«Il Ministero per la disabilità? È inutile, non siamo animali nel recinto»

«Col Ministero per la disabilità affidato alla leghista Locatelli diventiamo ancora una volta soggetto di cura e mai in grado di prendere decisioni in autonomia». Parla Marina Cuollo, scrittrice e attivista

È un ritorno ma non è gradito. Quello del ministero per la disabilità, instaurato nel 2018 ai tempi del governo giallo-verde. Per ricoprire questa casella Giorgia Meloni ha scelto “la sceriffa” della Lega, Alessandra Locatelli, già ministra per pochissimi mesi nel giro di rimpasto del 2019 al posto di Lorenzo Fontana.

Ministero per la disabilità
Alessandra Locatelli

Un dicastero malvisto dalle persone con disabilità. «Come se fossimo un mondo a parte, degli animali recintati», spiega a L’Espresso Marina Cuollo, attivista, biologa e scrittrice umoristica, in libreria con il suo ultimo libro Viola (Fandango Libri 2022). C’è un mondo, spiega Cuollo, che in questo mare di slogan e buoni propositi da tempo rimane lì, inascoltato, lontano da una politica che dovrebbe dare dignità alle persone con disabilità. Una politica utile a riconquistare un minimo di autodeterminazione e invece li tratta come fossero bambini.

Marina Cuollo

Marina Cuollo, la Presidente Giorgia Meloni ha scelto Alessandra Locatelli come ministra senza portafoglio della Disabilità. Cosa ne pensa?
«Trovo che avere un ministero sia inutile. Riflettiamoci. Cosa significa? Consideriamo la disabilità una sorta di recinto? Siamo persone che devono essere gestite diversamente a livello di pari opportunità? La verità è che questo Governo non ha consapevolezza della disabilità che è parte dell’esperienza umana, ognuno di noi la incontra nel corso della vita. Gestirla in maniera differente significa considerarla altro da sé. Così non si avrà mai una reale coscienza dei diritti di cui abbiamo bisogno».

Cosa intende con “diritti di cui abbiamo bisogno”?
«È stato affossato il ddl Zan e questo nuovo Governo non lo prenderà mai in considerazione. Questo è un segnale: nessuno ci ha ascoltato. Il ddl Zan riguardava una parte significativa dei nostri diritti perché si rivolgeva anche alle persone che subiscono abilismo in ogni ambito della vita. La destra ha silenziato la nostra comunità. Abbiamo bisogno di autonomia, di prendere la nostra vita in mano, diventare indipendenti. Servono strumenti per autodeterminarci e andare incontro a una vita quanto più libera anche sulle scelta delle assistenze».

Questo governo non la rassicura?
«L’infantilizzazione delle persone disabili mi preoccupa. Fa parte di un retaggio conservatore e tende a relegare la disabilità al pietismo. È questo retaggio cattolico che impedisce di autodeterminarci, diventiamo soggetto di cura, mai in grado di prendere decisioni per la vita».

Alcune associazioni che si occupano di disabilità hanno accolto con favore questo ministero
«Le persone con disabilità hanno opinioni differenti perché sono tutte differenti. Ma c’è da dire una cosa: in alcune associazioni i direttivi sono occupati da persone che non hanno una disabilità. Poi è molto difficile e anche scomodo esprimersi contro un ministero che porta questo nome, la paura è quella di perdere una posizione che potrebbe essere per loro vantaggiosa. Pensano che sia controproducente per le nostre battaglie. Ma bisogna essere chiari e non aver paura di guardare in faccia la realtà delle cose».

Questo Governo ha anche un ministero per la Natalità. Il tema della maternità per le persone con disabilità che spazio occupa nel discorso pubblico?
«La maternità per le persone con disabilità in realtà non occupa spazio alcuno perché è contornata da sempre da molti pregiudizi. Esiste un’evidente difficoltà a immaginare una persona con disabilità come genitore: sia perché si fa fatica a collegare una persona disabile a tutto ciò che riguarda la sfera adulta, sia perché non la si ritiene in grado di prendersi cura di qualcuno (in quanto vista esclusivamente come soggetto di cura)». (espresso.repubblica.it)

ONU, Discriminate le famiglie con persone disabili.

Le famiglie con persone disabili in Italia sono discriminate. Ora lo ha certificato ufficialmente l’Onu.

I cosiddetti «caregiver», cioè chi si prende cura di ragazzi o anziani non autosufficienti, infatti, non può vivere una vita “normale”, esercitare a pieno i propri diritti perché «il mancato riconoscimento giuridico dello status sociale della loro figura ne pregiudica l’adeguato inserimento in un quadro normativo di tutela e assistenza». Tradotto: manca una legge che riconosca chi cura persone con disabilità, violando così «i loro diritti alla vita familiare, a vivere in modo indipendente e a uno standard di vita adeguato».

A stabilirlo è stato, il 3 ottobre scorso, il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità*, sulla base di un ricorso avviato nel 2017 dall’allora presidente della Confad, Maria Simona Bellini. Le misure adottate sino a oggi dallo Stato italiano in favore dei caregiver familiari sono state giudicate insufficienti e ritenute largamente inadeguate a garantire una qualità di vita accettabile.

Il Comitato Onu, infatti, ha sottolineato la necessità di sostegni economici, migliore accesso alle abitazioni, attenzione al mantenimento dell’unità del nucleo familiare, servizi di assistenza economicamente accessibili, regime fiscale agevolato, orario di lavoro flessibile, fino al riconoscimento dello status specifico di caregiver familiare all’interno del sistema pensionistico. Tutele oggi del tutto insufficienti quando non inesistenti nel nostro Paese, in cui una proposta di legge che avrebbe introdotto agevolazioni specifiche per i caregiver nella legislatura appena conclusa si è arenata al Senato, senza essere approvata.

Comitato ONU

Lo stesso Comitato Onu esorta quindi l’Italia a fornire un adeguato compenso alla cittadina ricorrente (che si prende cura di una figlia e del marito con disabilità), ad adottare misure appropriate per garantire che la famiglia abbia accesso a servizi di supporto individualizzati adeguati e a prevenire simili violazioni in futuro.

«Questo caso rappresenta una svolta perché il Comitato ha riconosciuto la violazione del diritto al sostegno sociale di un caregiver familiare, oltre che ai diritti delle persone con disabilità», ha affermato Markus Schefer, relatore del Comitato in un comunicato. «Questo è anche il primo caso in cui il Comitato ha esaminato le denunce di “discriminazione per associazione”, dato che la ricorrente è stata trattata meno favorevolmente a causa del suo ruolo di caregiver familiare di persone con disabilità».

Ora l’Italia dovrà presentare al Comitato Onu, entro sei mesi, una risposta scritta su quali azioni intenda attuare per colmare queste gravi lacune. «Speriamo sia l’occasione perché l’Italia faccia davvero un passo avanti nel riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità – commenta Alessando Chiarini, presidente della Confad (Coordinamento nazionale delle famiglie con disabilità) –. E che diventi finalmente concreto l’impegno a dare adeguate tutele e diritti ai caregiver familiari». (avvenire.it)

*Il Comitato Onu per i diritti delle persone con disabilità è formato da esperti indipendenti che hanno il compito di sorvegliare l’attuazione della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (CDPD).

