Rubrica a cura di Angiola Rotella – Presidente di Insieme per l’Autismo onlus
Ebbene sono un caregiver molto fortunato. Lo sono per mille ragioni ma ce n’è una in particolare sulla quale c’è bisogno di mettere l’accento: Il lavoro.
Molti caregiver, infatti, sono costretti a rinunciarvi o subiscono così tante pressioni da finire per essere discriminati sul luogo di lavoro.
Il mio lavoro e’ complesso e molto particolare. Richiede uno sforzo in più perché bisogna essere sempre lucido attenti e garantire la sicurezza delle persone. Prevenire eventi indesiderati e quindi anticipare qualunque tipo di potenziale minaccia. Sono una assistente di volo.
Chiudo la porta dell’aereo e resetto la mia mente. Non sono più la mamma di Paolo lontana da casa. Sono un professionista. Poi atterro, vado in albergo e ritorno nella mia vita fatta di preoccupazioni, di organizzazione e di metodo. Si perché se non ti dai un metodo, non puoi reggere lo stress.
E così da anni a questa parte (periodo covid escluso e li ci sarebbe tanto altro si cui argomentare) mi divido in due o forse in tre qualche volta anche in quattro. Il lavoro resta sempre la cosa più importante non solo per me, anche e soprattutto per mio figlio.
E’ per questo che sto portando avanti un progetto molto ambizioso che si pone l’obiettivo di individuare le attitudini speciali delle persone, le forma e le guida con lo scopo finale di un inserimento lavorativo.
Mio figlio e’ la testa d’ariete di questo progetto, con le sue difficoltà e senza il supporto di un tutor o di un educatore, sta svolgendo un tirocinio gratuito presso un maneggio. Impara a lavorare. In un contesto di persone di buona volontà e grande professionalità gli insegnano come funziona il mondo del lavoro.
E’ l’inizio di un percorso molto complesso ma sono certa che sia la strada giusta. In un panorama umano nel quale ci sono persone che vengono retribuite per non lavorare, ce ne sono altre che nonostante la propria disabilità, vogliono e devono dare dignità alla propria vita attraverso il lavoro.
I requisiti essenziali per far parte del nostro progetto sono spirito di sacrificio e forza di volontà. Chiunque lo confonda per ufficio di collocamento può dirigersi verso altri lidi. Chiunque invece ha voglia di costruire una nuova società inclusiva e ha voglia di abbattere le barriere mentali e mettersi a disposizione sarà accolto con un sorriso, o forse più di uno. Stay tuned..
“CAP 90036” è una rubrica dedicata alle vostre “lettere“. La storia di questa settimana è quella di Maria Letizia che vuole garantito il diritto al lavoro.
“Mi chiamo Maria Letizia, ho 28 anni e vivo a Palma di Montechiaro (AG). Sono affetta da tetraparesi spastica dalla nascita. Questa patologia ha compromesso le mie funzioni motorie, rendendo necessario l’utilizzo di una sedia a rotelle a motore.
Fortunatamente, le capacità cognitive non sono state compromesse. Dopo la maturità scientifica, ho conseguito la Laurea in Lingue e Culture Moderne per poi completare il mio percorso accademico con la Laurea Magistrale in Lingue Moderne per la Comunicazione Internazionale. Ho raggiunto una conoscenza ottimale dell’inglese e dello spagnolo e una conoscenza di base del francese.
Durante gli studi universitari, mi sono appassionata alla traduzione. Per questo motivo, terminati gli studi, ho deciso di intraprendere la carriera di traduttrice. Questo lavoro è ideale per me perché mi consente di lavorare da casa.
Sono costretta a lavorare in smart working perché le mie condizioni fisiche renderebbero faticoso spostarmi da casa ogni giorno. Ho frequentato un Master in Traduzione Settoriale e un corso professionale di Traduzione per l’editoria.
Ho difficoltà a trovare lavoro perché, pur essendo iscritta a diversi portali dove vengono pubblicati annunci per lavori di traduzione, nel 99% delle volte viene richiesta esperienza professionale, che non ho, e nell’altro 1% si tratta di annunci truffaldini o che pagano una tariffa irrisoria a cui non vale la pena rispondere.
Ho inviato curriculum a diverse case editrici, ma fino ad ora solo una mi ha risposto chiedendomi di svolgere delle traduzioni di prova che ho svolto, ma poi non ho avuto più notizie. Per quanto riguarda gli altri settori, fino ad ora ho svolto solo un lavoro un anno fa per conto di un’agenzia di traduzione, poi più niente perché non sono riuscita a candidarmi per nessun altro annuncio per i motivi che ho spiegato sopra.
