gennaio, vedrà scendere in vasca Filippo Magnini, pluricampione di livello internazionale, Luigi Usai, medaglia di bronzo di nuoto stile libero categoria S3 ai campionati nazionali paralimpici di Brescia del 2018, e Arianna Talamona, campionessa mondiale di nuoto paralimpico. (actionmagazine.it)

La musica che aiuta i disabili, ma suonare non è un gioco

Storia di Massimo che con il violoncello dà il meglio di sé. I diversamente abili dovrebbero essere messi alla prova con impegni “seri” anche nel lavoro


Sono un insegnante di musica e collaboro con l’associazione Allegro Moderato. La mia associazione si occupa di insegnare musica a persone disabili oppure che vivono situazioni di disagio sociale. Spesso il pensiero comune è che una persona disabile non possa fare qualcosa per hobby, per passione, ma solo per motivi terapeutici e all’interno di un approccio di tipo clinico. La nostra proposta è invece insegnare musica di qualità e aiutare a sviluppare la passione musicale, non fare musicoterapia. Gli ambiti musicali di cui ci occupiamo sono diversificati: suonare uno strumento all’interno di un’orchestra, cantare in un coro, suonare musica rock… Alcune persone disabili, alla fine del percorso, che dura alcuni anni, diventano loro stessi tutor. Ovviamente i percorsi sono calibrati in base alle difficoltà, ma con l’intento di far sentire tutti realizzati e apprezzati per il proprio talento. Ci sarebbero molte storie da raccontare, come quella di Massimo, un signore con sindrome di Down e problemi psichici, apparentemente ingestibile, ma che, quando suonava il suo violoncello, subiva una vera trasformazione e diventava un autentico musicista, tanto che ci si dimenticava completamente che fosse disabile. Portare avanti questo progetto ad alto livello ha molti costi che vengono sostenuti da fondazioni private, sovvenzioni pubbliche, borse di studio per chi ha difficoltà economiche. Abbiamo fatto concerti internazionali, anche oltre oceano, siamo stati invitati per insegnare in altri paesi il nostro approccio e i nostri metodi. Questo ci rende veramente orgogliosi e speriamo di avvicinare sempre più persone alla musica“.
Marco
 
Le persone che collaborano con l’associazione Allegro moderato sono vicine al modo della musica, musicisti, insegnanti di musica, amanti e “frequentatori assidui” di musica. L’approccio della scuola nei confronti della disabilità non è di tipo pietistico: ai disabili non viene dato in mano uno strumento da suonare a caso, in qualche modo e alla fine grandi applausi. Tuttavia l’approccio non ignora i problemi dei suoi allievi, ma parte dal problema della persona per proporle il percorso più corretto e più adatto alle sue attitudini e capacità. Gli insegnanti avvicinano le persone disabili alla musica, fornendo loro i mezzi adeguati per raggiungere standard qualitativi elevati e aiutandole a sentirsi realizzate. Ovviamente non tutti sono portati per l’ambito musicale, ma in questo modo è possibile capire se la musica possa essere una strada appagante per chi si cimenta e se ci sono dei talenti. Addirittura, alla fine del percorso, alcuni dei loro allievi diventano tutor dei nuovi arrivati e questa per me è proprio la ciliegina sulla torta. Allegro Moderato porta la musica anche in alcuni ospedali di Milano (San Carlo, San Paolo, Niguarda), in questo caso è presente anche una valenza terapeutica, ma non è l’obiettivo principale. A conferma che la strada intrapresa è quella corretta c’è il successo a livello internazionale e così persone disabili, che spesso vivono chiuse in casa, grazie all’associazione, sono riuscite a vivere esperienze che altrimenti non sarebbero state possibili.

Mi piacerebbe che questo sguardo verso la disabilità venisse esportato anche in altri ambiti. Ad esempio nel campo del lavoro, proponendo ai lavoratori disabili professionalità adeguate ai propri studi e alle proprie competenze, invece di offrire loro compiti svilenti che non li valorizzano. Ci vorrebbe maggiore ascolto della persona e più cura nelle proposte: del resto ciò che non possiamo fare lo sappiamo benissimo, ma ci aiuterebbe molto un’analisi più approfondita dei nostri pregi e delle nostre abilità. Per questo apprezzo molto il lavoro di Allegro Moderato, dove si impegnano a far uscire il meglio dalle persone, come nel caso di Massimo.