Siria, oltre un quarto dei cittadini è disabile

Siria, oltre un quarto dei cittadini è disabile e i minori sono esposti a violenze più di chiunque altro

Un nuovo dossier dell’Organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch (Hrw) dal titolo “È stato davvero difficile proteggermi”, racconta le difficoltà e gli abusi subiti dai minori affetti da disabilità in Siria. Sono state condotte 34 interviste a bambini e giovani adulti affetti da disabilità e membri delle loro famiglie. Presenti anche le testimonianze di lavoratori e lavoratrici di ONG e associazioni umanitarie. L’area studiata è stata quella del Nord-Est e Nord-Ovest, dove c’è più bisogno di aiuto.

Undici anni di guerra

Secondo dati ONU, in Siria circa il 28% delle persone è affetto da una disabilità. Numeri doppi rispetto alla media mondiale, in maggior parte dovuti al conflitto che va avanti da oltre dieci anni e alla difficoltà a fornire servizi adeguati alla popolazione. Il rischio di rimanere feriti o uccisi durante attacchi aerei è altissimo. Pesano poi la mancanza di accesso ai servizi di salute e di educazione più basilari e la difficoltà nel ricevere aiuti umanitari e supporto psicologico e sanitario.

Tutto si aggiunge alle difficoltà che già devono affrontare bambini e bambine vittime del conflitto siriano. Secondo Save the Children, dall’inizio della guerra 5 milioni di bambini e bambine hanno bisogno di assistenza umanitaria. Il 28% dei minori nel Paese soffre di malnutrizione, e 2,4 milioni non va a scuola.

“Difficile scappare dagli attacchi aerei”

Molti intervistati raccontano come sia difficile scappare dagli attacchi aerei. Thara J. ha 18 anni e ha perso una gamba quando ne aveva 13. Da allora non è stato possibile farle avere un arto prostetico: “Molte volte mi sono rifiutata di scappare durante un attacco. Era troppo difficile correre con le stampelle, e servono diverse persone per farmi salire in macchina”. Alcuni genitori raccontano di non riuscire a comprare gli ausili necessari per i loro figli disabili, quasi tutti elencano grandi e piccole difficoltà nella vita di tutti i giorni.

Siria

“I loro diritti vanno protetti”

La guerra in Siria sta entrando nel suo dodicesimo anno e continua ad avere un impatto devastante sulla vita di questi bambini e bambine”, commenta Emina Cerimovic, ricercatrice presso HRW per i diritti umani delle persone affette da disabilità. “L’ONU, le autorità statali siriane e i governi dei Paesi coinvolti dovrebbero facilitare l’accesso agli aiuti umanitari e assicurare tutto il supporto necessario ai minori. I loro diritti vanno protetti”.

Indirizzare gli aiuti economici

È opportuno indirizzare gli aiuti economici verso questa categoria di persone altamente vulnerabili. Secondo HRW, l’ONU può e deve fare di più. Ad esempio, fino ad oggi non esistono studi che analizzino condizioni e bisogni di minori affetti da disabilità. Questo, a sua volta, condiziona la destinazione là dove serve davvero degli aiuti umanitari. Un operatore umanitario riporta che “non ci hanno formati per supportare chi è affetto da disabilità. Molti ancora credono che sia una questione limitata ad alcuni interventi: costruire rampe per disabili e fornire sedie a rotelle, oppure avere dei centri di riabilitazione”. Sono elementi importanti, ma l’inclusione e la salvaguardia dei diritti passa prima di tutto dalla sicurezza e dal supporto quotidiani.

Una vita in Guerra

Molti di questi bambini e bambine di cui parliamo nel report sono nati poco prima o durante la guerra. Non conoscono altro che violenza, evacuazioni forzate, una quotidianità di privazioni”, commenta Cerimovic. “Moltissimi dipendono dagli aiuti ONU e di altre organizzazioni”. Tutte le parti coinvolte dovrebbero rispettare la legge umanitaria internazionale e quella sui diritti umani delle persone disabili, che garantiscono il diritto alla salute, all’educazione e a standard di vita adeguati lontani da discriminazione e violenza. (larepubblica.it)

Elezioni Politiche 2022: Quali sono le proposte per la disabilità dei partiti?

Il 25 settembre 2022 si terranno le elezioni politiche 2022, annunciate in seguito alle dimissioni del Governo Draghi. Dalle 7:00 alle 23:00 i cittadini italiani saranno chiamati a votare i rappresentati del nuovo esecutivo, che sarà fortemente influenzato dalla riforma del taglio dei parlamentari che, come da risultato espresso dal referendum in materia del 2020, vedrà ridotto il parlamento: ci saranno 200 senatori e 400 deputati.

Qui di seguito un breve approfondimento sulle proposte per le persone con disabilità contenute nei programmi dei maggiori partiti.

Elezioni politiche 2022
Elezioni politiche 2022: cosa promette +Europa?

All’interno del proprio programma, la lista ha riservato una sezione a parte inerente proprio la disabilità:

  • incentivare le amministrazioni comunali, attraverso contributi economici, ad adeguarsi alla Legge n.41/1986 e dotarsi di conseguenza dei Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche, così da favorire l’accessibilità degli spazi alle persone con disabilità;
  • incentivare gli enti pubblici, attraverso contributi economici, ad adeguarsi alla Legge n.4/2004 in materia di accessibilità digitale per i servizi web relativamente alle persone con disabilità;
  • introdurre all’interno di Regioni e Comuni Capoluogo la figura del disability manager, professionista che si occupa dei rapporti tra persone con disabilità ed enti, verificando l’assenza di discriminazioni relative all’abilismo all’interno del luogo di lavoro e nelle normative emanate;
  • introdurre la figura dell’assistente all’emotività, all’affettività e alla sessualità per persone con disabilità, dando seguito al disegno di legge 1442 e alle iniziative del “Comitato per l’assistenza sessuale ai disabili”;
  • prevedere figure di orientamento e accompagnamento al lavoro con competenze specifiche di tutor di inserimento nelle agenzie per il lavoro pubbliche e private per dare vera attuazione alla legge 68/99 di collocamento mirato che risulta particolarmente efficace per le persone con neurodiversità.