Purtroppo, per il momento, il cambio generazionale si è arrestato perché chi è anziano va in pensione sempre più tardi e che giovane non riesce ad inserirsi. Il mio sogno è poter lavorare per una casa editrice in veste di traduttrice. È il settore che preferisco perché amo i libri e anche perché mi è congeniale visto che si può lavorare con la ritenuta d’acconto senza aprire una Partita IVA. Non mi conviene aprirla se prima non ho entrate fisse.
Spero di riuscire a trovare lavoro presto per diventare un membro attivo della società. È brutto trovarsi nel limbo dei disoccupati quando gli studi sono finiti e vorresti iniziare a lavorare ma non riesci.
Ci si sente in colpa come se la mancanza di lavoro dipendesse dalla propria negligenza o dalla mancanza di iniziativa, mentre invece è il mercato del lavoro che ti chiude le porte in faccia quando la sola colpa che hai è quella di non aver ancora iniziato a lavorare.”
Cari lettori, di quando in quando vi scrivo direttamente e di solito lo faccio per annunciarvi qualche novità o per introdurre qualche argomento che mi sta particolarmente a cuore. Anche stavolta è così: da oggi prende parte sul blog lo spazio “CAP 90036” dedicato alle vostre “lettere“. Già da qualche tempo avevo pensato a questa possibilità e adesso mi è sembrato il momento giusto per iniziare a pubblicare le vostre storie o riflessioni.
La lettera di oggi arriva da Rita che propone, a mio avviso, una interessante riflessione sulla efficacia della 68/99, la legge che regolamenta il lavoro per le persone con disabilità. Nella fattispecie la preclusa possibilità, a chi già occupato e iscritto alle categorie protette, di partecipare ai concorsi pubblici.
“Mia figlia ha la sclerosi multipla ed è iscritta alla lista delle categorie protette all’art. 8. Ho scritto al Ministero del Lavoro e Politiche Sociali perché ritengo che vada cambiato qualcosa in questa Legge e più precisamente la possibilità di far partecipare a concorsi pubblici per categorie protette anche ii soggetti iscritti già con occupazione, per poter avere le stesse opportunità di chi non ha disabilità.
La Legge preclude ad un lavoratore di migliorare le sue condizioni di vita. Non sempre il lavoro per chi è disabile è quello giusto per lui. Mia figlia lavora a 30 km da casa e part-time e come tutti aspira ad un lavoro più tranquillo, full time e vicino a casa. Ci sono stati concorsi e siccome lavora non ha potuto farli. Li può fare normalmente come chiunque, ma allora a cosa serve essere iscritti alle categorie protette?
Mi sembra una discriminazione anche se capisco perché è stata fatta. Ma se lascia un lavoro per un altro ritenuto migliore, lascia comunque il suo posto ad un altro e quindi non vedo problemi di occupazione in tal senso. Vedo solo che una volta trovato un posto, nel suo caso privato, non può fare concorsi a lei dedicati solo perché già lavora. Dove sono le politiche sociali in tal senso? Dove le Pari Opportunità?
La Costituzione : Art. 4. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Mi sembra che la Legge sia in contrasto con questo articolo. Perché ho scritto a voi? Perché vorrei non essere sola a scrivere ai Ministeri e poter far qualcosa in modo che questa Legge possa essere cambiata a favore di tutti gli iscritti alle categorie protette, perché tutti ne trarrebbero beneficio.”
Mi sembra che le istanze che ci sottopone Rita siano condivisibili e rilanciamo a tutti gli interessati questa riflessione e l’invito a far sentire la propria voce alle Istituzioni così come chiede e sollecita Rita.
L’obiettivo del Governo è portare la dimensione del lavoro al centro dei percorsi di inclusione sociale delle persone con disabilità, creando così le condizioni per progetti di vita indipendenti
Arriva un pacchetto di soluzioni delineato dal Governo per favorire l’inserimento nel mercato del lavoro delle persone disabili. Una strategia ad ampio raggio per garantire progetti personalizzati, una rete integrata dei servizi (sanitario, sociale, istruzione/formazione, lavoro) per la continuità nell’accompagnamento dei progetti personalizzati anche mediante la presenza di équipe multidisciplinari.
E, soprattutto, che consenta di portare la dimensione del lavoro al centro dei percorsi di inclusione sociale delle persone con disabilità, creando così le condizioni per progetti di vita indipendenti.
