Persone sorde, Due bandi per abbattere le barriere e favorirne l’inclusione

Disponibili due nuovi bandi del PIS – Pio Istituto Sordi – uno nazionale, un altro riservato alla città di Milano – per finanziare progetti con attività aggregative, educative, culturali, sportive o di sensibilizzazione e favorire l’inclusione delle persone sorde.

La condizione della sordità è tanto diffusa quanto sommersa. Secondo l’OMS, nel mondo sono circa 460 milioni le persone in condizione di perdita dell’udito di cui 34 milioni in età infantile, con un progressivo incremento nel prossimo futuro.

La condizione della sordità è tanto diffusa quanto sommersa. Secondo l’OMS, nel mondo sono circa 460 milioni le persone in condizione di perdita dell’udito di cui 34 milioni in età infantile, con un progressivo incremento nel prossimo futuro.

Il PIS, Pio Istituto Sordi, storica Istituzione educativa milanese oggi divenuta Fondazione di erogazione, mette a disposizione due dotazioni, una a rilevanza nazionale una locale rispettivamente di 80 e 30mila euro per supportare attività mirate sulla disabilità uditiva. Le scadenze per la presentazione delle candidature sono 31 maggio e 30 giugno.

La sordità neonatale è la più frequente disabilità sensoriale congenita e, sempre secondo l’OMS, incide in circa 1-4 casi ogni mille abitanti. In Italia sono almeno 90mila le persone con disabilità uditiva (certificati ai fini INPS), con un’incidenza intorno al 1,5%. Perdere l’udito in età precoce spesso significa incorrere in difficoltà di acquisizione del linguaggio con tutto ciò che ne consegue: disagio, rischio di isolamento, difficoltà di comunicazione e relazione.

In Italia le persone che hanno una perdita uditiva sono circa 5 milioni di cui il 75% ha una perdita uditiva leggera o media e il 5% grave o profonda. La maggior parte di loro ha perso l’udito dopo l’acquisizione del linguaggio, soprattutto a partire dai 50 anni di età. Un terzo delle persone sopra i 65 anni convive con una perdita di udito. In Europa la perdita di udito coinvolge oltre 34 milioni di persone ed è considerata condizione a vario titolo disabilizzante.

Le opportunità messe costantemente a disposizione dal PIS sono molte, tutte focalizzate sull’abbattere le barriere che incontra chi convive, a diverso titolo, con la sordità e siamo felici di valutare e accogliere idee e progetti innovativi e mirati” riferisce Daniele Donzelli, Presidente del PIS.

Di inizio anno è anche la messa online del nuovo sito web, una vetrina più moderna e intuitiva, ricca di informazioni per conoscere la storia, le attività, i progetti svolti e le opportunità per realtà onlus e singoli individui coinvolti a vario titolo con la disabilità uditiva.

Persone sorde

Anche in pandemia la Fondazione non si è fermata: sono state distribuite mascherine trasparenti per consentire la labiolettura, sono stati organizzati eventi sportivi come il progetto sostenuto da Fondazione Vodafone Campioni Sordi ieri, oggi e domani, sono state erogate borse di studio per giovani universitari con sordità (opportunità tuttora attiva con un bando ad hoc in scadenza al 30 settembre), è stata avviata una collaborazione per l’attivazione di uno sportello di consulenza psicologica gratuito per i soggetti più isolati a causa dei lockdown e sono state, infine, sostenute iniziative all’estero destinate alle persone con disabilità uditiva nei paesi in via di sviluppo.

Nata come istituzione scolastica nel lontano 1854, la Fondazione ha mantenuto negli anni il suo ruolo di guida per le famiglie e le persone che devono fare i conti con la sordità e gli enti che si adoperano per abbattere pregiudizi e barriere favorendo l’inclusione a scuola, al lavoro e nelle relazioni sociali quotidiane.

La sua trasformazione da Istituto pedagogico in Fondazione di erogazione di contributi la rende oggi una delle realtà di riferimento nel Terzo Settore per questa forma specifica di disabilità. “Valuteremo ogni progetto, di qualunque natura, che abbia come focus l’inclusione delle persone sorde – commenta Stefano Cattaneo, Direttore del PIS – e metta la persona sorda al centro, in linea con le raccomandazioni della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e con lo spirito della nostra Fondazione”.

Il PIS partecipa stabilmente anche al Tavolo Disabilità sensoriali della Comune di Milano, a UNEBA Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza sociale, alla Commissione Gioco al Centro – Parchi gioco per tutti della Fondazione di Comunità Milano Città Sud Ovest ed Est Martesana. Proprio con la Fondazione di Comunità, ha preso vita il secondo bando (scadenza 30 giugno) riservato ad attività con sviluppo sulla città di Milano per un massimo di 5mila a progetto finanziato.

Il PIS finanzia le proprie attività con fondi propri e donazioni, e proprio la dotazione del Fondo Sordità Milano costituito in Fondazione di Comunità Milano può essere incrementata con ulteriori contributi liberali da parte della cittadinanza.

Conoscere tutte le attività legate al mondo della sordità potrebbe far meglio percepire l’entità del fenomeno, la sua diffusione in Italia e quanto questa sia una limitazione le cui conseguenze vengono spesso percepite meno rispetto a svantaggi più facilmente visibili.

La sordità influisce molto sulle relazioni interpersonali e sociali – confermano dal Pio Istituto dei Sordi – per cui serve sensibilizzare le Istituzioni e la società civile su quanto sia importante fare qualcosa ogni giorno per abbattere barriere che spesso non riusciamo nemmeno a immaginare. Questo, soprattutto per bambini e giovani, alle prese con l’inserimento a scuola, le amicizie, lo sport e il mondo del lavoro”.