*Mattia Abbate, l’autore di questa rubrica, è affetto da distrofia muscolare di Duchenne. “Questo spazio dice – è nato per aiutare chi convive con difficoltà di vario genere ad affrontarle e offre alle persone sane un punto di vista diverso sulla realtà che le circonda”. (repubblica.it)

Vento in Paraguay – La nuova canzone dei Cospiria

È stata da poche ore rilasciata sui social della band la nuova canzone dei Cospiria che come forse sapete è il gruppo musicale di cui mi occupo come social media manager o più semplicemente “the boss” come direbbero i componenti del gruppo. Le musiche sono state composte dal chitarrista Francesco Capodici mentre il testo è della seconda chitarra Giovanni Li Castri. Gli altri componenti del gruppo sono la voce Francesco “Uma” Marella, al basso Pino Mannino e alla batteria Daniele Palazzolo.
Ma una grande chicca di questa nuova canzone è la copertina del singolo realizzata appositamente dal grande illustratore Franco Donarelli.
Ma vi lascio alle parole con cui i Cospiria hanno presentato il loro nuovo progetto sui loro social:

Cospiria – Vento in Paraguay – Illustrazione Franco Donarelli

Amici, cospiratori, eccoci tornati dopo tanto tempo a darvi dellle belle notizie su di noi. Come potete immaginare abbiamo passato questi mesi, causa covid, lontano dalla sala prove e dalla sala registrazione in cui cerchiamo sempre di dare il nostro meglio alla ricerca della nostra musica! Nonostante tutto oggi abbiamo la gioia di poter condividere con voi il nostro ultimo singolo “Vento in Paraguay“!! Lo trovate già disponibile sui nostri social e su tutti i principali digital stores. Siamo davvero felici di poter condividere con voi il nostro nuovo progetto e siamo molto contenti che Franco Donarelli abbia voluto realizzare in esclusiva per noi la copertina di Vento in Paraguay! Noi la troviamo fantastica ed esprime al meglio tutti i significati della nostra canzone.
Franco d’altronde non lo scopriamo certo noi. Umorista e illustratore di lungo corso, Franco Donarelli ha collaborato con diversi quotidiani e periodici nazionali quali L’Ora, La Repubblica, La Gazzetta dello Sport, Grandevù, Assemblea e Smemoranda.
Fateci sapere cosa ne pensate e come sempre Stay tuned perché presto arriveranno nuove canzoni!
Rock ‘n love 🤟❤”

Seguiteli sui loro social

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Giovanni Cupidi

Una canzone per la ricerca

Il nuovo concorso in collaborazione con Telethon.

L’obiettivo dell’iniziativa “Una canzone per la ricerca” è di produrre un brano rappresentativo per il mondo della disabilità, i quali proventi saranno devoluti in beneficenza per sostenere la ricerca Telethon.
Anche se in condizioni di particolare svantaggio la musica permette di esprimere, comunicare ed emozionare, ecco l’invito a scrivere un testo che diventerà musica. Il miglior testo sarà musicato con l’aiuto del Maestro Danilo Minotti. L’iniziativa si concluderà con la produzione del brano musicale interpretato da una band inclusiva composta da musicisti importanti del panorama italiano e da persone con disabilità.
Il testo vincitore sarà selezionato da un presidente di giuria d’eccezione: il Maestro Mogol.


Scarica il regolamento

Invia il tuo brano entro l’1 Settembre 2020

Modulo d’iscrizione Maggiorenni

Modulo d’iscrizione Minorenni

Musica per tutti grazie alla tecnologia: ecco gli strumenti suonati dai disabili

La sinergia tra Accordiabili e Informatici senza barriere ha lo scopo di creare strumenti musicali per persone con disabilità, permettendo a tutti di suonare: a partire dalla tromba per il jazzista disabile Vincenzo Deluci. Un joystick telecomanda delle elettrocalamite che azionano i tasti della tromba, grazie a una tecnologia studiata ad hoc

Suonare il pianoforte senza poter muovere le braccia, o la tromba, senza muovere le dita. Tutto è possibile, quando musica e tecnologia s’incontrano: come è accaduto quando Vincenzo Deluci, trombettista jazz disabile e fondatore di Accordiabili, ha deciso di lavorare insieme a Roberto Denicolo, di Informatici senza frontiere. Obiettivo: creare strumenti musicali per tutti, permettendo anche a chi ha una disabilità di suonare uno strumento musicale.

E la prima “creatura” è stata proprio una tromba per Vincenzo Deluci: un joystick telecomanda delle elettrocalamite che azionano i tasti della tromba, grazie a una tecnologia studiata ad hoc. “Trovare una soluzione idonea non è stato immediato, si è partiti da un trombone semplificato cui via via sono state fatte delle modifiche”, spiega Roberto De Nicolò, che ha seguito il progetto per Informatici Senza Frontiere.

