“Josèe, la Tigre e i Pesci”: il film anime che racconta la disabilità motoria

Negli scorsi giorni è stato rilasciato ufficialmente il trailer italiano di “Josèe, la Tigre e i Pesci“, il nuovo film anime del regista giapponese Kotaro Tamura. Il film d’animazione sarà disponibile nelle nostre sale cinematografiche dal 27 al 29 settembre attraverso un evento speciale.

Il film racconta il particolare rapporto tra due giovanissimi: Tsuneo e Josèe. Tsuneo è uno studente universitario di biologia marina che lavora part time. Josèe invece è un’artista di talento disabile colpita da paralisi cerebrale, non in grado di muoversi e quindi costretta a vivere su una carrozzina. L’incontro tra i due ragazzi è fortuito, infatti Tsuneo un giorno s’imbatte casualmente in una donna anziana che spinge un’ingombrante carrozzina su cui è seduta proprio Josèe.

I due protagonisti stringono amicizia e Josèe inizia ad uscire dal proprio guscio in cui sembra essersi rinchiusa inizialmente, quindi inizia ad aprirsi totalmente a Tsuneo. Inoltre si scopre inoltre che il vero nome della ragazza disabile è Kumiko e che Josèe è il nome di un’eroina di un romanzo di Françoise Sagan. I due ragazzi che si incontrano per caso, nel corso dell’intera storia iniziano a provare sentimenti l’uno per l’altra.

La storia è ambientata ai giorni nostri affinché la storia dei due ragazzi possa rispecchiare pienamente le attuali generazioni. Una storia romantica ed appassionante che rappresenta in maniera rispettosa una tematica così delicata come quella della disabilità motoria. Un passo importante verso la sensibilizzazione dell’inclusione e dell’integrazione sociale di queste persone.

Il successo giapponese del nuovo film di Kotaro Tamura

In Giappone questo film d’animazione ha riscosso un enorme successo ed è stato addirittura nominato come “Miglior Film d’Animazione” al Japan Academy Film Prize. Non solo, infatti è stato talmente tanto apprezzato che è stato il film d’apertura al Festival Internazionale del Film d’Animazione di Annecy. Un altro riconoscimento è arrivato direttamente da Busan, dove è stato proiettato come film di chiusura al Festival Internazionale del Cinema.

Come abbiamo evidenziato nell’introduzione, il regista di questo film è Kotaro Tamura che tra l’altro fa il suo debutto ufficiale alla regia cinematografica. Il film è stato realizzato dallo Studio Bones, uno degli studi d’animazione giapponesi più famosi al mondo, celebre per aver prodotto titoli di fama internazionale come “Fullmetal Alchemist” e anche “My Hero Academia”. Hanno contribuito alla produzione di questo film anche Nao Emoto che si è occupato dei disegni e Sayaka Kuwamura che invece ha scritto l’intera sceneggiatura. Haruko Iizuka ha curato la direzione delle animazioni mentre le musiche presenti nel film sono di Evan Call e le canzoni invece di Eve.

Conclusioni

Josèe, la Tigre e i Pesci” è un film che vale la pena vedere. La sensibilizzazione di una tematica così importante ma delicata, può essere d’aiuto per tantissime persone che quotidianamente combattono con l’emarginazione sociale. L’avventura di Tsuneo e Kumiko è una di quelle storie che ti entra di prepotenza nel cuore, lasciandoti un segno. Il 27, 28 ed il 29 settembre, procuratevi del tempo e correte al cinema per l’ennesimo capolavoro di animazione giapponese.
(Rielaborato da projectnerd.it)

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La Palestra digitale dei fighters: lo sport accessibile per la disabilità

La Palestra dei fighters è un servizio accessibile a persone di diverse età e con diversi tipi di disabilità, motorie, sensoriali o intellettivo-relazionali

Una “palestra digitale” studiata su misura per chi ne ha più bisogno. Si chiama Palestra dei fighters ed è un canale di potenziamento online ideato da FightTheStroke, società fondata da Francesca Fedeli e Roberto D’Angelo per supportare la causa dei giovani sopravvissuti all’ictus e con una disabilità di paralisi cerebrale infantile, come il loro piccolo Mario e da una rete di famiglie e professionisti che conoscono e vivono tutti i giorni le esigenze delle persone con disabilità. Una palestra digitale che coglie i trend emergenti della Digital-enabled fitness e delle comunità online che si ritrovano per allenarsi da casa e che mette in pratica le evidenze scientifiche sull’esercizio motorio per le persone con disabilità.