Favorire anche attraverso questi bandi nuove attività inclusive resta il fine costante del PIS: per ogni dettaglio sui requisiti e informazioni consultare il sito o contattare gli organizzatori.
https://www.pioistitutodeisordi.org/

Disabilità e diversità, risorse per le aziende

Crescono le aziende attente ai temi della disabilità e della diversità

Secondo un’indagine condotta da PageGroup su più di 100 imprese che operano in diversi settori – un campione costituito prevalentemente da manager di realtà che hanno tra 100 e 499 dipendenti (29,5%) – il 60,2% dichiara di essersi occupato di diversity management negli ultimi due anni. Il 22,7%, invece, non lo ha ancora fatto, ma lo farà nel prossimo futuro, mentre soltanto il 17% non lo farà.

Le ragioni per le quali non è presente il tema dell’inclusione può essere riassunto in due macro-aree: valore aggiunto ancora non percepito (53,3%) e mancanza di risorse per approcciare il tema (26,6%). Per quanto riguarda il ruolo dei manager coinvolti in questi processi, dalla ricerca emerge che il 61,4% dei responsabili della Diversity opera in ambito Hr e che il 22,7% è di livello senior.

«Sebbene – dichiara Pamela Bonavita, managing director di PageGroup – oltre il 60% delle aziende che abbiamo coinvolto nella nostra indagine percepisca il tema della Diversity & Inclusion come fondamentale, e questo è certamente un dato molto positivo, siamo ancora piuttosto lontani dagli standard europei: in Olanda, in Spagna o in Portogallo, infatti, più del 70% delle imprese ha a cuore questi temi e solo poco meno dell’8% non ha intenzione di occuparsene in futuro.

Abbiamo sicuramente fatto grandi passi in avanti, ma purtroppo questo aspetto continua a non essere ritenuto di valore per quattro aziende su dieci. Credo che la ragione sia da ricercare nella mancanza di risorse o di capacità per approcciare un tema estremamente complesso, ma davvero molto importante. Una adeguata strategia di Diversity Management può portare enormi benefici a ogni azienda, anche a livello di business».

Per le aziende intervistate, inclusione significa prevalentemente (65,9%) creare un ambiente di lavoro libero da molestie, intimidazioni e discriminazioni. Grande rilevanza assume, inoltre, il rispetto che deve essere garantito a tutti i dipendenti (58,5%). Quasi metà delle aziende intervistate (48,8%) ritiene, infine, che l’inclusione debba passare da un ambiente di lavoro in cui si valorizzino diverse prospettive. Due aziende su tre (72,7%) si impegnano a promuovere una flessibilità lavorativa che garantisca un miglior equilibrio tra vita professionale e vita privata; metà delle aziende intervistate (50%), invece, ha scelto di intraprendere un’attività di comunicazione interna ed esterna che mostri gli obiettivi ed i risultati della politica di Diversity Management.

Per quanto riguarda i successi esterni, più della metà delle aziende intervistate (59,1%) ha riportato un miglioramento dell’immagine dell’azienda ed una maggior capacità di attrarre talenti o trattenere i talenti (52,3%). Tra i successi interni più rilevanti, invece, si segnala la creazione di un’ambiente di lavoro più stimolante (54,5%) e una maggiore soddisfazione e fidelizzazione dei dipendenti (38,6%).

«Questi dati – aggiunge Bonavita – dimostrano quanto queste politiche abbiano un impatto positivo sia in termini di immagine esterna, sia di engagement delle risorse (attuali e potenziali). Un trend che, da quanto vediamo, si confermerà anche in futuro: le aziende intervistate che hanno intrapreso una politica di Diversity Management prevedono di poter esercitare una maggiore attrazione per i talenti (47,1%), di poter prevenire la discriminazione (43,1%) e di migliorare la propria immagine (35,3%)».

Viene confermato infatti che le pratiche inclusive sui temi di genere e identità di genere, etnia, orientamento sessuale e affettivo, età, status socio-economico, disabilità e credo religioso (le sette aree della diversity su cui si concentra la ricerca) impattano positivamente sulla reputazione dell’azienda e sulla fiducia delle consumatrici e dei consumatori, riversandosi in un indice di passaparola positivo e risultati economici migliori.

I marchi percepiti come inclusivi registrano un Nps (Net Promoter Score, indicatore del passaparola) in ulteriore crescita (+5,3 p.p.) rispetto all’anno precedente, attestandosi a +86,5%; per gli altri, l’Nps rimane invece molto basso, sebbene in attenuazione rispetto al 2021 (-77,2% vs -90,9%): un dato che conferma come il livello di attenzione e sensibilità del mercato verso questi temi si sia comunque alzato e come vengono registrati meno “scivoloni” sul tema. Si conferma inoltre il differenziale della crescita dei ricavi tra i due gruppi di aziende, con un +23% a favore di quelle percepite come maggiormente inclusive.

I dati evidenziano ancora una volta come parlare di inclusione al mercato finale in maniera coerente e affidabile non abbia controindicazioni ma porti solo vantaggi. Sulla composizione settoriale dei primi 50 brand percepiti dal mercato come più inclusivi rispetto allo scorso anno si registrano dei rimbalzi che seguono la modifica dei comportamenti pandemici avvenuta fra il 2020 e il 2021:

dopo il balzo in avanti dello scorso anno, retrocedono infatti le aziende dell’information Technology (-8 p.p.) e Media (-2 p.p.), insieme a Healthcare & Wellbeing (-2 p.p.). Riguadagnano terreno invece le aziende legate al Retail (+8 p.p.), in virtù di una maggiore possibilità di accedere agli spazi commerciali viste le calanti restrizioni pandemiche, che si conferma il settore più presente (28%), al FMCG (beni di largo consumo, +2 p.p.) e ai Consumer Services (+2 p.p.).

