Alex Zanardi: “Non ci sono miglioramenti, ma la fibra è buona”

Parla il figlio Niccolò: “Siamo anche un po’ stressati per questo, ma non perdiamo le speranze”

È passato un anno da quando Alex Zanardi, in sella alla sua handbike, è finito contro un camion sulla provinciale tra Pienza e San Quirico nel senese. Era il 19 giugno 2020. Un anno in cui il campione sportivo ha cmabiato cinque ospedale e ha subito una decina di interventi. “Come sta? Non lo sappiamo. È sempre lì. Nessuna novità, niente di niente. Siamo anche un po’ stressati per questo, non ci sono grandi cambiamenti – racconta il figlio Niccolò – Noi non perdiamo le speranze, la fibra è buona”. Un anno fa il ragazzo aveva pubblicato la foto su Instagram mano nella mano con il padre e aveva scritto: “Io questa mano non la lascio. Dai papà, anche oggi un piccolo passo avanti”. 

Ora Zanardi è ricoverato all’ospedale di Vicenza, nell’Unità gravi lesioni e il direttore della neurochirurgia di Padova, Franco Chioffi, che l’ha avuto in cura sei mesi spiega: “Adesso è fuori dal letto, l’hanno messo in poltrona”. Nel reparto di Neurochirurgia di Padova Zanardi è stato operato quattro volte, per due problemi di tipo cerebrale. “Con il collega Piero Nicolai di Otorinolaringoiatria li abbiamo risolti. Era importante farlo perché ostacolavano la piena ripresa” afferma il professor Chioffi. 

Nel reparto di Padova Zanardi ha vissuto la prima fase della riabilitazione, effettuata non solo con strumenti medici, ma anche con le canzoni del suo cantautore preferito, Venditti. È la moglie Daniela, da sempre vicino a lui, che gliele faceva ascoltare per cercare di innescare in lui una piccola reazione. Zanardi è vigile, ma le sue interazioni con il mondo circostante sono ridotte al minimo. 

Intanto la Procura di Siena ha chiesto l’archiviazione per l’unico indagato per l’incidente dello scorso 19 giugno, Marco Ciacci, 45 anni, che si trovava alla guida dell’autocarro contro cui si è scontrato Zanardi durante una staffetta di solidarietà. La procura sostiene come non ci sia “alcun nesso causale tra la condotta del conducente del tir e la determinazione del sinistro stradale”. Secondo la famiglia di Zanardi però il camionista ha invaso anche se di poco la corsia. L’avvocato Carlo Covi si è opposto alla richiesta di archiviazione e ha chiesto al giudice di riaprire le indagini con ulteriori accertamenti tecnici sulla dinamica dell’incidente.
(Huffingtonpost.it)

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Come sta Alex Zanardi a 9 mesi dall’incidente in handbike

Come sta oggi Alex Zanardi a 9 mesi dal gravissimo incidente in handbike. Le ultime notizie che hanno raccontato i miglioramenti progressivi fatti nel percorso di riabilitazione dal campione bolognese, oggi 54enne. La regola dei cinque secondi lo ha aiutato ancora una volta: non ha mai mollato ed è rimasto in vita.

Il 19 giugno 2020, ore 17.05, è il giorno in cui la vita di Alex Zanardi è cambiata ancora una volta. Nel 2001 subì l’amputazione delle gambe e fu un miracolo; restò in vita con un litro di sangue in corpo per 50 minuti e dopo 15 interventi chirurgici. Nove mesi fa l’ex pilota di Formula 1, oggi 54enne, fu protagonista di un terribile incidente avvenuto lungo la Statale 146 del Comune di Pienza, sulla strada che conduce a San Quirico d’Orcia (in Toscana). Era sulla handbike quando, all’uscita di una curva, perse il controllo del mezzo e si schiantò contro un Tir che proveniva nella direzione opposta della carreggiata. Quell’evento dimostrativo, organizzato a scopo benefico, si trasformò in tragedia.