L’ultima rilevazione Istat ci ricorda che solo l’8,5% delle persone con disabilità in Italia pratica un’attività sportiva in maniera continuativa e l’emergenza Covid-19 ha peggiorato la situazione a causa dell’interruzione forzata di molti servizi legati alla salute, considerati differibili. Le barriere all’ingresso e all’adozione di una buona pratica di movimento sono molteplici per le persone con disabilità e si evidenziano fin dalla prima infanzia: la difficoltà a seguire un programma di esercizi a casa con il proprio figlio, gli orari dei servizi dedicati che non coincidono mai con i ritmi della famiglia e del lavoro, la carenza di corsi e di professionisti non specializzati negli sport adattati, e ancora le strutture inaccessibili per distanza, barriere architettoniche o costi.

Un team di esperti al femminile

È un ambiente digitale di allenamento online con i migliori professionisti in attività adattate e per tutte le persone con disabilità permanente o temporanea, di ogni età. Il team che segue bambini e ragazzi è di sole donne e comprende esperti per lezioni di disponibili al lancio della piattaforma sono con istruttori specializzati in Sport adattato, Danza e para-Taekwondo, Fisioterapia Neurologica, Terapia occupazionale e Musicoterapia. Il progetto prevederà in futuro anche Logopedia, Psicologia e supporto genitoriale, Teatro. Una squadra agile, tutta al femminile, età media 30 anni, conoscenza di più lingue e con professionalità che vanno dalle diverse discipline sportive adattate fino alla terapia fisica, occupazionale o attraverso la musica. Per tutto il periodo di lancio, c’è la possibilità di accedere a lezioni gratuite di orientamento.

Una palestra digitale e “democratica”

La Palestra dei fighters è accessibile a persone di diverse età e con diversi tipi di disabilità, motorie, sensoriali o intellettivo-relazionali con prezzi democratici. È inoltre un servizio disegnato per sostenere l’imprenditorialità di giovani professionisti ma anche per permetterne l’accessibilità economica alle famiglie con una persona con disabilità. «Gli adaptive o para-sport rappresentano un segmento di mercato ancora poco presente in Italia e un potenziale di 2 miliardi di consumatori di servizi adattati in tutto il mondo – racconta Francesca Fedeli – la Palestra dei fighters risponde anche all’art. 30 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, in cui si incoraggiano gli stati membri alla partecipazione delle persone con disabilità allo sport, indipendentemente dalle abilità di partenza».
(iodonna.it)

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BrainControl: Intelligenza Artificiale al servizio della disabilità

BrainControl BCI è l’unico sofware brevettato che opera sulle onde cerebrali, traducendo i pensieri dei pazienti in comandi ed azioni sui dispositivi portatili.

Come stai?”, “Ti senti bene?”; semplici domande possono rappresentare per molte famiglie e caregiver una sfida difficilissima da vincere perché un loro famigliare è affetto da una malattia che impedisce qualsiasi tipo di movimento volontario. Parliamo di persone alle quali, nei casi più gravi, sono preclusi anche i movimenti residui di pupille, zigomo o dita. Sono i pazienti locked-in, imprigionati di fatto in un corpo completamente immobile ma dotati di capacità cognitive.

Con BrainControl BCI è da oggi possibile comunicare con l’esterno grazie al pensiero. Un Software e un caschetto EEG, unitamente a un training personalizzato, sono in grado di trasformare in comandi i pensieri del paziente, dando modo di rispondere a semplici domande e di comunicare. Una risposta di poche lettere che cambia la vita a tantissime persone.