Proseguono la loro marcata progressione le marche dell’Apparel & Luxury goods (+4 p.p.), registrando un balzo in 3 anni dal 6 al 20% e diventando il secondo settore più indicato, grazie in primis all’adozione di un’immagine più inclusiva nelle loro campagne (special collection e così via). Dalla ricerca l’Italia si conferma complessivamente un Paese con un buon grado di conoscenza, familiarità e contatto sui temi della diversity ma ancora con una scarsa pratica, con un divario tra il grado effettivo di contatto e quello del coinvolgimento; dopo anni di assoluta stabilità su questo fronte, nel 2021 qualcosa è cambiato.

Nello specifico, disabilità, età e status socio-economico si confermano come le tre forme di diversità sulle quali la popolazione si sente più coinvolta, mentre scende lievemente il livello di familiarità, soprattutto nelle componenti del genere e dell’orientamento sessuale, e aumenta la percezione di contatto con le aree dell’etnia e della religione, controbilanciato da una percezione di minore interazione con orientamenti sessuali diversi dal proprio.

Disabilità e diversità
L’iniziativa di Andel e Università e-Campus

Gli strumenti per assicurare l’inclusione lavorativa delle persone disabili ci sono, funzionano ma non vengono applicati a livello nazionale. Come ha dimostrato Marino Bottà, direttore generale di Andel-Agenzia nazionale disabilità e lavoro, le buone pratiche esistono e sono fattibili: capendo il potenziale occupazionale di un’azienda, si è in grado di proporre l’inserimento di una persona disabile che ha le caratteristiche adatte per ricoprire quel determinato ruolo. Un altro strumento è quello delle cosiddette “adozioni lavorative”.

Le aziende con più di 15 dipendenti che non assumono la loro quota di lavoratori disabili, sono tenute a versare 8mila euro a un fondo regionale. Secondo il progetto proposto da Bottà, questi 8mila euro potrebbero essere usati per pagare un datore di lavoro che offre un tirocinio retribuito a una persona che non è nelle condizioni di essere assunta. Utilizzando questo sistema, circa 800 persone con disabilità stanno già svolgendo tirocini. Oltre ad inserire nel mondo del lavoro le persone disabili, queste buone pratiche portano le aziende ad applicare le leggi già esistenti. Ma purtroppo la strada è ancora lunga.

Il metodo delle “adozioni” proposto da Bottà oggi è applicato solo dalle regioni Lombardia, Liguria, Emilia Romagna e Veneto perché mancano gli strumenti burocratici. In attesa che la politica si attivi per fornire questi strumenti a tutto il territorio nazionale, l’Università e-Campus e Andel hanno unito le forze per creare il primo master italiano per la formazione di Disability Job Supporter, figura mediatrice fra persona disabile e il mercato del lavoro, dotata di competenze psico-pedagogiche, giuridiche ed economiche fondamentali per lo svolgimento di questo lavoro.

Inoltre Andel si occuperà del placement dell’Università eCampus e congiuntamente metteranno in campo iniziative per promuovere sul territorio nazionale le buone pratiche di inclusione lavorativa per persone disabili e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e delle istituzioni.

“Digital Diversity Week” dal 26 al 29 aprile

Dal 26 al 29 aprile si terrà la Digital Diversity Week, l’evento digitale dedicato alle aziende che vogliono raggiungere le persone con disabilità e appartenenti alle categorie protette. Digital Diversity Week nasce dalla partnership tra Start Hub Consulting – la prima realtà a lanciare le job fair digitali – e Jobmetoo Seltis Hub – realtà specializzata nella consulenza in tematiche di Disability & Inclusion e ideatrice della piattaforma dedicata alla ricerca e selezione di persone con disabilità e appartenenti alle categorie protette.

Sul sito web dedicato all’evento, i candidati potranno conoscere le aziende partecipanti e inviare il proprio cv in risposta alle posizioni pubblicate o come candidatura spontanea. Allo stesso tempo, le aziende partecipanti avranno a disposizione strumenti dedicati alla consultazione e gestione ottimale delle candidature in ingresso. (avvenire.it)

Oscar a “Coda”, film sulla disabilità e sulla famiglia

Non c’è dubbio che si sia trattato di un vero e proprio colpo di scena, nonostante alcune previsioni favorevoli già nei giorni scorsi: I segni del cuore – CODA, il film della regista americana Sian Heder, ha vinto l’Oscar come miglior film dell’anno, con una storia su disabilità, famiglia, passione e lealtà.

Il favorito, si sa, già vincitore di numerosi premi, era Il potere del cane, il western crepuscolare della neozelandese Jane Campion, che si è invece dovuta accontentare – si fa per dire – del premio per la regia (uno solo su dodici nomination), diventando la terza donna a ottenere questo riconoscimento dopo Kathryne Bigelow e Chloé Zhao.

In uscita nelle sale italiane con Eagle il prossimo 31 marzo e già consacrato da numerosi premi internazionali (tra cui i tre del Sundance), I segni del cuore – CODA (CODA è l’acronimo di Children of Deaf Adults, figli di adulti sordi), vincitore anche per la sceneggiatura non originale firmata dalla stessa regista, è il romanzo di formazione della giovane Ruby, l’unica persona udente della sua famiglia.

La regista Sian Heder con l'Oscar per "Coda"
La regista Sian Heder con l’Oscar per “Coda”

Ogni giorno, prima di entrare in classe, la diciassettenne lavora per aiutare il fratello e i genitori nell’attività di pesca sulla costa del Massachusetts. Ma da quando è entrata a far parte del coro della scuola, ha scoperto di avere grande passione e smisurato talento per il canto, per questo il maestro Bernardo la spinge a considerare una prestigiosa scuola di musica per il suo futuro. La ragazza dovrà scegliere se abbandonare gli adorati genitori per seguire il suo più grande sogno o continuare ad aiutare la sua famiglia. Il canto, inoltre, l’allontanerebbe ulteriormente da quel “silenzio” in cui vivono immersi i suoi cari.

