Salone nautico Venezia: ecco il gommone per le persone con disabilità

Mezzo idoneo per visitare laguna città

Consentirà alle persone con disabilità di vivere la Laguna di Venezia da un altro punto di vista e praticare in autonomia e piena sicurezza varie attività sportive, dalla pesca al nuoto.

Nell’ambito della seconda edizione del Salone Nautico Venezia è stato presentato all’Arsenale il ‘Gommone … per la libertà‘. Un’imbarcazione attrezzata, grazie al contributo di solidarietà del sindaco, che permetterà ai disabili o ai pazienti in riabilitazione all’Ospedale San Camillo del Lido di Venezia di entrare e uscire dall’acqua grazie a un dispositivo di sollevamento elettromedicale.

All’appuntamento hanno partecipato, in rappresentanza dell’Amministrazione comunale, il vicepresidente del Consiglio Paolo Romor, l’assessore al Bilancio Michele Zuin e la presidente della Commissione Turismo Silvia Peruzzo Meggetto. Presenti inoltre per la sezione veneziana della Lega Navale italiana il presidente emerito Paolo Leone Rossi, il vicepresidente Claudio Tosetto, il segretario Gianni Moretti; per l’ospedale San Camillo l’amministratore delegato Mario Bassano; l’ideatore del progetto Giovanni Galifi.

Dopo una lunga attesa, dovuta ai ritardi legati alla pandemia ancora in corso – spiegano i delegati della Lega Navale italiana – i lavori di rinnovo ed adeguamento al “Gommone…per la libertà” sono finalmente completati. L’obiettivo è di contribuire a creare una sinergia di cultura marinara, di benessere fisico e mentale per le persone con ridotte capacità motorie“.

(ANSA)

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BrainControl: Intelligenza Artificiale al servizio della disabilità

BrainControl BCI è l’unico sofware brevettato che opera sulle onde cerebrali, traducendo i pensieri dei pazienti in comandi ed azioni sui dispositivi portatili.

Come stai?”, “Ti senti bene?”; semplici domande possono rappresentare per molte famiglie e caregiver una sfida difficilissima da vincere perché un loro famigliare è affetto da una malattia che impedisce qualsiasi tipo di movimento volontario. Parliamo di persone alle quali, nei casi più gravi, sono preclusi anche i movimenti residui di pupille, zigomo o dita. Sono i pazienti locked-in, imprigionati di fatto in un corpo completamente immobile ma dotati di capacità cognitive.

Con BrainControl BCI è da oggi possibile comunicare con l’esterno grazie al pensiero. Un Software e un caschetto EEG, unitamente a un training personalizzato, sono in grado di trasformare in comandi i pensieri del paziente, dando modo di rispondere a semplici domande e di comunicare. Una risposta di poche lettere che cambia la vita a tantissime persone.

BrainControl BCI è una soluzione avveniristica ideata da LiquidWeb, una PMI senese. Si prefigge di aiutare le persone con gravi disabilità, le loro famiglie e caregiver a migliorare la qualità di vita. Il tutto parte dalla convinzione che le persone sono più importanti della tecnologia e che, grazie a quest’ultima, è possibile aiutare chi è colpito da gravi patologie a riavere fiducia nella vita e una connessione con il mondo.

BrainControl BCI è un dispositivo medico CE di classe I brevettato in Italia. È in attesa di ottenere la stessa certificazione in altri Paesi EU, US, Canada, Giappone e Cina; ha vinto nel 2020 il Bando Horizon per la Ricerca e l’Innovazione dell’Unione Europea.
L’utilizzatore di BrainControl BCI è una persona con gravissime disabilità ma con abilità cognitive sufficientemente integre, persone quindi colpite da patologie quali tetraplegia, SLA, sclerosi multipla, distrofie muscolari e anche coloro che hanno subito danni cerebrali di origine ischemica o traumatica.

