“CAP 90036” è una rubrica dedicata alle vostre “lettere“. La storia di questa settimana è stata raccolta da Rosanna Ingrassia
Anna a 23 anni era nel fiore della sua età. Era felice, sposata e con un bambino. Stava per avere la figlia tanto attesa, Marika, ma delle complicazioni del parto hanno trasformato quel momento magico in sofferenza inaudita.
Va in ospedale e quel giorno diventa l’incubo piu’ brutto della sua vita. Marika nasce ma con gravi problemi fisici: non vede e non si muove perchè rimasta a lungo senza ossigeno nella pancia della mamma.
Anna per un ischemia midollare resta in carrozzina con altre vari patologie causate dal parto. Inizia un lungo travaglio, dal cercare aiuto per assistere la bimba al lottare per non cadere in depressione. Dopo sette anni la figlia muore per problemi respiratori e Anna vorrebbe mettersi a letto e non pensare piu’.
Ma gli amici, la famiglia, l’altro suo figlio e l’associazione per i disabil di cui fa parte, con l’aiuto del suo presidente, la sostengono, la prendono per mano fino a farla sentire sempre meglio. Piano piano inizia a riprendersi: Anna partecipa alle varie iniziative dell’associazione, è parte importante dell’organo associativo per far sentire le voci di chi spesso non viene ascoltato, per abbattere quelle barriere che le impediscono di circolare libera nelle varie strutture.
Lotta ogni giorno per ottenere i diritti che tutti le persone con disabilità devono avere, quei diritti che spesso sembrano elemosine, contro le istituzioni alle quali se non dai scosse forti nemmeno ti ascoltano.
Ma Anna è la voce di se stessa, la voce che non si ferma davanti a un no e molti disabili confidano in lei, nella grinta di una donna che rinasce ogni giorno per amore e per il dono ricevuto che è l’incredibile forza interiore. Il dolore nonostante tutto non puo’ e non deve travolgerla.
Anna scrive una poesia che descrive se stessa, come donna e come essenza, che ascolterete attraverso la mia voce e che infine conclude: “La vita è meravigliosa, con tutte le sue sfaccettature, vivetela e lottate sempre per essa“.
La poesia di Anna
Per le vostre lettere a CAP 90036 scrivete a lavoriamoinsiemeblog@gmail.com o la sezione “Contatti” del blog. Grazie.
A Palermo raccolta dei beni nella sede dell’associazione Medullolesi Spinali. Ninni Gambino (Finp): “Molti nostri ragazzi con disabilità, pur vivendo di piccoli sussidi, stanno dando il loro contributo per le persone in Ucraina”
Da ieri tante persone continuano a chiamare per saper come dare il proprio contributo nella raccolta di beni di prima necessità destinati alla popolazione ucraina, che da giorni subisce l’attacco armato della Russia. La base operativa di raccolta è stata offerta dall’associazione Medullolesi di Palermo. L’iniziativa è promossa dalla rete di associazioni Asms Medullolesi Spinali Sicilia, Asd Mo.Cri.Ni.linus , Asd I Ragazzi Di Panormus.
A parlare di questa catena di solidarietà che è partita anche dalle associazioni delle persone con disabilità è il consigliere nazionale della Federazione Italiana Nuoto paralimpico (Finp) Ninni Gambino. “Da sempre in campo per i diritti di tutte le persone con disabilità – dice Ninni Gambino -, nell’ultimo periodo abbiamo creato una rete di associazioni per migliorare la risposte ai diversi bisogni di giovani e adulti con disabilità.
Questa rete, da circa un anno, si è collegata ed interfacciata anche con la comunità ucraina, prima ancora che scoppiasse il conflitto. Già, infatti, a favore dei giovani ucraini che, nel conflitto del 2014, erano rimasti amputati o con altre disabilità, abbiamo favorito degli incontri in Sicilia nella prospettiva di organizzare dei campus sportivi estivi.
Recentemente con Viktoriya Prokopovych (referente della comunità ucraina, presidente dell’associazione Forum Ucraina) che vive a Palermo ci siamo confrontati per capire quali strumenti mettere in atto per aiutare la gente ucraina. Appena poi è scoppiato il conflitto abbiamo deciso di attivare la raccolta umanitaria grazie alla sede messa a disposizione dell’Asms“.
“Oggi dalle parole bisogna passare concretamente ai fatti. Ogni persona sta donando anche nel piccolo, secondo le sue disponibilità. Molti nostri ragazzi con disabilità, pur vivendo di piccoli sussidi, stanno dando il loro contributo. E’ straordinario e bello come già da ieri stanno arrivando parecchie cose e stiamo ricevendo molte telefonate – continua ancora Ninni Gambino -.
Successivamente alla raccolta dei beni – che sta avvenendo il diversi punti della Sicilia -, ci preoccuperemo di portare con i pulmini dell’Asms tutto il materiale a Bagheria dove abbiamo preso contatto con un’azienda di autotrasporti. Questa ultima, con un mezzo di trasporto idoneo, porterà tutti gli aiuti umanitari a Verona che è il centro da dove partono i mezzi per l’Ucraina.