Una storia che ha emozionato e commosso tanti, ma che, corre l’obbligo ricordarlo, è il remake dell’assai meglio riuscito La famiglia Bélier del francese Éric Lartigau, segno di una Hollywood in crisi di idee che pesca dal serbatoio europeo e “scopre l’acqua calda”, certa del fatto che gli americani conoscono solo il cinema “made in Usa”.

«È arrivato il nostro momento!», ha dichiarato un emozionato Troy Kotsur, il primo attore non udente a ricevere un Academy Award come non protagonista (nel film al fianco di Marlee Matlin, Oscar nel 1986 per Figli di un Dio minore, con William Hurt), mentre tutti lo acclamano ruotando in alto le mani, l’applauso nella lingua dei sordi.

TU CHIAMALA SE VUOI INCLUSIONE

L’inclusione è certamente la parola d’ordine dei nuovi Oscar, da quando due anni fa l’Academy ha stilato una lista di meriti che renderebbero i film degni di essere candidati. Dimostrano di aver recepito le nuove linee guida anche i premi di quest’anno: in cima al podio troviamo due donne, Heder e Campion, le sfide legate alla disabilità ricevono una nuova e giusta attenzione e gli afroamericani conquistano sempre più spesso posti al sole di Hollywood vedendosi riconosciuti talenti prima ingiustamente sottovalutati.

Ed ecco il meritato Oscar come migliore protagonista a Will Smith per Una famiglia vincente di Reinaldo Marcus Green, quello al documentario Summer of Soul di Ahmir “Questlove” Thompson sull’Harlem Cultural Festival del 1969, e quello come miglior attrice non protagonista ad Ariana DeBose per West Side Story di Steven Spielberg. L’attrice afroamericana, ma di origini anche portoricane e italiane, membro della comunità LGBTQI, si sofferma durante i ringraziamenti a sottolineare le difficoltà di realizzare i propri sogni per una come lei, nera e gay, la prima a vincere un Oscar.

L’unico rischio di questa nuova politica di serrata correttezza politica è, in generale, quello di far prevalere questioni di “risarcimento morale” sulle valutazioni dei meriti artistici e di premiare le nobili intenzioni più che la bontà dei risulti.

CONFERME

Come previsto, Jessica Chastain vince per Gli occhi di Tammy Faye nei panni delle celebre telepredicatrice americana travolta dagli scandali nonostante fede e compassione muovessero tutte le sue azioni, Kenneth Branagh sale sul palco per ritirare la statuetta per la migliore sceneggiatura originale di Belfast e No Time to Die di Billie Eilish, scritta per l’ultimo James Bond, è la migliore canzone. Scontata anche la vittoria del disneyano Encanto, che batte in casa Luca, diretto dal nostro Enrico Casagrande.

A raccogliere il maggior numero di statuette è Dune del canadese Denis Villeneuve, che vince solo per categorie tecniche, mentre Massimo Cantini Parrini viene snobbato dall’Oscar che finisce invece nelle mani della favorita Jenny Beavan per i costumi di Crudelia.

SCHIAFFI E LACRIME

Cosa resterà di questa brutta serata degli Oscar, funestata da una regia senza “visione”, dalla frammentazione di una scaletta zeppa di insulsi siparietti, incomprensibili classifiche e continui tributi ad anniversari cinematografici e che dimentica nel capitolo dedicato agli artisti scomparsi la nostra Monica Vitti? Resterà il violento schiaffo sferrato da Will Smith a Chris Rock a causa di una infelice battuta di quest’ultimo sul cranio rasato della moglie dell’attore, Jada Pickett Smith, affetta da alopecia. Un gesto scioccante seguito dal rabbioso invito a non pronunciare mai più il nome della consorte.

Schiaffo di Will Smith a Chris Rock agli Oscar
Il momento in cui Will Smith schiaffeggia Chris Rock

Qualche minuto dopo Smith salirà nuovamente sul palco per ritirare l’Oscar pronunciando, in lacrime, uno dei più deliranti ed enigmatici discorsi di ringraziamento mai uditi in questa occasione. L’attore parla infatti dell’amore che fa fare cose folli e della necessità di proteggere la propria famiglia, della madre e i suoi corsi di uncinetto, della sensazione di essere sopraffatto da ciò che Dio gli chiede di fare.

Non smette di parlare, chiedere scusa e piangere, dando l’impressione di essersi talmente calato nei panni di Richard Williams, padre delle celebri tenniste Venus e Serena e protagonista del film, da vivere quasi nella sua pelle. «Poco fa Denzel Washington mi ha detto – rivela l’attore – di stare attento perché è nel momento più alto che il diavolo viene a prenderti». (avvenire.it)

Laureati con disabilità, parte il progetto delle 5 università pugliesi

L’inclusione non solo una responsabilità sociale ma una vera opportunità. Imprese, amministrazioni pubbliche e Terzo Settore possono presentare sino al 30 giugno esperienze e ricerche

Un ponte tra Università e mondo del lavoro per l’inclusione e la vita indipendente” è il titolo del convegno in programma il prossimo 25 ottobre 2021. 
L’evento, promosso dalla Conferenza nazionale universitaria dei delegati dei Rettori per studenti con disabilità e DSA (CNUDD) è organizzato dalle cinque università pugliesi: Politecnico di Bari, Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”,  Università del Salento, Università di Foggia, Università LUM “Giuseppe Degennaro”.

Il convegno – sostiene Floriano Scioscia, docente del Poliba, delegato del Rettore alla integrazione per le persone diversamente abili – intende evidenziare che l’inclusione lavorativa dei laureati con disabilità e DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) non è solo un indicatore di responsabilità sociale, ma un’autentica opportunità di sviluppo. Per questa ragione si invitano ad inviare i propri contributi di ricerca e di esperienza non solo i rappresentanti del mondo accademico, ma anche delle Imprese, delle Amministrazioni pubbliche e delle organizzazioni del Terzo Settore. Queste realtà, ciascuna con il proprio ruolo e le proprie competenze, possono collaborare per porre al centro dell’attenzione il valore del lavoro dignitoso, per tutte e tutti”.

