Oltre 100mila alunni con disabilità coinvolti nella didattica a distanza

Sono 111 mila gli alunni con disabilità nelle scuole statali costretti dal DPCM 3 novembre a starsene a casa e a seguire l’attività didattica a distanza. Sono invece almeno 68mila i docenti di sostegno che lo stesso DPCM obbliga ad operare a distanza. I dati di Tuttoscuola

Sono 111 mila gli alunni con disabilità nelle scuole statali costretti dal DPCM 3 novembre a starsene a casa e a seguire l’attività didattica a distanza. Sono invece almeno 68mila i docenti di sostegno che lo stesso DPCM obbliga ad operare a distanza. Secondo i calcoli di Tuttoscuola, sono in tutto 3 milioni e 700 mila gli studenti che da oggi non possono seguire le lezioni in presenza, come era avvenuto nel primo mese e mezzo di scuola. Ma per i 111 mila ragazzi con disabilità la situazione è ben diversa e, come già avvenuto nella primavera scorsa, sono loro a pagare il prezzo più alto della esclusione dalla scuola.

Il docente preposto al sostegno, costretto ad operare da lontano, non può infatti mettere in atto quei contatti e quegli interventi quotidiani che aiutano a conquistare autonomia operativa. Inoltre, senza l’intervento di un adulto, molti ragazzi con disabilità spesso non sono in grado di utilizzare efficacemente la strumentazione tecnologica per seguire gli interventi in DAD.

Va ricordato che l’ultimo DPCM ha previsto la possibilità della frequenza in presenza per gli alunni con disabilità (e per quelli che devono utilizzare i laboratori) “in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali“. C’è chi ha visto in questo un balzo all’indietro nel tempo con il ritorno delle ‘classi speciali’, abolite dalla legge 517 del 1977 proprio con l’obiettivo di realizzare la piena integrazione di tali alunni nelle classi ordinarie.
Per questo il Ministero dell’istruzione ha invitato in una circolare contenente indicazioni sull’applicazione del DPCM gli istituti scolastici ad assicurare il “coinvolgimento anche, ove possibile, di un gruppo di allievi della classe di riferimento, che potrà variare nella composizione o rimanere immutato, in modo che sia costantemente assicurata quella relazione interpersonale fondamentale per lo sviluppo di un’inclusione effettiva e proficua“.
Una soluzione di incerta applicazione (con quali insegnanti? Soltanto con quelli di sostegno che comunque non possono assicurare la totale copertura oraria?), criticata dalla Confad (Coordinamento Nazionale Famiglie con Disabilità), favorevole invece a una terza strada: le lezioni domiciliari.

Secondo le stime di Tuttoscuola, in Campania più di 14.500 piccoli alunni con disabilità inseriti nelle scuole dell’infanzia e primaria sono quasi del tutto esclusi dall’utilizzo dei device che li possono tenere collegati con il mondo esterno e con i loro insegnanti. A meno che non vi sia a sostenerli e guidarli a casa qualche familiare.

Complessivamente 4 ragazzi con disabilità ogni 10 (41,2%) sono coinvolti in questa esclusione dalla didattica in presenza (soprattutto negli istituti superiori): 111 mila su 269 mila. Campania e Lombardia, con oltre 50 mila alunni con disabilità complessivi, raggiungono quasi la metà dei ragazzi obbligati a casa e in contatto con la loro scuola tramite la DAD.

Passando dall’altro lato della cattedra (o del video), Tuttoscuola calcola che sono almeno 68mila i docenti di sostegno che il DPCM 3 novembre obbliga ad operare a distanza per i 111mila alunni con disabilità affidati, fatta salva la possibilità per questi di frequenza in presenza solo per loro. Rappresentano quasi il 40% dei 172 mila docenti di sostegno in servizio l’anno scorso nelle scuole statale. Ma con tutta probabilità per l’anno in corso i docenti di sostegno saranno molti di più (secondo le stime riportate nel dossier di Tuttoscuola sul sostegno, circa 185 mila); e saranno di più anche quelli che si troveranno in DAD con possibile accentuazione di alcune criticità proprie di questo nevralgico settore: potrebbero arrivare a 70-75 mila.

Si tratta di criticità purtroppo consolidate, a cominciare dal crescente incremento dei posti “in deroga” assegnati per legge a docenti precari. Alla situazione di precarietà dei posti in deroga va aggiunta quella di circa il 15-20% di posti di sostegno stabili vacanti in attesa della conclusione dei concorsi e assegnati a docenti con contratto annuale a tempo determinato.