Il pacchetto delle Linee guida
Entro 18 mesi i servizi per il collocamento mirato sono chiamati ad attuare una ricognizione sugli iscritti per verificare le permanenze nelle liste del collocamento obbligatorio per le persone con disabilità iscritte da oltre 24 mesi, identificando: le cause prevalenti della loro perdurante condizione di disoccupazione; il numero di offerte di lavoro presentate loro nel medesimo periodo.
Introduzione o consolidamento, da parte delle amministrazioni competenti per il collocamento mirato, di meccanismi e clausole premianti negli appalti pubblici a favore di imprese ed enti che abbiano istituito la figura del responsabile dell’inserimento lavorativo nei luoghi di lavoro. Ricorso alla figura del responsabile dell’inserimento lavorativo nei luoghi di lavoro anche in forma consulenziale per le Pmi.
E poi ancora gestione sistematica dei dati amministrativi riferiti al collocamento mirato, una piattaforma informatica per la raccolta sistematica delle buone pratiche, adozione del “mainstreaming della disabilità”, così da garantire un sistema di analisi e valutazione delle politiche promosse dalle Regioni che consideri il potenziale impatto delle misure messe in campo sul mondo della disabilità, «non solo in termini di equità ma anche in chiave di crescita economica».
I ministri Orlando e Stefani
Sono alcune delle “Linee guida in materia di collocamento mirato delle persone con disabilità”, presentate dal ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Andrea Orlando, e dal ministro per la Disabilità, Erika Stefani. «È un documento che mancava da molto tempo, con cui credo si fornisca finalmente una risposta attesa da molti», ha detto Orlando, in occasione della conferenza stampa di presentazione.
«Abbiamo varato un veicolo di cambiamento importante – ha aggiunto Stefani -. Il sistema aveva e ha dei vulnus ovviamente, a partire dal dato culturale che entra in gioco quando le imprese si trovano a valutare persone con disabilità. Le linee guida forniscono in questo senso un veicolo verso un cambiamento».
Tre categorie di beneficiari dei processi di accompagnamento al lavoro
Vengono indicate dal governo tre categorie di beneficiari dei diversi processi di accompagnamento al lavoro. L’obiettivo è delineare percorsi percorsi personalizzati che tengano in considerazione anche alcune specificità che emergono dalla relazione della persona con il servizio per il collocamento mirato.
La prima categoria è rappresentata dai giovani con disabilità che non rientrano ancora tra i beneficiari della normativa in quanto non ancora in età da lavoro o perché ancora nel sistema dell’istruzione, destinatari di interventi che coinvolgeranno operatori e servizi dei sistemi socio sanitari, dell’istruzione e della formazione, allo scopo di garantire nei tempi opportuni un efficace trasferimento dei progetti personalizzati verso il sistema dell’integrazione lavorativa.
La seconda categoria è costituita dalle persone che accedono per la prima volta alle liste del collocamento obbligatorio oppure sono iscritte da non oltre 24 mesi. Infine, il terzo gruppo: i disoccupati da oltre 24 mesi e le persone che rientrano al lavoro, dopo dimissioni/licenziamenti o lunghi periodi di malattia o riabilitazione.
I compiti del responsabile per l’inserimento lavorativo
Tra le soluzioni delineate dal governo, quella del responsabile dell’inserimento lavorativo. Si tratta di una figura che svolge una funzione di facilitazione/mediazione, che interviene sia nel momento dell’ingresso della persona con disabilità nel contesto lavorativo sia nella gestione di un ambiente di lavoro. Cura i rapporti con il centro per l’impiego territorialmente competente per l’inserimento lavorativo dei disabili, nonché con i servizi territoriali per l’inserimento. I centri per l’impiego si fanno promotori di azioni di sensibilizzazione per l’istituzione di un responsabile dell’inserimento lavorativo nei luoghi di lavoro.
Le buone pratiche di inclusione lavorativa
È prevista la raccolta sistematica delle buone pratiche di inclusione lavorativa al fine di contribuire, con la diffusione di esperienze positive ed efficaci, all’innalzamento degli standard di gestione del sistema del collocamento mirato e ad assicurare la disponibilità su tutto il territorio nazionale di modelli replicabili di azioni, procedure e progettualità a beneficio delle persone con disabilità e dei datori di lavoro interessati dalla normativa per il collocamento mirato. Una volta individuate, le buone pratiche dovranno essere inserite in una piattaforma informatica accessibile e aggiornabile. (ilsole24ore.com)
Disabile e respinta da tutti, scartata. Anche Collette Divitto, 31enne americana affetta da sindrome di Down, ha sperimentato sulla sua pelle le difficoltà della vita. Nel 2016 però ha aperto la sua pasticceria a Boston e da allora è davvero tutto cambiato. Aiuta i meno fortunati a trovare lavoro
Al liceo è stata vittima di bullismo. Poi dopo il college, è stato difficile trovare un lavoro. In tutti questi momenti difficili, però, c’è stata sempre una cosa che ha reso felice Collette Divitto: cucinare. La 31enne americana, affetta da sindrome di Down, ha deciso di trasformare la sua passione in carriera, aprendo la sua pasticceria specializzata in biscotti a Boston, in Massachusetts.
