«Mille orti per la città», la Romagna coltiva il turismo grazie alla disabilità

Ventidue hotel tra Rimini e Riccione hanno adottato altrettanti orti in cui lavorano ragazzi con sindrome di down e disabilità cognitive. E i prodotti a km0 poi finiscono in tavola

In Romagna, quella Riviera in cui gli alberghi caratterizzano la skyline della costa e l’entroterra che ospita le periferie rurali dei grandi centri urbani che si affacciano sul mare a molti appaiono lontani. Mondi diversi per stagioni diverse ma chi abita a Rimini o Riccione sa che quei luoghi sono più vicini di quel che si creda. E l’iniziativa “Mille Orti per il Turismo” dedicata ai ragazzi con disabilità cognitive, intrapreso da 22 hotel con il contributo della web agency www.infoalberghi.com e in collaborazione con una cooperativa e associazione culturale e solidale locali lo testimonia.

Ciascun hotel ha adottato un orto in un grande area verde appena fuori dal centro di Rimini, contribuendo alla formazione e all’inserimento lavorativo di questi giovani che partecipano a un progetto già avviato da due anni dalla cooperativa locale “Il Millpiedi” e l’associazione “Crescere Insieme”. Il progetto si chiama “Mille Orti per la città”. Impegna da due anni dieci ragazzi con sindrome di down e disabilità cognitive tutte le mattine e spesso anche al pomeriggio. Da poco, affiancati da due agronomi e due educatori, lavorano anche ai 22 orti affittati dagli hotel, i cui nomi campeggiano sulle targhe che gli stessi ragazzi hanno posizionato al campo.

La cultura del lavoro

A spiegare il senso del progetto è Eugenio Quartulli della Cooperativa il Millepiedi. “Questi ragazzi non devono imparare a fare i contadini. i sta a cuore, piuttosto che imparino ad arrivare puntuali sul posto di lavoro, che capiscano quando è il momento di fare una pausa e quando e il momento di rimboccarsi le mani. E funziona, perché i ragazzi imparano velocemente che cosa sia lo spirito di collaborazione e in un certo senso anche il rispetto per i ruoli che ricoprono e il rispetto quelli che ricoprono i loro compagni e i loro educatori“. Nell’area verde Macanno, alla periferia rurale di Rimini, questi ragazzi imparano anche a differenziare i rifiuti, apprendono l’arte del riciclo e il significato di queste pratiche. “E poi naturalmente anche le peculiarità del mestiere: sanno che quando arriva la pioggia non sarà necessario innaffiare le piante quando invece batte il sole è vitale farlo“.

Agricoltura e turismo

A Casa Macanno ci sono 60 orti. Si coltivano bietole, piselli, insalata, peperoni, finocchi, addirittura il cavolo nero. «Da una parte – continua – ci sono gli orti affittati dalle famiglie che li vengono a coltivare e lavorare e che noi ci limitiamo a curare, dall’altra invece ci sono orti di cui noi ci occupiamo a tutto tondo. E poi ci sono gli ultimi 22 allestiti presi in affido dagli albergatori». Sono gli unici dove ancora la semina non ha dato i suoi frutti, ma è questione di tempo. Le piante cresceranno in tempo per l’inizio dell’estate e quando gli hotel potranno riaprire il raccolto contribuirà a riempire le loro cucine di verdure e ortaggi a chilometro zero. A osservare gli orti coltivati sorprendono la cura e l’ordine, la linearità dei terreni arati e delle piantine che iniziano a farsi strada alla fine dell’inverno.

Si potrebbe dire – racconta ancora Quartulli – che accompagniamo per mano questi ragazzi in ogni momento. Abbiamo messo alcuni cartelli con sopra scritto il nome di una via. C’è Via Eugenio, che sono io, Via Millepiedi e alcune vie con i nomi dei ragazzi. Sembra un gioco e forse lo è, ma è così che hanno imparato ad orientarsi. Con loro non bisogna lasciare nulla al caso».
(Corriere.it)

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Due bandi per l’inserimento delle persone con disabilità in agricoltura