BrainControl BCI è una soluzione avveniristica ideata da LiquidWeb, una PMI senese. Si prefigge di aiutare le persone con gravi disabilità, le loro famiglie e caregiver a migliorare la qualità di vita. Il tutto parte dalla convinzione che le persone sono più importanti della tecnologia e che, grazie a quest’ultima, è possibile aiutare chi è colpito da gravi patologie a riavere fiducia nella vita e una connessione con il mondo.

BrainControl BCI è un dispositivo medico CE di classe I brevettato in Italia. È in attesa di ottenere la stessa certificazione in altri Paesi EU, US, Canada, Giappone e Cina; ha vinto nel 2020 il Bando Horizon per la Ricerca e l’Innovazione dell’Unione Europea.
L’utilizzatore di BrainControl BCI è una persona con gravissime disabilità ma con abilità cognitive sufficientemente integre, persone quindi colpite da patologie quali tetraplegia, SLA, sclerosi multipla, distrofie muscolari e anche coloro che hanno subito danni cerebrali di origine ischemica o traumatica.

Il paziente impara ad usare il software e il caschetto EEG grazie a un training personalizzato perché ogni situazione è differente e le variabili talmente sensibili che richiedono necessariamente una personalizzazione 1to1.
Attualmente BrainControl BCI, oltre ad essere stato adottato da diversi pazienti privati, è in uso presso diverse strutture pubbliche, tra cui l’Ospedale San Jacopo di Pistoia, Asur Marche, Asl Lecce, ASST Melegnano.

BrainControl BCI fa parte di una gamma di dispositivi che comprende anche BrainControl Sensory e Avatar. Tre diverse soluzioni, compatibili con i differenti gradi di mobilità e interazione del paziente.
BrainControl Sensory è pensato per pazienti con movimenti residui volontari di qualsiasi parte del corpo (movimenti oculari, movimenti della mano, delle dita, dello zigomo, ecc.). Grazie a una serie di sensori, quali puntatori oculari, sensori di movimento, emulatori mouse, è possibile sfruttare i movimenti residui del paziente per creare un’interazione con il mondo esterno.

BrainControl Avatar è pensato per persone con difficoltà motorie, permette di visitare da remoto installazioni, musei, spazi espositivi ed eventi in genere. In maniera del tutto indipendente, è possibile comandare un alter ego robotico, regolando audio, video e altezza del campo visivo. L’esperienza sarà immersiva e reale, come se si stesse visitando di persona l’ambiente prescelto. Inoltre, il monitor e gli altoparlanti di cui è dotato l’avatar consentono di rendersi visibile a distanza, se lo si desidera, dando spazio a una personificazione dell’Avatar che permette alle persone intorno di interagire con esso, stabilendo una comunicazione nuova e vivace fra le persone in loco e la persona connessa.

Per info:
Ufficio Stampa
Alessia Borgonovo – Mob. 335.6492936
Roberta Riva – Mob. 346.8548236

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Ospedale San Donà: la prima poltrona da dentista per persone con disabilità motorie

Un nuovo strumento per la cura degli utenti in carrozzina: è in dotazione al reparto di Odontostomatolgia. “Strumento utile per superare le difficoltà logistiche dei pazienti”