Il paziente impara ad usare il software e il caschetto EEG grazie a un training personalizzato perché ogni situazione è differente e le variabili talmente sensibili che richiedono necessariamente una personalizzazione 1to1.
Attualmente BrainControl BCI, oltre ad essere stato adottato da diversi pazienti privati, è in uso presso diverse strutture pubbliche, tra cui l’Ospedale San Jacopo di Pistoia, Asur Marche, Asl Lecce, ASST Melegnano.

BrainControl BCI fa parte di una gamma di dispositivi che comprende anche BrainControl Sensory e Avatar. Tre diverse soluzioni, compatibili con i differenti gradi di mobilità e interazione del paziente.
BrainControl Sensory è pensato per pazienti con movimenti residui volontari di qualsiasi parte del corpo (movimenti oculari, movimenti della mano, delle dita, dello zigomo, ecc.). Grazie a una serie di sensori, quali puntatori oculari, sensori di movimento, emulatori mouse, è possibile sfruttare i movimenti residui del paziente per creare un’interazione con il mondo esterno.

BrainControl Avatar è pensato per persone con difficoltà motorie, permette di visitare da remoto installazioni, musei, spazi espositivi ed eventi in genere. In maniera del tutto indipendente, è possibile comandare un alter ego robotico, regolando audio, video e altezza del campo visivo. L’esperienza sarà immersiva e reale, come se si stesse visitando di persona l’ambiente prescelto. Inoltre, il monitor e gli altoparlanti di cui è dotato l’avatar consentono di rendersi visibile a distanza, se lo si desidera, dando spazio a una personificazione dell’Avatar che permette alle persone intorno di interagire con esso, stabilendo una comunicazione nuova e vivace fra le persone in loco e la persona connessa.

Per info:
Ufficio Stampa
Alessia Borgonovo – Mob. 335.6492936
Roberta Riva – Mob. 346.8548236

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Domotica e disabilità: vivere bene nella propria casa

La domotica fa parte della nostra vita quotidiana e la sfruttiamo per vari impieghi: è un valido alleato per la vita di tutti i giorni, ma lo è ancora di più quando viene in soccorso di persone che hanno una disabilità.

La domotica e l’autismo

Esistono degli appartamenti domotici, a Varese, creati dalla Fondazione Sacra Famiglia, con il sostegno di Fondazione Vodafone, Fondazione Pasquinelli, Spazio Blu e Harmonie Care, progettati proprio per sostenere e aiutare le persone affetta da autismo. Un progetto unico in Europa che mette la domotica a servizio della scienza.
Si tratta di appartamenti videosorvegliati, chiamati Blu Home, in cui i ragazzi possono soggiornare per dieci giorni insieme alle loro famiglie. Lo scopo è quello di osservare i ragazzi nel loro ambiente familiare e adattare al loro comportamento l’ambiente che li circonda, attraverso l’uso della domotica.
Infatti l’educatore e lo psicologo controlleranno il movimento degli elettrodomestici e delle tapparelle come delle luci, diversificandone i colori e l’intensità. In questo modo è possibile personalizzare ogni intervento in relazione ai disturbi di comportamento che la persona manifesta. Questo progetto si basa sul concetto di Superability che mira a promuovere l’autonomia e l’indipendenza delle persone affette da autismo.
Le persone che sono state seguite da questo progetto hanno sviluppato maggiori abilità cognitive (il 44%), migliori capacità di socializzazione (più 36%) e di comunicazione (più 30%). Alla fine dei dieci giorni i ragazzi tornano a casa con un programma da seguire e possono avere a disposizione un’app per degli interventi a distanza.

Domotica e disabilità

Non è la prima volta però che la domotica viene in soccorso della disabilità. Infatti, grazie al suo impiego, è possibile costruire una casa con tutto quello che serve a portata di clic. Ovviamente prima di installare un impianto domotico bisogna studiare attentamente i bisogni e le necessità della persona e gli spazi a disposizione.
Ogni impianto deve garantire una totale autonomia senza stravolgere però l’architettura della casa.