Agevolare l’inserimento sociale e lavorativo nel sistema agricolo regionale di soggetti fragili e di fasce di popolazione a rischio di emarginazione.
Un’iniziativa che rientra nell’ambito delle Misure 6.4a e 16.9 del Programma di  Sviluppo Rurale (PSR) e per la quale l’assessorato regionale per l’agricoltura della Regione siciliana ha pubblicato due bandi sinergici, per un plafond complessivo di spesa pari a 10 milioni di euro. I finanziamenti saranno destinati all’adeguamento delle strutture aziendali per realizzare l’impiego di persone gravate da disabilità fisiche, psichiche o intellettive mediante percorsi riabilitativi, abilitativi e di cura, con  il supporto di personale specifico.
La partecipazione a questi bandi, visibili sul sito web dell’assessorato, sarà possibile, per la prima volta, esclusivamente in digitale, in linea con le finalità di semplificazione e trasparenza degli atti.
Un percorso nato dall’ascolto dei bisogni delle famiglie e delle aziende agricole volto a promuovere attività agricole connesse, cioè dirette alla trasformazione o all’alienazione dei prodotti agricoli purché rientranti nel normale esercizio dell’agricoltura, e anche allo scopo di potenziare sensibilità diffuse già da anni nel settore, ma che vi operano con difficoltà.
I due bandi – informano all’assessorato – sono il risultato della collaborazione con la garante regionale per le persone con disabilità Giovanna Gambino, che ha coordinato gli aspetti sociosanitari del piano.
Un cambio di rotta per le politiche agricole della regione siciliana. Un nuovo modello ‘welfare rurale’. che ha ottenuto il plauso della direzione generale agricoltura della Commissione Europea. “L’agricoltura sociale è la nuova frontiera delle politiche di diversificazione dell’economia rurale, favorita dall’Unione Europea, insieme con l’agriturismo e le fattorie didattiche – sottolinera l’assessore per l’Agricoltura, Edy Bandiera – Come dimostrano numerosi studi scientifici, in contesti adeguati, e anche in termini di abbattimento delle barriere architettoniche, agricoltura, campagna e zootecnia possono assolvere una funzione terapeutica, riabilitativa e di cura. Offrendo opportunità alle persone con fragilità significa dare dignità a queste e alle loro famiglie; e realizzare nuovi modelli di sviluppo”.
Le istanze di finanziamento, potranno essere presentate attraverso il portale Sian della Regione siciliana entro il 30 ottobre 2020.
(siciliarurale.eu)

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Agricoltura sociale e disabilità: il progetto “Evergreen Fare impresa”

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“Evergreen Fare Impresa” è un progetto di floricoltura e agricoltura sociale supportato dal comune di Lerici (in provincia di La Spezia) e dalla Fondazione Manlio Canepa. Tra i principali obiettivi vi è quello di costituire un contesto sociale e lavorativo in cui si possano inserire le persone con disabilità e, all’interno di una dinamica cooperativa, possano essere valorizzate le competenze di ogni persona.

Avviare un percorso di acquisizione di competenze nell’ambito della floricoltura e dell’agricoltura. Con questa finalità prende il via nel 2008 il progetto “Evergreen Fare Impresa” che coinvolge una decina di persone con disabilità del territorio della provincia di La Spezia. Il progetto nasce grazie ad un contributo della Provincia di La Spezia, alla volontà della Fondazione Manlio Canepa e del comune di Lerici, in partenariato con le cooperative che gestiscono il progetto.  Grazie agli educatori che indirizzano il lavoro del gruppo e ad esperti del settore agricolo, vengono valorizzate le competenze di ognuno.

Video: Agricoltura sociale e disabilità: il progetto “Evergreen Fare impresa”

.Agricoltura sociale per una una società più equa e collaborativa

“L’agricoltura sociale (AS) valorizza l’agricoltura multifunzionale nel campo dei servizi alla persona e si caratterizza per legare la produzione di beni e servizi tradizionali alla creazione di beni e reti informali di relazioni. Accanto alla produzione di prodotti alimentari e servizi tradizionali dell’agricoltura, l’AS interviene a sostegno della produzione di salute, di azioni di riabilitazione/cura, dell’educazione, della formazione, dell’organizzazione di servizi utili per la vita quotidiana di specifici gruppi di utenti, nonché nella creazione di opportunità occupazionali per soggetti a più bassa contrattualità …”
(Manifesto dell’Agricoltura Sociale – Progetto Social Farming – Uni Pisa).

La redistribuzione dell’economia su scala mondiale e la progressiva scarsità delle risorse naturali, hanno prodotto un movimento di mutamento nell’organizzazione dei processi di produzione e distribuzione dei valori economici nella nostra Società.
Allo stesso tempo, la crisi ambientale impone la riflessione su un uso responsabile delle risorse naturali, che assicuri una gestione equilibrata del territorio non urbanizzato, per salvaguardare l’uso della terra e prevenire le possibili crisi che potranno derivare da una rinnovata difficoltà di accesso al cibo.

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La mobilizzazione dai territori di nuove risorse, materiali ed immateriali, vecchie e nuove, specialistiche e non, si realizza attraverso processi di innovazione sociale volti a generare una crescita inclusiva, intelligente e sostenibile (EU 2020) e pensare a risposte di migliore tenuta sociale rispetto ai bisogni esistenti. Alla base di percorsi di innovazione sociale c’è un diverso coinvolgimento della società civile, della responsabilità delle imprese, ma anche un diverso modo di operare delle pubbliche amministrazioni, come dei soggetti istituzionali.

In questa rinnovata capacità di coinvolgimento attivo, l’ipotesi da costruire è quella che parte dall’organizzazione di sistemi di economia civile, dove l’interdipendenza e le relazioni di comunità (la core economy) divengono meccanismi di supporto al funzionamento di mercati più etici e di uno Stato meno paternalistico e gerarchico e più collaborativo e aperto al confronto, nelle Istituzioni centrali come in quelle locali.