Tutti noi che in questo momento siamo in una condizione di vita migliore della popolazione ucraina, abbiamo il dovere di non girarci dall’altra parte ma di attivarci insieme per sostenerli in tutte forme possibili“.
Nella lista dei beni essenziali ci sono: termocamera, binocoli, caschi, ginocchiere, giubbotti antiproiettile, kit di pronto soccorso (IFAK se possibile), farmaci da banco (paracetamolo, nimesulide, antibiotici, oki, acqua ossigenata, betadine, etc.), garze e cerotti, antibiotici, antidolorifici, farmaci emostatici, medicazioni.
A questi si aggiungono inoltre: walkie-talkie (con batterie), power bank, torce elettriche, prodotti a lunga conservazione (zucchero, tè, caffè, biscotti, latte, cioccolato, cibo in scatola, olio), prodotti per l’igiene (sapone, shampoo, dentifricio, etc.). E poi ancora: calzini, biancheria, cibo per bambini, pannolini e salviettine umidificate.
Il centro di raccolta “Aiuto umanitario per l’Ucraina” è l’Asms (Associazione siciliana medullolesi spinali) in via Giovanni Evangelista di Blasi n.24,26 . Presidente Giovanni Rotino – mobile 329 1517169 (redattoresociale.it)
Se c’è un problema, c’è la sua soluzione – Rubrica a cura di Antonella Carta – Insegnante/Scrittrice – Questa rubrica si propone di passare in rassegna alcune delle piccole-grandi difficoltà del quotidiano di persone con disabilità e, anche con la collaborazione di chi ci è già passato, proporre una strada, senza la pretesa che sia la soluzione
Quando andare al supermercato diventa un incubo
Portare i figli piccoli al supermercato è un terno al lotto: pochi hanno la pazienza di aspettare che il genitore abbia completato, spesso si lamentano, tendono a prendere cose a caso dagli scaffali o a tentare di consumare sul posto la merendina appena sfilata dal carrello della mamma. Capita a tutti, bimbi normotipici e con disabilità.
A volte, però, tenere a freno bimbi iperattivi o con problematiche anche più serie e invalidanti è più complicato.
Allora una famiglia che ha un figlio con difficoltà di questo genere come si organizza? Al supermercato entra un solo genitore mentre l’altro distrae il piccolo? E se sei da solo, entri e sfidi la sorte con l’ansia che vada tutto bene almeno fino a pagamento avvenuto?
IL CONSIGLIO
Giulia Tizzoni, terapista presso l’associazione Nasininsù, racconta di una ragazzina di 13 anni che non poteva andare al supermercato perché prendeva e mangiava qualunque cosa, soprattutto arrivati in cassa dove ci sono gli snack.
“Dopo vari tentativi – spiega – abbiamo capito che avrebbe potuto funzionare il percorso inverso. Così appena entrati al supermercato andavamo direttamente in cassa per farle scegliere qualcosa e farglielo consumare durante tutto il tempo della spesa. Gradualmente le abbiamo poi dato il compito di trasportare il carrello; in questo modo aveva le mani impegnate e quindi non prendeva roba dagli scaffali. Risultato grandioso.”
E voi avete esperienze da raccontare che possano aiutare genitori in difficoltà a vivere con maggiore serenità esperienze quotidiane come fare la spesa, condividendole con i propri figli? Se sì, scriveteci e potremo dar voce al vostro consiglio.
Non solo carburanti, acciaio e componentistica elettronica. A causa del rincaro delle materie prime si impennano i costi degli ausili per le persone disabili.
Aumenti medi del 36% su carrozzine manuali, elettriche e ausili complessi per disabilità gravi. Il rischio che in poche settimane si verifichi una grande difficoltà a reperirli e vadano deserte le gare di appalto, non più sostenibili dalle imprese, lasciando i pazienti senza adeguata assistenza.
E’ l’allarme lanciato dall’associazione Ausili di Confindustria Dispositivi Medici, che ha fatto realizzare dal Centro Studi un’indagine per evidenziare l’impatto indiretto della pandemia sull’industria del settore: “C’è il rischio che nelle prossime settimane si verifichi una grande difficoltà nel reperire ausili per persone disabili (in parte già presente), con l’effetto disastroso di non poter dare un livello di assistenza essenziale come quella protesica”, denuncia Alessandro Berti, presidente dell’associazione Ausili di Confindustria Dispositivi medici.
L’indagine del Centro Studi di Confindustria Dispositivi Medici. L’aumento dei costi delle materie prime come il ferro (+51,6%), l’alluminio e l’acciaio inox (+39,5% e +36,3%), ma anche dei materiali plastici (+34,8%) e della componentistica elettronica (+32,1% ) si somma all’impennata dei costi per il trasporti e per le importazioni di componentistica, semilavorati e prodotti finiti che fa registrare mediamente un balzo del 188,9% ,con picchi che nelle ultime settimane hanno superato il 400%.