Piattaforma elevatrice

Nel caso in cui una persona non fosse in grado di salire o scendere le scale, la piattaforma elevatrice è fondamentale per gli spostamenti. Esistono diversi modelli: per scale dritte, per scale curve, da esterno o da interno. Bisogna quindi scegliere un’apparecchiatura che non vada a contrastare con l’aspetto della facciata.
Grazie a questo aiuto, per una persona affetta da questo tipo di disabilità le rampe di scale non saranno più un problema.

Illuminazione e sensori

Grazie a un sistema di sensori è possibile impostare un controllo sulle luci o per esempio sulle tapparelle. Per le persone non autosufficienti o affette da disabilità motorie si tratta di un valido aiuto.
Ogni volta che entrano in una stanza i sensori si attivano e le luci si accendono autonomamente, facilitando lo spostamento della persona per gli ambienti della propria casa.

Video e audio

Un altro grande aiuto per le persone con disabilità che tutti i giorni devo vivere la casa arriva da tutti quei dispositivi che rispondono ai comandi vocali. Vedere un film o ascoltare un po’ di musica non sarà più impegnativo, ma basterà interagire con le differenti apparecchiature che eseguiranno l’azione al posto dell’utente. (sicurezza.net)

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Progetto SENSHome: autonomia abitativa nella casa connessa

NEL PROGETTO SENSHOME, GUIDATO DALL’UNIVERSITÀ DI BOLZANO, LE TECNOLOGIE DIGITALI CREANO NUOVI PERCORSI DI AUTONOMIA E SICUREZZA PER I DISABILI

Che smart home sarebbe, senza una tecnologia capace di rispondere ai bisogni dei più fragili? Sensoristica e integrazione sono le basi del progetto SENSHome, lanciato per offrire alle persone con disabilità fisica e cognitiva – autismo in particolare – la possibilità di vivere la propria casa in autonomia.
Non sempre, infatti, il contesto domestico è il più sicuro. Il Ministero della Salute pone proprio le condizioni generate da disabilità, patologie croniche e altre malattie tra i principali fattori all’origine degli incidenti domestici. Limitare gli infortuni significa quindi “regalare” a queste persone una vita indipendente, e le tecnologie della casa intelligente accorciano le distanze per questo importante traguardo.

Autonomia e sicurezza con il progetto SENSHome

Cosa significa realizzare case sensibili? Per il gruppo di ricerca in Fisica Tecnica della Facoltà di Scienze e Tecnologie dell’Università di Bolzano, bisogna sviluppare reti di sensori e modelli di interior design facilmente applicabili nelle abitazioni delle persone fragili.

Un progetto interreg tra Italia e Austria per favorire l’autonomia abitativa dei disabili, con particolare attenzione alle persone affette da disturbi dello spettro autistico

Dalla collaborazione tra l’ateneo altoatesino, l’Università di Trieste, Fachhochscule Kärnten e l’azienda di meccatronica Eurekasystem nasce così una tecnologia centrata sull’utilizzatore finale e dedicata a case private, appartamenti condivisi o altri luoghi di vita assistita. “Con SENSHome puntiamo a individuare e implementare architetture centralizzate per la raccolta di dati e l’interazione con gli occupanti – racconta Andrea Gasparella, docente di Fisica Tecnica alla Libera Università di Bolzano e responsabile del laboratorio di Building Physics al parco tecnologico NOI di Bolzano -. Una rete intelligente di sensori come microfoni, foto e termosensori, che permette di segnalare eventi o condizioni ambientali rischiose”.