Il progetto “Evergreen Fare Impresa”
“Evergreen” nasce dalle attività del Centro Diurno Antares di Lerici (SP), nel 2007 come percorso formativo. Si concretizza poi in un contesto pre-lavorativo protetto per persone con disabilità, orientato esattamente in questa direzione: nato come progetto formativo nell’ambito della floro e ortocultura, diventa nel 2011 una struttura florovivaistica alla Serra di Lerici, con annessi terreni agricoli coltivati a ortaggi e alberi da frutto, grazie all’Amministrazione Comunale di Lerici (SP) e la Fondazione Manlio Canepa O.N.L.U.S. 
Le cooperative sociali C.O.C.E.A. e Lindbergh, proseguono la gestione del progetto che accoglie persone con disabilità dei distretti sanitari 17, 18 e 19 della Regione Liguria.

La scansione temporale del progetto e la sua attuazione avviene su base stagionale, permettendo a chi ne prende parte di affrontare il lavoro di semina, cura e raccolta in base a carichi orari personalizzati. Le serre e il terreno agricolo adiacente sono gestiti in funzione delle richieste di mercato, ma anche in modo attento rispetto alle diversità delle persone coinvolte. Tutti gli utenti, i borsisti e gli operatori hanno ormai acquisito sufficienti competenze sulle specifiche mansioni di volta in volta assegnate.

L’attività che si sviluppa durante tutto l’anno, si svolge 5 giorni la settimana, sia in serra che presso alcuni mercati di settore per avviare la vendita dei prodotti coltivati, dal lunedì al venerdì, dalle 8.30 alle 12.30.
La struttura florovivaistica e gli orti accolgono gli utenti del progetto e diverse persone in regime di borsa lavoro, come percorso di acquisizione delle competenze pre-lavorative e lavorative specifiche per il settore. Molte sono poi le collaborazioni con le scuole per i progetti di alternanza scuola-lavoro per studenti con disabilità e non (nello specifico con l’Istituto Agrario di Sarzana -SP-), o con le scuole elementari per i progetti legati all’attività di “serra didattica” che in primavera e in autunno accoglie i bambini che vengono seguiti nei vari laboratori dagli educatori e dalle persone con disabilità. Quotidianamente tutti vengono supportati da operatori/educatori esperti, da operai giardinieri del Comune di Lerici, costituendo in tal modo un’efficace rete fra le diverse istituzioni preposte (Servizi Sociali del comune e Asl).

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La terapia occupazionale

La terapia occupazionale (definita anche ergoterapia) è una disciplina riabilitativa e conseguentemente una professione centrata sullo sviluppo e il mantenimento della capacità di agire delle persone. Contribuisce al miglioramento della salute e della qualità di vita. Facilita la partecipazione alla società permettendo di prendere parte alle attività quotidiane. (ASE, 2011)
La modalità del laboratorio occupazionale permette di confrontarsi con un’attività molto vicina a quella lavorativa anche a chi non è in grado di affrontarla in autonomia (attraverso ad esempio una borsa lavoro, un tirocinio o un progetto di formazione in situazione), poiché in un contesto protetto e supportati in modo adeguato alle diverse necessità, si ha la possibilità di imparare a sostenere le proprie responsabilità e a svolgere compiti e mansioni assegnati rispetto ai ruoli, con impegno e coinvolgimento, mettendo a frutto le proprie potenzialità.

Gli obiettivi principali della Terapia occupazionale sono:
– Aumento della percezione positiva di sé come individuo attivo e produttivo, utile nel suo ruolo sociale, con un conseguente recupero dell’autostima.
– Facilitazione del lavoro di gruppo nella concretizzazione del pensiero: “quello che faccio io sommato quello che fai tu e che facciamo assieme, diventano un prodotto completo e di valore”.
– Ampliamento della capacità attentiva e dell’assunzione di responsabilità nella presa in carico, con ruoli specifici, di tutto ciò che inerisce gli strumenti e il materiale necessario per il lavoro.
– Conferimento di competenze spendibili nel mondo del lavoro o del pre-lavoro in contesti protetti.
– Miglioramento delle competenze relazionali con persone conosciute e nella presentazione di sé con chi non si conosce.

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I vantaggi dell’attività agricola

L’attività agricola, molto efficace per chiunque, lo è soprattutto per coloro che hanno degli svantaggi: la possibilità di stare all’aria aperta, di veder crescere una pianta e raccoglierne i frutti è sicuramente positiva. Altro fattore di beneficio è quello di lavorare in un contesto che ha a che fare con tempi biologici. I tempi con cui si sviluppano i processi di produzione agricola sono molto lunghi rispetto ad altri settori lavorativi. La relativa “lentezza” dei cicli di produzione agricoli rende il settore Primario un ambito nel quale i ritmi di lavoro non sono quasi mai incalzanti; consente di poter modulare la “velocità” di esecuzione delle varie operazioni e anche di fermarsi, di concedersi pause, senza compromettere la qualità del prodotto finale.
(italiachecambia.org)