“Le stazioni appaltanti, le regioni e il sistema di approvvigionamento pubblico – ha continuato Berti – devono comprendere che per le nostre imprese non è più possibile fornire il Ssn alle condizioni di qualche mese fa. Purtroppo, le numerose richieste di revisione non hanno ricevuto alcuna risposta. Per contro anche recentissime procedure di acquisizioni pubbliche hanno basi d’asta calcolate su prezzi di mercato di due o tre anni fa. Con queste premesse il sistema non può reggere e ci sono pochissime settimane di autonomia”.
Rincaro materie prime, +36% prezzi dispositivi per disabili
Il comparto che conta in Italia oltre 300 imprese negli ultimi anni ha assistito a procedure pubbliche di acquisto improntate ad aggiudicazioni al prezzo più basso o – ancora più grave – a procedure pubbliche di acquisto in cui i criteri di valutazione della qualità erano talmente basilari e alla portata di qualsiasi fabbricante in gara che, di fatto, l’elemento dirimente risultava essere solamente il prezzo. La conseguenza di questo meccanismo ha portato all’aggiudicazione di prodotti a basso contenuto tecnologico. L’incidenza delle pure materie prime produttive risulta comunque molto elevata.
“L’effetto dell’aumento sproporzionale dei costi delle materie prime – continua Berti – da un lato impone alle aziende di fornire prodotti per gare già aggiudicate a un prezzo che non è più sostenibile per i cambiamenti eccezionali e repentini che impattano sugli approvvigionamenti. Dall’altro, rischia che vadano deserte procedure di acquisto future da parte di stazioni appaltanti.”
“Ci aspettiamo quindi – conclude Berti – che le diverse stazioni appaltanti diano seguito alle revisioni dei prezzi che le nostre aziende hanno richiesto secondo quanto previsto dall’art. 106 del D.Lgs 50/2016. La stessa stabilità del comparto e la vita del tessuto produttivo italiano del settore è a rischio, insieme all’assistenza alla persona con disabilità”.
Lavorava al 69° piano della Torre Uno del World Trade Center. Lavorava come contabile per il Port Authority di New York. Come tutte le mattine quel 9 settembre del 2001 si trovava davanti al suo computer quando il primo dei due aerei dirottati si schiantava contro quel grattacielo simbolo di una città, di una nazione, di una cultura. John Abruzzo, tetraplegico C5, era seduto sulla sua nuova carrozzina. Mentre tutto intorno si scatenava l’inferno John si avvicina diligentemente al punto di raccolta dove in teoria sarebbero dovuti arrivare i soccorsi.
Il World Trade Center essendo già stato oggetto di un attentato terroristico nel 1993 era sicuramente più attrezzato per fronteggiare eventuali disastri. Erano stati studiati piani di evacuazione, fatte esercitazioni e, tra le altre cose, acquistate 125 specifiche carrozzine per facilitare il salvataggio delle persone disabili.
Al punto di raccolta John Abruzzo vide una decina di colleghi, gli ultimi ancora rimasti. Queste persone, con grande coraggio e forse molta incoscienza, completamente prive di qualsiasi formazione per il soccorso e la gestione di un disabile, in barba ai regolamenti caricano John su una sedia da evacuazione e dividendosi in due gruppi da quattro si lanciano giù per le scale nella speranza di riuscire a salvarsi.
John Abruzzo e la sedia di evacuazione
La carrozzina da evacuazione
La sedia per l’evacuazione ricorda vagamente le carrozzine da bagno, con rotelle notevolmente più piccole e una imbracatura per tenere la persona ben assicurata. Ne esistono di vari modelli e il costo varia tra i 900 e i 2000 dollari a seconda delle caratteristiche (alcune prevedono anche un sistema frenante e dei cingoli).
La via per la salvezza
Giunti al 30° piano incontrano i pompieri carichi di tutti gli attrezzi utili per spegnere incendi e aprire varchi. Erano stravolti, intossicati dal fumo nero e denso che riempiva le scale. John Abruzzo viene consegnato ai valorosi pompieri di New York che precipitosamente cercano di guadagnare l’uscita. Neanche due forti esplosioni li fanno rallentare. L’uscita era impraticabile a causa dei primi crolli all’interno del grattacielo e si rese necessario aprirsi un varco attraverso una finestra.