Uno strumento in più per agevolare gli utenti disabili che spesso, per difficoltà logistiche a raggiungere la poltrona odontoiatrica, arrivano a trascurare anche le più semplici visite. Ne consegue che molti di questi pazienti giungono dallo specialista tardivamente, quando il dolore è forte. A queste persone andava fornito un aiuto concreto: ecco allora che giovedì mattina il direttore dell’Ulss 4 Carlo Bramezza ha presentato la prima postazione odontoiatrica d’Italia pensata appositamente per accogliere utenti con le rispettive carrozzine, fornita in dotazione all’Odontostomatolgia dell’ospedale civile di San Donà di Piave. Realizzata da un’azienda padovana, la postazione si presenta inizialmente come una tradizionale poltrona da studio odontoiatrico; in questo caso però la poltrona si può facilmente rimuovere per posizionare la postazione volta ad ospitare le carrozzine. La struttura in acciaio permette al paziente non deambulante di accedere direttamente con la propria carrozzina evitando il trasferimento e tutte le complicazioni connesse alla gravità delle proprie condizioni fisiche. La struttura, comandata da una centralina elettronica, permette la regolazione variabile in altezza sino a 20 centimetri e può essere inclinata sino a un’angolazione di 50 gradi rispetto al piano orizzontale. Le rispettive pedane sono regolabili in larghezza per accogliere carrozzine da un minimo di 30 centimetri a un massimo di 60 di seduta; la postazione è inoltre fornita di poggiatesta e di due cinghie per fissare la carrozzina alla struttura d’acciaio. Alla presentazione, oltre al direttore generale dell’Ulss4, hanno partecipato il direttore dell’unità di Odontostomatologia Michele Capuzzo, personale medico e infermieristico. Secondo l’Ulss 4 l’attivazione della prima poltrona odontoiatrica per carrozzine in Italia (a cui è stato abbinato un percorso di cure per utenti disabili) “conferma l’attenzione rivolta dall’azienda sanitaria all’umanizzazione delle cure“. Altre recenti iniziative in questo senso sono l’attivazione degli accessi diversificati (per donne gravide e bambini) ai pronto soccorso e nell’area materno infantile; i parcheggi rosa per le donne in gravidanza; la possibilità di usufruire del servizio “Libro parlato” per i degenti dei tre ospedali dell’Ulss4; l’istituzione del servizio online di ritiro referti e dello schema terapeutico per i pazienti che necessitano del controllo costante delle terapie anticoagulanti; la sedazione cosciente per i pazienti claustrofobici che devono sottoporsi a risonanza magnetica, creme anestetiche per i bambini che devono eseguire un prelievo ematico e molto altro.

(Veneziatoday.it)

Interfacce neurali per ridurre le disabilità motorie

Le neuroprotesi, grazie a cui è possibile comandare con il pensiero dispositivi robotizzati, sono una tecnologia matura che potrebbe essere di estrema utilità ai soggetti con mobilità limitata. Lo dimostra una sperimentazione in cui soggetti disabili e soggetti sani sono riusciti a controllare il movimento di un robot remoto solo indossando un casco speciale che rileva l’elettroencefalogramma

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Uno dei soggetti coinvolti nella sperimentazione osserva sullo schermo di un computer i movimenti del robot che controlla da remoto tramite l'elettroencefalogramma rilevato dalla cuffia che indossa (Cortesia Politecnico di Losanna)

Soggetti che soffrono di varie disabilità fisiche possono controllare un robot a distanza solo indossando una speciale cuffia per la registrazione dell’elettroencefalgramma. È la conclusione di una sperimentazione effettuata da ricercatori del Politecnico di Losanna, in Svizzera, guidati da Jose del R. Millán, e descritta in un numero speciale della rivista “IEEE Proceedings” dedicato alle neuroprotesi. Secondo gli autori, il risultato dimostra che queste tecnologie, basate su speciali interfacce di connessione diretta tra sistema nervoso e  circuiti di un computer, sono ormai mature per passare dalle sperimentazioni di laboratorio alle applicazioni pratiche. Si avvicina perciò l’obiettivo di un progetto europeo, avviato nel 2008, chiamato TOBI (Tools for Brain-Computer Interaction).

Nel campo delle interfacce neurali la ricerca ha conosciuto uno sviluppo esponenziale: solo 25 anni fa gli studi erano sporadici, mentre ora si tratta di una grande impresa scientifica che produce centinaia di articoli ogni anno. La maggior parte di queste interfacce è stata applicata ad animali e utenti umani senza disabilità, ma sempre più studi hanno dimostrato le potenzialità dell’applicazione ai soggetti con disabilità.

Di recente, molte tecniche sono state sperimentate nel contesto della neuroriabilitazione, usando diverse tecnologie: il controllo di bracci robotici con microelettrodi impiantati nel sistema nervoso dell’utente, il controllo del cursore di un computer sfruttando un elettroencefalogramma registrato con un apposito casco, o la scrittura di caratteri alfabetici su un computer usando una corticografia subdurale, cioè un’encefalogramma rilevato con elettrodi impiantati all’interno del cranio.