“Devo dire che in realtà ho sempre amato cucinare, da quando avevo 4 anni. Sin dal liceo, ho preso lezioni di pasticceria“, ha raccontato Collette alla CBS. “Quello è stato un periodo difficile per me. Non avevo amici, non avevo una vita sociale. Sono stata vittima di bullismo, sempre presa di mira. Ed è per questo che ho preso lezioni di pasticceria“.
Dopo la scuola, la giovane si è iscritta alla Clemson University nella Carolina del Sud, ma dopo il diploma si è accorta di quanto fosse difficile trovare un’occupazione. È stato a questo punto che sua madre l’ha aiutata a creare quello che oggi è il suo lavoro: Collettey’s Cookies.
L’azienda, che ha sede a Boston, è stata fondata da Collette nel 2016 e ha già generato entrate per oltre 1 milione di dollari negli ultimi cinque anni. E se avviare un’attività in proprio a 20 anni non è abbastanza impressionante, Collette Divitto è anche autrice di due libri per bambini, è presente nella docuserie “Born for Business” dedicata agli imprenditori con disabilità e gestisce un’organizzazione no profit. “Sono successe molte cose incredibili!“, ha ammesso la 31enne.
Collette racconta che la parte preferita legata alla gestione della sua attività è l’assunzione di disabili. Collettey’s Leadership Org supporta le persone meno fortunate a trovare lavoro, offrendo corsi di formazione e tutoraggio. Una percentuale dei proventi della Collettey’s Cookies va direttamente all’organizzazione no profit.
Nel 2020 negli USA solo il 17,9% delle persone con disabilità aveva un lavoro. Una percentuale che Collette si è prefissata di far crescere e in tal senso ha creato una petizione a favore dei meno fortunati, che spera attiri l’attenzione del Congresso. L’imprenditrice ha già assunto diverse persone affette da disabilità nella sua stessa azienda.
“La mia missione è creare posti di lavoro per le persone con disabilità”, ha detto. “Ce ne sono davvero tante che vogliono solo avere un lavoro, davvero tante”.
La Collettey’s Cookies ha 15 dipendenti e circa la metà di loro sono persone con disabilità. Hanno un leader forte e determinato a cui ispirarsi. “Non importa chi tu sia, puoi fare una grande differenza in questo mondo; non lasciare che le persone ti buttino giù… Non concentrarti sulle tue disabilità. Devi solo concentrarti sulle tue capacità” dice Collette. (fanpage.it)
Fondazione La Comune lancia il negozio “Fiori all’Occhiello”, dove la cura dei fiori incontra l’attenzione alla persona
Fondazione La Comune, impresa sociale impegnata da anni nella promozione di percorsi di vita indipendente per giovani con disabilità, lancia il nuovo negozio “Fiori all’Occhiello”.
Fiori all’Occhiello nasce come ulteriore tassello di un progetto dedicato ad accompagnare giovani con disabilità intellettiva verso la conquista dell’autonomia. Il personale del negozio sarà composto da professionisti con esperienza nel settore che lavoreranno fianco a fianco dei giovani per dare vita a questa straordinaria nuova avventura.
Il negozio, oltre alla vendita di piante e fiori, offrirà diversi servizi, rivolti sia ai privati che alle aziende, dalla creazione di composizioni floreali per ogni occasione alla manutenzione del verde di interni e esterni, passando per l’allestimento e la manutenzione di balconi e terrazzi, la fornitura del verde per uffici, alberghi e ristoranti, la realizzazione di catering floreali per aziende e privati, la fornitura di fiori per banchetti solidali del terzo settore, o la realizzazione di orti didattici presso le scuole.
“Il progetto – dichiara Marco Marzagalli, Presidente di Fondazione La Comune – affonda le proprie radici nella volontà di accompagnare giovani con disabilità intellettiva verso la conquista graduale di autonomia e indipendenza. Tutto è iniziato con l’abitare indipendente, grazie all’esperienza delle Case Comuni, nato in collaborazione con Fondazione Cariplo, e la sperimentazione di un modello di co-housing lontano da logiche assistenzialistiche.
