Il delivery senza bici dei ragazzi di For-te

A Cesano Boscone (Milano) un servizio di trasporto con mezzi pubblici e a piedi coinvolge persone con disabilità intellettiva. E presto verrà ampliato, malgrado la pandemia. Articolo pubblicato sulla rivista SuperAbile Inail

Michela ha realizzato il sogno che aveva fin da bambina: comprare un cagnolino. Potrà sembrare una sciocchezza, ma non lo è: quel cagnolino è il “frutto” del suo lavoro, è il segno dell’autonomia economica raggiunta. Michela è una dei dieci giovani coinvolti nel servizio di delivery a piedi organizzato a Milano dalla cooperativa sociale For-te. Con il loro elegante zainetto nero consegnano materiale elettronico, digitale e di cancelleria. Il progetto è nato grazie alla collaborazione con Esprinet, società italiana leader in Europa nella distribuzione di information technology e consumer electronics con sede a Vimercate (provincia di Monza-Brianza) e diversi punti vendita nel milanese. «L’idea è quella di creare un’occasione di lavoro per persone con disabilità intellettiva o psichica. Persone che non possono guidare, ma che hanno una buona capacità di muoversi autonomamente anche sui mezzi pubblici», spiega Andrea Miotti, presidente del Gruppo L’impronta, di cui la cooperativa For-te fa parte.

Il progetto è partito nel maggio 2019 e nei primi sei mesi di attività avevano effettuato oltre mille consegne. «Ogni giorno i ragazzi si ritrovavano a Cesano Boscone (comune dell’hinterland milanese) in uno dei punti di distribuzione di Esprinet e dopo una breve riunione, in cui si organizzava il lavoro, partivano con i loro zainetti per le consegne a Milano e provincia». Consegne fatte rispettando alcune regole di base: pacchi di dimensioni ridotte (devono starci nello zainetto) e con peso complessivo non superiore agli otto chili. Quattro ore al giorno di lavoro, consegnando da uno a quattro pacchi al massimo.

Tutto questo prima del covid-19. L’arrivo della pandemia ha imposto di riprogettare il servizio. «Abbiamo ritenuto che non fosse più il caso di utilizzare i mezzi pubblici», spiega Andrea Miotti. «E quindi abbiamo riorganizzato tutto. Per prima cosa abbiamo messo a disposizione due pulmini per fare consegne, sempre però con i ragazzi. Li portiamo nelle zone di recapito e l’ultimo tratto lo fanno a piedi». Esprinet inoltre ha sposato il progetto “Pc for you” che rigenera personal computer per studenti in didattica a distanza di famiglie in difficoltà.

La consegna a queste famiglie è quindi curata dal delivery di For-te. «Abbiamo infine avviato un servizio di consegna di pasti per le famiglie in condizione di indigenza, grazie al sostegno del fondo Famiglia Manfredi della Fondazione di Comunità Milano». In questo modo i dieci giovani di For-te hanno potuto mantenere il loro lavoro, con un contratto a tempo indeterminato. Un piccolo miracolo in questo tempo di crisi.

«Il lavoro per una persona con disabilità psichica è fondamentale», sottolinea Miotti. «Spesso questi giovani si sentono sottovalutati. Il lavoro con la cooperativa For-te ha rivoluzionato la loro vita. La dignità e l’autostima sono saliti alle stelle». Ed è per questo che il cagnolino di Michela è il segno di un riscatto personale: ha potuto comprarlo e lo mantiene grazie a quel che guadagna. E che dire di Giovanni? Venticinque anni, timidissimo, sta vincendo paure e ansie, migliorando i rapporti con gli altri. E poi c’è Flavio, con sindrome di Asperger: seguito fin da bambino dai servizi offerti dal Gruppo L’Impronta, è alla sua prima esperienza lavorativa che sta affrontando con piglio ed entusiasmo.