Finalmente sul marciapiede John Abruzzo alzò lo sguardo verso l’alto e vide le fiamme e il fumo che avvolgevano il World Trade Center. Erano trascorsi 90 minuti dal tremendo impatto e dall’inizio della fuga. Pensava di avercela fatta John quando un vigile del fuoco urlò disperatamente di andare via da lì. Spinto velocemente, sempre sulla sua carrozzina da evacuazione, si allontanò il più rapidamente possibile da quell’inferno finché il gruppo, all’improvviso si fermò per osservare la scena surreale che si stava materializzando alle loro spalle. Sembrava Natale dirà poi John Abruzzo…tutta quella polvere bianca che oscurava il cielo…
Formazione e prevenzione
Ma cosa è stato delle 125 carrozzine da evacuazione acquistate precedentemente? A chi erano andate? E quante società ne avevano comprate delle altre per i propri dipendenti? Purtroppo questo dato non è conosciuto. Si conoscono purtroppo le terribili storie di altri disabili che arrivati al punto di raccolta previsto per ogni piano hanno inutilmente aspettato i soccorsi senza neanche poter provare a salvarsi la vita.
Un problema di difficile soluzione quello del soccorso dei disabili durante eventi di questa dimensione, problemi che anche noi in Italia abbiamo purtroppo dovuto affrontare nei recenti terremoti che hanno devastato l’Italia centrale. Oltre alla formazione del personale sarebbe sempre necessaria una mappatura dei disabili, conoscerne l’indirizzo, la collocazione ma anche il tipo di patologia, soprattutto effettuare delle simulazioni ed esercitazioni.
John ha avuto la fortuna di poter raccontare la sua storia a lieto fine in uno scenario apocalittico. Ma molti altri suoi colleghi purtroppo no. Solo con una buona preparazione e una prevenzione seria si può pensare di riuscire a ridurre il numero delle vittime e a ridare una terza vita a molte più persone già in credito con la fortuna e con la vita.
Si inaspriscono le sanzioni previste per chi parcheggia nei posti riservati alle persone con disabilità senza averne diritto con multe fino a 672 euro: ecco le novità e cosa cambia nel 2021.
Il Decreto infrastrutture ha ottenuto il via libera dal consiglio dei ministri che ha approvato una serie di novità che andranno anche ad investire la vita quotidiana degli automobilisti, andando ad adeguare il codice della strada ai cambiamenti della società. Una delle novità principali riguarda delle modifiche alle normative sui parcheggi, prevedendo delle multe molto più alte per chi occupa il posto riservato alle persone con disabilità senza essere in possesso della dovuta certificazione. Ma vediamo quali sono le principali novità per il 2021.
Multa più alta per chi parcheggia nel posto disabili
Con l’approvazione del Decreto Infrastrutture è previsto anche il raddoppio delle multe per chi utilizza gli spazi riservati alle persone con disabilità senza averne diritto. Al momento infatti è prevista una sanzione che va da 84 euro a 335 euro, ma nel documento è prevista una multa molto più salata che va da 168 a 672 euro. Previste delle multe salate anche per chi sosta nelle aree pedonali.
All’interno del decreto Infrastrutture si precisa inoltre che se una persona con disabilità troverà il parcheggio riservato occupato, avrà la facoltà di parcheggiare in modo completamente gratuito nei parcheggi con le strisce blu. In sostanza, con il nuovo provvedimento, è stata estesa a livello nazionale una regola che già era valida in molti comuni del nostro Paese, togliendo l’incertezza alle persone con disabilità costrette ogni volta ad informarsi sui regolamenti approvati dalle varie città.
Le altre novità previste nel Decreto
Con il nuovo documento, spiega il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini, il governo ha voluto tutelare maggiormente “la sicurezza e il funzionamento dei trasporti, tutelando maggiormente i diritti alla mobilità delle persone con disabilità e delle donne in gravidanza”.
Proprio per questo motivo sono state introdotte anche delle aree riservate per le donne in gravidanza e per le famiglie con bambini sotto i 2 anni. Questi parcheggi saranno destinati alle donne in gravidanza o con dei bambini piccoli in possesso di quello che sarà chiamato “permesso rosa”, che potrà essere richiesto in comune grazie alla normativa specifica.
Infine i comuni potranno riservare dei parcheggi anche ai bus scolastici, alle auto elettriche, allo scarico di merci, limitati anche solo per alcuni giorni o fasce orarie. Anche in questo caso le sanzioni raddoppieranno per chi occuperà questi posti senza averne il diritto o se sprovvisto dell’adeguato permesso.
Da oggi studenti, lavoratori, pazienti fuori sede e persone con disabilità residenti nella Regione Siciliana potranno ottenere la riduzione del prezzo del biglietto aereo sulle rotte nazionali ed europee per e da Catania e Palermo.
Per facilitare gli spostamenti di alcune categorie di residenti nella Regione Siciliana, tra cui studenti, lavoratori, pazienti fuori sede e persone con disabilità è prevista la riduzione del 30% prezzo del biglietto aereo sulle rotte nazionali ed europee da e per gli scali di Palermo e Catania collegate con le città sede di studio, lavoro e cura. Sconto che potrà essere ottenuto registrandosi alla piattaforma www.siciliavola.it, realizzata da Sogei partner tecnologico dell’Amministrazione Finanziaria.