Non solo uno spazio dedicato, ma ci sono altri riferimenti al tema in altri parti del programma, come:

  • investimenti sull’assistenza residenziale e domiciliare per la popolazione fragile, anziani, non autosufficienti o con disabilità e su nuovi modelli di Farmacie di comunità;
  • una legge che garantisca la possibilità di ricorrere all’aiuto medico alla morte volontaria e all’eutanasia per le persone capaci di intendere e di volere affette da patologie irreversibili che siano fonte di sofferenze insopportabili. Tale legge è necessaria per dare seguito alle pronunce della Corte Costituzionale nn. 207 del 2018 e 242 del 2019, senza introdurre ulteriori limitazioni alla libertà di scelta ma al contrario rafforzandola, permettendo di fare ricorso anche alle persone che rispecchiano gli altri criteri ma non sono tenute in vita tramite trattamenti di sostegno vitale, come i malati oncologici in fase terminale e inguaribile;
  • la legalizzazione e regolamentazione della Cannabis, in nome della libertà individuale, della lotta alla criminalità e del contrasto ai profitti delle narco-mafie, dell’efficienza del sistema giudiziario, della tutela della salute pubblica, della libertà di accesso alle cure dei malati e della ricerca scientifica, nonché del recupero di risorse per le finanze pubbliche. In primo luogo, intendiamo impegnarci per la diffusione di politiche di riduzione del danno come il drug checking e per l’approvazione definitiva della Proposta di Legge Magi, che prevede la legalizzazione della coltivazione domestica per uso personale di quattro piante di Cannabis, come primo passo verso un processo di completa legalizzazione
Elezioni politiche 2022: cosa promette Alleanza Verdi Sinistra?

All’interno del proprio programma, la lista presenta diverse voci dedicate alla disabilità. Per esempio, nella sezione “L’Italia che ama” l’Alleanza propone una legge contro l’omolesbobitransfobia e l’abilismo “che tuteli le persone lgbtqia+ e le persone disabili e che garantisca il diritto ad autodeterminarsi”. Inoltre, avanza l’idea di una legge sul fine vita “che ascolti le disperate richieste di tante e tanti di poter mettere fine alla propria vita con dignità” e una legge che “regolamenti legalmente produzione, distribuzione e vendita di cannabis“.

Nel paragrafo dedicato alla scuola invece, si parla di una riduzione a un massimo di 20 alunni per classe, che diventerebbero 15 nel caso di uno/una alunno/a con disabilità. Sempre nel comparto scolastico, spazio ai docenti di sostegno, a cui va garantita stabilità e continuità, “così come crediamo che sia giusto porre il problema di estendere garanzie (in termini di retribuzione e diritti) ad altre figure professionali che operano nella scuola, come gli assistenti per l’autonomia degli alunni diversamente abili”.

Nella sezione “L’Italia in salute” viene affrontata la questione dell’assistenza domiciliare e delle RSA. “Anziani e persone con disabilità – si legge – devono poter essere assistiti a casa loro con gli adeguati supporti ai loro familiari e a tutti i caregivers interessati. Deve essere valorizzato il ruolo del Terzo Settore, in grado di coadiuvare efficacemente il SSN, con incentivi economici e di servizi”.

E, proprio in merito ai servizi, la lista specifica che si dovrebbe rendere “necessario” un investimento “sull’accessibilità dei servizi di trasporto pubblico e sull’abbattimento delle barriere architettoniche“. In aggiunta, citando il PNRR, spiega che “nel futuro a breve termine occorrerà però incidere con grande forza e determinazione sui temi dell’inclusione lavorativa, Progetto di Vita, Dopo di Noi e in merito alle figure di caregiver familiari”. Proprio ai caregiver, nella sezione “L’Italia è donna”, si parla di riconoscere loro un’indennità.

Infine, un paragrafo dedicato anche allo sport, con “facilitazione per l’accesso alla pratica sportiva delle persone con disabilità di tutte le fasce di età”, con l’aggiunta di un “programma nazionale per ‘l’accessibilità’ degli impianti sportivi”, e “l’approvazione definitiva” del disegno di legge sulla tutela dello sport in Costituzione.

Elezioni politiche 2022: cosa promette Partito Democratico?

All’interno del proprio programma, la lista cita la disabilità nella sezione “Migliorare i servizi, garantire diritti”. In sintesi, si promette la promozione della digitalizzazione dei processi per garantire piena accessibilità ai servizi essenziali e qualità dei servizi consolari, un’azione che non deve escludere le persone con disabilità.

Elezioni politiche 2022: cosa promette Movimento 5 Stelle?

All’interno del proprio programma, la lista vorrebbe “potenziare il sostegno alle persone con disabilità e ai caregiver“. Nel perseguire tale obiettivo, viene proposto l’incremento delle pensioni di invalidità per le persone con disabilità, il potenziamento degli strumenti per i percorsi di vita indipendente, l’attuazione della legge delega in tema di disabilità e la definizione e il potenziamento delle tutele per i caregiver.

Elezioni politiche 2022: cosa promette Azione – Italia Viva – Calenda?

All’interno del proprio programma, Azione – Italia Viva – Calenda dedica diverse voci alla disabilità. In particolare, è presente una sezione dal titolo “Tutelare le persone con disabilità con una normativa omogenea in tutte le regioni“, dove appunto vengono elencate diverse proposte indirizzate alle persone disabili.

Nel presentarle, la lista pone l’accento sull’inclusione sociale, da raggiungere attraverso “misure relative al ‘budget di salute’ delle persone con disabilità”, un termine che indica “l’insieme delle risorse e i servizi necessari a restituire alla persona con disabilità un ruolo sociale attivo, da realizzare attraverso un progetto terapeutico-riabilitativo individualizzato”. Per fare ciò, il programma pone l’accento sulle seguenti proposte:

  • favorire interventi per l’abitare civile, perseguendo l’obiettivo di contrasto a forme di segregazione esistenti e garantendo il diritto alla realizzazione del proprio progetto personalizzato di vita;
  • eliminare tutte le barriere che è possibile rimuovere (fisiche, logistiche e culturali);
  • favorire programmi di vita indipendente;
  • riconoscere la figura del “caregiver”, istituendo il Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza;
  • un piano shock per la piena accessibilità di edifici e servizi pubblici;
  • un “incentivo accessibilità” destinato ai negozianti e gestori di pubblici esercizi che, pur in assenza di opere di dimensione tale da imporre per legge l’abbattimento delle barriere architettoniche, adottino interventi per consentire l’accesso agli spazi da parte delle persone con disabilità (ad esempio eliminazione del gradino di ingresso, installazione di banconi ribassati, realizzazione di servizi accessibili);
  • l’adozione di un’“assegno per la vita indipendente e la non istituzionalizzazione”, svincolato dal FNA, che vada ad aggiungersi all’indennità di accompagnamento e che sia destinato specificamente a favorire l’autonomia, anche abitativa, delle persone con disabilità non autosufficienti di età più giovane, prevenendo l’istituzionalizzazione e favorendo la deistituzionalizzazione;
  • rendere sistemici gli istituti sperimentati durante il Covid-19 a tutela dei lavoratori fragili: in particolare, nel caso di persone con disabilità o in condizioni di fragilità, il diritto al lavoro agile (c.d. smart working) da eccezione deve divenire strumento strutturale;
  • adottare i decreti attuativi del Jobs Act, con particolare riferimento alla figura del disability manager e, più in generale, incentivare, nell’ambito delle politiche attive per il lavoro, l’assunzione di persone specificamente formate al collocamento di persone con disabilità;
  • intervenire sui meccanismi fiscali che oggi creano un conflitto per le famiglie che, a fronte di retribuzioni minime per il figlio con disabilità derivanti da stage o percorsi di apprendistato, rischiano di perdere il fondamentale beneficio del mantenimento del figlio a carico.