Successivamente i giovani hanno iniziato ad affrontare il mondo del lavoro: da più di un anno abbiamo preso in gestione le serre all’interno della Fondazione Sacra Famiglia, a Cesano Boscone, per permettere ai giovani di essere inseriti in un vero e proprio contesto lavorativo. Ora è il momento di affrontare una nuova sfida, quella della relazione: il contatto con il pubblico e il confronto con le persone che vogliono acquistare le piante e i fiori.”
Inizia così l’avventura del negozio “Fiori all’Occhiello“, il primo store a Milano dedicato al verde curato da giovani con disabilità.
Fondazione La Comune invita tutta la collettività alla giornata di inaugurazione del nuovo negozio, sabato 11 dicembre dalle ore 15 in Via Adige 6 a Milano, per trascorrere insieme un bellissimo momento di condivisione e socialità e per dare ufficialmente il via a questa straordinaria sfida.
Bonus disabili 2021, pubblicato il 31 agosto il Decreto del Ministero del Lavoro che ripartisce le risorse del Fondo dedicato: oltre 55 milioni di euro per incentivare le assunzioni da traferire all’INPS con successivi provvedimenti.
Bonus disabili 2021: nuove risorse per incentivare le assunzioni di lavoratori con disabilità.
Il decreto del Ministero del Lavoro, pubblicato il 31 agosto 2021 in Gazzetta Ufficiale, ripartisce le risorse per quest’anno. Dei 77 milioni e mezzo di euro complessivi di cui dispone il Fondo per il diritto al lavoro dei disabili, 55 milioni serviranno a spronare le assunzioni a tempo indeterminato, ma non solo. L’agevolazione, in linea generale, consiste infatti nella restituzione di parte della retribuzione mensile ai datori di lavoro privati e agli enti pubblici economici per un determinato periodo, 36 o 60 mesi, in base al grado di menomazione fisica del lavoratore. Facciamo quindi il punto sulle regole per l’accesso al bonus disabili 2021 in caso di nuove assunzioni.
Bonus disabili 2021, oltre 55 milioni di euro per incentivare le assunzioni
I datori di lavoro che vogliono usufruire del bonus disabili per le assunzioni del 2021 hanno a disposizione oltre 55 milioni di euro, risorse che verranno trasferite all’INPS per il riconoscimento delle agevolazioni. Questo è quanto stabilito dal Decreto del Ministero del Lavoro dell’8 luglio approdato in Gazzetta il 31 agosto 2021 che assegna le risorse alla misura prevista dall’articolo 13 della Legge n.68/1999. In particolare, l’incentivo viene corrisposto mediante conguaglio nelle denunce contributive mensili, tramite la procedura telematica INPS dedicata ed è concesso ai datori di lavoro privati e agli enti pubblici economici nelle modalità riportate nella tabella seguente.
In tutti i casi l’assunzione deve essere a tempo indeterminato e si applica anche nei casi di trasformazione di precedenti contratti a tempo determinato. Per la categoria dei lavoratori con disabilità intellettiva e psichica, il beneficio previsto può essere fatto valere eccezionalmente anche per contratti di lavoro a tempo determinato con durata superiore ad un anno.
Bonus assunzioni disabili 2021, le istruzioni per richiedere l’agevolazione
Si ricorda che tutte le istruzioni per richiedere le agevolazioni sono contenute nella circolare INPS numero 99 del 13 giugno 2016 qui sotto allegata.
In sintesi, bisogna presentare la domanda attraverso lo specifico modulo disponibile nel Portale delle Agevolazioni, ex DiResCo. Il datore di lavoro, all’interno del modulo, deve inserire le informazioni seguenti:
i dati identificativi del lavoratore nei cui confronti è intervenuta o potrebbe intervenire l’assunzione o la trasformazione a tempo indeterminato di un rapporto determinato;
il tipo di disabilità;
la tipologia di rapporto di lavoro e, se a tempo determinato, la sua durata;
l’importo dell’imponibile lordo annuo ed il numero di mensilità.
Una volta inoltrata la domanda attraverso l’applicativo dedicato la procedura va avanti in base alle seguenti scadenze:
entro i cinque giorni successivi all’invio della richiesta, l’INPS comunica la disponibilità dei fondi.
entro sette giorni dalla comunicazione dell’INPS il datore di lavoro deve perfezionare il contratto e, poi, ricevere le quote mensili attraverso il conguaglio nelle denunce contributive.