Jean Paul, invece, ha seguito un corso apposito per imparare a sanificare i due pulmini usati dalla cooperativa. Storie semplici di vita e vittorie quotidiane, che hanno sempre caratterizzato L’Impronta, associazione nata dall’esperienza di un gruppo di volontariato, dedicato alla disabilità, legato alla parrocchia di San Barnaba nella periferia Sud di Milano. Nel 1999 il gruppo di volontari ha costituito l’associazione che, nel tempo, ha dato vita a tre cooperative sociali per offrire occasioni di lavoro a persone con disabilità: Via Libera (che gestisce due bar, un self service e un panificio), Agrivis (coltivazioni di ortaggi biologici) e, appunto, For-te. «Il nome di quest’ultima ha un significato duplice», ricorda Miotti. «Indica che il progetto è “per te” ma è anche un incoraggiamento perché il nome può essere letto per intero e quindi diventa “Forte”».

Nonostante il covid, non solo il servizio di delivery va avanti, ma appena possibile verrà ampliato. Si sta pensando di creare un altro gruppo di fattorini che farebbero capo a un altro punto vendita di Esprinet. «La presenza di questi ragazzi sta incidendo positivamente anche tra i dipendenti di dell’azienda», racconta Miotti. «Sono stati molto accoglienti nei nostri confronti e i nostri ragazzi portano entusiasmo». Per Esprinet, inoltre, il progetto di delivery è diventato una voce importante nel bilancio sociale e, grazie all’articolo 14 della legge 68 del 1999, un modo per assolvere all’obbligo di assumere persone con disabilità appoggiandosi a For-te che è una cooperativa sociale di tipo B. «C’è stata fin dall’inizio un’ottima collaborazione», conclude il presidente, «abbiamo lavorato insieme all’ideazione del progetto».

Comunità cristiane e disabilità: una parrocchia a misura di ogni persona

La Diocesi di Milano rilancia in un convegno online il lavoro del tavolo “O tutti o nessuno”. “Nelle nostre comunità le persone con disabilità non si vedono. Non dobbiamo più pensare di fare cose “per loro”, dobbiamo parlare soltanto di “noi”, perché c’è solo un noi in cui ci siamo io, tu, l’altro… insieme”, dice don Mauro Santoro

È passato qualche anno, ma ricordo ancora bene l’emozione. Quando Rosina Giuseppetti, storica insegnante della Lega del Filo d’Oro oggi in pensione, mi disse che “se Dio si facesse conoscere solo dagli intelligenti, farebbe un grande torto. La ragione è importante, ma sicuramente il canale privilegiato da Dio è il cuore“. Rosina accompagnava i bambini sordociechi e pluriminorati psicosensoriali nella preparazione ai sacramenti, ovviamente nei casi in cui le famiglie desideravano anche questo percorso per i propri figli.

Per le comunità cristiane riconoscere e coltivare la spiritualità delle persone con disabilità è una sfida ancora tutta da affrontare. La prospettiva non è tanto quella di avere un’attenzione specifica per i bambini e i ragazzi con disabilità nella catechesi in preparazione dei sacramenti (“la catechesi della disabilità”) ma quella di costruire delle comunità cristiane inclusive, che abbiano uno sguardo aperto a tutti, che mettano al centro la persona – qualunque persona – con tutte le sue caratteristiche. La Diocesi di Milano, che da alcuni anni ha attivato il tavolo “O tutti o nessuno”, per la sera dell’11 marzo propone su Zoom un appuntamento per riflettere su come devono cambiare oggi le nostre comunità per essere «a misura di ogni persona» (qui il link per iscriversi).

Inutile negare che pur vivendo una stagione di maggior sensibilità e attenzione, generalmente le nostre comunità cristiane, a partire dalle chiese e dagli oratori, fanno fatica ad esser luoghi inclusivi“; ammette don Mauro Santoro, da ottobre 2019 referente del tavolo diocesano. “Basta guardare la realtà, nelle nostre chiese le persone con disabilità non ci sono, pur essendo presenti sul territorio. O sono nascoste e non si fanno avanti oppure sono state cortesemente messe alla porta, capita anche questo. Spesso ci si muove ancora tra il “tanto non capisce” e il “tanto sono già angeli”, due estremi ugualmente riduttivi. La prospettiva invece è quella della persona. L’obiettivo non è semplicemente “fare qualcosa per loro” ma far sentire queste persone parte di una comunità e valorizzarli nel loro apporto alla comunità stessa. Sono portatori di un contributo“.