Inoltre, nella sezione dedicate alle famiglie e alla natalità, la lista vorrebbe potenziare l’Assegno Unico e Universale con l’aumento della maggiorazione in caso di secondo percettore di reddito e revisione dell’ISEE, soprattutto nel caso di figli o persone con disabilità a carico delle famiglie.

In aggiunta, vorrebbe introdurre un assegno di rimborso per le spese sostenute per i figli con disabilità, con patologie fisiche o psichiche invalidati, facendo rientrare nell’insieme anche i disturbi del comportamento alimentare, i disturbi specifici dell’apprendimento o i bisogni educativi speciali. A ciò andrebbe cumulato anche il rimborso per i costi sostenuti per il servizio dell’educatore per la persona disabile.

Anche nel reparto “burocrazia” si parla di disabilità, con la promessa di ridurre al minimo l’impatto della stessa “sulla vita quotidiana delle persone più vulnerabili”, citando come esempio:

  • l’esenzione del rinnovo del Contrassegno disabili per le invalidità stabilizzate;
  • l’ottenimento automatico dei benefici fiscali sulle automobili;
  • la possibilità di visita solo documentale per il rinnovo delle patenti speciali;
  • la semplificazione della fornitura di ausili monouso;
  • l’estensione della validità delle terapie ripetitive.

Infine spazio anche lo sport, valutato come “veicolo di promozione sociale” e “fattore importante nel favorire l’inclusione e l’attività di persone con disabilità”. Per dare fondo a queste parole, la lista promette di incentivare l’aumento e la diffusione delle strutture ad hoc e l’incremento della formazione di tecnici specializzati. In aggiunta, vorrebbe aumentare e/o incentivare la costruzione di palestre per la pratica dell’attività sportiva, chiamando in causa anche le risorse del PNRR.

Elezioni politiche 2022: cosa promette Forza Italia?

All’interno del proprio programma, la lista presenta alcune proposte per le persone con disabilità:

  • sostegno concreto alle famiglie con disabili a carico attraverso l’incremento dei livelli essenziali di assistenza sociale;
  • controllo sull’effettiva applicazione degli incentivi all’inserimento dei disabili nel mondo del lavoro;
  • potenziamento di politiche mirate alla piena presa in carico delle persone con disabilità, anche attraverso l’incremento delle relative risorse;
  • maggiori tutele in favore dei lavoratori fragili, immunodepressi e con disabilità grave.
Elezioni politiche 2022: cosa promette Fratelli d’Italia?

All’interno del proprio programma, la lista elenca alcune proposte relative alla disabilità:

  • Sostegni concreti alle famiglie con disabili a carico;
  • Sportelli di ascolto e tutorato alla pari per gli studenti con disabilità;
  • Abolire il Reddito di cittadinanza per introdurre un nuovo strumento che tuteli i soggetti privi di reddito, effettivamente fragili e impossibilitati a lavorare o difficilmente occupabili: disabili, over 60, nuclei familiari con minori a carico;
  • Avvio di un piano straordinario di edilizia pubblica con un sistema di sinergie pubblico-privato;
  • Incentivi all’assunzione di persone con disabilità;
  • Aumento strutturale e progressivo delle pensioni di invalidità, che non potranno essere inferiori ad altre forme di assistenza sociale esistenti, affinché l’ampia fascia di beneficiari possa godere di condizioni di vita migliori, più decorose e rispettose della dignità della persona;
  • Potenziamento delle misure di diritto allo studio delle persone con disabilità e disturbi specifici dell’apprendimento, anche con un adeguato incremento del numero di “insegnanti di sostegno” e operatori i educativi per l’autonomia e la comunicazione;
  • Abbattimento delle barriere architettoniche per una concreta trasformazione del territorio e degli ambienti urbani, pubblici e privati, volta a garantire piena accessibilità e mobilità ai cittadini con disabilità;
  • Introduzione di maggiori tutele in favore dei lavoratori fragili, immunodepressi e con disabilità grave;
  • Completamento della regolamentazione del “caregiver familiare” assicurando agli aventi diritto concrete misure di sostegno economico;
  • Prevedere interventi destinati alle persone con disabilità, garantendo loro il diritto alla mobilità;
  • Contrastare il degrado e abbattere le barriere architettoniche e sensoriali che limitano e dequalificano l’offerta turistica.
Elezioni politiche 2022: cosa promette Lega per Salvini Premier?

All’interno del proprio programma, la lista prevede diversi punti per le persone con disabilità. Già nell’introduzione, nel testo si leggono alcune attenzioni specifiche rivolte proprio “ai soggetti più fragili, ai disabili, agli anziani”. In questo sezione, si parla anche di sport come “medicina preventiva”.

Nella sezione “Famiglie e natalità“, si parla di:

  • adozione di incentivi per tutte le famiglie, comprese “le famiglie che assistono un anziano o un disabile”;
  • natalità incentivata “aiutando i nuclei familiari che abbiano al loro interno dei disabili”;
  • riforma dell’ISEE con l’introduzione del quoziente familiare (flat-tax familiare), “ovvero il criterio per cui i carici impositivi e tariffari per le famiglie sono ripartiti” anche “in senso orizzontale (tra nuclei familiari con più figli o con soggetti, anche anziani, in condizioni di disabilità e altri meno gravosi dal punto di vista della struttura dei bisogni);misure economiche e fiscali a sostegno dei caregiver familiari;maggiori risorse economiche ed umane a sostegno delle famiglie con figli disabili.

Nella sezione “Cultura e identità italiane“, il programma promette di rendere fruibili i luogo della cultura alle persone con disabilità motoria e cognitiva con l’utilizzo “della realtà aumentata e di altre tecnologie abilitanti”. E a proposito di tecnologiche, nella sezione dedicata si parla di promozione dell’educazione digitale e dell’inclusione tecnologica “con particolare attenzione ai benefici per le persone con disabilità”.

Per quanto riguarda la voce “Istruzione“, la lista vorrebbe garantire corsi di specializzazione a docenti di sostegno con almeno 3 anni di esperienza sul campo. Per l’Università invece, parla di incentivare la rimozione delle barriere architettoniche, di garantire servizi adeguati per il percorso di studi, di offrire servizi di orientamento, tutoraggio e traduzione LIS e di misure di sostegno al servizio di trasporto.

Alla sezione “Politiche per il Mezzogiorno“, la disabilità viene citato per la valorizzazione del turismo accessibile. Spazio anche alla voce “Unione Europea“, nella quale la lista parla del commercio internazionale, che “deve sempre avere tra i suoi obiettivi quelli del riconoscimento, da parte dei nostri interlocutori, delle convenzioni internazionale per il rispetto dei minore, delle donne, dei disabili, delle minoranze etniche e religiose, dell’ambiente e del lavoro in tutte le sue forme”.