Zanardi aveva le ossa della faccia e del cranio fracassate e lesioni gravissime provocate dall’impatto. Rischiò di morire di nuovo, riuscì a salvarsi. La regola dei cinque secondi, quelli in cui credi di non farcela ma se resisti hai vinto (come lui stesso ama ripetere), lo aiutò anche allora. Non ha mai mollato ed è rimasto in vita. “Le Scotte” di Siena e “San Raffaele” di Milano gli ospedali nei quali è stato ricoverato a lungo, sottoposto a operazioni di neurochirurgia molto delicate e a cure specialistiche. Lo hanno salvato anche quando, a causa delle conseguenze del violento trauma, sembrava non fosse possibile scollinare il periodo di rianimazione intensiva. A Padova ha iniziato il percorso di riabilitazione fisica e cognitiva.

Come sta oggi l’iron-man bolognese lo ha raccontato la moglie, Daniela Manni, che assieme al figlio, Niccolò, gli è rimasta accanto in tutto questo tempo. Ha recuperato percezione sensoriale mostrando progressi, mosso il pollice, riconosciuto i suoi cari, stretto la mano alla consorte, riacquistato l’uso della parola comunicando anche verbalmente con la sua famiglia. Ha visto la luce in fondo al tunnel ma prima che ne esca servirà ancora del tempo: alti e bassi scandiscono ancora il cammino verso la piena guarigione.

Quale sia la forza che lo ha sostenuto nei periodi più bui è nella narrazione della sua vita fatta in un incontro con gli studenti delle scuole romane. L’uomo che sopravvisse due volte utilizzò un esempio molto semplice, veicolando un messaggio altrettanto efficace.

Se un fulmine mi ha colpito una volta, è possibile anche che lo faccia di nuovo. Ma restare a casa per evitare e scongiurare quest’ipotesi significherebbe smettere di vivere. Quindi no, io la vita me la prendo…“.

Uomo, sportivo, campione, esempio di vita. Forza Alex, non mollare. Mai.
(fanpage.it)

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ALEX ZANARDI È TORNATO A PARLARE

L’ATLETA PARALIMPICO, DOPO L’INCIDENTE DELLO SCORSO ANNO, SAREBBE IN GRADO DI COMUNICARE

LA NOTIZIA È STATA DATA DALLA DOTTORESSA CHE LO HA IN CURA, NESSUNO CI CREDEVA, HA DETTO IL MEDICO

Alex Zanardi, l’ex pilota vittima di un grave incidente in handbike lo scorso giugno, ha ripreso a parlare. La notizia l’ha data la dottoressa che lo aveva in cura, Federica Alemanno, che, in un’intervista al Corriere della Sera, ha detto: “È stata una grande emozione quando ha cominciato a parlare, nessuno ci credeva. Lui c’era! E ha comunicato con la sua famiglia“.

LA DEGENZA

L’ex pilota di Formula 1 è ricoverato per la riabilitazione all’Ospedale di Padova dopo l’incidente subito in Val d’Orcia. Sono stati mesi molto difficili con notizie altalenanti sulle condizioni di Zanardi e con un’inchiesta ancora in corso per capire cosa sia realmente accaduto il giorno dell’incidente. La neuropsicologa che lo ha curato al San Raffaele di Milano, Federica Alemanno, ha parlato del risveglio del grande campione e ha detto: “E’ stata una grande emozione quando ha cominciato a parlare, nessuno ci credeva. Lui c’era! E ha comunicato con la sua famiglia“.

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Alex Zanardi, il San Raffaele: “Miglioramenti clinici significativi”

L’ospedale in cui il campione sportivo è ricoverato dal 24 luglio: “Trattato con cure semi-intensive”

Migliorano le condizioni cliniche di Alex Zanardi. Lo comunica l’Ospedale San Raffaele. “Dopo un periodo durante il quale è stato sottoposto a cure intensive in seguito al ricovero del 24 luglio – fa sapere l’istituto –  il paziente ha risposto con miglioramenti clinici significativi.
Per questa ragione attualmente è assistito e trattato con cure semi-intensive presso l’Unità Operativa di Neurorianimazione, diretta dal professor Luigi Beretta“.

Zanardi era stato trasferito d’urgenza al San Raffaele – dove ha subito un nuovo e delicato intervento – dopo che soltanto due giorni prima era arrivato da Siena a Villa Beretta, nel Lecchese, una struttura riabilitativa. Il campione di handbike, infatti, sembrava in via di miglioramento dopo l’incidente drammatico avvenuto in provincia di Siena il 19 giugno.
(repubblica.it)

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“La disabilità non esiste”: dalla Sicilia a Expo in handbike

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(Ph: LaPresse)

“La disabilità non esiste, con la determinazione possiamo farcela tutti. Qui a Expo, dove si vuole comunicare che il cibo è vita e la vita è gioia, noi vogliamo mostrare che, anche con le difficoltà, si può vivere con gioia”.