L’urgenza del cambiamento di sguardo si è fatta ancora più forte dopo questo anno di pandemia. “Alla luce dell’anno trascorso avvertiamo forte la necessità che la ripartenza parta appunto dalle persone più fragili, da quelle che hanno pagato maggiormente. La grande provocazione che vorremmo lanciare alle comunità – a quelle cristiane in primis, ma non solo – è che in un certo senso abbiamo la “fortuna” di esserci fermati e di poter ripensare tutto. Cambiare una macchina in corsa è difficile, ma adesso che tante nostre progettualità sono state fermate, possiamo ricominciare una vita comunitaria diversa, che non sia solo il tornare come prima? Possiamo avere una capacità organizzativa diversa, tale per cui le proposte che facciamo siano fin dall’origine pensate come inclusive?“, dice don Mauro.

È questo il punto: «Non dobbiamo più pensare che ci sia un “per loro”, perché questo lascia intender che ci siamo prima noi e poi dobbiamo aggiustare le attività perché vadano bene anche per loro. No. Dobbiamo parlare e pensare soltanto di “noi”, perché c’è solo un noi in cui ci siamo io, tu, l’altro… insieme. È questione di progettare fin dall’inizio in modo diverso, è un cambio di mentalità. Tutte le attività, le iniziative, dalla catechesi dei bambini alle proposte per le famiglie a quelle per gli anziani devono essere pensate tenendo già dentro le persone fragili, fin dalla fase progettuale.

La tendenza è pensare che rendere una proposta accessibile significhi renderla superficiale, ma non è così: la sostanza è figlia della semplicità», prosegue don Santoro. «È quello che Papa Francesco ci ha invitato a fare nel suo Messaggio in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità dello scorso 3 dicembre, quando ha detto che l’inclusione dovrebbe essere la roccia sulla quale costruire i programmi e le iniziative delle istituzioni civili e religiose perché nessuno, specialmente chi è più in difficoltà, rimanga escluso. È una cosa molto concreta, è prenderci cura delle persone e farlo non in maniera estemporanea ma maturando uno sguardo diverso».

Questo sguardo è il motivo per cui l’approccio che la Diocesi ha scelto è quello della “comunità cristiana e disabilità”. “Non si tratta di occuparsi delle persone con disabilità per un determinato tratto di vita o alcuni ambiti, come la catechesi, ma di allargare ai vari bisogni di vita, al tempo libero, sport, alla qualità della vita. Collaborando, inoltre, con gli uffici ordinari della Diocesi, senza essere un ufficio in più, e con un lavoro di rete sul territorio, insieme alle associazioni che si occupando di disabilità. La prospettiva è il progetto di vita“. Un cammino anticipato nei mesi scorsi da “oraMIformo la disabilità è di chi guarda“, un percorso formativo per gli educatori di oratorio. Se no restiamo sempre al discorso del “riadattare”. Alla logica del noi e del loro. Che invece va superata.

Alla serata dell’11 marzo parteciperanno anche il vescovo di Milano, mons. Mario Delpini e don Luigi D’Errico, parroco dei Santi Martiri dell’Uganda a Roma, da poso nominato commendatore dal Presidente della Repubblica. Parlerà di come nella sua comunità l’inclusione non costituisce un “di più” ma è diventata la normalità dell’essere parrocchia.

(vita.it)

Negozi accessibili alle persone con disabilità: un corso gratuito online

Promosso da AscoBaires, Confcommercio Milano e AISM, la formazione sarà rivolta ai commercianti per garantire accessibilità e accoglienza a persone con disabilità ed esigenze speciali

Entrare in un negozio, provarsi un paio di capi in camerino, muoversi nel locale per confrontare la merce, pagare alla cassa, uscire. Niente di più semplice. Niente di più impossibile, quando ci siano barriere (architettoniche, sensoriali, comunicative). L’inaccessibilità che le persone con disabilità possono sperimentare nella loro vita quotidiana ha a che fare anche con cose semplici come fare shopping.

Si propone di far conoscere ai commercianti le esigenze dei clienti con disabilità ed esigenze speciali (ed aiutarli a dare risposte efficaci) un corso online gratuito nato dalla collaborazione tra AscoBaires, Confcommercio Milano e AISM (Associazione italiana Sclerosi Multipla) che, dopo la pausa causa COVID, ora riprende.