Si ricorda infine che dei 77.455.197 euro complessivi del Fondo, i 55.539.455 volti a finanziare il bonus assunzioni disabili del 2021 corrispondono:
alle risorse versate dai datori di lavoro al Fondo nel VI bimestre 2019 e nei I, II, III, IV, V e VI bimestri 2020 per un totale di 4.808.209 euro;
le risorse versate nel 2020 da soggetti privati per complessivi 731.246 euro;
le risorse, pari a 50.000.000 euro, stanziate dallo Stato.
Nell’orto insieme agli operatori lavorano i ragazzi con disabilità. I prodotti vengono venduti ai ristoranti della zona, ai privati, a chiunque decida di visitare questa meraviglia. Ma le istituzioni dovrebbero riservare più attenzione a questi progetti
Ho conosciuto Elena Improta qualche anno fa, quando l’assessore agli Affari sociali del Secondo municipio di Roma attivò uno sportello di consulenza contro la violenza alle donne al quale collaborammo con le volontarie del Telefono Rosa. Andai a trovarla nel suo ufficio. Conobbi anche suo figlio Mario, allora giovane 17nne con una grave disabilità al quale ha dedicato la sua vita. Da allora abbiamo collaborato a tanti progetti, a tante iniziative. Ho sempre ammirato Elena come donna, come mamma, come grande combattente per i diritti delle persone con disabilità e delle donne.
Negli ultimi tempi a Roma la vedevo sempre più preoccupata per Mario, che ogni giorno diventava sempre più insofferente, manifestando la sua rabbia con atti ogni giorno gravi. Improvvisamente Elena mi telefono’ comunicandomi la decisione di lasciare Roma con il suo compagno Andrea. Andrea ama Mario, ha sostituito il padre biologico che non ha accettato la disabilità di suo figlio e in questi anni ha sostenuto Elena ed ha affrontato insieme a lei questo cambiamento di vita.
Ho approfittato del mio periodo di riposo per andare da loro ad Orbetello, dove hanno creato nuclei abitativi per il co-housing (modello Legge 112/2016 ); pazi in cui operatori specializzati si occupano dei ragazzi con disabilità. La “casa di Mario” è uno spazio abitativo bellissimo in un posto gradevole, dal terrazzo di può ammirare la laguna con i diversi colori che ti regala durante la giornata.
Elena ed Andrea mi hanno parlato della realizzazione del progetto a cui stanno lavorando. Hanno altresì creato una forte partnership con la Cooperativa Beata Veronica 1878 (Presidente Stefano Russo un papà che ha avuto una grande intuizione) che ha dato vita ad un orto, “L’Orto Giusto” referente Sonia Belluardo con la collaborazione di un vivaio che ha messo a loro disposizione il terreno. Nell’ orto insieme agli operatori lavorano i ragazzi con disabilità.
I prodotti vengono venduti ai ristoranti della zona, ai privati, a chiunque decida di visitare questa meraviglia. Questa mattina piena di curiosità mi sono recata a visitare “L’ Orto Giusto”. Sono rimasta ferma ad osservare, la felicità, la laboriosità di questi ragazzi.
Mario mi ha accolto sorridendo ho visto in lui un altra persona. Due occhioni splendidi, sereni, un viso disteso. Con la sua orticoltrice è andato a cogliere le melanzane ed ha iniziato a confezionare la cassetta per un noto ristorante. Si fa tutto al risparmio, le cassette vengono raccolte dai rivenditori che altrimenti le avrebbero portate in discarica. Pulite, preparate con i diversi prodotti e consegnate.
I ragazzi partecipano alla consegna, il loro lavoro è a ciclo completo. Ho preso anche io per la mia famiglia la cassetta che e’ stata immediatamente soprannominata “La Cassetta di Mario”.
Che altro dire di questo progetto, se non chiedere più attenzione da parte dei rappresentanti delle Istituzioni. Perché non creare un tavolo al quale dovrebbero partecipare non solo il ministero della Sanità, ma anche il ministero del Lavoro , il ministero della Famiglia e delle Pari Opportunità e i rappresentati di Associazioni Nazionali Disabili. E anche il ministero della Famiglia perché se le fondamenta della nostra società sono rappresentate dalla famiglia dobbiamo sostenere la famiglia, specie dove ci sono persone con disabilità.
Bandi di concorso che richiedono progetti dove queste donne e questi uomini con disabilità possono essere impegnati in lavori utili alla società e a loro stessi. Tutti dovremmo partecipare attivamente all’ inserimento sociale delle persone con disabilità ma a maggior ragione le nostre istituzioni. Non possiamo pensare di aver risolto il problema con il riconoscimento di una pensione di invalidità, queste persone hanno diritto a far parte attiva della nostra società.