In vista di questo appuntamento sono invitate tutte le organizzazioni pubbliche e private a presentare, entro il 30 giugno prossimo, ricerche teoriche, empiriche ed esperienze nazionali e internazionali di inclusione. Gli abstract devono avere lunghezza massima di 500 parole e devono essere inviati all’indirizzo e-mail convegnocnudd2021@unifg.it. I contributi saranno selezionati da un comitato scientifico. E’ prevista la pubblicazione degli atti in un apposito volume. Il convegno sarà realizzato a distanza e la partecipazione sarà gratuita.

Le aree tematiche delle sessioni del convegno e il modulo per l’invio delle proposte sono disponibili su http://convegnocnudd2021.unifg.it/ 

(rainews.it)

Bambini con disabilità, stimolazione dei 5 sensi in maniera controllata

Presentata la Stanza Multisensoriale realizzata presso l’Istituto comprensivo Marconi

da laprovinciacr.it

E’ stata presentata la stanza multisensoriale realizzata all’interno dell’Istituto comprensivo Marconi di Casalmaggiore, un progetto nato da una idea della dirigente scolastica Sandra Guidelli e da Cristina Cirelli della cooperativa Santa Federici. La preside, parlando a tutti coloro che in vario modo hanno dato una mano alla realizzazione dell’ambiente, ha spiegato che nell’ambito di un gruppo di lavoro per l’inclusione è emerso che nell’istituto sono presenti 68 bambini con disabilità, di cui 43 nel plesso di Casalmaggiore, e di questi diversi da spettro autistico.

Di qui la volontà di creare dei laboratori polivalenti indirizzati ai bambini con bisogni specifici ma non solo, per consentire a tutti di poter usufruire di una didattica innovativa e di un ambiente estremamente rilassante. La stanza multisensoriale nasce come ambiente progettato per il benessere, prodotto dalla stimolazione dei 5 sensi in maniera controllata. La teoria sulla quale si basa la progettazione di tale stanza, va sotto il nome di Metodo Snoezelen, volto a sviluppare la percezione.

“QUELLO CHE VI LEGGERO’ ORA E’ UN PENSIERO CHE PIU’ TARDI DEDICHERO’ A TUTTI GLI AMICI DELL’ISTITUTO MARCONI IN OCCASIONE DELLA ODIERNA GIORNATA CONCLUSIVA DEL PROGETTO INCLUSIONE. CIAO AMICI, SONO GAIA UNA BAMBINA DELLA CLASSE QUARTA E ANCH’IO CON I MIEI COMPAGNI HO PARTECIPATO COME VOI AL PROGETTO INCLUSIONE “UN PLAY PER CRESCERE”. IL NOSTRO ISTITUTO E’ GRANDE E SIAMO IN TANTI, DI DIVERSE ETA’, LE MAESTRE CI HANNO DETTO CHE I PIU’ PICCOLINI DELL’INFANZIA HANNO GUARDATO UN EPISODIO DI “PEPPA PIG”, ALTRI “DUMBO”, ALTRI ANCORA “STELLE SULLA TERRA” E I PIU’ GRANDI “WONDER”.

TUTTE PROPOSTE DIVERSE E’ VERO, MA E’ BELLO PENSARE CHE COMUNQUE TUTTI ABBIAMO PARLATO E RIFLETTUTO SU UNA STESSA COSA: L’ALTRO DA ME… ACCIPICCHIA CHE COSA IMPORTANTE L’ALTRO, VERO? SENZA L’ALTRO, CIOE’ UN AMICO AL MIO FIANCO IO FACCIO PERSINO FATICA A PENSARE… L’ALTRO E’ ALTRO CI SONO POCHE PAROLE PER DESCRIVERLO, NON POSSO COSTRUIRLO COME VOGLIO IO, NON VA BENE, NON E’ GIUSTO E POI NON SAREBBE NEMMENO BELLO! L’ALTRO RISPETTO A ME E’ UNA SCOPERTA, OGNI GIORNO, E’ ARRICCHIMENTO! PERCHE’ CIO’ CHE NON POSSO ESSERE IO MAGARI E’ LUI. GRAZIE A TUTTI AMICI PER AVERE CONDIVISO E CONOSCIUTO QUESTA INSOSTITUIBILE ESPERIENZA DI CRESCITA: L’INCLUSIONE! CI FACCIAMO UNA PROMESSA? CI STATE? SARA’ ANCHE UN REGALO AI NOSTRI INSEGNANTI… PROVIAMO A COSTRUIRE UN MONDO PIU’ INCLUSIVO ANCHE FUORI DALLA SCUOLA. CIAO BUONE VACANZE DA GAIA“

E’ il pensiero di Gaia, letto ieri mattina durante la presentazione dei nuovi spazi legati all’inclusione e al termine del progetto Un Play per Crescere di cui vi parleremo in fondo al pezzo.
da oglioponews.it

Il progetto Inclusione della Marconi è un progetto complesso e strutturato. “E’ nata l’esigenza di avere degli ambienti in cui i bambini potessero stare bene – ha spiegato Sandra Guidelli – e non solo i bambini con bisogni educativi speciali, ma tutti i bambini della scuola. Abbiamo pensato di creare dei laboratori polivalenti in cui i bambini che a volte hanno difficoltà di stare in classe, perché a parte le difficoltà in questa scuola siamo a tempo pieno e quindi 8 ore seduti può essere faticoso, venissero seguiti dal resto della classe o almeno da piccoli gruppi per lavorare tutti insieme.