Lo studio di del R. Millán e colleghi  riguardava lo sviluppo di un dispositivo di telepresenza, grazie a cui un soggetto può controllare un robot remoto per interagire con altre persone. Per la sperimentazione, gli autori hanno coinvolto nove soggetti disabili e dieci soggetti sani in Italia, Germania e Svizzera.

Per diverse settimane, i volontari, ciascuno nella propria abitazione, hanno indossato un casco dotato di una serie di elettrodi in grado di analizzare i segnali elettrici del cervello e di controllare il movimento di un robot situato presso il Politecnico di Losanna. I comandi di movimento venivano trasmessi tramite una connessione Internet, mentre il robot restituiva tramite Skype le immagini che riprendeva tramite una video camera.

Tutti i 19 soggetti, compresi i nove soggetti disabili, sono riusciti a gestire agevolmente il controllo da remoto del robot con soli dieci giorni di addestramento, interagendo con chiunque il robot incontrasse sul suo cammino e dimostrando così l’efficacia del sistema. In un sottogruppo dei disabili, costituito da soggetti con qualche capacità motoria residua, il controllo del robot remoto è avvenuto grazie anche ai semplici movimenti che essi erano in grado di fare, per esempio premendo un bottone con un movimento del capo.

Il robot inoltre ha un certo margine di autonomia: per esempio, è in grado di evitare gli ostacoli di fronte a lui anche senza comandi da parte dell’utente e continua sul suo cammino finché non riceve il comando di stop. Il controllo del robot è in sostanza condiviso tra essere umano e computer, permettendo al pilota di concedersi alcune pause durante la navigazione.

Un risultato interessante dello studio è che non è emersa alcuna differenza nella capacità di manovra tra soggetti disabili e soggetti sani.

Quando si potranno vedere le prime applicazioni pratiche di questa tecnologia? È presto per dirlo. Secondo del R. Millán, questo obiettivo potrebbe essere raggiunto se le grandi compagnie assicurative iniziassero a finanziare queste tecnologie.
(lescienze.it)

di Giovanni Cupidi

DISABILITÀ MOTORIA NON SIGNIFICA IMMOBILITÀ: A TORINO LA SFIDA DEL “MOBILITY DAY”

Una giornata per parlare di mobilità attenta ai bisogni di cittadini con esigenze particolari. In programma dibattiti, test drive, sfide sportive, spettacoli e agricoltura sociale

“Un’occasione per parlare di mobilità attenta ai bisogni di cittadini con esigenze particolari e per provare insieme come il diritto alla mobilità possa esprimersi in molte e diverse forme”. Questo è l’obiettivo del “Mobility day” promosso a Torino da Anglat (associazione che opera nel settore della mobilità per persone con disabilità) insieme a una rete solida e ampia di partner tra cui in primis la Cpd (Consulta per le persone in difficoltà) e l’Adn (Associazione diritti negati). L’appuntamento nel capoluogo piemontese è per il 29 settembre a partire dalle ore 11 e fino alle 18.30 presso piazza Castello e via Roma. “L’obiettivo prefissato – spiegano i promotori – è quello di riunire le principali realtà impegnate a sostenere pari opportunità per le persone con disabilità e stimolare cittadinanza e istituzioni sul tema del diritto di tutti alla mobilità personale quale strumento indispensabile per l’autonomia”.
Il concetto di mobilità “attenta e solidale” verrà declinato durante la giornata sotto varie forme, sfidando il luogo comune che associa disabilità motoria e immobilità.
Annunciato da una conferenza stampa il 27 mattina, il Mobility day aprirà i battenti domenica 29 settembre con il dibattito “Il diritto alla mobilità quale sinonimo di autonomia e di libertà”. Seguiranno, lungo la giornata, a partire dalle 14.30, la possibilità per tutti di effettuare un test drive, sfide sportive, spettacoli, esposizioni d’arte e iniziative sull’agricoltura sociale.
Il Mobility day si avvale del patrocinio di Città di Torino, Regione Piemonte e Provincia di Torino e del partenariato di Coldiretti Torino, Comitato italiano paralimpico Piemonte e Centro servizi per il volontariato.
(superabile.it )

di Giovanni Cupidi