Assegno unico, aumentano gli importi per i nuclei familiari con figli disabili maggiorenni. L’Inps riconoscerà anche gli arretrati per i mesi trascorsi.
Aumentano gli importi dell’assegno unico per i nuclei familiari con figli disabili maggiorenni. Il decreto Semplificazioni ha infatti modificato gli importi, aumentandoli limitatamente al 2022, al fine di assicurare un adeguato sostegno ai nuclei familiari con figli con disabilità a prescindere dall’età.
Gli aumenti hanno decorrenza dal 1° marzo 2022 ed è per questo che l’Inps, nell’erogare i nuovi importi, riconoscerà anche gli arretrati per i mesi trascorsi.Il decreto prevede inoltre nuove disposizioni per potere beneficiare dell’assegno unico in presenza di nuclei familiari orfanili, composti da soggetti disabili gravi e titolari di pensione ai superstiti del genitore deceduto.
Assegno unico, per chi aumentano gli importi
Il decreto Semplificazioni ha aumentato la misura dell’assegno unico per le famiglie con figli disabili maggiorenni dal 1° marzo 2022 al 28 febbraio 2023. Con il messaggio 27 settembre 2022, n. 3518, l’Inps ha illustrato nel dettaglio le novità e i nuovi importi dell’assegno, che nella sua forma originaria riconosceva:
una maggiorazione di 105 euro (figlio non autosufficiente), 95 euro (figlio con disabilità grave), o 85 euro (disabilità media) fino ai 18 anni di età sull’importo base;
tra i 18 e i 21 anni di età, l’importo base va da 85 a 25 euro al mese in base all’Isee, più una componente fissa di 80 euro;
sopra i 21 anni, invece, per il figlio disabile spetta comunque l’assegno unico, ma per la sola componente fissa variabile da 85 a 25 euro a seconda dell’Isee.
Ora il decreto Semplificazioni ha stabilito che:
ai figli disabili maggiorenni con più di 21 anni vengono applicato le stesse regole previste per i figli minorenni: ciascun figlio disabile maggiorenne avrà diritto ad un assegno unico da 175 euro al mese (se l’Isee non supera i 15.000€) a 50 euro al mese (se l’Isee è superiore a 40.000 o senza Isee). Ciò in luogo del precedente importo oscillante tra 85 e 25 euro
se il figlio disabile ha un’età compresa tra 18 e 21 anni (non compiuti) in aggiunta ai 175/50 euro al mese spetta una maggiorazione fissa (cioè non legata all’Isee) in misura pari a 105, 95 e 85 euro a seconda rispettivamente se il disabile versa in una condizione di non autosufficienza, disabilità grave o disabilità media. Ciò in sostituzione della previgente maggiorazione (sempre fissa) di 80 euro al mese.
Di seguito la tabella riepilogativa fornita dall’Inps:
Il confronto tra importi ante e post modifiche al decreto legislativo n. 230/2021
Assegno unico, aumenti solo per un anno e arretrati
L’Inps specifica che gli aumenti spettano per il solo periodo dal 1° marzo 2022 al 28 febbraio 2023. E saranno riconosciuti d’ufficio dall’ente previdenziale con gli arretrati decorrenti:
dal 1° marzo 2022 se la domanda di assegno unico è stata presentata entro il 30 giugno 2022;
dal 1° luglio 2022 se la domanda è stata presentata successivamente al 30 giugno 2022.
Non sarà necessario fare alcuna domanda, l’Inps procederà d’ufficio all’aggiornamento degli importi e al pagamento degli arretrati.
Assegno unico per i nuclei orfanili
Altra novità riguarda i nuclei familiari orfanili, cioè composti dal solo disabile oltre, eventualmente, a fratelli e sorelle normodotati. Il decreto Semplificazioni riconosce il diritto all’assegno unico anche agli orfani maggiorenni che sia titolare di pensione ai superstiti e con una disabilità grave ai sensi della legge n. 104/1992. In tal caso senza accertare il requisito del carico familiare. (quifinanza.it)
Addio al «referente unico». Rivoluzione per la legge 104 e per i congedi per l’assistenza dei familiari con disabilità. L’assistenza si potrà ora condividere, o meglio dividere tra più «referenti». A prevederlo è il decreto legislativo 105/2022, entrato in vigore a metà agosto e dettagliato dall’Inps in una comunicazione ad hoc.
In attuazione della direttiva Ue 2019/1158, «al fine di conciliare l’attività lavorativa e la vita privata per i genitori e i prestatori di assistenza, nonché di conseguire la condivisione delle responsabilità di cura tra uomini e donne e la parità di genere in ambito lavorativo e familiare», viene di fatto corretta la legge 104 del 1992 in materia di congedo straordinario.
Legge 104, le novità
Salta quindi la regola del «referente unico dell’assistenza», in base a cui non poteva essere riconosciuta a più di un lavoratore dipendente la possibilità di fruire dei giorni di permesso per l’assistenza alla stessa persona in situazione di disabilità grave. L’unica eccezione riguardava i genitori di figli con disabilità, a cui è sempre stata riconosciuta la particolarità del ruolo svolto.
Assistenza condivisa
Cosa cambia quindi? Posto che resta confermato il tetto massimo di tre giorni di congedo per l’assistenza al familiare disabile, quel diritto può essere riconosciuto, su richiesta, a più soggetti tra quelli aventi diritto, che possono fruirne in via alternativa tra loro. In altre parole più soggetti aventi diritto possono richiedere l’autorizzazione a fruire dei permessi alternativamente tra loro, per l’assistenza alla stessa persona disabile grave. In questo modo, il carico dell’assistenza può essere diviso tra più familiari, favorendo una migliore conciliazione tra vita personale, professionale e familiare.