È il messaggio lanciato dal 15enne siciliano Samuel Marchese a bordo di una handbike, reduce della maratona di 800 chilometri ‘dalla Sicilia a Expo 2015’ terminata a Cascina Triulza insieme al gruppo di persone con disabilità Freedom Angels. Ad accoglierlo nel cortile della società civile erano presenti numerosi volontari e giornalisti per farsi raccontare l’impresa e il suo barboncino nero. Già ne era consapevole, ma dopo il viaggio verso Expo lo è ancora di piú:

“Se ogni città venisse costruita senza barriere la disabilità in carrozzina non esisterebbe. Con marciapiedi a norma e cittadini educati che non posteggiano dove ostacolano, una persona in carrozzina potrebbe uscire liberamente da solo. A creare diversità sono le città costruite con le barriere”.

Ogni tappa è stata di un’ora circa, ha spiegato Marchese, per una media di 30-35 km a tappa, la più difficile “senza dubbio” è stata Perugia “per le salite e i tornanti”.

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(repubblica.it)

Voi che ne pensate? Siete d’accordo?

Attraverso la Tanzania in handbike per aiutare i disabili africani

Norberto De Angelis percorrerà 750 km per sostenere “Less is more”, progetto di Cefa per la formazione e l’inserimento lavorativo di ragazzi disabili. In Africa la disabilità è vista come un ‘fardello’ per la famiglia e De Angelis vuole dimostrare che si può reagire a pregiudizi e ignoranza.Bologna. Settecentocinquanta chilometri in sella a una handbike per dimostrare che si può (e si deve) reagire ai pregiudizi verso la disabilità. Norberto De Angelis, ex giocatore della nazionale italiana di football americano, attraverserà la Tanzania in handbike per aiutare i disabili e sostenere “Less is more”, progetto di Cefa per la formazione e l’inserimento lavorativo di ragazzi disabili, a rischio per mancanza di fondi. La disabilità da quelle parti è un tabù, considerata frutto del malocchio o un fardello per chi la vive e per la famiglia: con la sua impresa De Angelis – in sedia a ruote in seguito a un incidente stradale avvenuto 20 anni fa mentre era in Tanzania come volontario in un progetto di cooperazione del Cefa – intende dmostrare che si può dire di no al pregiudizio e all’ignoranza.
La partenza è avvenuta a Matembwe, dove la comunità locale e la diocesi gestiscono un mangimificio, un allevamento di polli e una centrale idroelettrica – realizzate con l’aiuto da Cefa – , attività che danno lavoro, reddito e portano elettricità nelle case. L’impresa di De Angelis è stata anche l’occasione pre incontrare alcuni dei ragazzi che hanno frequentato i cors organizzati da Cefa con il progetto di “Less is more”, come Andrew, ragazzo sordo che è appena stato promosso chef, ma anche David e Barack che girano con un bajaj (apecar) e una sedia a ruote per promuovere i diritti dei disabili e per chiedere l’abbattimento delle barriere architettoniche. La prima tappa è stata Njombe, dove la ong ha costruito una latteria sociale che fornisce latte alle scuole locali e formaggi ai ristoranti, dando un mercato alla produzione del latte e garantendo prezzi stabili ed equi agli allevatori. De Angelis ha incontrato qui 105 bambini sordi della scuola primaria e secondaria fondata dalla chiesa luterana. “Con coraggio e determinazione, e con il vostro talento, potete diventare una risorsa per la vostra comunità”, ha spiegato De Angelis, raccontando la sua storia. “Io ce l’ho fatta attraverso lo sport e credendo in me stesso”.
L’impresa di De Angelis è sostenuta dal Comitato paralimpico italiano (Cip) che l’ha definita “un ponte di solidarietà che tutti devono promuovere”. Insieme a lui sulle strade della Tanzania ci sono anche 3 volontari in bici, John, Francesca e Sara, tre automobili di supporto e un camion.
(superabile.it)

di Giovanni Cupidi