Tutto è piuttosto semplice nel caso della tromba, che ha solo tre tasti: ma come fare con il clarinetto e i suoi numerosi tasti? Ci hanno pensato, senza farsi scoraggiare dall’impresa, Angelo Giodice, Fabrizio Lippolis e Roberto De Nicolò di “Informatici senza frontiere”. Ed è venuta così l’idea del “Nurrinetto 1.0”, pensato per il clarinettista Francesco Nurra, che a causa di una malattia neurodegeneraticva ha una mobilità sempre più limitata. I tasti sono posti su manopole realizzate con stampanti 3D. Tramite un computer, il sintetizzatore riproduce i suoni digitati, mentre un sistema di insufflazione consente di modulare l’aria introdotta nello strumento. Lo strumento è ancora in fase di studio, con modifiche via via suggerite dal suo utilizzatore.

“I nostri progetti sono personalizzati perché ogni musicista ha le sue specifiche esigenze – spiega Dino Maurizio, presidente di Informatici senza Frontiere – Il nostro obiettivo è mettere la tecnologia, con ricerche su hardware e software, al servizio delle persone. Ed è incredibile quante soluzioni nuove si possano trovare. La nostra più grande soddisfazione è aiutare le persone a coltivare una passione importante per le loro vite”.

Ora sono allo studio altri due strumenti musicali: un pianoforte e una batteria. Il pianoforte per una persona che non può muovere le braccia all’altezza dello strumento. Per lei si sta studiando un carrello che agevoli tali movimenti. La batteria è invece per un ragazzo con disabilità alle articolazioni.

Ad oggi questi progetti sono stati realizzati senza finanziamenti, con la buona volontà e l’impegno delle persone. “Da anni Informatici senza frontiere si impegna per la disabilità. Ad esempio con il progetto Paperboy/Strillone, una App che consente ai non vedenti di ascoltare le notizie del proprio quotidiano preferito. Vorremmo fare di più’, ma, per poter fare di più’, servono, oltre ai volontari, anche un po’ di finanziamenti e questi purtroppo scarseggiano. Ci piacerebbe trovare più’ aiuto da cittadini e imprese sensibili a queste problematiche”, conclude afferma Dino Maurizio, presidente di Isf. Con qualche risorsa in più, la musica potrebbe davvero cambiare…  

(Redattore Sociale)

“Abbraccialo per me”, film coraggioso nel tunnel della disabilità mentale

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La pellicola autoprodotta dal regista Vittorio Sindoni ha avuto il patrocinio del Garante dell’Infanzia Vincenzo Spadafora. La storia di un ragazzo (il bravissimo Moisé Curia), del rapporto con la madre (Stefania Rocca) e con un mondo che non accetta la sua diversità. La denuncia del dramma di tante famiglie lasciate sole col problema e della psichiatria “farmaceutica”. La speranza dalla musica

C’è un piccolo e coraggioso film che bussa con forza alle nostre coscienze. Si chiama “Abbraccialo per me”. Lo ha scritto e diretto il regista Vittorio Sindoni con il contributo (alla sceneggiatura) di Angelo Pasquini (autore di “Viva la libertà”) di Maria Carmela Cicinnati e Antonella Giardinieri. Vi recitano, tra gli altri, una bravissima Stefania Rocca e un giovane fenomeno come Moisé Curia (della banda di “Braccialetti rossi”).

Un film che ti prende alla gola, ti massacra il cuore, ti emoziona fino alle lacrime e ti butta in faccia il problema della disabilità mentale che un Paese come il nostro (nonostante l’avanzatissima legge Basaglia) è ancora uno strazio insormontabile per centinaia di migliaia di persone e per altrettante famiglie. Un problema che non trova risposte nelle norme e nelle strutture esistenti e che sfocia troppo spesso in disastri famigliari e, a volte, in tragedie come quelle del povero Andrea Soldi, il ragazzo ucciso a Torino durante un tragico Trattamento sanitario obbligatorio.

Il film (girato a Marino e in Sicilia) ha ottenuto il patrocinio del Garante dell’Infanzia, Vincenzo Spadafora e il timbro di “interesse culturale” dal ministero dei Beni e delle Attività Culturali (Mibac); ora ha bisogno soltanto di una buona distribuzione. Ma Sindoni è ottimista: “L’ho prodotto da solo e siamo riusciti a tenerlo in un budget molto contenuto anche grazie alla disponibilità di attori e fornitori che hanno accettato di ridurre cachet e altri costi e di rischiare insieme a me su un tema socialmente così importante. Sono in corso contatti con diverse distribuzioni. Ma io credo che questa pellicola farà strada anche con il passaparola”.