Complessivamente secondo Tuttoscuola si può quindi ritenere che almeno la metà dei docenti di sostegno in servizio abbia un rapporto di lavoro a tempo determinato; tra i 68 mila costretti ad operare a distanza circa 35 mila sono docenti precari. A quasi tutti sono stati affidati alunni diversi rispetto all’anno scorso, con i quali ora sarà ancora più difficile la relazione educativa nelle condizioni imposte dal contrasto al virus, mancando una reciproca conoscenza. E’ la prova che la continuità didattica a favore degli alunni con disabilità per il momento resta una chimera. Un numero imprecisato di quei docenti di sostegno precari è anche privo di specializzazione.

Per ultimo va considerato il fatto che i docenti di sostegno in DAD vengono privati dell’interazione di gruppo con gli altri docenti della classe indebolendo il lavoro in team, che è una delle condizioni per rendere efficace l’inclusione degli alunni affidati.

In Campania, per effetto dell’ordinanza De Luca, sono in DAD tutti i 20.151 docenti di sostegno in servizio. Complessivamente le tre regioni in fascia rossa superano i 18 mila docenti di sostegno: in Lombardia 9.528, in Piemonte 5.701 e in Calabria 2.988.

Sicilia e Lazio hanno rispettivamente 5.442 e 4.209 docenti di sostegno in DAD. La minore incidenza di insegnanti di sostegno in didattica a distanza si ha in Veneto, con il 23,5%.
Ecco i dati per Regione, elaborati da Tuttoscuola su dati del Ministero dell’istruzione.

(vita.it)

Manovra di bilancio 2021 – Più fondi per i disabili

Durante la conferenza stampa di oggi pomeriggio del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte di presentazione della manovra di bilancio 2021 sono stati annunciati incrementi per quanto riguarda i fondi destinati alle persone con disabilità. In particolare il fondo per i progetti di Vita Indipendente e lo stanziamento di 1.2 mld per l’assunzione degli insegnanti di sostegno. Al momento non sono note le cifre messe a disposizione in manovra, probabilmente nelle prossime ore saranno disponibili ulteriori dettagli.

Quella professoressa mamma che ha liberato i disabili dalle classi ghetto

Mirella Casale ha inventato di fatto la figura dell’insegnante di sostegno, un ruolo oggi a rischio a causa del coronavirus

Mi chiamo Maria, sono molti anni che faccio l’insegnante di sostegno. In questo periodo, a causa del virus, è stato difficile svolgere il mio lavoro perché il bambino che seguo ha un ritardo mentale e ha bisogno di essere affiancato da vicino. Comunque, anche con la didattica a distanza, sono riuscita a svolgere delle attività insieme a lui. Cerco sempre di mettere passione e impegno nel mio lavoro. Una figura che è sempre stata un modello per me e il cui esempio mi dà forza nei momenti di difficoltà è Mirella Casale, prima professoressa delle medie e poi preside. Lei è stata la prima preside ad inserire in ogni classe, insieme a studenti normodotati, uno studente disabile affiancato dall’insegnante di sostegno. Grazie a questo esperimento coraggioso, i disabili non furono più costretti a frequentare le scuole speciali, che erano purtroppo una sorta di ghetto. Mirella aveva una figlia con una grave disabilità e per lei ha portato avanti questo progetto che ha cambiato la vita di tutti i disabili. Tutto questo è avvenuto negli anni 60-70, è stato proposto di recente un film dalla Rai, intitolato “La classe degli asini”, che racconta la vita di Mirella Casale e che consiglio caldamente di vedere.
Maria