Il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili e il Ministro dell’Economia e delle Finanze hanno firmato un decreto che istituisce un incentivo di carattere sociale per particolari categorie di persone che prevede una riduzione del costo del biglietto aereo pari al 30% sulla tariffa base che verrà applicato al momento dell’acquisto dalle compagnie aeree che aderiscono al programma.
Potranno beneficiare di questa opportunità alcune categorie di residenti nella Regione Siciliana che effettuano il viaggio da e per gli aeroporti di Catania o Palermo su tutte le rotte nazionali ed europee in collegamento con le città sedi degli atenei o degli ospedali in cui devono sottoporsi a ricoveri, accertamenti e cure sanitarie.
Lo sconto è infatti riservato agli studenti fuori sede, alle persone con disabilità gravi;ai lavoratori dipendenti con sede fuori dalla Regione Sicilia e reddito lordo inferiore a 25.000 euro;pazienti che ricevono cure fuori della Regione Sicilia e che abbiano un reddito lordo inferiore a 25.000 euro.
Per ottenere la riduzione del prezzo, è necessario registrarsi al sito https://www.siciliavola.it, con SPID o CIE, e dalla pagina “Gestione” cliccare su “Richiedi buono”. Il sistema chiederà di compilare un’autocertificazione che consentirà di generare il buono e presentarlo al vettore aderente all’iniziativa al momento dell’acquisto del biglietto (anche online). Il buono può essere utilizzato entro tre giorni dalla data di generazione.
Quote di riserva: chi ha diritto all’assunzione, sanzioni per l’azienda e modifiche dell’organico
La legge 68/1999 stabilisce l’obbligo, per i datori di lavoro con almeno 15 dipendenti, di assumere almeno una persona con handicap. Il numero varia a seconda delle dimensioni dell’azienda per come a breve vedremo. Di recente, l’Ispettorato del lavoro ha stabilito come si concilia l’assunzione obbligatoria di disabili e la riduzione d’organico: quali effetti ha il licenziamento di uno o più dipendenti sulle quote riservate ai lavoratori disabili. Prima però vediamo cosa stabilisce la normativa e come si struttura l’obbligo in questione.
Disabili con diritto all’assunzione
Hanno diritto al cosiddetto «collocamento dei disabili» i seguenti soggetti:
persone, ancora in età lavorativa, con minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali e portatori di handicap intellettivo con una riduzione della capacità lavorativa superiore al 45%;
invalidi del lavoro con un grado di invalidità superiore al 33%, accertata dall’Inail;
persone non vedenti con cecità assoluta o con residuo visivo non superiore ad un decimo ad entrambi gli occhi, con eventuale correzione
persone sordomute: si deve trattare di sordità dalla nascita o prima dell’apprendimento della lingua parlata;
invalidi di guerra, invalidi civili di guerra e invalidi per servizio con minorazioni ascritte dalla prima all’ottava categoria di cui alle tabelle annesse al testo unico delle norme in materia di pensioni di guerra.
Obblighi di assunzione: quanti lavoratori per azienda?
I datori di lavoro pubblici e privati sono tenuti ad avere alle loro dipendenze lavoratori appartenenti alle categorie appena elencate nella seguente misura:
7% dei lavoratori occupati, se i dipendenti in azienda sono più di 50;
2 lavoratori, se i dipendenti in azienda vanno da 36 a 50;
1 lavoratore, se i dipendenti in azienda vanno da 15 a 35.
I lavoratori che divengono disabili a causa di infortunio o malattia sul lavoro non possono essere computati nella quota di riserva se hanno subìto una riduzione della capacità lavorativa inferiore al 60% o, comunque, se sono divenuti inabili a causa dell’inadempimento da parte del datore di lavoro, accertato da un giudice, delle norme in materia di sicurezza ed igiene del lavoro.
Come si calcolano le quote di riserva?
Per stabilire quanti lavoratori disabili l’azienda deve assumere è necessario prima capire come si calcola l’eventuale superamento del limite dimensionale che abbiamo appena indicato. Ebbene, per calcolare i dipendenti già assunti in azienda bisogna avere a riferimento tutti i lavoratori assunti con contratto di lavoro subordinato. Non si considerano (oltre ovviamente ai disabili assunti in forza delle quote di riserva), i lavoratori con contratto a tempo determinato di durata fino a sei mesi, i soci di cooperative di produzione e lavoro, i dirigenti, i lavoratori assunti con contratto di inserimento, i lavoratori occupati con contratto di somministrazione presso l’utilizzatore, i lavoratori assunti per attività da svolgersi all’estero per la durata di tale attività, i soggetti impegnati in lavori socialmente utili, i lavoratori a domicilio, i lavoratori che aderiscono al programma di emersione.