Abbiamo voluto attuare una didattica innovativa creando questi ambienti. Stamattina ne vediamo uno, ma grazie all’apporto dell’amministrazione comunale, del nostro sindaco, dell’ufficio tecnico del comune, che si sono subito attivati per creare gli ambienti idonei. C’era venuta voglia e l’esigenza di creare un ambiente dove i bambini potessero veramente stare bene e avessero un ambiente dedicato per la calma, un ambiente rilassante e quindi è nata l’esigenza di creare questo laboratorio multisensoriale”.

(articolo rielaborato da laprovinciacr.it e oglioponews.it)

“O anche no”. Il format RAI andrà in onda anche in estate

La disabilità non va in vacanza”. È questo lo slogan scelto per accompagnare nei prossimi mesi il programma di Rai 2 O anche no, format in onda ogni venerdì a mezzanotte e mezza (ed in replica la domenica alle 9,15) che quest’anno avrà anche una versione estiva, in partenza il 4 giugno. I temi trattati resteranno quelli legati all’inclusione, alla solidarietà e ai diritti dei disabili. Ci saranno comunque diverse modifiche nella strutturazione delle puntate e nel tipo di contenuti presentati.

Alla conduzione ci sarà ancora Paola Severini Melograni, che aprirà ogni puntata con un intervento introduttivo per fornire notizie ed informazioni sul mondo della disabilità e sui temi legati all’inclusione. Presenteranno i reportage realizzati in giro per l’Italia due giovani conduttori, Mario Acampa e Riccardo Cresci. Volti già noti di Rai Pubblica Utilità e Rai Ragazzi. I due inviati si alterneranno nel corso delle settimane visitando vari luoghi del nostro Paese, nei quali le opportunità per le persone disabili vengono implementate e tutelate quotidianamente attraverso azioni concrete ed efficaci.

“O anche no”. Il format Rai dedicato ad inclusione e disabilità andrà in onda anche in estate

In particolare saranno girati servizi in alcune di quelle scuole che, rispondendo all’appello del  Ministro dell’Istruzione, hanno deciso di restare aperte anche nei mesi estivi per poter seguire i ragazzi disabili che resteranno a casa. Saranno intervistati i docenti, i ragazzi stessi e le famiglie, per raccontare le loro esperienze a riguardo. Oltre alle scuole saranno visitate strutture abitative, oratori, luoghi attrezzati per il turismo accessibile ed altro ancora. Grande attenzione poi anche per il mondo dello sport, documentando l’attività di alcune squadre di calcio paralimpico ed occupandosi delle prossime paralimpiadi.

La prima puntata si aprirà con una riflessione introduttiva della conduttrice, che presenterà un videomessaggio inviato dal celebre disegnatore satirico Staino. A seguire verrà mostrato il reportage realizzato da Riccardo Cresci nelle Marche. Punto di partenza da Macerata dove si trova la Cooperativa Sociale Il Faro – Centro Orizzonte, che si occupa di ragazzi autistici. Saranno intervistati i responsabili della struttura e si conosceranno alcuni dei ragazzi insieme alle loro famiglie. Poi, restando a Macerata, ci si sposterà allo Sferisterio, monumento storico sede del “Macerata Opera Festival” e teatro di un importante progetto di inclusione per ragazzi diversamente abili.

Qui saranno raccontate le storie di Brando, 15enne affetto da una malattia degenerativa che sta compromettendo la sua vista, e Nitui, 13enne indiana cieca dalla nascita che è stata adottata da una famiglia marchigiana. I due giovani, appassionatisi fortemente al suddetto progetto, sono entrati a far parte dello staff organizzativo.
(adginforma.it)

Odio verso i disabili: Perché è importante approvare il DDL Zan

Le persone con disabilità sono esposte a insulti e disprezzo che si traducono spesso in comportamenti discriminatori, anzi spesso si tratta di una doppia discriminazione.

Le persone con disabilità sono spesso esposte a insulti e disprezzo che si traducono poi in comportamenti discriminatori. Anzi spesso si tratta di una doppia discriminazione. Il disegno di legge Zan è attualmente in discussione alla Commissione Giustizia del Senato, mentre èstato giàapprovato dalla Camera dei Deputati. Il testo prevede l’estensione alle discriminazioni relative all’identità di genere, al sesso, all’orientamento sessuale e alla stessa disabilità delle sanzioni già previste dalla Legge Mancino su atteggiamenti e i comportamenti discriminatori relativi all’etnia, alla razza e alla religione.

Le persone con disabilità sono esposte a insulti e disprezzo che si traducono spesso in comportamenti discriminatori originati da pregiudizi e stereotipi. Gli episodi vanno dal bullismo e cyberbullismo nelle scuole ai maltrattamenti e violenze in alcune RSA, fino alla sosta vietata delle autovetture negli spazi riservati. Basta scorrere il dossier “L’odio contro le persone disabili” pubblicato a gennaio 2021 dall’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, per quantificare la gravità della situazione.

Nel caso delle persone con disabilità, inoltre, la discriminazione spesso è una discriminazione multipla perché la persona con disabilità può subire anche ulteriori atti discriminatori inerenti al genere, all’etnia, all’orientamento sessuale o ad altre caratteristiche.
Già nel 2017 la Commissione parlamentare Joe Cox contro i crimini d’odio aveva lanciato l’allarme sul fatto che le persone con disabilità, come in generale tutti coloro che presentano qualche tipo di fragilità visibile, risultavano le più vulnerabili ad aggressioni fisiche.

La stessa Commissione aveva avvertito che nel linguaggio comune l’attributo di una disabilità fisica o mentale è utilizzato frequentemente come un insulto. Questo fatto pone le persone con disabilità in una situazione di difficoltà e inferiorità, in quanto percepiscono che nell’opinione comune avere una disabilità è un attributo negativo sul piano della valutazione sociale. Ciò vale per tutti i tipi di disabilità, ma soprattutto per quelle di tipo psichico o mentale.