Ringrazio personalmente e a nome di tutte le volontarie Elena ed Andrea per il loro coraggio, per la loro grande preparazione e disponibilità. Li ringrazio perché aver visto Mario ed i ragazzi presenti felici, sorridenti mi ha riempito il cuore di speranza. Un video vi illustrerà meglio delle mia parole cosa sono riusciti a realizzare tre genitori quali Stefano papà di Leo ed Elena e Andrea per il loro Mario e per i ragazzi della Onlus Oltre lo Sguardo.
Il diritto al lavoro per i disabili è sempre meno sostanziale nella società europea, come ricordato dallo studio dall’agenzia europea Eurofund “Disabilità e integrazione nel mercato del lavoro: tendenze politiche e sostegno negli Stati membri dell’UE”, pubblicato lunedì 19 aprile 2021. La partecipazione delle persone con disabilità al mercato del lavoro rimane una sfida nell’Unione europea.
Secondo lo studio, in particolare, per effetto della pandemia si sono acuiti i principali ostacoli all’occupazione delle persone con disabilità. A partire dalla stigmatizzazione verso le persone disabili, fino ad arrivare alle difficoltà burocratiche nell’accesso ai servizi disponibili e alla mancanza di risorse finanziarie adeguate.
Sul tema ieri è intervenuta la commissaria europea Helena Dalli, che ha annunciato il lancio di un nuovo pacchetto di misure per supportare l’inclusione lavorativa delle persone disabili nell’UE: “La Commissione presenterà nel 2022 un pacchetto di misure per migliorare i risultati sul mercato del lavoro delle persone con disabilità, una delle iniziative faro della strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030. Il pacchetto fornirà orientamenti e sosterrà l’apprendimento reciproco su temi comprendenti gli incentivi all’assunzione, la lotta agli stereotipi e il rafforzamento della prestazione di servizi”.
“Nell’ambito del quadro finanziario pluriennale 2021-2027 – prosegue la Dalli – una serie di strumenti di finanziamento può contribuire a promuovere l’inclusione delle persone con disabilità. Il Fondo sociale europeo Plus potrà cofinanziare misure per l’inclusione nel mercato del lavoro dei gruppi vulnerabili, comprese le persone con disabilità.”
“Inoltre, il regolamento recante disposizioni comuni per tutti i fondi a gestione concorrente stabilisce che gli Stati membri devono garantire un ambiente accessibile e inclusivo per le persone con disabilità quale condizione abilitante per i finanziamenti. Allo stesso modo, l’UE promuove una risposta inclusiva sul piano della disabilità attraverso una serie di strumenti. NextGenerationEU erogherà prestiti e un sostegno finanziario non rimborsabile nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza e contribuirà a sostenere altri strumenti, come REACT-EU, che potrà essere utilizzato per progetti destinati alle persone con disabilità”.
“La Commissione – conclude la commissaria – invita gli Stati membri a fissare obiettivi per la partecipazione degli adulti con disabilità ad attività di apprendimento e ad adottare misure mirate e formati di formazione flessibili per garantire un’istruzione e una formazione professionale inclusive e accessibili. La Commissione si ispirerà alle politiche e alle pratiche che promuovono la buona riuscita scolastica delle persone con disabilità negli Stati membri”.
Quote di riserva: chi ha diritto all’assunzione, sanzioni per l’azienda e modifiche dell’organico
La legge 68/1999 stabilisce l’obbligo, per i datori di lavoro con almeno 15 dipendenti, di assumere almeno una persona con handicap. Il numero varia a seconda delle dimensioni dell’azienda per come a breve vedremo. Di recente, l’Ispettorato del lavoro ha stabilito come si concilia l’assunzione obbligatoria di disabili e la riduzione d’organico: quali effetti ha il licenziamento di uno o più dipendenti sulle quote riservate ai lavoratori disabili. Prima però vediamo cosa stabilisce la normativa e come si struttura l’obbligo in questione.
Disabili con diritto all’assunzione
Hanno diritto al cosiddetto «collocamento dei disabili» i seguenti soggetti:
persone, ancora in età lavorativa, con minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali e portatori di handicap intellettivo con una riduzione della capacità lavorativa superiore al 45%;
invalidi del lavoro con un grado di invalidità superiore al 33%, accertata dall’Inail;
persone non vedenti con cecità assoluta o con residuo visivo non superiore ad un decimo ad entrambi gli occhi, con eventuale correzione
persone sordomute: si deve trattare di sordità dalla nascita o prima dell’apprendimento della lingua parlata;
invalidi di guerra, invalidi civili di guerra e invalidi per servizio con minorazioni ascritte dalla prima all’ottava categoria di cui alle tabelle annesse al testo unico delle norme in materia di pensioni di guerra.