Assunzione obbligatoria disabili e modifica organico
Con una recente nota [1], l’Ispettorato del lavoro ha chiarito che l’azienda non è più tenuta ad assumere disabili in caso di riduzione dell’organico. Nell’ipotesi dunque in cui, rispetto a una scopertura verificatasi nel tempo, venga meno nel frattempo l’obbligo di assunzione per effetto di un decremento dell’organico aziendale, la sanzione andrà calcolata dalla scadenza del sessantesimo giorno sino al momento in cui per effetto della riduzione dell’organico aziendale sono venuti meno gli stessi obblighi.
Le aziende perciò dovranno attivarsi celermente entro i sessanta giorni nel caso di variazione dell’organico che determini nuovi obblighi di assunzione; nel caso in cui non si riesca a rispettare il piano di avviamenti previsto dalla convenzione, si dovranno rimodulare le scadenze con il servizio competente. Alla scadenza del periodo di sospensione, si dovrà assolvere alle assunzioni nei successivi 60 giorni; si dovrà adempiere agli avviamenti predisposti dal servizio competente siano essi numerici o nominativi. Si dovrà infine comunicare la risoluzione del rapporto con il disabile entro dieci giorni dalla cessazione.
Il mancato invio del prospetto informativo è sanzionato con l’importo di 635,11 euro, maggiorato di 30,76 euro per ogni giorno di ulteriore ritardo.
Sanzioni per la mancata assunzione dei disabil
L’articolo 15, comma 4, della legge 68/1999 stabilisce che le imprese hanno 60 giorni per poter assumere persone disabili. In mancanza, sono soggette alla sanzione amministrativa per ogni giorno lavorativo durante il quale risulti non coperta, per causa imputabile al datore di lavoro, la quota d’obbligo. La sanzione, da versare al fondo regionale per l’occupazione dei disabili, è pari a cinque volte la misura del contributo esonerativo, per ciascun lavoratore disabile che risulta non occupato nella stessa giornata. Attualmente, la misura del contributo esonerativo è pari a euro 30,64 euro, che moltiplicato per cinque darà luogo a una sanzione di 153,2 euro per ogni giorno lavorativo, risultante dal Libro unico del lavoro.
Il Jobs Act ha previsto la diffida della sanzione attraverso la presentazione agli uffici competenti della richiesta di assunzione o con la stipula del contratto di lavoro con la persona con disabilità avviata dall’ufficio. Con la nota 6316/2018 l’Ispettorato ha invece precisato che il datore di lavoro non è responsabile per non aver assunto il lavoratore allo scadere del termine di legge, se tale ritardo dipende dal mancato o ritardato avviamento da parte dell’ufficio competente.
È prevista la sanzione in misura minima quando il datore di lavoro adempie spontaneamente oltre il termine dei 60 giorni.
La pandemia ha fatto lievitare i prezzi del 17% rispetto a tre anni fa, mentre è solo nel 51% dei casi che una persona in carrozzina ha accesso allo stabilimento e al mare
SPIAGGE: INDAGINE SUI COSTI E ACCOGLIENZA PER LE PERSONE CON DISABILITÀ. Stabilimenti balneari, quanto ci costano? I lidi attrezzati per molti sono diventati mete irraggiungibili e non solo in fatto di prezzi: nella stragrande maggioranza dei casi l’accesso non è possibile per le persone con disabilità in carrozzina.
A dirlo è l’indagine condotta tra il 20 aprile e il 5 maggio da Altroconsumo condotta in oltre 200 stabilimenti balneari distribuiti in dieci località marittime: Alassio, Alghero, Anzio, Gallipoli, Lignano, Palinuro, Rimini, Senigallia, Taormina e Giardini di Naxos e Viareggio. In ogni città, sono state valutate almeno il 20% delle strutture.
Sotto la lente di ingrandimento sono finiti il cambiamento dei prezzi, l’attuale necessità di dover pagare una caparra per la prenotazione degli ombrelloni (richiesta da quasi 1 stabilimento su 3) e la possibilità di accesso facile per le persone con disabilità e per le loro famiglie.
I prezzi e le caparre
Sono poche le località in cui i prezzi sono praticamente invariati. Nella città più cara dell’inchiesta 2021 si spendono 287 euro a settimana di media per le prime quattro file, nella seconda (267); nella terza (256). Due le località balneari che si distinguono per convenienza. Serve la caparra? Molti la chiedono alla prenotazione. E in caso di restrizioni a causa del Covid, non tutti la restituiscono.
Rispetto a 3 anni fa, il costo degli ombrelloni è aumentato in media del 17%, fino a toccare picchi del +34% a Gallipoli e +32% ad Alghero. Senigallia e Taormina, le località che hanno subito variazioni più lievi, rispettivamente del 2% e dell’1%. Nello specifico, Altroconsumo ha voluto analizzare quale è stata la variazione di prezzo delle prenotazioni degli ombrelloni nelle strutture balneari italiane negli ultimi anni. Per farlo, ha messo a confronto i prezzi dei lidi durante la prima settimana di agosto e ha tenuto in considerazione la media di costo per un ombrellone e due lettini nelle prime 4 file.