Servono leggi e norme, quindi, ma anche risorse da investire in maniera adeguata. Serve anche creare consapevolezza tra le persone contro i crimini d’odio. Serve una strategia per il contrasto alle discriminazioni verso le persone con disabilità. C’è bisogno, davvero, di una autentica operazione culturale per garantire realmente l’inclusione e le pari opportunità nel nostro Paese. 

È necessario anche l’utilizzo di strumenti statistici che vadano oltre l’aspetto sanitario. Valutare il reale livello di partecipazione e di inclusione delle persone con disabilità, ivi compresi, per l’appunto, i crimini d’odio. Inoltre si rende particolarmente necessaria una vasta opera di sensibilizzazione presso l’opinione pubblica e la società civile, in tutti i luoghi dove si fa comunità e aggregazione sociale.

La radiocronaca per i tifosi con disabilità visiva del Manchester City

UN’INIZIATIVA DI ENORME SUCCESSO CHE HA SUPERATO I VENT’ANNI DI ATTIVITÀ
La stagione 2020/2021 di Premier League volge al termine con il titolo vinto per la terza volta sotto la guida di Pep Guardiola. All’interno dello staff del Manchester City c’è qualcuno, oltre ai calciatori, che fa costantemente la differenza, ogni settimana, per il divertimento e l’esperienza dei tifosi.
Da oltre vent’anni, infatti, il Manchester City si avvale di un team di sei componenti che realizza una radiocronaca descrittiva come servizio ufficiale del club a favore dei tifosi con disabilità visiva. Qualcosa che, fra il 2020 e quest’anno, in piena pandemia e con lo stadio rimasto a porte chiuse, ha assunto una rilevanza e un aiuto ancor più grande.

Il Manchester City non è nuovo a interventi e progetti di inclusione verso tutti i suoi tifosi e le loro eventuali necessità. Per le persone con disabilità visive “guardare” una partita non basta più e diventano molto più importanti i suoni, i profumi e il brusio collettivo dello stadio. Già normalmente, il servizio di “audio commentary” specifico per queste persone era disponibile ma, con gli stadi chiusi causa-Covid, il City ha voluto potenziarlo, offrendolo in diretta dall’Etihad Stadium anche per i tifosi delle squadre avversarie e facilmente ascoltabile da casa tramite i vari dispositivi mobili.

MANCHESTER CITY, LA RADIOCRONACA DESCRITTIVA PER I TIFOSI CON DISABILITÀ VISIVE

Andrew Nelson e Paul Raffo fanno parte del team di radiocronisti del club dedicati a questa iniziativa. La loro diretta parte un quarto d’ora prima dell’inizio della partita. La suddivisione dei compiti, qualche domanda e risposta e brevi spunti pre-partita, poi, fanno parte della routine normale del classico radiocronista. Ma anche loro sanno quanto questo servizio sia importante, e di conforto, per tanti tifosi.

«Ci sono molte persone che fanno affidamento su questo servizio ed è fantastico che il club stesso lo consideri importante»

Stuart Beckett, tifoso

«Nell’ultimo periodo l’importanza del nostro compito è aumentata. C’è molto lavoro da fare per realizzarlo al meglio, ma intanto abbiamo avuto il privilegio di entrare allo stadio come sempre nonostante la pandemia, e soprattutto abbiamo la consapevolezza che i loro occhi sono la nostra voce», ha spiegato Andrew. «Cerchiamo di descrivere l’azione e l’atmosfera nel modo più accurato possibile, con dettagli e colori che possano renderla al meglio a chi ci ascolta».

«Abbiamo una grande responsabilità», gli fa eco Paul, «la proviamo nei confronti di chi ci ascolta, perché li consideriamo anche nostri amici. Prima della pandemia, quando arrivavamo allo stadio ci fermavamo sempre a chiacchierare con qualcuno di loro, perché molti venivano all’Etihad, si sedevano in tribuna e seguivano il match ascoltando la nostra radiocronaca dagli auricolari. Li conosciamo personalmente e per questo il nostro compito diventa ancora più speciale».

E per gli stessi tifosi la gratitudine è ricambiata. Stuart Beckett arrivò a Manchester alla fine degli anni ’70 per intraprendere un lavoro come docente nella località di Wythenshawe. Si innamorò immediatamente del City dopo essere andato alla sua prima partita al vecchio stadio Maine Road nel 1977. Nonostante una frenetica vita lavorativa continuò ad andare il più possibile allo stadio, fino a quando un graduale deterioramento della vista non lo costrinse a seguire le partite da casa.

L’arrivo del servizio di radiocronaca descrittiva fu un momento di svolta e di estrema gioia: «Scoprire che il club realizzava questo servizio fece una differenza enorme, perché in caso contrario non credo sarei mai tornato allo stadio. Invece ricominciai ad andarci, seduto al mio posto in Colin Bell Stand (la Tribuna ovest, ndr) ad ascoltare il loro commento in ogni partita!».

Anche per Fred Yeomans, tifoso dei Citizens da 70 anni, il servizio di radiocronaca descrittiva ha permesso di rimanere legato al Manchester City e alle sorti del club come in passato: «La cosa bella è sentire l’affetto di Andrew e Paul per la squadra, perché non fanno solo una radiocronaca ma è come se parlassero con noi che li ascoltiamo. Se qualcuno sta giocando male o bene, lo dicono, ce lo fanno capire. E questo è ottimo, perché ti tiene coinvolto e ti senti parte dello sviluppo della partita, dell’atmosfera».

Nella fase di pandemia e di gare a porte chiuse, il Manchester City ha implementato una funzione di domande/risposte tramite la quale i tifosi possono interagire con il team di commento nei pre-partita e sentirsi ancor di più coinvolti e parte di un gruppo, condividendo opinioni, speranze, previsioni. Inoltre ha già pianificato di renderlo disponibile anche per tutte le partite della squadra femminile, a partire dalla stagione 2021/2022.