Altra novità: il diritto al congedo straordinario per assistenza viene esteso dal coniuge al «convivente di fatto», anche nel caso in cui la convivenza, qualora normativamente prevista, sia stata instaurata successivamente alla richiesta di congedo. Viene quindi estesa la platea di chi può fruire dei permessi e dei congedi per l’assistenza a un familiare con grave disabilità. Ovviamente la fruizione dei permessi e del congedo straordinario è subordinata alla richiesta di autorizzazione dell’INPS e le ore di permesso vanno utilizzate solo nell’interesse della persona con disabilità, pena il rischio di licenziamento. (corriere.it)
Bonus 150 euro per invalidi e disabili: a chi spetta, come ottenerlo e quando verrà erogato
Il Decreto Aiuti-ter appena approvato dal Governo contiene una buona notizia per i titolari di pensione o assegno sociale, pensione o assegno per invalidi civili, ciechi e sordi, nonché per i percettori di indennità di accompagnamento con redditi fino a 20mila euro.
Bonus 150 euro per invalidi e disabili: l’aiuto previsto nel Decreto Aiuti-ter
Un nuovo bonus 150 euro per invalidi e disabili titolari di redditi non superiori a 20mila euro è stato introdotto dal Decreto Aiuti-ter approvato all’unanimità dal Consiglio dei Ministri.Il bonus rientra in una serie di aiuti a famiglie e imprese per mezzo dello stanziamento di un nuovo “tesoretto” che si attesta intorno ai 14 miliardi. Sarà verosimilmente l’ultimo decreto di spesa del premier Mario Draghi, in vista delle elezioni politiche del 25 settembre 2022.Il bonus 150 euro riguarderà anche altre categorie di beneficiari, di cui parleremo più avanti, e interesserà una platea di circa 22 milioni di persone. Andiamo a vedere nel dettaglio i requisiti per ottenere il bonus 150 euro disabili.
Nuovo bonus 150 euro per invalidi e disabili: i requisiti
l primo requisito per ottenere il bonus 150 euro per invalidi e disabili è quello di non aver superato, per l’anno di imposta 2021, il limite di 20mila euro di reddito. Rispetto al bonus 200 euro, quindi, si riduce la soglia per poterne beneficiare, mentre le regole relative alla platea dei beneficiari e alle modalità di erogazione, restano praticamente le stesse. Hai diritto al bonus 150 euro, se sei residente in Italia e percepisci:
pensione sociale o assegno sociale;
pensione o assegno per invalidi civili;
pensione o assegno per ciechi o sordomuti;
indennità di accompagnamento.
Il trattamento deve avere decorrenza a partire dal 1° ottobre 2002 e il bonus 150 euro per invalidi e disabili verrà erogato nel mese di novembre 2002.Nel calcolo del reddito personale Irpef non concorreranno:contributi previdenziali e assistenziali;trattamenti di fine rapporto;reddito della casa di abitazione;competenze arretrate sottoposte a tassazione separata.
Nuovo bonus 150 euro per invalidi e disabili: come verrà erogato
Innanzitutto, precisiamo che il bonus 150 euro per invalidi e disabili con redditi sotto i 20mila euro spetterà di diritto anche a chi ha già ottenuto il precedente bonus 200 euro. Per ottenere l’indennità una tantum, non sarà richiesta presentazione della domanda da parte di invalidi e disabili, come accadrà invece per altre categorie di beneficiari di cui ti parleremo a breve.Il bonus 150 euro invalidi verrà erogato direttamente sul conto corrente del beneficiario o, in caso di riscossione di pensione in contanti, insieme a quella.
Nuovo bonus 150 euro per disabili e invalidi: anche ai lavoratori dipendenti
Non solo bonus 150 euro per disabili e invalidi. Anche i lavoratori dipendenti riceveranno la nuova indennità una tantum prevista dal Decreto Aiuti-ter. In questo caso, i beneficiari dovranno avere una retribuzione imponibile non eccedente i 1.538 euro e il pagamento sarà riconosciuto previa dichiarazione del lavoratore di non aver ricevuto l’indennità dall’Inps o da altri enti, così come era avvenuto per il precedente bonus 200 euro.
Ricorda che anche in questo caso, quindi, se sei un lavoratore disabile o invalido, puoi ottenere il bonus 150 euro per invalidi e disabili solo una volta, così come lo otterrai una sola anche se appartieni alle altre categorie di beneficiari che andremo a vedere nei paragrafi successivi. Il bonus 150 euro spetterà poi anche ai lavoratori autonomi che, oltre al bonus 200 euro per i quali si attende ormai a breve l’iter per fare domanda, riceveranno questa ulteriore indennità se titolari di reddito fino a 20mila euro.
Nuovo bonus 150 euro per invalidi e disabili: indennità anche per percettori di rdc, Naspi, colf e badanti e altri
Il nuovo bonus 150 euro per invalidi e disabili copre solo una parte dei circa 14 milioni di beneficiari.Insieme a invalidi, disabili, lavoratori dipendenti e occasionali, avranno diritto al bonus 150 euro anche:
percettori di reddito di cittadinanza;
titolari di Naspi e Dis-Coll;
lavoratori domestici (colf o badante);
percettori di disoccupazione agricola;
lavoratori stagionali e del turismo;
lavoratori stagionali degli stabilimenti termali;
lavoratori dello spettacolo e dello sport;
titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, dottorandi e assegnisti di ricerca i cui contratti sono attivi alla data di entrata in vigore del decreto legge 17 maggio 2022, n.50, ossia il 18 maggio, e che sono iscritti alla Gestione separata;
lavoratori autonomi senza partita Iva, titolari di contratti autonomi occasionali;
incaricati delle vendite a domicilio;
beneficiari del reddito di cittadinanza, che riceveranno l’importo d’ufficio nel mese di novembre insieme alla rata mensile di competenza.