Obblighi di assunzione: quanti lavoratori per azienda?
I datori di lavoro pubblici e privati sono tenuti ad avere alle loro dipendenze lavoratori appartenenti alle categorie appena elencate nella seguente misura:
7% dei lavoratori occupati, se i dipendenti in azienda sono più di 50;
2 lavoratori, se i dipendenti in azienda vanno da 36 a 50;
1 lavoratore, se i dipendenti in azienda vanno da 15 a 35.
I lavoratori che divengono disabili a causa di infortunio o malattia sul lavoro non possono essere computati nella quota di riserva se hanno subìto una riduzione della capacità lavorativa inferiore al 60% o, comunque, se sono divenuti inabili a causa dell’inadempimento da parte del datore di lavoro, accertato da un giudice, delle norme in materia di sicurezza ed igiene del lavoro.
Come si calcolano le quote di riserva?
Per stabilire quanti lavoratori disabili l’azienda deve assumere è necessario prima capire come si calcola l’eventuale superamento del limite dimensionale che abbiamo appena indicato. Ebbene, per calcolare i dipendenti già assunti in azienda bisogna avere a riferimento tutti i lavoratori assunti con contratto di lavoro subordinato. Non si considerano (oltre ovviamente ai disabili assunti in forza delle quote di riserva), i lavoratori con contratto a tempo determinato di durata fino a sei mesi, i soci di cooperative di produzione e lavoro, i dirigenti, i lavoratori assunti con contratto di inserimento, i lavoratori occupati con contratto di somministrazione presso l’utilizzatore, i lavoratori assunti per attività da svolgersi all’estero per la durata di tale attività, i soggetti impegnati in lavori socialmente utili, i lavoratori a domicilio, i lavoratori che aderiscono al programma di emersione.
Assunzione obbligatoria disabili e modifica organico
Con una recente nota [1], l’Ispettorato del lavoro ha chiarito che l’azienda non è più tenuta ad assumere disabili in caso di riduzione dell’organico. Nell’ipotesi dunque in cui, rispetto a una scopertura verificatasi nel tempo, venga meno nel frattempo l’obbligo di assunzione per effetto di un decremento dell’organico aziendale, la sanzione andrà calcolata dalla scadenza del sessantesimo giorno sino al momento in cui per effetto della riduzione dell’organico aziendale sono venuti meno gli stessi obblighi.
Le aziende perciò dovranno attivarsi celermente entro i sessanta giorni nel caso di variazione dell’organico che determini nuovi obblighi di assunzione; nel caso in cui non si riesca a rispettare il piano di avviamenti previsto dalla convenzione, si dovranno rimodulare le scadenze con il servizio competente. Alla scadenza del periodo di sospensione, si dovrà assolvere alle assunzioni nei successivi 60 giorni; si dovrà adempiere agli avviamenti predisposti dal servizio competente siano essi numerici o nominativi. Si dovrà infine comunicare la risoluzione del rapporto con il disabile entro dieci giorni dalla cessazione.
Il mancato invio del prospetto informativo è sanzionato con l’importo di 635,11 euro, maggiorato di 30,76 euro per ogni giorno di ulteriore ritardo.
Sanzioni per la mancata assunzione dei disabil
L’articolo 15, comma 4, della legge 68/1999 stabilisce che le imprese hanno 60 giorni per poter assumere persone disabili. In mancanza, sono soggette alla sanzione amministrativa per ogni giorno lavorativo durante il quale risulti non coperta, per causa imputabile al datore di lavoro, la quota d’obbligo. La sanzione, da versare al fondo regionale per l’occupazione dei disabili, è pari a cinque volte la misura del contributo esonerativo, per ciascun lavoratore disabile che risulta non occupato nella stessa giornata. Attualmente, la misura del contributo esonerativo è pari a euro 30,64 euro, che moltiplicato per cinque darà luogo a una sanzione di 153,2 euro per ogni giorno lavorativo, risultante dal Libro unico del lavoro.
Il Jobs Act ha previsto la diffida della sanzione attraverso la presentazione agli uffici competenti della richiesta di assunzione o con la stipula del contratto di lavoro con la persona con disabilità avviata dall’ufficio. Con la nota 6316/2018 l’Ispettorato ha invece precisato che il datore di lavoro non è responsabile per non aver assunto il lavoratore allo scadere del termine di legge, se tale ritardo dipende dal mancato o ritardato avviamento da parte dell’ufficio competente.
È prevista la sanzione in misura minima quando il datore di lavoro adempie spontaneamente oltre il termine dei 60 giorni.