Tessera europea di disabilità, più facile rivendicare i propri diritti in tutta l’Ue

Per Bruxelles è giunto il momento di potenziare l’azione comunitaria per tutelare le persone con disabilità sia in abito sociale che lavorativo. Necessaria la collaborazione tra Commissione e Stati membri e un dialogo continuo con i Paesi extra europei

Le persone con disabilità hanno il diritto di partecipare a tutti gli ambiti della vita, esattamente come tutti gli altri. Per questo la Commissione europea ha presentato la strategia strategia per il periodo 2021-2030 che punta a tutelare dei loro diritti al fine di garantirgli la piena partecipazione alla società su un piano di parità con gli altri. Sebbene negli ultimi decenni siano stati compiuti progressi nell’accesso all’assistenza sanitaria, all’istruzione, all’occupazione, alle attività ricreative e alla partecipazione alla vita politica, permangono molti ostacoli. La nuova strategia guiderà l’azione degli Stati membri e delle istituzioni dell’Ue, basandosi sui risultati conseguiti nei dieci anni precedenti e provando a offrire soluzioni alle sfide future.

La strategia sostiene anche l’attuazione da parte dell’Ue e dei suoi Stati membri della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità a livello sia comunitario che nazionale. “La protezione dei diritti delle persone con disabilità deve essere al centro dei nostri sforzi, anche nella risposta al coronavirus, che le ha colpite duramente” ha dichiarato la vicepresidente per i Valori e la trasparenza Vera Jourová.

Una tessera europea di disabilità e il diritto alle pari opportunità

Nonostante le persone con disabilità abbiano lo stesso diritto di tutti gli altri di trasferirsi in un altro Paese dell’Ue o di partecipare alla vita politica, quando decidono di trasferirsi in un altro Stato membro, non è sempre riconosciuto il loro status e quindi hanno difficoltà nell’accedere a prestazioni o servizi. Per questo la Commissione proporrà la creazione di una tessera europea di disabilità al fine di facilitare il riconoscimento reciproco dello status di disabilità in tutti i 27 Stati membri.

Tra le altre cose, Bruxelles vuole impegnarsi per garantire a queste persone il diritto alle pari opportunità e per tutelarle da discriminazioni e violenze. Secondo i dati della Commissione non solo il 52 % delle persone con disabilità si sente discriminato, ma bisogna considerare che corrono un rischio maggiore di diventare vittime di violenze e abusi nel proprio ambiente domestico e nelle istituzioni. Inoltre, ben il 20 % dei giovani con disabilità abbandona precocemente la scuola. Per questo la l’esecutivo comunitario invita gli Stati membri a creare scuole inclusive e innovative per tutti.

Inserimento nella società e nel mercato del lavoro

Entro il 2023 la Commissione europea pubblicherà una guida per gli Stati membri in materia di vita indipendente e inclusione nella comunità. Solo il 50 % delle persone con disabilità ha un lavoro, rispetto al 75 % delle persone senza disabilità, per questo Bruxelles invita gli Stati membri a sfruttare il loro potenziale e a migliorare la loro posizione sul mercato del lavoro. Inoltre, intende elaborare un pacchetto per migliori risultati sul mercato del lavoro per le persone con disabilità. La strategia proporrà anche azioni volte a migliorare la protezione sociale.

La strategia rafforzerà i diritti delle persone con disabilità in tutto il mondo

Secondo la relazione mondiale sulla disabilità, circa il 15 % della popolazione mondiale è affetto da qualche forma di disabilità. Per questo nel 2021 la Commissione aggiornerà il suo pacchetto di strumenti per un “approccio basato sui diritti, che comprende tutti i diritti umani per la cooperazione allo sviluppo dell’Ue“, al fine di affrontare tutte le disuguaglianze nelle azioni esterne, compresa la discriminazione nei confronti delle persone con disabilità. Inoltre, l’Unione svilupperà un dialogo strategico con gli altri Stati che sono parti e firmatari della convenzione delle Nazioni Unite, nonché con altre organizzazioni regionali. Nell’ambito di tale strategia saranno organizzati dialoghi strutturati e sarà rafforzata la cooperazione in materia di accessibilità e occupazione.

M5S: “Serve più impegno degli Stati membri”

Nonostante un solido quadro giuridico che ha permesso di migliorare l’accessibilità, molti ambiti non sono ancora contemplati dalle norme dell’Ue e vi sono differenze tra i diversi Stati membri“. Così ha dichiarato l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle, Chiara Gemma. Ha inoltre aggiunto “per realizzare le ambizioni della strategia sarà necessario un forte impegno da parte di tutti gli Stati membri, in quanto attori chiave nell’attuazione della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità“. Per l’eurodeputata per consentire a tutti i cittadini con disabilità di prosperare e vivere al meglio “dobbiamo garantire loro le condizioni che permettano effettivamente di vivere in modo indipendente, imparare in un ambiente inclusivo e lavorare secondo norme adeguate”.
(europatoday.it)

Disabilità: una ricercatrice della Sant’Anna nel pool di esperti europei

Elena Vivaldi rappresenterà l’Italia nel gruppo di esperti della Commissione Europea per costruire le politiche europee riferite a persone con disabilità

Sarà una ricercatrice di diritto costituzionale della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa a rappresentare l’Italia nel pool di esperti della Commissione Europea in tema di persone con disabilità.
Elena Vivaldi, che è già delegata della rettrice della Sant’Anna Sabina Nuti per la disabilità e per l’inclusione, si occuperà di stilare i rapporti nazionali che aiuteranno la Commissione e il Parlamento europeo nel costruire le politiche europee riferite a persone con disabilità, con l’aiuto dei colleghi dell’Area di Ricerca Power, all’interno dell’Istituto Dirpolis (Diritto, Politica, Sviluppo).