Tutti i beneficiari insieme a quelli del bonus 150 euro per invalidi e disabili: la tabella
Bonus 150 euro per invalidi e disabili. Ti mostriamo di seguito una tabella in cui elenchiamo tutti i beneficiari del nuovo bonus 150 euro e i requisiti per ottenerlo:
Bonus 150 euro per invalidi e disabili: tabella con tutti i beneficiari del bonus e i requisiti per ottenerlo
Il decreto Semplificazioni aumenta l’assegno unico alle famiglie con figli con disabilità e prevede nuovi fondi ai Comuni per progetti educativi e di sostegno ai minori
E’ stato pubblicato ieri in Gazzetta ufficiale il decreto legge n. 73 2022, detto Semplificazioni, che contiene moltissime misure soprattutto fiscali e per le imprese. Le norme sono già in vigore da oggi, tra le quali quella relativa all’assegno unico.
E’ presente infatti un articolo che modifica la disciplina dell’assegno unico per i figli, in vigore dallo scorso mese di marzo, e stanzia nuovi fondi a sostegno dei bambini e dei giovani, di contrasto alla povertà educativa .
Le novità del decreto, ancora in bozza ricordiamo, riguardano in particolare le famiglie con figli con disabilità che vengono difatto parificati ai figli minori nell’importo base , variabile in base all’ISEE e anche una maggiorazione per il 2022 tra i 18 e i 21 anni di età del figli,o per compensare quanto perso con il taglio degli assegni al nucleo familiare e delle detrazioni per familiari a carico .Per questo fine sono stanziati piu di 122 milioni di euro per il 2022.
Vediamo piu nello specifico.
1. Assegno unico figli con disabilità 2022
Il decreto semplificazioni 2022 prevede all’art 38 (modificato rispetto alla bozza ufficiosa precedentemente in circolazione, che
l’importo previsto per ciascun figlio con disabilità senza limiti di età viene parificato a quello per i figli minorenni, che varia in base all’Isee da 175 a 50 euro mensili
l’importo della maggiorazione per i figli minorenni con disabilità (105 euro per i non autosufficienti, 95 euro per i disabili gravi e 85 per i disabili di media gravità) viene assicurato anche ai disabili tra i 18 e i 21 anni, che ad oggi avevano invece diritto a 80 euro in misura fissa
la maggiorazione triennale prevista (temporaneamente) per i nuclei con Isee sotto i 25mila euro, per gli anni 2022-2023-2024 aumenta di 120 euro in caso di presenza di un figlio disabile nel nucleo familiare.
Si ricorda che per i figli disabili maggiorenni sono rimaste in vigore le detrazioni fiscali.
2. Fondi ai Comuni per progetti rivolti ai minori
Il decreto Semplificazioni prevede all’art 36 l’istituzione di un Fondo , presso la presidenza del Consiglio dei ministri, con dotazione di 58 milioni di euro da destinare ai Comuni per la realizzazione di progetti formativi assistenziali e educativi rivolti al benessere dei minori
In particolare vengono indicate come prioritarie le seguenti finalità:
favorire il recupero degli stress psicofisici causati dalla pandemia da Covid 19
la promozione, tra i bambini e le bambine, dello studio delle materie STEM,
I progetti potranno essere svolti presso i centri estivi, i servizi socioeducativi territoriali e i centri con funzione educativa e ricreativa per i minori I progetti , attraverso la collaborazione con enti pubblici e privati.
Un decreto del Ministro per le pari opportunità e la famiglia provvedera a stilare l’elenco dei Comuni beneficiari, comprensivo di tutti i Comuni che non comunichino al dipartimento per la famiglia, entro 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto, non voler aderire all’iniziativa.
Il decreto stabilirà gli importi spettanti ai singoli Comuni beneficiari sulla base dei dati ISTAT relativi alla popolazione minorenne residente e le modalità di monitoraggio dell’attuazione degli interventi .
Per l’erogazione dei fondi agli enti locali si deve attendere l’emanazione del decreto della Presidenza del Consiglio, dipartimento politiche per la famiglia. (fiscoetasse.com)
Sconti benzina 2022 per i disabili. Quanto si risparmia e dove con il progetto «Self per tutti», per fare benzina con l’aiuto dell’operatore al prezzo del self-service. Le novità sulla legge 104.
Legge 104, sconti benzina per disabili anche nel 2022.
Prosegue anche quest’anno l’iniziativa promossa nel febbraio 2020 dalle associazioni che difendono i diritti dei disabili in accordo con i rappresentanti dei distributori di carburanti e che consente alle persone con difficoltà motorie di fare benzina con l’aiuto dell’operatore beneficiando del prezzo del self-service.
Una sorta di self-service assistito, insomma, e nonostante possa apparire come una contraddizione in termini, grazie al Protocollo d’intesa “Self per tutti” finalmente anche i disabili possono usufruire degli sconti quando fanno il pieno.
Sono oltre 430 le stazioni di servizio che hanno aderito all’iniziativa, sia sulla viabilità stradale che autostradale, distribuite sull’intero stivale. È senza dubbio un passo avanti verso le pari opportunità e una società più inclusiva nei confronti delle persone con disabilità.
Legge 104, sconti benzina 2020 per disabili
A partire da febbraio 2020 i disabili hanno diritto a sconti sulla benzina grazie al Protocollo d’intesa “Self per tutti”, sottoscritto il 3 dicembre scorso tra la FAIP Onlus (Federazione delle Associazioni Italiane delle Persone con lesione del midollo spinale), da Unione Petrolifera, e dai gestori rappresentati dalle Associazioni di categoria FAIB Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio.