PERCHÉ UN CORSO PER I COMMERCIANTI
Il progetto punta a una migliore fruibilità dei punti vendita nel DUC (Distretto del Commercio) Baires di Milano, considerando le necessità delle persone disabili e, al tempo stesso, sviluppando il potenziale economico del distretto. È importante, infatti, incrementare e qualificare l’accoglienza nelle attività commerciali e nei servizi turistici e alberghieri, sostenendo le realtà commerciali attraverso strumenti che le valorizzino e le rendano più attrattive per tutti. Il progetto formativo AISM – D.U.C Buenos Aires Corso Buenos Aires è una tra le passeggiate commerciali più estese d’Europa. Per lunghezza e per concentrazione di attività economiche, il corso è considerato tra i maggiori centri commerciali all’aperto a livello internazionale.

IN COSA CONSISTE IL CORSO
Per favorire la customer experience delle persone con sclerosi multipla e disabilità, AISM propone un corso e-learning per sensibilizzare gli operatori all’attenzione e alla comprensione delle esigenze speciali e, dove possibile, rimuovere barriere architettoniche e altri ostacoli. Attraverso la piattaforma di e-learning “Accademia AISM” gli operatori possono usufruire di una autoformazione gratuita per approfondire il tema e imparare a relazionarsi con persone con esigenze specifiche. I moduli formativi sono a distanza, pensati per diverse esigenze in modo che l’operatore possa scegliere il corso più utile.
Gli operatori possono anche richiedere una sessione di coaching online sulla stessa piattaforma AISM, dove un esperto risponde a domande e curiosità.

ISCRIZIONI, ATTESTATO E PUBBLICITÀ
Per poter accedere ai corsi ogni azienda deve registrarsi compilando l’apposito form di iscrizione. Al termine del percorso formativo le aziende iscritte riceveranno un attestato di partecipazione, inoltre, verranno mappate le attività che hanno affrontato il corso; gli esercizi che avranno migliorato l’accessibilità fisica e senso-percettiva verranno segnalati, e il Distretto del Commercio attiverà momenti di confronto sia con gli operatori partecipanti sia con i cittadini, in modo da poter valutare l’efficacia dell’iniziativa.


Per maggiori informazioni sul progetto e su come iscrivere la propria attività al percorso formativo, contattare formazione.aism@aism.it (imprese-lavoro.com). (disabili.com)

Il teatro terapeutico. Parlare di disabilità da un palcoscenico

«Sono matto come un cavallo e sono onorato di essere matto» diceva Claudio Misculin, fantastico attore che non poteva che vivere e agire dentro il manicomio liberato di Trieste. Che poi quella battuta di Misculin era anche un omaggio al simbolo di quella liberazione: Marco Cavallo, la gigantesca statua in cartapesta colorata di azzurro, costruita dagli internati dell’Ospedale Psichiatrico, è l’icona della rottura dei muri che dovevano isolare i “matti” dai sani.
Teatro e malattia è da sempre un connubio forte. Non tanto perché si mette in scena il malessere, ma per il lavoro preparatorio, l’introspezione, il parlare ad alta voce e l’ascoltare l’altro nel buio accogliente di un teatro. Anche quando non c’è disagio psicologico ma altre forme di disabilità. Disabilità che in quello spazio può diventare drammaturgia e perfino coreografia.
Come Festival dei Diritti Umani siamo molto contenti che sia il teatro il protagonista della seconda serata sulla disabilità che si svolgerà mercoledì 22 luglio all’Estate Sforzesca di Milano, dalle 21. “A far ridere sono bravi tutti” l’abbiamo intitolata, perché insieme alla Piccola Accademia (che è un progetto di Cascina Biblioteca), abbiamo pensato che il sorriso potesse essere il modo migliore per affrontare il tema dell’inclusione. Giulia Donelli e le altre tutor stanno facendo da levatrici per alcuni attori che porteranno i loro corpi e le loro voci sul palco, una sorta di rinascita che usa la poesia e l’ironia per attirare l’attenzione sulla disabilità.
E sull’inclusione. Perché questa è la principale mancanza: le istituzioni – e forse anche ciascuno di noi – sono più attente all’emergenza che all’inclusione. Quella forma di integrazione che permetterebbe a molte persone con disabilità di vivere una vita autonoma, piena, dignitosa. Sentirselo dire da un palco, magari da un attore con il naso da clown, vederlo mentre una ballerina piroetta sulla carrozzina è forse il modo migliore per far arrivare il messaggio a destinazione.
Danilo De Biasio è direttore del Festival de Diritti Umani
(foto di Giovanni Daniotti)