Infine, alla voce “Politiche sociali e inclusioni” sono presenti diversi spunti che parlano prettamente di disabilità. Nel dettaglio:

  • Realizzazione di un fondo unico nazionale che possa garantire a ogni persona una vita autonoma e dignitosa;
  • maggiore controllo e monitoraggio del livello dei servizi erogati;incentivare percorso del Dopo di Noi e aumento della dotazione del “Fondo Dopo di Noi”;
  • linee guida per una riforma dei Centri diurni;
  • percorsi di formazione lavoro mirati e strutturati per la grave e gravissima disabilità o autismo;attuazione della legge delega sulla disabilità;
  • adeguamento delle pensioni di invalidità civile totale e parziale;
  • inclusione alla formazione e al lavoro: attraverso la revisione della Legge 68, l’istituzione di corsi di formazione specifici per i ragazzi con disabilità e autismo, l’integrazione dei percorsi a partire dal sistema scolastico, sostegno, orientamento fino alla prosecuzione dei percorsi di autonomia della persona;
  • promozione di percorsi di mobilità e accessibilità, garantendo l’accessibilità universale all’informazione, alla comunicazione, alla cultura e al turismo;potenziamento rete accoglienza ospedaliera per persone con grave e gravissima disabilità cognitiva e intellettiva;
  • previsione di tutele in favore di tutti i lavoratori fragili, immunodepressi e con disabilità grave;riconoscimento e sostegno al ruolo di cura del caregiver familiare;
  • potenziamento del Ministero per la promozione dei diritti delle persone con Disabilità.

Ai detenuti disabili il carcere toglie la libertà due volte

Abbiamo intervistato alcuni detenuti con disabilità per farci raccontare i problemi quotidiani che affrontano ogni giorno, tra marciapiedi e scivoli sconnessi, bagni inadeguati, assenza di ascensori, carrozzine con le ruote bucate e ausili sanitari assenti

Sulle carceri italiane sappiamo molte cose: conosciamo bene il problema cronico del sovraffollamento, la composizione della popolazione carceraria, il tasso di recidiva. Ma sappiamo molto poco di come vive un detenuto disabile in carcere. L’ultima rilevazione sul tema è del 2015: all’epoca i detenuti con disabilità presenti nelle carceri italiane erano 628.

Non esistono, però, dati più recenti, complice anche il mancato accordo tra il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (DAP) e il Sistema sanitario nazionale per un monitoraggio permanente sulla disabilità in carcere. Nemmeno l’onda d’urto provocata dai fatti di Santa Maria Capua Vetere è riuscita a portare in superficie il tema della disabilità nelle carceri. E per molti detenuti disabili, il carcere è un luogo in cui “si impara a subire”.

Essere un detenuto con una disabilità fisica o motoria significa non solo perdere la libertà, ma anche l’autonomia di poter disporre di se stessi. E, spesso, un ruolo attivo nella perdita di indipendenza lo giocano le strutture stesse.

«All’inizio, quando sono arrivato in carcere, riuscivo ancora camminare con l’aiuto di stampelle», spiega Marco, che è detenuto dal 2012. «Facevo anche riabilitazione con una cyclette. Ero anche in grado di vestirmi, svestirmi e andare in bagno da solo. Insomma, ero quasi una persona autonoma. Poi sono stato trasferito in un altro istituto penitenziario».

Senza una cyclette adatta e senza la possibilità di fare fisioterapia, Marco è finito in sedia a rotelle. «Nel nuovo carcere non ho potuto fare riabilitazione per tre anni e mezzo», racconta. «Per un po’ ho continuato a camminare, ma senza i giusti esercizi sono finito in carrozzina. E adesso vivo in mano agli altri».

Detenuti disabili

Anche se la situazione varia da istituto a istituto, in Italia sono poche le strutture adatte ad accogliere detenuti disabili, tra marciapiedi e scivoli sconnessi, bagni inadeguati, assenza di ascensori, carrozzine con le ruote bucate e ausili sanitari assenti o inefficaci. Tanto che anche la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato più volte l’Italia per il trattamento riservato ai detenuti con disabilità.

«Il trattamento che il personale sanitario mi riserva è inumano», racconta Marco. «Mi hanno anche dimenticato nel bagno. Non ho chi mi taglia la carne o chi mi lava la tazza con cui faccio colazione. Ma io chiedo solo di andare in bagno o di essere accompagnato a letto. Il personale sanitario mi umilia: non denuncio per paura di ritorsioni».

La riforma del 2008, che ha trasferito le competenze in materia di sanità penitenziaria al Sistema Sanitario Nazionale ha finito per complicare il quadro. Come spiega Sandro Libianchi, Coordinamento Nazionale per la Salute nelle Carceri Italiane (CoNOSCI):

«Non c’è comunicazione tra Giustizia e Sanità». E quindi i problemi stagnano. «In molti casi non c’è nemmeno la garanzia di ambienti adeguati alle limitazioni. Tutte le carceri dovrebbero essere adeguate alla disabilità. In realtà, sono rarissime le strutture con bagni attrezzati. Questo perché il numero di disabili è basso». Anche i dispositivi sanitari sono carenti. «C’è una disputa tra Sanità e Giustizia su chi li debba fornire», dice Libianchi.

Una figura a cui le strutture fanno ricorso nel caso di detenuti disabili è quella del “piantone”, un altro detenuto che si prende cura della persona con disabilità in cambio di soldi. «Non hanno, però, una formazione adeguata», spiega Libianchi. «La soluzione potrebbe essere quella di impiegare caregiver esterni. Ma non sono previsti dai budget regionali. Ci vorrebbero fondi aggiuntivi». E i problemi non finiscono qui.

«Una rete territoriale di caregiver si traduce poi nell’avere persone disponibili a chiamata, che si metterebbero a disposizione per un periodo limitato di tempo. Senza contare che il carcere resta un luogo poco allettante dove lavorare». Per i detenuti disabili, quindi, il carcere si configura più come un accanimento terapeutico che come un luogo dove vedere rispettate le stesse garanzie del “fuori”, in attesa di un ritorno all’interno della società. Una pena nella pena che accentua difficoltà e fragilità, come in un eterno ritorno. (rollingstone.it)

Oscar De Pellegrin: «Io, primo sindaco con disabilità d’Italia»

59 anni, ex atleta paralimpico, è stato eletto al primo turno con la coalizione del centrodestra. Esattamente 38 anni fa l’incidente che gli ha cambiato la vita

14 giugno 1984: un incidente sul lavoro lo porta a guardare il mondo da una sedia a rotelle. Trentotto anni esatti dopo si riprende ogni cosa, partendo dalla fine per arrivare all’inizio. Oscar De Pellegrin, 59 anni, ex atleta paralimpico, è il primo sindaco con disabilità d’Italia.