Grazie all’accordo, i disabili con difficoltà motorie e i cargivers potranno usufruire degli sconti del self-service, anche se verranno assistiti dal personale della stazione di servizio. Sono più di 430 le pompe di benzina, anche in autostrada, delle associate ENI, Q8 e Tamoil, che hanno aderito all’iniziativa.
Si tratta di un progetto che punta alla promozione e al sostegno dell’inclusione sociale, le pari opportunità e l’accesso ai servizi per le persone con disabilità, anche nel semplice contesto della pompa di benzina. Ciò consente un risparmio (anche fino a 10 centesimi al litro) anche se non è il disabile stesso a eseguire il rifornimento.
Ricordiamo che questi incentivi non spettano solo al disabile, ma si estendono anche ai familiari che se ne prendono cura, i cosiddetti caregivers. Per quanto riguarda l’acquisto dell’auto, i benefici di cui si può usufruire tramite la legge 104 sono la detrazione IRPEF del 19% della spesa sostenuta per comprare la macchina l’IVA agevolata, quindi al 4%, invece di quella ordinaria del 22%.
Sconti benzina 2022 per disabili grazie al «Self per tutti»: ecco come fare
Sul sito dell’Unione Petrolifera è possibile consultare un elenco, aggiornato a febbraio 2020, di tutte le pompe di benzina e stazioni di servizio che hanno aderito in tutta Italia, diviso per regioni e città, con tanto di indirizzo.
In ogni caso, gli impianti di distribuzione carburanti aderenti all’iniziativa saranno caratterizzati da apposito logo, predisposto in modo ben visibile e a cura dei titolari degli impianti stessi, così che l’identificazione avvenga in modo rapido. Per accedere agli sconti benzina disabili 2022 non c’è bisogno di fare domanda o riempire alcun modulo.
Basta solo recarsi presso una delle stazioni di servizio che aderiscono all’iniziativa: innanzitutto, il personale identificherà lo stato di disabilità del richiedente, e poi fornirà assistenza nel rifornimento, senza che venga perso lo sconto di solito effettuato per la modalità self-service.
Crescono le aziende attente ai temi della disabilità e della diversità
Secondo un’indagine condotta da PageGroup su più di 100 imprese che operano in diversi settori – un campione costituito prevalentemente da manager di realtà che hanno tra 100 e 499 dipendenti (29,5%) – il 60,2% dichiara di essersi occupato di diversity management negli ultimi due anni. Il 22,7%, invece, non lo ha ancora fatto, ma lo farà nel prossimo futuro, mentre soltanto il 17% non lo farà.
Le ragioni per le quali non è presente il tema dell’inclusione può essere riassunto in due macro-aree: valore aggiunto ancora non percepito (53,3%) e mancanza di risorse per approcciare il tema (26,6%). Per quanto riguarda il ruolo dei manager coinvolti in questi processi, dalla ricerca emerge che il 61,4% dei responsabili della Diversity opera in ambito Hr e che il 22,7% è di livello senior.
«Sebbene – dichiara Pamela Bonavita, managing director di PageGroup – oltre il 60% delle aziende che abbiamo coinvolto nella nostra indagine percepisca il tema della Diversity & Inclusion come fondamentale, e questo è certamente un dato molto positivo, siamo ancora piuttosto lontani dagli standard europei: in Olanda, in Spagna o in Portogallo, infatti, più del 70% delle imprese ha a cuore questi temi e solo poco meno dell’8% non ha intenzione di occuparsene in futuro.
Abbiamo sicuramente fatto grandi passi in avanti, ma purtroppo questo aspetto continua a non essere ritenuto di valoreper quattro aziende su dieci. Credo che la ragione sia da ricercare nella mancanza di risorse o di capacità per approcciare un tema estremamente complesso, ma davvero molto importante. Una adeguata strategia di Diversity Management può portare enormi benefici a ogni azienda, anche a livello di business».
Per le aziende intervistate, inclusione significa prevalentemente (65,9%) creare un ambiente di lavoro libero da molestie, intimidazioni e discriminazioni. Grande rilevanza assume, inoltre, il rispetto che deve essere garantito a tutti i dipendenti (58,5%). Quasi metà delle aziende intervistate (48,8%) ritiene, infine, che l’inclusione debba passare da un ambiente di lavoro in cui si valorizzino diverse prospettive. Due aziende su tre (72,7%) si impegnano a promuovere una flessibilità lavorativa che garantisca un miglior equilibrio tra vita professionale e vita privata; metà delle aziende intervistate (50%), invece, ha scelto di intraprendere un’attività di comunicazione interna ed esterna che mostri gli obiettivi ed i risultati della politica di Diversity Management.
Per quanto riguarda i successi esterni, più della metà delle aziende intervistate (59,1%) ha riportato un miglioramento dell’immagine dell’azienda ed una maggior capacità di attrarre talenti o trattenere i talenti (52,3%). Tra i successi interni più rilevanti, invece, si segnala la creazione di un’ambiente di lavoro più stimolante (54,5%) e una maggiore soddisfazione e fidelizzazione dei dipendenti (38,6%).
«Questi dati – aggiunge Bonavita – dimostrano quanto queste politiche abbiano un impatto positivo sia in termini di immagine esterna, sia di engagement delle risorse (attuali e potenziali). Un trend che, da quanto vediamo, si confermerà anche in futuro: le aziende intervistate che hanno intrapreso una politica di Diversity Management prevedono di poter esercitare una maggiore attrazione per i talenti (47,1%), di poter prevenire la discriminazione (43,1%) e di migliorare la propria immagine (35,3%)».