(articolo21.org)

Vincitore del Premiolino BMW SpecialMente

Il Papiro del Premiolino con le firme dei giurati

Sono rientrato da un paio di giorni dal viaggio per Milano dove sono andato a partecipare alla cerimonia di consegna dei Premiolino 2019. Come già successo per altri viaggi io non riesco a prendere un aereo di linea, tanto meno un lowcost, e quindi devo necessariamente prendere la nave che fa la tratta Palermo-Genova A/R. Vi ho già raccontato come comunque anche su queste grandi navi le cabine per le persone con disabilità, specialmente se piuttosto grave, non siano del tutto o per niente adatte.

Il “Premiolino” è il più antico premio giornalistico italiano e tra i più prestigiosi. La giuria che assegnava i vari premi era composta dalla Presidente Chiara Beria di Argentine, Vicepresidente Piero Colaprico, Giulio Anselmi, Ferruccio de Bortoli, Milena Gabanelli, Massimo Gramellini, Enrico Gramigna, Enrico Mentana, Donata Righetti, Valeria Sacchi, Beppe Severgnini, Gian Antonio Stella, Carlo Verdelli e Roberto Olivi per BMW Italia.

Mi è stato assegnato il Premiolino BMW-SpecialMente con la seguente motivazione:

“per la forza umana, politica e letteraria con cui affronta tutti i giorni il durissimo colpo subito da ragazzino. Mai con rabbia, rancore, odio verso chi acuisce i suoi problemi con rinvii burocratici, solidarietà ipocrita, silenzi indecenti. Ma, al contrario, con un’ironia ricca di intelligenza e buone letture che spiazza le cattive coscienze.”

La serata si è svolta all’interno di un salone libreria, la Sala dell’Ermellino all’interno della villa privata del finanziere Francesco Micheli, veramente bella e particolare al centro di Milano. Gli altri premiati dalla giuria sono stati Paolo Bricco (Sole24Ore), Claudia Di Pasquale (Report), Paolo Berizzi (LaRepubblica), Francesco Piccinini (Fanpage), Francesco Sabatini (Presidente della Crusca).

Le consegne dei premi si sono svolte durante una cena e i commensali erano tutti personaggi che finora avevo apprezzato solo per TV: Gabanelli, Severgnini, Anselmi, Gramellini insieme a tanti altri e l’amico, posso dirlo, Gian Antonio Stella. È stato proprio Stella di fatti a consegnarmi il Papiro del Premiolino dove vi è iscritta la motivazione e a introdurmi a tutti i presenti, grandi imprenditori e persone di un certo livello, ça va sans dire. È stato davvero un momento emozionante dove tutte quelle parole che avevi pensato di dire chissà dove vanno a finire e invece ti ritrovi a seguire solo l’onda dell’emozione, appunto, ringraziando per l’onore ricevuto anche se non ho certo deluso i presenti anzi grazie anche a Gian Antonio Stella abbiamo parlato di “Noi Siamo Immortali“, il mio libro scritto con Veronica Femminino edito da Mondadori Electa, degli episodi con le Suore e con il presidente del seggio elettorale (se avete letto il libro sapete a cosa mi riferisco se no fatelo!), del Comitato Siamo Handicappati No Cretini e delle battaglie in favore delle persone con disabilità. Una serata veramente eccezionale anche per il grande valore degli altri premiati e tra tutti il professore Sabatini che ho scoperto essere persona davvero eccezionale e di grandissima umanità, oltre che bravura. Per la cronaca, non mi sono fatto sfuggire l’occasione di chiedergli dell’annosa e infinita diatriba tra “arancina e arancino“, beh…rassegnamoci è un sostanziale pareggio!

Cari amici, sono tornato a casa certamente stanco ma molto contento e orgoglioso di avere portato a conoscenza di molte persone e di belle realtà la mia storia e di avere ottenuto un riconoscimento per il mio impegno che va avanti da tanti anni con questo blog, per le lotte per il riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità che sicuramente mi farà andare avanti con più convinzione e forza.
Vi metto un po’ di foto qui sotto!