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E chi lo andrà a vedere non potrà non raccontare del piccolo Francesco “Ciccio” Gioffredi (Moisé Curia), un ragazzino come tanti, vivace, allegro, con la passione della musica (della batteria, in particolare) e dello stretto rapporto che lo lega a sua madre Caterina (Stefania Rocca). Le prime “stranezze” di Ciccio, per vicini di casa, compagni di scuola e insegnanti sono sintomi di “diversità” che ciascuno affronta (bene o male) come può: a volte con comprensione e a volte con cattiveria esattamente come succede nella realtà. Per Caterina, “Ciccio” e solo un figlio amatissimo senza aggettivi che lei difende come una leonessa dalle cattiverie di chiunque.

Questo legame indissolubile tra madre e figlio finisce però per minare il rapporto tra Caterina e suo marito, Pietro (Vincenzo Amato) che non ne accetta l’esclusività e che, forse, non vuole vedere il male che si è insinuato nella mente di Francesco. Come spesso accade nella realtà, uno dei genitori (il padre) finisce per scambiare la follia per discolaggine e l’altro (la madre) non ammette neanche l’esistenza del problema. Forse solo la sorella Tania (Giulia Bertini) comincia a cogliere nel cambiamento di “Ciccio” gli elementi di qualcosa di strano e indefinibile contro cui ci sono pochi strumenti di lotta. Sullo sfondo si muovono alcuni caratteristi tratteggiati con maestria da grandi attori come Pino Caruso,( il prete don Pino), Paola Quattrini (la professoressa che dà lezioni a Ciccio) e a Paolo Sassanelli (il maresciallo dei carabinieri).

Sindoni (un regista che ha fatto tanto cinema e tanta televisione di successo) riesce a trattare una materia delicatissima con compassione, tocchi di leggerezza che strappano sorrisi e sufficiente freddezza. Si piange (è inevitabile) ma non sono lacrime mielose. C’è rabbia e c’è disperazione perché dal film emerge che la comunicazione tra esseri umani (genitori e figli, in particolare) non è mai facile. Perché anche un figlio “normale” può compiere azioni terribili e dare ai genitori dolori immensi che solo l’amore può superare. Con le follie di Ciccio Gioffredi cambiano i fatti e la qualità, ma l’incandescente questione dell’incomunicabilità resta la stessa.

E Ciccio, mentre la sua famiglia si sfascia, andrà incontro al suo difficile destino di disabile mentale entrando nel tunnel dei ricoveri e della risposta farmacologica alla follia che, oggi, sembra andare per la maggiore. Solo la musica lo terrà in qualche modo legato al mondo esterno. E Caterina, per aiutarlo, dovrà arrivare a capire che il suo amore non può essere cieco, che quel figlio ha bisogno anche di soluzioni “esterne”, di strutture in grado di accogliere, capire, consolare e ricostruire. La prima a rendersene conto è proprio la sorella Tania e da lei partirà il barlume di speranza che chiude il film.

Sindoni, dunque, ci lancia la palla (pesante e scivolosa) di un tema così delicato e difficile. Ne ha titolo, il regista, perché da decenni affronta (con amore e dedizione) un problema analogo. C’è pietà, si diceva, nel suo film, ma non commiserazione. C’è soprattutto la denuncia di una situazione che tanta gente affronta ogni giorno in disperato silenzio. Una situazione in cui un pugno di strutture e associazioni cercano di arginare con pochi mezzi e scarsissimo sostegno pubblico. “Abbraccialo per me” prova a ricordarci tutto questo. C’è da augurarsi, quando uscirà, che non si perda l’occasione di vederlo e di farlo vedere.

VIDEO “Abbraccialo per me”, il cinema nel mondo della disabilità mentale
(repubblica.it)

Intervista a Vittorio Sindoni

Musica e disabilità, il concerto di “Tracce sonore”

22/01/2015

Un concerto per integrare le persone con disagi psichici e disabilità mentali. Una serata per fondere musica e solidarietà, amicizia e umanità. Si è tenuto nel teatro di Villa Torlonia il primo degli appuntamenti di “Tracce sonore”, un percorso musicale integrato ideato da Paolo Pecorelli che mette insieme musicisti professionisti e persone con disabilità. Il progetto è giunto al secondo anno grazie alla Scuola di musica Donna Olimpia in collaborazione con Asl Roma E e finanziato da Roma Capitale. Al concerto, diretto da Paolo Pecorelli, hanno preso parte Alessandro De Angelis, Emanuela De Bellis e Silvia Sini 
(foto di Franz Benvenuti/F3Press)

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(repubblica.it)

di Giovanni Cupidi