Viene confermato infatti che le pratiche inclusive sui temi di genere e identità di genere, etnia, orientamento sessuale e affettivo, età, status socio-economico, disabilità e credo religioso (le sette aree della diversity su cui si concentra la ricerca) impattano positivamente sulla reputazione dell’azienda e sulla fiducia delle consumatrici e dei consumatori, riversandosi in un indice di passaparola positivo e risultati economici migliori.
I marchi percepiti come inclusivi registrano un Nps (Net Promoter Score, indicatore del passaparola) in ulteriore crescita (+5,3 p.p.) rispetto all’anno precedente, attestandosi a +86,5%; per gli altri, l’Nps rimane invece molto basso, sebbene in attenuazione rispetto al 2021 (-77,2% vs -90,9%): un dato che conferma come il livello di attenzione e sensibilità del mercato verso questi temi si sia comunque alzato e come vengono registrati meno “scivoloni” sul tema. Si conferma inoltre il differenziale della crescita dei ricavi tra i due gruppi di aziende, con un +23% a favore di quelle percepite come maggiormente inclusive.
I dati evidenziano ancora una volta come parlare di inclusione al mercato finale in maniera coerente e affidabile non abbia controindicazioni ma porti solo vantaggi. Sulla composizione settoriale dei primi 50 brand percepiti dal mercato come più inclusivi rispetto allo scorso anno si registrano dei rimbalzi che seguono la modifica dei comportamenti pandemici avvenuta fra il 2020 e il 2021:
dopo il balzo in avanti dello scorso anno, retrocedono infatti le aziende dell’information Technology (-8 p.p.) e Media (-2 p.p.), insieme a Healthcare & Wellbeing (-2 p.p.). Riguadagnano terreno invece le aziende legate al Retail (+8 p.p.), in virtù di una maggiore possibilità di accedere agli spazi commerciali viste le calanti restrizioni pandemiche, che si conferma il settore più presente (28%), al FMCG (beni di largo consumo, +2 p.p.) e ai Consumer Services (+2 p.p.).
Proseguono la loro marcata progressione le marche dell’Apparel & Luxury goods (+4 p.p.), registrando un balzo in 3 anni dal 6 al 20% e diventando il secondo settore più indicato, grazie in primis all’adozione di un’immagine più inclusiva nelle loro campagne (special collection e così via). Dalla ricerca l’Italia si conferma complessivamente un Paese con un buon grado di conoscenza, familiarità e contatto sui temi della diversity ma ancora con una scarsa pratica, con un divario tra il grado effettivo di contatto e quello del coinvolgimento; dopo anni di assoluta stabilità su questo fronte, nel 2021 qualcosa è cambiato.
Nello specifico, disabilità, età e status socio-economico si confermano come le tre forme di diversità sulle quali la popolazione si sente più coinvolta, mentre scende lievemente il livello di familiarità, soprattutto nelle componenti del genere e dell’orientamento sessuale, e aumenta la percezione di contatto con le aree dell’etnia e della religione, controbilanciato da una percezione di minore interazione con orientamenti sessuali diversi dal proprio.
L’iniziativa di Andel e Università e-Campus
Gli strumenti per assicurare l’inclusione lavorativa delle persone disabili ci sono, funzionano ma non vengono applicati a livello nazionale. Come ha dimostrato Marino Bottà, direttore generale di Andel-Agenzia nazionale disabilità e lavoro, le buone pratiche esistono e sono fattibili: capendo il potenziale occupazionale di un’azienda, si è in grado di proporre l’inserimento di una persona disabile che ha le caratteristiche adatte per ricoprire quel determinato ruolo. Un altro strumento è quello delle cosiddette “adozioni lavorative”.
Le aziende con più di 15 dipendenti che non assumono la loro quota di lavoratori disabili, sono tenute a versare 8mila euro a un fondo regionale. Secondo il progetto proposto da Bottà, questi 8mila euro potrebbero essere usati per pagare un datore di lavoro che offre un tirocinio retribuito a una persona che non è nelle condizioni di essere assunta. Utilizzando questo sistema, circa 800 persone con disabilità stanno già svolgendo tirocini. Oltre ad inserire nel mondo del lavoro le persone disabili, queste buone pratiche portano le aziende ad applicare le leggi già esistenti. Ma purtroppo la strada è ancora lunga.
Il metodo delle “adozioni” proposto da Bottà oggi è applicato solo dalle regioni Lombardia, Liguria, Emilia Romagna e Veneto perché mancano gli strumenti burocratici. In attesa che la politica si attivi per fornire questi strumenti a tutto il territorio nazionale, l’Università e-Campus e Andel hanno unito le forze per creare il primo master italiano per la formazione di Disability Job Supporter, figura mediatrice fra persona disabile e il mercato del lavoro, dotata di competenze psico-pedagogiche, giuridiche ed economiche fondamentali per lo svolgimento di questo lavoro.
Inoltre Andel si occuperà del placement dell’Università eCampus e congiuntamente metteranno in campo iniziative per promuovere sul territorio nazionale le buone pratiche di inclusione lavorativa per persone disabili e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e delle istituzioni.
“Digital Diversity Week” dal 26 al 29 aprile
Dal 26 al 29 aprile si terrà la Digital Diversity Week, l’evento digitale dedicato alle aziende che vogliono raggiungere le persone con disabilità e appartenenti alle categorie protette. Digital Diversity Week nasce dalla partnership tra Start Hub Consulting – la prima realtà a lanciare le job fair digitali – e Jobmetoo Seltis Hub – realtà specializzata nella consulenza in tematiche di Disability & Inclusion e ideatrice della piattaforma dedicata alla ricerca e selezione di persone con disabilità e appartenenti alle categorie protette.