Il film citato, che ho avuto il piacere di vedere, racconta di come Mirella, una professoressa di italiano molto ligia alla legge e alle regole, a un certo punto della sua vita decida di ribaltarle. Tutto inizia quando un suo collega propone di creare un dopo scuola per studenti disabili, ragazzi difficili o in situazioni di disagio sociale. Il desiderio di rovesciare il sistema era nato in lei quando sua figlia Flavia, affetta da una grave patologia mentale, era stata respinta dalla scuola speciale perché non aveva riportato miglioramenti sensibili. A quell’epoca le scuole speciali accoglievano disabili, ma a condizione che fossero in grado di svolgere qualche tipo di attività. Altrimenti, come nel caso di Flavia, la porta della scuola veniva chiusa e si restava in casa senza un minimo di sostegno e aiuto. Mirella non si arrende, entra nell’ANFFAS (un’associazione nazionale di famiglie di persone con disabilità intellettiva o relazionale, una tra le associazioni storiche italiane) e decide di sostenere il progetto del suo collega. Infine diventa preside e si spende per far chiudere le scuole speciali. Ma il suo obiettivo è più ampio ancora, è la vera integrazione di tutti, per cui respinge anche il modello delle scuole differenziate. Le scuole differenziate erano scuole dedicate per gli studenti più indisciplinati, che si presentavano come una sorta di collegio, ma in realtà erano delle carceri correttive dove i bambini rischiavano di diventare disabili psichiatrici a causa delle numerose sevizie subite. Finalmente, grazie all’impegno di Mirella, è iniziato un vero processo di integrazione dei disabili e abbiamo cominciato ad avere la possibilità di un’istruzione come tutti e anche la possibilità di lavorare. Sono molto importanti il sostegno delle associazioni di categoria e l’impegno dei genitori che con tenacia vogliono far valere i diritti dei loro figli. Gli altri protagonisti dei cambiamenti dobbiamo essere noi, i disabili stessi, perché da soli siamo più deboli, ma se ci uniamo siamo più forti.

Tornando a Maria, è molto bello sapere che ci siano insegnanti che mettono molta passione nel loro lavoro; certo, come in tutti i lavori, c’è chi si spende e chi invece decide di fare il minimo. Ovviamente la strada da percorrere è ancora lunga e piena di ostacoli, ma non per questo ci si deve arrendere. Non vinceremo tutte le battaglie, ma almeno non avremo rimpianti per non essere scesi in campo.

*Mattia Abbate, l’autore di questa rubrica, è affetto da distrofia muscolare di Duchenne. “Questo spazio dice – è nato per aiutare chi convive con difficoltà di vario genere ad affrontarle e offre alle persone sane un punto di vista diverso sulla realtà che le circonda”. (repubblica.it)

Disabilità, se l’assemblea non autorizzata è più inclusiva delle lezioni

Licei e scuole superiori: assemblee autorizzate e non, scioperi, occupazioni, autogestioni. La discriminazione per favorire la libertà. Un controsenso assoluto.

Con Diletta mi sono affacciata da poco più di un mese nei meandri delle scuole superiori. Un nuovo mondo si sta aprendo ai nostri occhi. Una serie di prassi che con la disabilità non dovrebbero avere niente a che spartire e invece eccomi qui. Seduta alla mia scrivania a studiare e decifrare la normativa, i regolamenti e poi le distorsioni di prassi.
Fermo restando che il clima ci intriga e ci persuade. Esprimo le mie perplessità nella totalefiducia che nutro rispetto le persone che mi accompagnando in questo approccio. Il mio carattere però pone una serie di quesiti che mi lasciano sospesa in un oblio che intendo definire quanto prima.
La concreta sensazione: gli alunni non entrano? Diletta torna a casa. C’è assemblea non autorizzata? Diletta torna a casa. C’è autogestione? Diletta torna a casa… insomma mettete voi un punto interrogativo e poi copiate la risposta.
Non solo. Diletta ha necessità di usufruire dell’ascensore. I professori in larga parte sostengono che non sia loro competenza spingerla e accompagnarla.
Diletta ha sete mentre non c’è l’assistente? Meglio farla morire di sete che rischiare che cada un po’ d’acqua.Entra da sola nonostante l’assemblea perché io pompo le scatole? “non siamo baby sitter” (e qui in realtà condivido in toto). Non potrebbe andare in un’altra prima ? Oddio noooo: più alunni disabili infettano coloro che li privano del diritto allo studio. Non è il caso. Fa attività alternativa? ma da sola non va bene. Però quando la classe c’è, allora si che deve (pare occasionalmente) stare da sola per alcune attività.
Devo però anche riconoscere che dinanzi ad una media conoscenza della normativa riscontro moltissima buona volontà nel pareggiare il conto. E allora riposizioniamo la punteggiatura e rientriamo nel clima di collaborazione.Poche ore di assistenza. Tre al giorno che però devono essere raggruppate. E onestamente troverei oltraggioso chiedere ad un lavoratore pagato neanche dieci euro di lavorare un’ora si, poi due no e così via.
Ma niente acqua e niente ascensore? E niente lezione?Chiedo: “prendete lo stipendio in queste fasi?” Risposta: “si, si”. Ottimo è allora evidente che dovete fare lezione. Si apre una discussione su un ipotetico numero minimo di alunni, sulla opportunità di fare lezione solo a lei…e lì rifletto. Mi chiedo se sto facendo queste “inchieste” perché mia figlia è disabile o perché mia figlia ha voglia di studiare.
Attendo dieci giorni per darmi tempo. La risposta questa mattina fuoriesce dalla mia bocca in maniera incontrollata: “gli altri genitori accettano tutto questo passivamente?”. Ma insomma, alunni di prima liceo ripetutamente saltano la lezione, senza preavviso ufficiale.
Dove sono le famiglie?
Contatto, con un po’ di disagio, un ragazzo molto simpatico e accogliente e chiedo se sia vero che Diletta non potrà entrare nelle assemblee perché non ammettono né insegnanti di sostegno né assistenti. Il ragazzo solare e spontaneo mi dice che non è vero affatto. Che Diletta non solo può, ma anzi deve entrare nelle loro assemblee e che loro accettano chiunque sia necessario alla sua partecipazione purché non ci sia una limitazione della espressione e della libertà degli altri alunni. Mi sollevo un bel po’, nonostante a volte alcuni adulti siano così incerti sui loro compiti, scopro che i giovani come sempre hanno da insegnarci moltissimo.
Mi spiega che anche i genitori possono entrare. Un invito? Chissà…proverò ad ascoltare.Nel frattempo tutto sembra rientrare nei ranghi mentre io, dopo aver accumulato numerosi mal di testa studierò a fondo e fronteggerò al meglio lafrequenza scolastica di mia figlia. E che assemblea sia! ma inclusiva.
di Fabiana Gianni (ilfattoquotidiano.it)