«Ci sono molte persone che fanno affidamento su questo servizio ed è fantastico che il club stesso lo consideri importante», confermano Stuart e Fred. «Tutto ciò che sta succedendo in questo periodo è spaventoso, e solo avere questo momento, e un po’ di tempo per riunirsi idealmente insieme e ascoltare la partita della tua squadra e interagire con qualche chiacchiera e qualche battuta, ti migliora la giornata e ti fa davvero sentire parte di qualcosa».
(archistadia.it)

Salvatore, disabile fa il Giro d’Italia a nuoto: «Più diritti per l’inclusione»

Partita l’iniziativa dell’attivista sostenuta dall’associazione Luca Coscioni. Il 56enne percorrerà 400 chilometri da Ventimiglia a Trieste: «Per un mondo sensa barriere»

«La disabilità sta nella società, non nelle persone». Lo ripete da sempre come fosse un mantra, e dall’8 maggio, Salvatore Cimmino lo dimostrerà mettendo in pratica la cosa che lo fa sentire più vivo: nuotare. È ufficialmente partito il Giro d’Italia a nuoto 2021 per i diritti delle persone con disabilità. Organizzato nell’ambito del progetto «A nuoto nei mari del globo per un mondo senza barriere e senza frontiere» e realizzato dall’attivista assieme all’associazione Luca Coscioni, attiva da anni nel diritto alla salute e alla scienza.

Salvatore, 56 anni di Torre Annunziata, che all’età di 15 anni ha subìto l’amputazione di una gamba dal femore in gi, per via di un osteosarcoma, è già in acqua. Nuoterà per 400 chilometri da Ventimiglia a Trieste, dove emergerà, anche qui simbolicamente, in Piazza Unità d’Italia. Una traversata, tra Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Sicilia, Calabria, Puglia, Marche, Lombardia, Veneto e Friuli; divisa in 17 tappe che durerà dall’8 maggio, fino al 9 ottobre (la sua prima tappa sarà da Ventimiglia a Sanremo per un totale di 20 km). Il pezzo di mare più lungo da attraversare sarà quello tra Palermo e Ustica, 67 km senza mai toccare la terra ferma.

Il Giro d’Italia a nuoto

L’obiettivo della traversata è chiaro, come spiega lo stesso nuotatore. «Vogliamo spostate l’attenzione dalla persona al mondo di cui fa parte». Lo scopo infatti del giro sarà richiamare l’attenzione sul ritardo nell’applicazione dei Peba, i Piani di eliminazione delle barriere architettoniche, e per sensibilizzare l’opinione pubblica verso una politica votata all’inclusione sociale. In Italia, secondo gli ultimi dati diffusi da Istat, sono 3,1 milioni le persone disabili. Circa il 5,2% della popolazione, che, come denuncia l’associazione Luca Coscioni, spesso si trova costrette a vivere in un lockdown permanente a causa della mancanza di norme e politiche adeguate.

«Questa iniziativa ci restituisce un’immagine forte: laddove non ci sono barriere, tutti possono compiere grandi imprese – sottolinea Rocco Berardo di associazione Luca Coscioni -. Sosteniamo il suo Giro d’Italia a nuoto perché possano essere conosciuti i problemi di mobilità e di inclusione che milioni di italiani vivono a cause di barriere architettoniche, digitali, culturali. Chiediamo a tutti i Comuni di rispettare le leggi esistenti a partire dall’adozione dei Piani di eliminazione delle barriere architettoniche, e alle regioni di adottare provvedimenti per incentivare i Comuni nella realizzazione di questi piani».

Accorciare le distanze

Salvatore Cimmino negli anni è diventato un’icona dei diritti delle persone con disabilità, e non è nuovo ad imprese di questo genere. La sua sfida più grande però avviene quando a 41 anni si immerge per la prima volta. Non riusciva da tempo ad alzarsi più dal letto da solo, aveva una gamba di legno come protesi che lo stava usurando, fino a quando non si è buttato in acqua per la prima volta. Dentro quella piscina, come racconta il nuotatore, è rinato. Vasca dopo vasca ha iniziato a immaginare quei ponti che avrebbero, un giorno, accorciato sempre di più la distanza tra una persona che vive con una disabilità e la società civile.

Così, dopo otto mesi di allenamento, compie la sua prima traversata senza usare protesi performanti: Capri-Sorrento, 22 km. Subito dopo inizia il suo sciopero nuotando per attirare l’attenzione sui problemi del mondo della disabilità. Nel 2007 organizza invece il primo Giro d’Italia a nuoto, in dieci tappe, da Genova a Trieste. Nel 2009 è di nuovo in acqua per il Giro d’Europa a Nuoto. Sei tappe tra cui lo Stretto di Messina, lo Stretto di Gibilterra, lo stretto di Oresund ed il Canale della Manica, dove detiene il record italiano di tutti i tempi.

«La maggior parte delle persone disabili, quando si sveglia, ha grandi difficoltà nel pianificare la giornata, spesso è costretta ad accontentarsi della sola immaginazione – spiega l’attivista-. I motivi di questa triste realtà li conosciamo molto bene: mancano i dispositivi adatti alle proprie esigenze, le abitazioni sono spesso inospitali perché sprovviste di ascensori per entrare e uscire, manca il lavoro e questo provoca disprezzo per se stessi. E in più se penso agli adolescenti, penso a zone del nostro paese dove le scuole sono poco accessibili e prive di insegnanti di sostegno.

Ogni persona ha una sua storia che può essere modificata e migliorata: il nostro errore più grave è quello di destare in ognuno proprio quelle qualità che non possiede, trascurando di coltivare quelle che ha. Il futuro è già qui, è solo distribuito male». Ecco, perché, in questo momento Cimmino sta nuotando, per ricordare al mondo che la disabilità non è un fatto privato, ma grazie alla Convenzione delle Nazioni Unite è diventata una realtà di cui tutta la collettività se ne deve far carico, governi compresi.
(corriere.it)