Sul sito web dedicato all’evento, i candidati potranno conoscere le aziende partecipanti e inviare il proprio cv in risposta alle posizioni pubblicate o come candidatura spontanea. Allo stesso tempo, le aziende partecipanti avranno a disposizione strumenti dedicati alla consultazione e gestione ottimale delle candidature in ingresso. (avvenire.it)
Tutti gli interventi del Pnrr dovranno rispettare quattro criteri di inclusività delle persone con disabilità, dall’accessibilità alla promozione della vita indipendente. Ecco la Direttiva per il monitoraggio. È la prima volta che l’Italia “misura” una politica generale con i parametri del rispetto dei diritti delle persone con disabilità. Siamo anche il primo paese in Europa a mettere sotto la lente in questo modo le azioni del proprio Recovery Fund
È la prima volta che accade in Italia: la prima volta che si valuta una politica generale con il metro dell’inclusività e dei diritti delle persone con disabilità sanciti dalla Convenzione Onu. La politica generale peraltro è di particolare rilievo: il Pnrr. Siamo l’unico Paese ad averlo fatto, diventando in questo modo una best practice.
Si tratta di una Direttiva emanata dal ministro per le Disabilità Erika Stefani e rivolta a tutte le Amministrazioni dello Stato titolari di riforme e misure correlate al Pnrr, chiamate all’adozione di un metodo di lavoro attento ai diritti delle persone con disabilità e che le coinvolga, senza “confinare” le azioni che interessano la disabilità alle sole missioni 5 e 6.
«Il Pnrr è lo strumento principe con cui stiamo investendo sul nostro futuro. Questa opportunità deve essere per tutti, nessuno escluso. Il Piano deve necessariamente considerare le persone con disabilità, che sono tra coloro che maggiormente hanno pagato gli effetti della pandemia. Da qui, la necessità che tutte le Amministrazioni si attivino per pensare ed agire in modo inclusivo, rispettando principi fondamentali quali l’accessibilità, la progettazione universale, la vita indipendente e la non discriminazione.
Senza dimenticare, poi, l’importanza di coinvolgere le associazioni, perché la partecipazione è un altro aspetto fondamentale per dare impulso a politiche effettivamente inclusive», commenta il ministro Stefani. Con questa Direttiva e il lavoro a cui essa dà origine, l’Italia compie «un salto culturale verso una società più coesa e resiliente, capace di guardare innanzitutto alla persona, riconoscendone il valore ed il potenziale».
Erika Stefani – Mario Draghi
L’obiettivo è quello di assicurare che la realizzazione del Pnrr avvenga nel rispetto dei diritti delle persone con disabilità e per farlo la Direttiva individua alcuni principi chiave a cui le Amministrazioni titolari delle riforme e degli investimenti contenuti nel Piano dovranno attenersi, sia in fase di progettazione che in quella di attuazione.
È stato il presidente del Consiglio Mario Draghi, nel presentare alle Camere il Pnrr, a dichiarare che l’Italia vi avrebbe inserito un monitoraggio per valutarne l’inclusività e la coerenza con i dettami della Convenzione. L’Osservatorio nazionale sulla condizione delle Persone con Disabilità è stato incaricato di predisporre il monitoraggio: «Abbiamo elaborato una prima proposta già a giugno 2021, ma devo confessare che non è stato semplice far capire il senso di questo lavoro: è pur sempre qualcosa che non è mai stato fatto prima», dice Giampiero Griffo, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico dell’Osservatorio.
Il messaggio però alla fine è stato compreso, tant’è che l’Osservatorio è già stato incaricato di fare la stesa cosa per gli 80 miliardi dei fondi strutturali europei. Questa quindi ora diventerà una esperienza standard.
Cosa fa la direttiva? «Invita tutti i soggetti che riceveranno fondi del Pnrr, su tutte le missioni, a presentare due report: uno previsionale, che all’inizio delle attività, descriva la riforma/l’investimento di cui l’Amministrazione è responsabile, prefigurandone l’impatto sulle persone con disabilità e fornendo elementi utili a comprendere le azioni e le modalità previste per assicurare il rispetto dei principi individuati; uno conclusivo che, al termine delle attività, fornisca una descrizione dei risultati effettivamente conseguiti in materia di inclusione delle persone con disabilità, rendendo conto anche delle eventuali difformità registrate rispetto alle previsioni», spiega Griffo.
Quattro i principi individuati: accessibilità, design for all, promozione della vita indipendente e sostegno alla autodeterminazione, principio di non discriminazione. Per facilitare il processo di progettazione inclusiva legata alle persone con disabilità, l’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità ha realizzato un MOOC universitario (Massive Open Online Courses).
«Il mainstreaming delle politiche per le persone con disabilità segna un incremento di consapevolezza. È un passaggio culturale. Ma certo, è un processo che si attiva: essendo la prima volta sappiamo che nei territori da troverà poca dimestichezza… Contiamo molto anche sulla mobilitazione delle organizzazioni territoriali, che possano segnalare all’Osservatorio particolari disattenzioni o problemi che possono sorgere», dice Griffo.
E i tempi? «I primi bandi sono stati già pubblicati, ma ancora su idee progettuali non su progetti. Il che significa che c’è il tempo per includere questa direttiva nei progetti veri e propri. Noi ci stiamo attrezzando come Ufficio, perché speriamo di riceva molte informazioni, faremo un software dedicato. L’obiettivo è arrivare a fare un primo rapporto nel 2024 e poi quello conclusivo nel 2026/2027». (vita.it)
Comunicato da Agcom.C’è tempo fino al primo aprile per registrarsi sui siti degli operatori. La sperimentazione, che durerà un anno, è rivolta ai consumatori di rete fissa e mobile “con gravi limitazioni della capacità di deambulazione”
Sono aperte le iscrizioni per le agevolazioni tariffarie sulle offerte di rete fissa oppure mobile destinate agli utenti delle compagnie di telecomunicazione con gravi limitazioni della capacità di deambulazione.