Nella smart home l’indipendenza è reale

Il professor Andrea Gasparella

Attualmente, i progetti di indipendenza dei disabili parzialmente autonomi prevedono la convivenza con gli operatori sanitari. Le tecnologie digitali accelerano l’evoluzione di questo modello assistenziale con la possibilità di controllare da remoto e in tempo reale un elevato numero abitazioni, intervenendo anche in via preventiva. Il tutto senza monitoraggi video e audio, per tutelare la privacy degli utenti.
Quindi come funziona SENSHome? Il team di ricercatori sta mettendo in campo strategie di integrazione tra controllo e regolazione delle condizioni ambientali (temperatura, umidità, acustica), progettate per:

  • migliorare il benessere degli occupanti;
  • prevenire e segnalare situazioni critiche;
  • interpretare le esigenze individuali.

“L’innovazione consiste nel fornire una copertura h24 dei principali aspetti di rischio della vita quotidiana. Così, uno o due operatori possono assistere fino a 30 abitazioni al contempo, risparmiando risorse e aumentando il numero di utenti coinvolti in progetti di autonomia”, aggiunge Gasparella.

Il futuro di SENSHome? Benessere a portata di tutti

L’integrazione di sensori e tecnologie smart renderà le case realmente sensibili alla cura e al benessere dei più fragili. Inoltre, aiuterà a colmare il divario tra vita indipendente e strutture assistenziali, sempre guardando al fine ultimo di migliorare la qualità della vita di persone che altrimenti non potrebbero essere lasciate sole.
Questo “sconfinando” in attività di respiro internazionale, all’interno della rete dell’associazione Autism-Europe e grazie al supporto di numerosi partner legati al mondo della disabilità. Non solo: il futuro potenziale del progetto SENSHome tocca anche le persone anziane, con l’obiettivo di prolungarne le prospettive di vita attiva.
(elettricomagazine.it)

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Piercing sulla lingua per i disabili: rivoluzione tecnologica dagli Usa

Grazie ad un piccolo magnete e alcuni sensori, simile ad un piercing da mettere sulla lingua, potrebbe cambiare in maniera determinante la quotidianità dei disabili, permettendo loro di comandare la sedia a rotelle oppure lavorare al computer, migliorando sensibilmente la qualità della vita di queste persone. La rivoluzione tecnologica si chiama Tongue Drive System, progettata dal Georgia Institute of Tecnology di Atlanta, che l’ha sviluppata e testata con risultati più che confortanti su persone che hanno perso la capacità motoria.
Gli scienziati hanno deciso di puntare sulla lingua come organo capace di veicolare gli impulsi tecnologici, in virtù della sua straordinaria mobilità, e il fatto che i suoi movimenti sono controllati da un’ampia porzione del cervello umano, non subendo lesioni quando invece viene danneggiata la spina dorsale: per questo motivo i ricercatori hanno deciso di posizionare questa sorte di piercing proprio sulla lingua, realizzato in titanio e grande quanto una lenticchia, che contiene un magnete in grado di generare un campo magnetico che cambia con i movimenti dell’organo, e dei sensori fissati all’interno delle guance e su un paio di cuffie, in modo da convertire i movimenti della lingua in informazioni attraverso un iPad.
Il Tongue Drive System è stato provato da 23 persone normodotate e 11 tetraplegici risultando tre volte più rapido di altre tecnologie ideate e presenti sul mercato: al momento questo rivoluzionario sistema è ancora fermo in laboratorio, ma i risultati degli ultimi test hanno spinto i ricercatori a promuovere il sistema commercialmente, e sono già stati avviati contatti con alcune aziende per tramutare presto in realtà il TDS. Non mancano i critici a questo sistema, come chi sostiene che sia meglio puntare sulle tecnologie BCI, ovvero le interfacce tra computer e cervello, ma i fautori del TDS continuano ad investire nella ricerca, convinti che un giorno sarà possibile generare comandi per ogni dente in bocca che, usati in combinazione con le posizioni della lingua, daranno vita ad istruzioni complesse. In una direzione o in un’altra, la vita dei disabili sembra essere arrivata ad una svolta tecnologica che renderà più facile la vita di tutti i giorni.
(attualita.tuttogratis.it)

di Giovanni Cupidi