Grazie!

Conferito il prestigioso premio giornalistico “Premiolino” a Giovanni Cupidi

Cari lettori,

ho da darvi una bellissima notizia!!! Il 16 Settembre a Milano mi verrà conferito il PREMIOLINO, il più antico premio giornalistico italiano!! Mi verrà conferito per il lavoro che ho fatto con il mio blog (grazie a voi che lo seguite), per la mia storia col libro Noi Siamo Immortali e per l’impegno per il riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità che mi ha visto protagonista insieme ad altri amici.

Per quest’ultimo motivo voglio condividere la soddisfazione di questo premio con gli amici del Comitato Siamo Handicappati No Cretini! Non posso poi non fare un ringraziamento particolare a Veronica Femminino per la collaborazione per il mio libro.

Sono molto soddisfatto di questo premio che riconosce anni di impegno a partire dal 2013 con l’apertura di questo blog.

Qui l’articolo su Palermo Today.

#D4social – Digital4Social 2017

Stamattina ho partecipato in videoconferenza Skype all’edizione 2017 dell’evento Digital4Social organizzato da Social Media Marketing Day fondato da Andrea Albanese. È la seconda volta che partecipo a questo evento molto importante perché dà l’occasione a chi opera nel no profit di far conoscere la propria storia, la propria attività, le proprie battaglie, il proprio impegno. Quest’anno ho provato a raccontare in alcuni punti fondamentali il mio impegno attraverso l’uso dei social network per le necessità legate alla disabilità, la mia battaglia per l’assistenza domiciliare degli ultimi due anni e ho cercato di far capire come questi strumenti utilizzati in modo corretto riescono, ad esempio, a trasportarmi e a trasportare la mia fisicità in luoghi che difficilmente potrei raggiungere e a far conoscere la mia storia a persona che difficilmente potrei contattare.

Qui di seguito la Diretta Facebook

(Scusate per gli inconvenienti tecnici e per l’interruzione finale)

Alcuni live-tweet durante il mio intervento

Digital 4 Social – Evento dedicato al Digital e Terzo Settore 

Sí è svolto oggi a Milano dalle h 9.30 alle h 19 la prima edizione di #D4SocialDigital for social, l’evento dedicato al digital e ai social per il Terzo Settore organizzato dalla community “Social Media Marketing Day Italia#SMMdayIT coordinata da Andrea Albanese.
L’evento è stato gratuito, previa registrazione online dei partecipanti. Hanno partecipato all’evento organizzazioni del calibro di Change.Org, DirittiDiretti, Fondazione Ant, Famiglie SMA.

Sono stato inviato a partecipare all’evento da Andrea Albanese che mi ha chiesto di preparare un video da trasmettere durante il meeting nel quale raccontassi la mia esperienza con il mondo dei Social e in che modo ho portato avanti e diffuso in rete la campagna per la mia assistenza attraverso la petizione lanciata sulla piattaforma Change.org. Ho cercato di raccontare anche come attraverso i Social sono riuscito a tessere relazioni, portato avanti iniziative anche con altre realtà, come attraverso la rete è aumentato il mio grado di indipendenza. 

Il feedback sui Social che ho ottenuto sia subito dopo la proiezione del video e sia durante il resto della giornata è stato ottimo tanto da essere Tranding a Milano. 

Mi hanno fatto capire come il messaggio sia stato ben compreso e come anche il mio utilizzo dei Social possa essere un metodo utile per altri utenti o associazioni che si occupano di temi legati al sociale per diffondere e portare avanti le loro iniziative nella rete.

Quindicipercento, raccontare la disabilità

In mostra a Milano il progetto del fotografo Christian Tasso, che indaga sulla vita del miliardo di persone disabili che esistono nel mondo.

image
Petrosani, Romania: Lazar Ioan mostra i suoi muscoli da body builder. Quando aveva venti anni ha perso una gamba lavorando in miniera. Per i successivi 17 anni ha continuato a lavorare sotto terra con un arto in meno. Ora è agonista di body building eriabilitatore, attraverso lo sport, di persone che hanno subito il suo stesso tipo di incidente.

QuindiciPercento è un progetto di ChristianTasso, un giovane fotografo che intende “raccontare la vita di persone affette da disabilità, tessendo una rete di storie globali”. 