A darne notizia è Agcom, evidenziando che sarà possibile aderire alla sperimentazione, prevista dalla delibera n. 290/21/CONS dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, entro il primo aprile 2022. Tuttet le informazioni del caso sono disponibili sulla pagina dedicata del sito dell’authority.
Per accedere alle agevolazioni, spiega Agcom, sarà necessario compilare e inviare, entro il termine previsto, il modulo di adesione disponibile sul sito degli operatori nella pagina dedicata alle “Agevolazioni per utenti con disabilità”, allegando il verbale di handicap con il riferimento alla legge n. 388/2000 e con espressa indicazione dell’articolo 30, comma 7.
Le agevolazioni saranno applicate per un periodo sperimentale di 12 mesi a partire dal 30 aprile 2022, al termine de quale Agcom potrà modificare la disciplina delle agevolazioni al fine di inserire nuovi beneficiari.
Quali sono gli sconti sulle offerte di rete fissa?
È possibile richiedere lo sconto del 50% dell’offerta voce e dati per la quale si sia già sottoscritto un contratto oppure scegliere, tra tutte le offerte sottoscrivibili di rete fissa, quella più adatta alle proprie esigenze, sempre chiedendone lo sconto del 50%.
Quali sono gli sconti sulle offerte di rete mobile?
I principali operatori selezionano, per gli utenti con disabilità, alcune offerte tra quelle disponibili per tutta la clientela, applicando uno sconto del 50%. Sarà possibile così scegliere tra:
un’offerta voce e dati inferiore a 50 gigabyte (ma comunque superiore a 20 gigabyte);
un’offerta con disponibilità di dati maggiore di 50 gigabyte (ma comunque limitata);
un’offerta illimitata.
Attenzione: I verbali di accertamento dell’handicap recano riferimenti a norme diverse, in base alle differenti patologie. SOLO il riferimento alla legge n. 388/2000, con espressa indicazione dell’articolo 30, comma 7, dà diritto ad accedere alle agevolazioni.
Che cosa posso fare se il mio verbale di handicap ha un riferimento diverso da quello richiesto?
Se, pur in presenza di riconosciuta invalidità con gravi limitazioni della capacità di deambulazione, non sei in possesso di un verbale di handicap con il riferimento alla legge n. 388/2000, articolo 30, comma 7, puoi presentare domanda al centro medico-legale INPS per chiedere la verifica dei requisiti sanitari necessari per l’integrazione.
Che cosa posso fare se il verbale di accertamento è precedente al 9 febbraio 2012?
Se il tuo verbale di handicap è precedente al 9 febbraio 2012 (data di entrata in vigore del decreto-legge 5/2012, articolo 4, comma 1), devi presentare una nuova istanza alla tua ASL di appartenenza.
Bonus figli disabili fino a un massimo di 500 euro, a chi spetta e come fare domanda entro la scadenza del 31 marzo
Si avvicina la scadenza per chiedere il bonus per i figli disabili: la domanda per ottenere l’assegno ha valenza annuale e deve essere presentata dal genitore all’Inps entro il 31 marzo. Fino a fine mese, inoltre, i genitori disoccupati o monoreddito possono richiedere anche le somme relative al 2021.
L’assegno spetta a coloro che fanno parte di nuclei familiari monoparentali, e hanno figli a carico con una disabilità riconosciuta in misura non inferiore al 60 per cento. Ammonta a 150 euro mensili per ogni figlio disabile, fino a un massimo di 500 euro per genitore. L’Inps ha pubblicato i requisiti e le istruzioni nella circolare numero 39 del 10 marzo 2022.
Assegno figli disabili, l’importo
L’assegno è corrisposto dall’Inps mensilmente, per un importo pari a 150 euro ed è riconosciuto dal mese di gennaio per un’intera annualità. In presenza di due o più figli a carico con una disabilità riconosciuta in misura non inferiore al 60 per cento, l’importo riconosciuto sale a 300 euro e a 500 euro mensili complessivi. Il contributo mensile non concorre alla formazione del reddito complessivo ai fini fiscali del beneficiario ed è cumulabile con il Reddito di cittadinanza.
Bonus figli disabili, i requisiti
I principali requisiti richiesti per ottenere l’assegno sono i seguenti:
essere residenti in Italia;
avere un Isee in corso di validità non superiore a 3.000 euro; nel caso di nuclei familiari con minorenni, l’Isee è calcolato ai sensi dell’art. 7 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 159 del 2013;
essere disoccupato o, monoreddito e facente parte di nucleo familiare monoparentale;
fare parte di un nucleo familiare in cui siano presenti figli a carico con una disabilità riconosciuta in misura non inferiore al 60 per cento.
Nella domanda sarà necessario indicare, da parte del genitore-richiedente, il codice fiscale del figlio o dei figli con disabilità per i quali si chiede il contributo. Esclusivamente per l’anno di riferimento con competenza 2022, il genitore richiedente, attestando il possesso di tutti i requisiti previsti dalla norma, può presentare domanda anche per l’anno 2021, selezionando l’apposito flag “Dichiaro di voler presentare domanda anche per l’anno 2021”. Le modalità di pagamento delle eventuali rate spettanti per il 2021 saranno comunicate dall’Istituto con un successivo messaggio.