Quando accadde avevo vent’anni e pensavo fosse la fine“. Invece era l’inizio. Di un percorso che lo avrebbe portato a viaggiare – rigorosamente su 4 ruote – lungo i sentieri dello sport, del sociale, dell’associazionismo, dell’ambito dirigenziale. Fino a diventare sindaco di Belluno. A chi, da subito, le ha chiesto come avrebbe fatto, ha risposto: «Sono pronto». 

Oscar De Pellegrin Sindaco Belluno

Pronto ad una politica più inclusiva?
«Sono pronto a costruire una città più matura nell’accettare la diversità e il disagio».

A sorpresa non è servito neppure il ballottaggio. Cosa pensa abbia convinto i bellunesi?
«Me lo sono chiesto anch’io. Penso da un lato la mia lealtà, la linea non bellicosa che ho sempre voluto tenere, dall’altro la voglia di cambiamento. Sento di essere portatore di modo nuovo di fare politica e amministrazione»

Trentotto anni fa esatti l’incidente: cosa ricorda?
«Ricordo tutto nei minimi particolari, fa parte di me. È l’incontro con un destino che non ho scelto ma ho dovuto accettare prima di scoprire quante porte di meraviglia poteva aprirmi. È incredibile ma quella tragedia, per me, è stata un trampolino».

Le ha aperto le porte dello sport, facendola diventare campione sia nel tiro con l’arco sia nel tiro con la carabina e nome di punta in 6 Paralimpiadi. Poi i ruoli da dirigente all’interno di Coni, Cip e Fitarco e oggi la politica. La sua lista, pur civica ma di orientamento centrodestra, ha espugnato un comune al centrosinistra. Cosa risponde a chi ha accusato il suo concittadini di voto buonista?
«Ho sempre avuto rispetto per gli avversari, anche se ne ho ricevuto meno. Credo che non servano tante parole, saranno i fatti a dire chi sono come sindaco».

Che cos’è l’ascolteria?
«Dopo due anni di pandemia senza vita sociale, le persone vogliono essere ascoltate. Così ho immaginato un luogo dove la gente potesse raccontarci problemi e portare idee. Un po’ sfogatoio, un po’ luogo di proposte concrete».

Come immagina la città del futuro?
«C’è molto da fare, creare una città per tutti significa pensare non solo a chi come me è in carrozzina ma anche alla mamma col passeggino, al nonno con il bastone».

E la casa delle abilità?
«Un sogno che ho in mente da tempo. Il primo problema di chi vive con una disabilità fisica o psichica è la solitudine. Una struttura che crei interazione tra chi è svantaggiato è un passaggio di indipendenza e di felicità essenziale».

Lei sarà il sindaco delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi Milano Cortina2026. Cosa chiederà al Comitato?
«Belluno in quanto capoluogo deve essere coprotagonista di questo evento».

Bebe Vio, Alex Zanardi e ora Oscar De Pellegrin. Figure dello sport che hanno un impatto sempre più forte sulla società. Cosa vi accomuna?
«La voglia di vivere, il coraggio di non fermarsi, lo scegliere di non rassegnarsi al destino».

Dedica la sua vittoria a qualcuno?
«A mia moglie, la mia forza e la mia bussola». (vanityfaire.com)

Il Pnrr misurato con il metro dell’inclusività per le persone con disabilità

Tutti gli interventi del Pnrr dovranno rispettare quattro criteri di inclusività delle persone con disabilità, dall’accessibilità alla promozione della vita indipendente. Ecco la Direttiva per il monitoraggio. È la prima volta che l’Italia “misura” una politica generale con i parametri del rispetto dei diritti delle persone con disabilità. Siamo anche il primo paese in Europa a mettere sotto la lente in questo modo le azioni del proprio Recovery Fund

È la prima volta che accade in Italia: la prima volta che si valuta una politica generale con il metro dell’inclusività e dei diritti delle persone con disabilità sanciti dalla Convenzione Onu. La politica generale peraltro è di particolare rilievo: il Pnrr. Siamo l’unico Paese ad averlo fatto, diventando in questo modo una best practice.

A dare gambe a questa “prima volta” è la Direttiva alle amministrazioni titolari di progetti, riforme e misure in materia di disabilità del Ministro per la disabilità, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 29 marzo.

Si tratta di una Direttiva emanata dal ministro per le Disabilità Erika Stefani e rivolta a tutte le Amministrazioni dello Stato titolari di riforme e misure correlate al Pnrr, chiamate all’adozione di un metodo di lavoro attento ai diritti delle persone con disabilità e che le coinvolga, senza “confinare” le azioni che interessano la disabilità alle sole missioni 5 e 6.

«Il Pnrr è lo strumento principe con cui stiamo investendo sul nostro futuro. Questa opportunità deve essere per tutti, nessuno escluso. Il Piano deve necessariamente considerare le persone con disabilità, che sono tra coloro che maggiormente hanno pagato gli effetti della pandemia. Da qui, la necessità che tutte le Amministrazioni si attivino per pensare ed agire in modo inclusivo, rispettando principi fondamentali quali l’accessibilità, la progettazione universale, la vita indipendente e la non discriminazione.

Senza dimenticare, poi, l’importanza di coinvolgere le associazioni, perché la partecipazione è un altro aspetto fondamentale per dare impulso a politiche effettivamente inclusive», commenta il ministro Stefani. Con questa Direttiva e il lavoro a cui essa dà origine, l’Italia compie «un salto culturale verso una società più coesa e resiliente, capace di guardare innanzitutto alla persona, riconoscendone il valore ed il potenziale».

Pnrr
Erika Stefani – Mario Draghi

L’obiettivo è quello di assicurare che la realizzazione del Pnrr avvenga nel rispetto dei diritti delle persone con disabilità e per farlo la Direttiva individua alcuni principi chiave a cui le Amministrazioni titolari delle riforme e degli investimenti contenuti nel Piano dovranno attenersi, sia in fase di progettazione che in quella di attuazione.

È stato il presidente del Consiglio Mario Draghi, nel presentare alle Camere il Pnrr, a dichiarare che l’Italia vi avrebbe inserito un monitoraggio per valutarne l’inclusività e la coerenza con i dettami della Convenzione. L’Osservatorio nazionale sulla condizione delle Persone con Disabilità è stato incaricato di predisporre il monitoraggio: «Abbiamo elaborato una prima proposta già a giugno 2021, ma devo confessare che non è stato semplice far capire il senso di questo lavoro: è pur sempre qualcosa che non è mai stato fatto prima», dice Giampiero Griffo, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico dell’Osservatorio.

Il messaggio però alla fine è stato compreso, tant’è che l’Osservatorio è già stato incaricato di fare la stesa cosa per gli 80 miliardi dei fondi strutturali europei. Questa quindi ora diventerà una esperienza standard.