Una sfida impegnativa per l’Unione Europea

Per Elena Vivaldi si tratta di un riconoscimento importante: farà parte infatti della Rete accademica di esperti europei sulla disabilità (Aned), creata dalla Commissione europea nel dicembre 2007 con l’obiettivo di stabilire e mantenere una rete accademica paneuropea nel campo della disabilità che sostiene lo sviluppo delle politiche in collaborazione con l’unità Disabilità della Commissione europea. In questo team di ricerca anche Paolo Addis, assegnista di ricerca in Diritto costituzionale all’Istituto Dirpolis della Sant’Anna ed esperto di diritti delle persone con disabilità.
Si tratta – commenta Elena Vivaldi – di una sfida impegnativa per l’Unione europea, così come per l’Italia, vincolata dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità.  La Convenzione indica strumenti per garantire alle persone con disabilità una piena inclusione sociale, ma renderli effettivi richiede un impegnoda parte di tutti: istituzioni europee, nazionali, regionali e locali”.

Il 20% della popolazione europea ha una qualche disabilità

Secondo le stime il 20% della popolazione europea oggi presenta una qualche disabilità e, pertanto, per l’Unione Europea è indispensabile l’acquisizione di un quadro di conoscenze precise e dettagliate dei singoli contesti nazionali. In vista di questo obiettivo, l’Unione europea ha lanciato una call per “acquistare” competenze di cui è sprovvista, rivolgendosi a consorzi composti da ricercatori, ricercatrici, da esperte e da esperti di tutti i suoi Paesi. La cordata risultata vincitrice della call è la Dg Empl (Employment, Social Affairs and Inclusion), di cui fa parte Elena Vivaldi, in qualità di esperta per l’Italia.
In una prospettiva italiana – conclude Elena Vivaldi – si tratta di un imperativo che discende dalla Costituzione repubblicana del 1948, in attuazione della quale l’Italia ha adottato già da tempo norme che mirano all’obiettivo della piena inclusione della persona con disabilità. Però non è abbastanza. C’è ancora tantissimo da fare, sul versante dell’inclusione scolastica e universitaria, sui percorsi di presa in carico personalizzata, sull’inserimento lavorativo, nonché sulla progettazione condivisa del futuro della persona con disabilità, oltre la famiglia”. (intoscana.it)

Per i disabili italiani trovare lavoro…

L’84% dei portatori di handicap in età lavorativa è disoccupato. E intanto la Commissione Ue valuta una nuova procedura di infrazione contro l’Italia

Il presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso

L’84% dei portatori di handicap in età lavorativa non ha un impiego e i disoccupati iscritti alle liste di collocamento obbligatorio sono 750 mila, secondo dati 2013 del ministero del Welfare. Ecco che Lorenzo Torto, un ragazzo di 26 anni sulla sedia a rotelle è tornato per seconda volta a Bruxelles – la prima un anno fa – per chiedere alla Commissione europea com’è possibile che, in Italia, il lavoro è una missione (quasi) impossibile per i disabili. Questa situazione ha portato la Commissione a valutare se aprire una nuova procedura di infrazione contro l’Italia, che ha già subito una bocciatura sul diritto al lavoro dei disabili nel luglio scorso. Dalla prima petizione di Torto alla Commissione europea, il 20 marzo 2013, infatti, sono successe molte cose. La Corte di Giustizia europea ha condannato l’Italia per non aver imposto «a tutti i datori di lavoro l’adozione di provvedimenti efficaci e pratici, in funzione delle esigenze delle situazioni concrete, a favore di tutti i disabili» come previsto dalla normativa comunitaria. Inoltre il governo Letta ha rifinanziato il fondo per l’occupazione dei portatori di handicap per 10 milioni di euro nel 2013 e 20 milioni nel 2014.

Ma secondo Torto «nella vita quotidiana di tante persone che soffrono non è cambiato niente» e anche la Commissione Europea ha chiesto chiarimenti all’esecutivo su come viene attuata la normativa. «La Commissione ha comunicato che è ancora in corso la procedura di osservazione del nostro Paese per verificare l’efficacia della legge 93/2013 nel garantire la piena inclusione dei disabili nel mondo del lavoro», afferma la presidente della Commissione petizioni dell’Unione Europea, Erminia Mazzoni (Ppe). «Preso atto dell’immobilismo italiano denunciato da Lorenzo Torto, ho invitato il premier Matteo Renzi e il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, a dare seguito con urgenza alle disposizioni della Corte», aggiunge l’europarlamentare.

Il governo ancora non ha assegnato la delega alla disabilità, ma il sottosegretario al Lavoro Franca Biondelli garantisce «la forte attenzione e la piena disponibilità» dell’esecutivo su queste tematiche. La legge italiana è «unanimemente riconosciuta tra le più avanzate nell’ambito della non discriminazione, ma è anche tra le maggiormente inapplicate», osserva il sottosegretario.

E anche la recessione influisce in modo pesante perché le aziende in crisi possono sospendere gli obblighi di assunzione dei disabili previsti dalla legge 68/99. «In questo modo si calcola che circa il 25% dei posti previsti per i disabili rimane non assegnato, tanto nel settore pubblico quanto nel privato», conclude Biondelli. E così il disagio aumenta, come registra la responsabile della politiche per la disabilità della Cgil, Nina Daita, che racconta: «ormai quasi quotidianamente mi arrivano lettere e telefonate di disabili disperati per la ricerca di lavoro, la solitudine e la paura per il futuro».

(lastampa.it)

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