Rispetto a 3 anni fa, il costo degli ombrelloni è aumentato in media del 17%, fino a toccare picchi del +34% a Gallipoli e +32% ad Alghero. Senigallia e Taormina, le località che hanno subito variazioni più lievi, rispettivamente del 2% e dell’1%. Ma oggi quindi quanto costa andare al mare? Dall’analisi emerge che la media di costo è 182€ per la settimana, le città con gli stabilimenti più costosi sono Alassio con 287€ a settimana, seguita da Gallipoli (267€) e da Viareggio (256€), mentre quelle con i prezzi più bassi sono Rimini (115€) e Senigallia (122€).
Il 31% degli stabilimenti, poi, chiede una caparra. Ma cosa succede se poi il cliente ha un contrattempo? Il 77% delle strutture restituirebbe la quota anticipata (lo prevedono tutti gli intervistati di Alassio, Alghero, Lignano, Senigallia) ma il restante 23% o non la restituisce o “deve decidere”.
L’accesso per le persone in carrozzina
Altroconsumo ha indagato anche sul livello di preparazione degli stabilimenti per l’accoglienza di persone con disabilità che vogliono passare le proprie vacanze estive al mare. Sul totale dei bagni intervistati il 9% ha sconsigliato la struttura. Problematiche come la presenza di scalini, strade scoscese, assenza di rampe, rendono, infatti, davvero difficile l’accesso di una persona con disabilità a questi stabilimenti.
Al 91% che si dichiara pronto a ricevere questo tipo di clienti Altroconsumo ha posto alcune domande sull’ampiezza degli accessi alla struttura, sull’adeguatezza dei sanitari e sulla disponibilità di strutture che permettano di muoversi sulla sabbia e di entrare in acqua: ben il 95% ha un bagno ad hoc per persone con disabilità e il 59% mette a disposizione la carrozzina apposita per aiutare il cliente ad entrare in acqua o è pronto a recuperarne una. Il 41% non ne è provvisto, tuttavia, molti degli stabilimenti si dichiarano pronti a trovare soluzioni alternative per favorire l’accesso al mare.
Sono 257 i disabili che si sono candidati dai Paesi membri dell’ESA: 31 solo dall’Italia, tra cui 7 donne. Uno di loro parteciperà come parastronauta. Si potrebbe rivoluzionare il mondo delle esplorazioni spaziali
IL PROGETTO PARASTRONAUTA, L’ESA APRE LE PORTE ALLA DISABILITÀ. Si è appena chiusa la presentazione delle candidature per la nuova classe di astronauti dell’Agenzia Spaziale Europea, con 22.589 domande presentate, di cui un quarto donne. Una selezione più che mai all’insegna dell’inclusività, e non solo di genere, visto che per la prima volta un’agenzia spaziale offre questa possibilità anche a persone con disabilità. Sono 257 i disabili che si sono candidati dai Paesi membri dell’ESA (31 solo dall’Italia, tra cui 7 donne). Uno di loro parteciperà come parastronauta ad uno studio di fattibilità che potrebbe rivoluzionare il mondo delle esplorazioni spaziali.
Non saranno “turisti spaziali”
Dopo dodici anni, l’Agenzia Spaziale Europea ha aperto le selezioni per rinnovare il suo corpo astronautico con 4 nuovi astronauti regolari e una ventina di riserve, tra cui rientrerà il primo o la prima parastronauta della storia.
L’ESA è infatti la prima agenzia spaziale al mondo ad iniziare il Parastronaut Feasibility Project, un programma per reclutare un astronauta con disabilità motorie, con l’obiettivo di studiare la possibilità di inviare in futuro sulla Stazione Spaziale Internazionale anche persone disabili, non come “turisti spaziali”, bensì come scienziati impegnati a tutti gli effetti in missioni utili e sicure, esattamente come i colleghi normo-dotati, del resto – aveva puntualizzato l’astronauta Samantha Cristoforetti – “nello spazio siamo tutti in qualche modo disabili, anche noi che non abbiamo impedimenti fisici all’origine. È la tecnologia ad aiutarci, e dopo gli studi di fattibilità, sarà solo questione di adattare le tecnologie a determinate necessità.”
Samantha Cristoforetti nella ISS
Una novità dirompente e apprezzata.
Talmente dirompente e apprezzata che alle 257 candidature per parastronauti giunte dai Paesi membri dell’ESA, se ne sono aggiunte 30 da ogni parte del mondo, inclusi gli Stati non elegibili. “L’idea nasce innanzitutto dalla necessità di utilizzare al massimo le risorse umane. Esiste infatti personale estremamente qualificato che non ha mai avuto questa possibilità per via di una disabilità fisica”, aveva commentato l’astronauta Luca Parmitano durante la presentazione del progetto, ribadendo che “Questa non è un’operazione di facciata, bensì una evoluzione, e ci auguriamo che possa diventare un cambiamento strutturale del volo spaziale.”