di Giovanni Cupidi

Sostegno, le cifre: 100mila insegnanti, meno della metà degli alunni disabili

Pochi giorni fa il governo ha annunciato l’inserimento di 26mila docenti dedicati a questo servizio nei prossimi tre anni. Gli addetti ai lavori (sindacati, associazioni, genitori) riconoscono l’inversione di tendenza rispetto al passato: “Ma le risorse sono ancora scarse”. Secondo i dati Flc Cgil raccolti da ilfattoquotidiano.it, in dieci anni gli alunni con diagnosi sono aumentati del 51%. In Lombardia, Lazio e in tutte le regioni del centro-nord non si arriva nemmeno a un insegnante ogni due allievi

“Misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca”.

Il consiglio dei ministri ha dato il via libera pochi giorni fa al decreto legge presentato da Maria Chiara Carrozza. Tra le varie disposizioni si è stabilita l’immissione in ruolo in 3 anni (2014-2016) di 26 mila docenti di sostegno. L’organico di diritto (cioè le assunzioni “stabili”) si arricchirà di 4.800 unitàquest’anno, 13 mila l’anno prossimo e 9 mila nel 2015/2016. Come questo contingente verrà distribuito sul territorio e nei vari livelli scolastici, però, ancora non è dato saperlo: sarà necessaria unacontrattazione a livello nazionale e regionale. All’indomani del provvedimento sono in molti a chiedersi se con queste nuove assunzioni verranno davvero attutiti i problemi ormai strutturali di una scuola che dovrebbe essere “dell’integrazione e dell’inclusione”, ma che non sempre riesce a esserlo.Il sistema scolastico statale accoglie ogni giorno nelle classi il 95% dei bambini e ragazzi con disabilità:secondo i dati del ministero dell’istruzione si tratta di circa 203 mila alunni, seguiti nel 2012/2013 da101.301 insegnanti di sostegno (erano 98.083 nel 2011/2012), che costano allo Stato circa 4 miliardi all’anno.I dati della Flc Cgil nazionale, relativi all’anno scolastico 2012/2013, evidenziano una situazione di squilibrio tra le cattedre di sostegno messe a disposizione dal Miur e il numero degli alunni disabili. Il divario è più forte al centro-nord del Paese, a partire dal Lazio dove 23.405 alunni disabili un anno fa erano seguiti da 9.889 insegnanti, in un rapporto quindi di 2,4. Seguono Lombardia (31.327 studenti e solo 13.675 posti di sostegno per un rapporto di 2,3),Veneto (15.479/6.908; rapporto 2,2), Umbria (2790/1245; 2,2), Abruzzo (5.842/2.639; 2,2), Toscana(10.729/5.092; 2,1), Liguria (5.102/2.434; 2,1), Marche(5.827/2.718; 2,1), Emilia Romagna (13.098/6.430; 2,0), Piemonte (13.943/6.839; 2,0), Friuli (2.861/1.402; 2,0). Al Sud la situazione è di poco migliore, ma non scende sotto il rapporto di 1,6 di Molise, Basilicata e Calabria (Campania, Puglia, Sardegna sono a 1,7,Sicilia a 1,8). E la forbice si amplia: gli alunni con una disabilità crescono ogni anno di quasi 7 mila unità, aumentando così del 5%, tanto che dall’anno scolastico 2000/2001 al 2010/2011 si è avuto unincremento del 50,9%, mentre i docenti messi a disposizione non sono in grado di rispondere a tutte le loro esigenze per una carenza di organico.Sono molti di più i disabili nelle scuole secondo Toni Nocchetti, presidente dell’associazione “Tutti a scuola”: “L’anno prossimo – chiarisce – ci saranno221mila alunni certificati di cui l’80% è grave (con una disabilità intellettiva, non autosufficienti al 100%) ovvero 176.800 di loro. Siamo di fronte a una carenza da almeno 80-90mila unità. Ora uno studente disabile ha dalle 14 alle 10 ore alla settimana con un insegnante di sostegno, su una frequenza di almeno 30 ore. A ciò si aggiunga che al Sud non ci sono enti locali in grado di finanziare assistenti all’educazione che sopperiscano, almeno in parte, alla carenza di insegnanti”.