Cosa fa la direttiva? «Invita tutti i soggetti che riceveranno fondi del Pnrr, su tutte le missioni, a presentare due report: uno previsionale, che all’inizio delle attività, descriva la riforma/l’investimento di cui l’Amministrazione è responsabile, prefigurandone l’impatto sulle persone con disabilità e fornendo elementi utili a comprendere le azioni e le modalità previste per assicurare il rispetto dei principi individuati; uno conclusivo che, al termine delle attività, fornisca una descrizione dei risultati effettivamente conseguiti in materia di inclusione delle persone con disabilità, rendendo conto anche delle eventuali difformità registrate rispetto alle previsioni», spiega Griffo.

Quattro i principi individuati: accessibilità, design for all, promozione della vita indipendente e sostegno alla autodeterminazione, principio di non discriminazione. Per facilitare il processo di progettazione inclusiva legata alle persone con disabilità, l’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità ha realizzato un MOOC universitario (Massive Open Online Courses).

«Il mainstreaming delle politiche per le persone con disabilità segna un incremento di consapevolezza. È un passaggio culturale. Ma certo, è un processo che si attiva: essendo la prima volta sappiamo che nei territori da troverà poca dimestichezza… Contiamo molto anche sulla mobilitazione delle organizzazioni territoriali, che possano segnalare all’Osservatorio particolari disattenzioni o problemi che possono sorgere», dice Griffo.

E i tempi? «I primi bandi sono stati già pubblicati, ma ancora su idee progettuali non su progetti. Il che significa che c’è il tempo per includere questa direttiva nei progetti veri e propri. Noi ci stiamo attrezzando come Ufficio, perché speriamo di riceva molte informazioni, faremo un software dedicato. L’obiettivo è arrivare a fare un primo rapporto nel 2024 e poi quello conclusivo nel 2026/2027». (vita.it)

Il Presidente Roosevelt. Quando la disabilità è potere

In onda venerdì 21 gennaio su Rai2 la trasmissione “O anche no – La carrozzina e il presidente”, condotta da Paola Severini Melograni. Tema della puntata: il rapporto tra corpo e autorità

Non solo un presidente degli Stati Uniti, ma l’unico presidente ad essere stato eletto per oltre due mandati consecutivi, vincendo le elezioni ben quattro volte. In occasione del 140mo anniversario della nascita di Franklin Delano Roosevelt (1882-1945), venerdì 21 gennaio (oggi) va in onda su Rai2 in seconda serata la trasmissione “O anche no – La carrozzina e il presidente“, un nuovo speciale da 80 minuti della trasmissione condotta da Paola Severini Melograni.

Realizzato in collaborazione con Rai per il Sociale e Rai Pubblica Utilità, il programma si concentrerà sul tema “disabilità e potere” e analizzerà, partendo dall’esperienza del presidente Roosevelt affetto da una grave disabilità, il rapporto tra la fisicità e il potere. Dopo questa riflessione, nel corso della puntata verranno  poi analizzate le riforme attuate dagli Stati Uniti sulle disabilità, l’inclusione e l’accessibilità e infine verranno trattati temi quali il body shaming, a prescindere dal genere o disabilità, il ruolo della satira, del cinema all’epoca del presidente Roosevelt e altro ancora.

Tra gli ospiti della puntata ci saranno l’altro Manuela Roosevelt, nipote del presidente Franklin Delano, Mariangela Zappia, ambasciatrice italiana negli Stati Uniti, Federico Moro, segretario del Robert F. Kennedy Human Rights e molti altri ancora.

La prima serie della trasmissione “O anche no” è andata in onda da aprile a giugno del 2020 ed è nata dalla necessità di cambiare il paradigma comunicativo nei confronti di tutte le persone affette da disabilità. Il programma ha riscosso immediatamente un enorme successo, e così è stato anche per il secondo spin off “Stravinco per la vita” andato in onda durante l’estate del 2021. Oggi la trasmissione è in onda tutti i venerdì in seconda serata e in replica la domenica alle 9 e 15, su Rai2.

Roosevelt, una vita di riforme e servizi per i bisognosi

Studiare la vita e l’esperienza di Franklin Delano Roosevelt permette di analizzare a fondo il rapporto nella vita di un presidente degli Stati Uniti tra potere e condizione fisica. Considerato tra gli studiosi uno dei presidenti americani più popolari insieme a Abraham Lincoln e George Washington.

Roosevelt deve la sua fama sia alla sconfitta del nazismo durante la Seconda guerra mondiale, sia alle grandi riforme economico-sociali messe in campo negli Stati Uniti tra il 1933 e il 1937. Un vasto programma di interventi, conosciuto con il nome di ‘New Deal‘ con il quale l’America riuscì a superare la grave crisi della depressione degli anni Trenta.

Per camminare il presidente Roosevelt usava dei tutori metallici
Per camminare il presidente Roosevelt usava dei tutori metallici

Franklin Delano Roosevelt ebbe talmente tanto successo negli Stati Uniti da vincere per ben quattro volte (1932, 1936, 1940, 1944) le elezioni presidenziali. Solo dieci anni prima del suo primo mandato, nel 1921, all’età di 39 anni, Roosevelt contrasse una malattia, ritenuta a quel tempo una grave forma di poliomielite (ma non si ha la certezza di quale sia stata la sua malattia), che gli causò la paralisi quasi completa degli arti inferiori costringendolo su una sedia a rotelle.

In pubblico però il presidente degli Stati Uniti cercò quasi sempre di nascondere la sua disabilità. Sotto i vestiti usava dei tutori metallici e con l’aiuto di un bastone camminava zoppicando. Cinque anni dopo aver contratto la malattia, il presidente degli Stati Uniti comprò alcune sorgenti termali in Georgia, le Warm Springs, dove passava molto tempo per lenire i dolori della malattia.

Tuttavia, non tenne per sé le sorgenti, ma decise di crearvi una fondazione, l’Istituto per la riabilitazione Roosevelt, con lo scopo di fornire servizi riabilitativi alle persone affette da poliomielite. Tutto in nome delle sue parole e dei suoi valori che diventarono uno slogan per l’istituto di riabilitazione:

Il coraggio e la forza d’animo per superare le sfide; il rispetto, la lealtà, l’accettazione e l’impegno per l’altro; il desiderio genuino di dare noi stessi per il bene degli altri

Queste parole e questi valori non decaddero mai. Dopo circa 100 anni dalla sua fondazione, infatti, l’Istituto per la riabilitazione Roosevelt è ancora oggi aperto e accessibile a tutti i bisognosi. (luce.lanazione.it)

Mattarella: ‘Sostenere le famiglie che convivono con disabilità’

“Purtroppo la crisi sanitaria, che ancora ci costringe, ha compromesso in molti casi le occasioni di socialità delle persone con disabilità, rendendole più vulnerabili. Si sono prodotte situazioni di vero e proprio isolamento ed esclusione sociale di giovani e adulti i quali hanno sofferto particolarmente per le misure di contenimento della pandemia.

Le istituzioni sono state chiamate a sostenere i nuclei familiari che convivono con la disabilità, gravati spesso da problemi economici e lavorativi, al fine di non lasciare nessuno da solo nell’affrontare un problema, quello della tutela della dignità umana, che è responsabilità di tutti“. Lo afferma il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilita’. 