Il titolo del progetto si riferisce a quel miliardo di persone (circa il 15% dell’umanità) che secondo un  rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità soffre di almeno una forma di disabilità.

La prima parte del progetto, da cui sono tratte le immagini in questa galleria (sul sito NatGeo), è stata realizzata in Ecuador, Romania e Nepal, ed è attualmente presentata in un libro a tiratura limitata e in una mostra itinerante che mirano ad aprire gli occhi del pubblico italiano sui diritti delle persone disabili in differenti contesti sociali e culturali.

Spiega il fotografo nell’introduzione del libro: “Quello che avete in mano è il racconto di come questo lavoro sta iniziando, tre paesi, tra di loro distanti, non solo fisicamente ma anche culturalmente. È il racconto di tante vite incrociate lungo la strada, che tuttora proseguono a testa alta, nella routine della quotidianità. Senza la pretesa di raggiungere una conclusione, le storie qui riportate sono dei racconti che andranno a comporre una narrazione più grande, estesa nel tempo […] Non ci saranno eroi e non ci saranno vittime in questo libro. Ho cercato l’intimità, la normalità in quella che il mondo considera anormalità…”. 

Quindici Percento, una mostra di Christian Tasso
in collaborazione con ALMaUST onlus
Dal 21 Gennaio 2016 al 13 Febbraio 2016
Sabrina Raffaghello Arte Contemporanea, 
via Gorani 7 Milano 20123
dal lunedì al venerdì, dalle 11 alle 19
Info: info@sabrinaraffaghello.com
(nationalgeographic.it)

Tre giorni – 2015

24/25/26 giugno 2015

Questi sono stati i giorni in assoluto più ricchi di energia positiva, di adrenalina, di sprigionamento di endorfine, di gioia e fatica mescolate insieme e di meraviglie degli ultimi miei anni.

Hanno lasciato un segno questi giorni, anzi un vero e proprio solco. Tutto è possibile, già lo sapevo, tutto è possibile per davvero però. Certo la strada era stata resa un po’ più agevole ma senza una motivazione, quella motivazione, forse non l’avrei fatto.

Questi giorni sono quelli in cui da casa mia, dal mio spazio e, in quel momento, dal mio letto mi metto in viaggio per Milano, per raccontare il viaggio di una persona normale che vive tante difficoltà verso un concerto anzi il concerto del proprio mito! Lorenzo Jovanotti!

C’è magia in questi giorni. Tutto va bene, tutto si incastra perfettamente anche tutte le difficoltà diventano affrontabili e tutte le imperfezioni quasi perfette.
Ci sono persone magiche. Non pensavo di incontrare persone così. La carica umana è rigenerante e la complicità è immediata e naturale come per chi si conosce da anni. Notevole empatia.

Il viaggio, ciò che mi manca e ciò che ho nell’animo; forse perché i miei genitori mi hanno fatto viaggiare, insieme a loro ovviamente, sin da piccolissimo. Conoscere persone e conoscerle fuori dal tuo ambiente e conoscere quell’ambiente. Sì, è qualcosa che ho dentro. Decisamente.

Gli occhi di un bambino son quelli che mi sono ritrovato ad avere ed attraverso i quali vedevo con gioia tutto: la scia della nave, la Corsica, il porto della partenza e quello dell’approdo, quello Stadio…lo Stadio! Ritornare a vederlo in modo diverso dopo 24 anni sia all’esterno che all’interno, attraversare tutto il campo con gli occhi all’insù e quella sensazione di avere gli “spalti addosso”. In fin dei conti San Siro, il Meazza è quasi lo spartiacque della mia vita. Nel prima e nell’adesso Lui c’è sempre!

Quel grande senso di famiglia, quella che parte festosa e festante per le “vacanze” non la provavo da anni, a maggior ragione da quando Tu non ci sei più. Eppure era là pure lei, questa sensazione, e c’eri pure Tu. Trovare un amico sincero e amico davvero che ti accompagna e sostiene, che gran bella conferma, fa sentire meno soli.

Questi giorni sono il mio retaggio del 2015, sono i giorni più belli. Sono soprattutto i giorni capaci di riscattare un interno anno per nulla facile, anzi!