Sui forum online appaiono le prime reazioni al decretoapprovato lunedì scorso: a commentare la notizia sono associazioni e familiari di alunni con una disabilità, ma anche insegnanti di sostegno che cercano di capire che ricaduta vi potrà essere sulla loro situazione lavorativa. Dal mondo dei docenti proviene, lapidario, il commento di Libero Tassella, responsabile di “Professione Insegnante” che pubblica un post sul sito dell’associazione intitolato “La montagna ha partorito il topolino”. “Se leggo di applausi e sorrisetti – scrive – di comunicati sindacali compiacenti nei confronti di quel decreto legge non posso che pensare a due cifre: i 400 milioni nel triennio stanziati dal governo per la scuola, un niente, e agli 8 miliardi e più che alla scuola pubblica statale, non alla paritaria, sono stati sottratti nel corso degli ultimi 5 anni. E questo niente, questa bazzecola, a fronte della colossale cifra sottratta da Gelmini e da Tremonti oggi viene sapientemente venduta dallapropaganda ministeriale, governativa, politica, sindacale come un’inversione di tendenza! È una vittoria di Pirro: ben altra inversione di tendenza era auspicata dagli insegnanti e da tutto il personale della scuola, soprattutto da Letta, dalla Carrozza e dal loro partito, il Pd, dopo anni di finta opposizione alle decisioni di Tremonti e Gelmini sulla scuola, dopo mesi e mesi di propaganda su scuola e insegnanti, dopo alcuni mesi di governo a parlare e a lanciare moniti”.
Su altri toni, sempre critici ma decisamente più moderati, è la Flc Cgil nazionale che vede nel decreto un “intervento utile ma non risolutivo”, “un’inversione di tendenza” sì, ma “rispetto al niente degli ultimi anni in cui era funzionato solo il solo turnover, diminuito dall’introduzione della riforma Fornero”. Insomma si tratta di un primo passo, di “un impegno, ma “le risorse sono ancora scarse”, come dichiara dal sindacato Domenico Pantaleo. “E ora toccherà al ministero dell’economia renderle esigibili”.Per Gabriella D’Abbiero, madre di un disabile di 44 anni e presidente di Anffas Onlus Bologna (associazione nazionale famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale) “il cammino che la scuola deve fare è ancora molto lungo: certo la situazione è un po’ migliorata e hanno riparato all’obbrobrio fatto negli anni passati, ma quelli contenuti nel decreto sono numeri ancora esigui e poi quando si parla di studenti certificati non bisognerebbe dimenticare il tipo di disabilità che presentano: un insegnante di sostegno dovrebbe avere un numero congruo di ore e con un solo alunno, se costui è un disabile grave. C’è infine la questione della formazione”, conclude D’Abbiero: “Le famiglie e il mondo della scuola hanno bisogno di insegnanti motivati a lavorare sul sostegno e preparati sulle varie problematiche psico-fisiche. È un impiego che richiede umanità e competenza. Non può essere svolto bene da chi lo vede solo come un ripiego, una scorciatoia per arrivare prima al posto di ruolo”. Insomma, il provvedimento firmato dal ministro Carrozza segna certamente un’inversione di tendenza, ma basta confrontare i numeri per concludere che per gli alunni che necessitano un sostegno i problemi sono tutt’altro che risolti.
(ilfattoquotidiano.it)

di Giovanni Cupidi