La ministra alle Disabilità Erika Stefani, aprendo i lavori dell’incontro “Dialogo sulla disabilità. Cosa si è fatto e cosa si può fare insieme” al Senato, ricorda che “abbiamo trascorso due anni difficili che ci consentono oggi di fare un bilancio per gettare le fondamenta di quello che sarà l’impianto del futuro.

Non vorrei che la Giornata della disabilità – ha aggiunto – diventasse una di quelle giornate retoriche, come la Giornata delle donne dove ti ricordi delle donne solo in quella giornata. Che non sia mai che pensiamo al mondo delle disabilità, solo nella giornata internazionale. Deve essere un momento di riflessione, attento, dove fare il punto della situazione“.

La legge delega sulla disabilità sarà necessariamente approvata e pubblicata in Gazzetta entro il 31 dicembre di quest’anno perché è il termine imposto dal Pnrr, altrimenti pregiudica il medesimo. La legge sa da fare. Gli stessi decreti legislativi dovranno necessariamente essere fatti entro 20 mesi, sempre perché imposto dal programma del Pnrr“.

Lo ha sottolineato il ministro alle Disabilità Erika Stefani durante l’incontro “Dialogo sulla disabilità. Cosa si è fatto e cosa si può fare insieme” in occasione della Giornata internazionale della Disabilità.

A differenza di tanti altri casi in cui si è parlato di tante riforme che – ha aggiunto – poi restano lettera morta, in deleghe che non sono attuate, oggi sono costretti a farla e di questo sono contenta. Perché è una imposizione che fa sì che si arrivi ad una conclusione“.

Anche se Stefani ha ammesso che “sarà un lavoro molto impegnativo perché 20 mesi andranno a scavallare un Governo e sarà una grande sfida per chi verrà dopo. Per questo abbiamo fatto un percorso con un ampio confronto con le stesse Federazioni, che ringrazio molto. Il percorso deve essere il più possibile condiviso perché in questa maniera il tema delle disabilità sopravviverà anche alle politiche, ai vari colori e alle varie vicissitudine che possono esserci in un Governo”. 

Intanto, nei giorni scorsi, è stata varata la Disability Card:  una tesserina con di foto e QR Code contenente tutti i dati sanitari che, nel rispetto della privacy e della riservatezza, dimostra la condizione di disabilità di chi la esibisce. Edestinata a 4 milioni di persone che hanno tra il 67% e il 100% di invalidità.

I potenziali beneficiari potranno da febbraio 2022 fare domanda direttamente sul sito dell’Inps “con una procedura supersemplificata” e dopo due mesi ottenerla. Ad aprile, secondo le stime dell’Inps, saranno pronte le prime Disability Card stampate dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. La nuova ‘carta d’identità‘ dei disabili avrà una durata di dieci anni e dovrà poi essere rinnovata. (ANSA)

Leadership e partecipazione delle persone con disabilità verso un mondo inclusivo

La Giornata Onu: l’impegno a realizzare i diritti delle persone con disabilità – centrale nell’Agenda 2030 – non è solo questione di giustizia: è investimento in un futuro comune. Le persone disabili – un miliardo – sono uno dei gruppi più esclusi nella società e tra i più colpiti dalla crisi pandemica

L’inclusione della disabilità è una condizione essenziale per sostenere i diritti umani, lo sviluppo sostenibile, la pace e la sicurezza. È anche centrale nell’impegno dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile di non lasciare nessuno indietro. L’impegno a realizzare i diritti delle persone con disabilità non è solo una questione di giustizia: è un investimento in un futuro comune. Questa la visione dell’Onu alla base della Giornata internazionale delle persone con disabilità, che, come ogni anno, si celebra il 3 dicembre. 

La crisi globale della Covid-19 sta approfondendo le disuguaglianze preesistenti, espandendo la portata dell’esclusione ed evidenziando che il lavoro sull’inclusione della disabilità è imperativo. Le persone con disabilità – un miliardo di persone – sono uno dei gruppi più esclusi nella nostra società e sono tra i più colpiti da questa crisi in termini di vittime.

Anche in circostanze normali, le persone con disabilità hanno meno probabilità di accedere all’assistenza sanitaria, all’istruzione, all’occupazione e di partecipare alla comunità. È necessario un approccio integrato per assicurare che le persone con disabilità non siano lasciate indietro.

L’inclusione della disabilità si tradurrà in una risposta che sarà un bene per tutti, sopprimendo più pienamente il virus, oltre a ricostruire meglio. Fornirà sistemi più agili in grado di rispondere a situazioni complesse, raggiungendo prima le persone che fanno più fatica.

La strategia delle Nazioni Unite per l’inclusione della disabilità

Al momento del lancio della Strategia delle Nazioni Unite per l’Inclusione della Disabilità nel giugno 2019, il Segretario Generale ha dichiarato che le Nazioni Unite dovrebbero dare l’esempio e aumentare gli standard e le prestazioni dell’Organizzazione sull’inclusione della disabilità, in tutti i pilastri del lavoro, dalla sede centrale al campo. 

La Strategia delle Nazioni Unite per l’Inclusione della Disabilità fornisce le basi per un progresso sostenibile e trasformativo sull’inclusione della disabilità attraverso tutti i pilastri del lavoro delle Nazioni Unite. Attraverso la Strategia, il sistema delle Nazioni Unite riafferma che la piena e completa realizzazione dei diritti umani di tutte le persone con disabilità è una parte inalienabile, integrale e indivisibile di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali.

Nell’ottobre 2021, il segretario generale ha presentato il suo secondo rapporto sui passi compiuti dal sistema delle Nazioni Unite per attuare la strategia delle Nazioni Unite per l’inclusione della disabilità nel 2020.  Dato l’impatto della Covid-19 sulle persone con disabilità, il rapporto contiene anche una breve riflessione sulla risposta e sul recupero inclusivo riguardo le persone con disabilità.

Eventi organizzati il 3 dicembre 2021 segnalati dall’Onu

Shaping an Inclusive Future for All: Leading with Determination“, un evento organizzato al Dubai Expo 2020.
Ridurre le disuguaglianze attraverso le tecnologie: A Perspective on Disability Inclusive Development“, un evento virtuale co-organizzato da United Nations Department for Economic and Social Affairs (UN DESA), World Intellectual Property Organization (WIPO) e International Telecommunications Union (ITU), dalle 8:00 alle 9:30 am (NY time). 

Leadership delle nuove generazioni: bambini e adolescenti con disabilità e le loro voci post Covid-19“, un evento virtuale organizzato dall’Ufficio dell’inviato speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite sulla disabilità e l’accessibilità, la professoressa Maria Soledad Cisternas Reyes, Città Unite e governi locali (UCLG) e co-sponsorizzato dalla Missione permanente del Cile alle Nazioni Unite. (redattoresociale.it)