Luca Parmitano
I requisiti richiesti per la candidatura
Grazie ad una preliminare consultazione con il Comitato Paralimpico Internazionale e ad uno studio scientifico ad hoc, la selezione dei parastronauti è stata aperta a persone con un deficit a uno o entrambi gli arti inferiori, purché al di sotto del ginocchio; una lunghezza delle gambe diversa; una statura inferiore a 130 cm. La persona selezionata entrerà a far parte delle riserve agli astronauti regolari, e contemporaneamente aiuterà l’ESA a comprendere come adattare l’attuale hardware spaziale a specifiche disabilità motorie.
Ma caratteristiche fisiche a parte, i requisiti per presentare domanda erano gli stessi della selezione generale, poiché i parastronauti devono dimostrarsi psicologicamente, cognitivamente, tecnicamente e professionalmente qualificati per il ruolo, a prescindere dalla disabilità.
Un budget di un milione di euro
Per questo progetto di fattibilità, l’Agenzia Spaziale Europea impegnerà un budget iniziale di 1 milione di euro per studi tecnici, simulazioni spaziali, missioni analoghe (in ambienti naturali simili a quelli extraterrestri), e per lavorare con partner internazionali e fornitori di voli spaziali commerciali, al fine di realizzare i necessari adattamenti tecnologici per l’accessibilità.
Talenti e risorse, a prescindere dalla disabilità
L’attenzione al tema della disabilità non è nuova per l’ESA, già nel 2014 Samantha Cristoforetti aveva portato sulla ISS la bandiera della pattuglia aerea di piloti disabili italiani WeFly! Team, nell’ambito dell’iniziativa WeFly! Con Futura… osa volare, che mirava a scardinare i pregiudizi e a valorizzare la disabilità non come limite, bensì come opportunità. Per la stessa ragione, l’ESA da un paio d’anni ha attivato un programma di inserimento di neo-laureati con disabilità, ritenendoli una risorsa utilissima per il loro particolare uso del pensiero laterale, la capacità di pensare fuori dagli schemi e in modo innovativo.
L’obiettivo della Stazione Spaziale
“Se c’è una cosa che abbiamo imparato lavorando sulla Stazione Spaziale Internazionale, è che c’è un grande valore nella diversità. Includere persone con bisogni speciali significa anche beneficiare della loro straordinaria esperienza, capacità di adattamento ad ambienti difficili e diversi punti di vista”, ha spiegato Loredana Bessone, addestratrice di astronauti dell’ESA, “I nostri astronauti eseguono moltissimi esperimenti di scienze della vita nello spazio, e il fatto che siano persone con disabilità a condurre tali esperimenti potrebbe portare a risultati scientifici nuovi e sorprendenti, a beneficio di tutta l’umanità”.
L’impegno di ESA e della ricerca spaziale per migliorare la qualità di vita dei disabili. Con il suo Spin-off ESA Space Solutions, l’Agenzia Spaziale Europea da molti anni collabora con aziende, università e vari settori della società, per sfruttare i risultati e le ricerche in ambito spaziale allo scopo di migliorare la qualità della vita sulla Terra, inclusa quella dei disabili.
Gli occhiali a realtà aumentata
È il caso ad esempio dei rivoluzionari EyeSpeak, occhiali a Realtà aumentata che proiettano sulle lenti uno schermo e una tastiera virtuali, consentendo a chi ha subito lesioni al midollo spinale oppure è affetto da malattie neurodegenerative come la SLA, di comunicare attraverso i movimenti delle pupille che fungono da mouse al posto delle dita, e grazie ad un software trasformano la scrittura in messaggio vocale. Questo strumento, per esempio, è nato dagli studi di realtà aumentata che dal 2008 si stavano conducendo per ottimizzare la visualizzazione delle checklist degli astronauti durante le passeggiate extraveicolari con le voluminose tute spaziali.
L’arricchimento nelle tecnologie spaziali
Le tecnologie spaziali possono portare, inoltre, numerosi benefici alle persone cieche e ipovedenti. Basti pensare che, grazie alle informazioni dei satelliti geostazionari EGNOS e SISNET, un’azienda spagnola è riuscita a creare un navigatore personale affidabile che può essere indossato dai pedoni non vedenti, per girare in sicurezza in città. La sola tecnologia GPS non è infatti abbastanza accurata e precisa da rilevare i singoli ostacoli lungo il percorso, ma i due satelliti riescono a correggere i segnali, con una precisione di 2 metri.
Senza dimenticare il monumentale lavoro di sonificazione delle immagini e di migliaia di cataloghi di dati astrometrici raccolti durante varie missioni ESA, che l’Agenzia sta proseguendo dal 2016 e ha già reso disponibili a tutti, al fine di promuovere non solo una nuova modalità di studio e mappatura del cielo, ma anche di facilitare l’apprendimento dell’astronomia per gli studenti ipovedenti. (repubblica.it)