Bonus genitori con figli disabili: come fare domanda
La procedura per richiedere il contributo per genitori con figli con disabilità è attiva dal 1° febbraio al 31 marzo 2022, sul sito dell’Inps, previa autenticazione con SPID di almeno II livello, CIE o CNS.I cittadini possono accedere al menu “Prestazioni e servizi” > “Servizi” > “Contributo genitori con figli con disabilità”; per i Patronati, il servizio è presente all’interno del “Portale dei Patronati”.
Come da istruzioni Inps, la domanda per il contributo ha validità annuale e deve essere presentata dal genitore all’INPS dal 1° febbraio al 31 marzo per ciascuno degli anni 2022 e 2023. Nella domanda sarà necessario indicare, da parte del genitore-richiedente, il codice fiscale del figlio o dei figli con disabilità per i quali si chiede il contributo. Esclusivamente per l’anno di riferimento con competenza 2022, il genitore richiedente, attestando il possesso di tutti i requisiti previsti dalla norma, può presentare domanda anche per l’anno 2021, selezionando l’apposito flag “Dichiaro di voler presentare domanda anche per l’anno 2021”. Le modalità di pagamento delle eventuali rate spettanti per il 2021 saranno comunicate dall’Istituto con un successivo messaggio.
È inoltre necessario indicare le seguenti modalità alternative di pagamento: bonifico domiciliato presso ufficio postale; accredito su IBAN (è possibile indicare IBAN nazionali o esteri su circuito SEPA).Per quest’ultima opzione è possibile indicare degli IBAN di conto corrente bancario, di carta ricaricabile o di libretto postale.
Bonus figli disabili, come viene erogato
In caso di accoglimento della domanda, il contributo in argomento sarà liquidato con cadenza mensile per un importo pari a 150 euro al mese e sarà riconosciuto dal mese di gennaio per l’intera annualità. Nel caso in cui il genitore abbia due o più figli a carico con una disabilità riconosciuta in misura non inferiore al 60 per cento, l’importo riconosciuto sarà pari, rispettivamente, a:
300 euro mensili, nel caso di due figli;
500 euro mensili, nel caso in cui i figli siano più di due.
L’Inps provvederà al pagamento del contributo nel limite massimo di spesa di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021, 2022 e 2023. In caso di risorse insufficienti, sarà data priorità alle domande presentate dai richiedenti con Isee più basso. A parità di reddito Isee sarà data priorità ai richiedenti appartenenti a nuclei con figli minori non autosufficienti. A seguire sarà data priorità ai richiedenti appartenenti a nuclei con figli con disabilità di grado grave e, infine, a seguire, ai richiedenti con figli con disabilità di grado medio. (quifinanza.it)
Secondo calcoli INSTAT in media l’Italia spende in disabilità 12 euro pro capite
Nel 2019 la percentuale di italiani che soffriva di problemi di salute tali da non poter svolgere in autonomia le attività abituali era pari al il 5,2% (dati ISTAT). Una condizione che riguarda dunque un italiano su 18 circa.
Per una fetta certamente minoritaria ma non trascurabile dei cittadini italiani, il godimento dei normali diritti di cittadinanza, passa dunque attraverso le politiche di sostegno, secondo il dettato del terzo articolo della Costituzione, in cui si sancisce l’obbligo, da parte della Repubblica, di mettere in campo tutte le misure necessarie a rendere effettive le condizioni di uguaglianza tra gli esseri umani.
Abbattere le barriere per la piena inclusione
Nel 2006 le Nazioni unite hanno inoltre adottato la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, un documento basilare che contiene al suo interno diverse clausole legate al godimento dei diritti. Gli Stati che l’hanno ratificata si impegnano a “garantire e promuovere la piena realizzazione di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali per tutte le persone con disabilità senza discriminazioni di alcun tipo sulla base della disabilità”.
Per rendere effettive queste disposizioni, così come quelle sancite dalla Costituzione italiana, sono necessarie tuttavia politiche specifiche che rendano concreti i principi solennemente enunciati. Nel caso specifico, si va dalla riduzione delle barriere architettoniche fisiche alla formazione professionale e all’inserimento lavorativo. Interventi che necessitano di un impegno finanziario da parte delle istituzioni. Ma quanto spende lo Stato italiano per sostenere le persone con disabilità?
Il welfare dei comuni
Nel 2018 i comuni italiani hanno speso in tutto circa 7,5 miliardi di euro per la gestione del welfare nelle loro aree di competenza. I costi per gli interventi legati alla disabilità figurano al secondo posto tra i capitoli del bilancio -subito dopo la spesa per le famiglie e i minori (38%)- ed ammontano al il 26,8% delle uscite totali, ovvero circa a 2 miliardi di euro.
Secondo i calcoli forniti dalla fondazione Open Polis, “Sono i comuni sardi quelli in cui la spesa risulta più rilevante (45,7%), seguono quelli abruzzesi (35,7%) e quelli lombardi (31,8%)”. La percentuale si abbassa invece al nord: Emilia-Romagna (19,6%), provincia autonoma di Bolzano (18,3%), Valle d’Aosta (addirittura 0,4%). In nove regioni su venti il valore calcolato supera la media nazionale (oltre alla Sardegna, sono Sicilia, Campania, Basilicata, Abbruzzo, Marche, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia).
Nel complesso i comuni italiani spendono in media 12,3 euro pro capite per l’inclusione sociale delle persone con disabilità. Anche in questa classifica primeggiano le amministrazioni sarde con 13,4 euro pro capite. Seguono quelle friulane (16,7) e quelle marchigiane (15,8).
Fanalini di coda i comuni piemontesi (2,2 euro pro capite), quelli della Valle d’Aosta (0,9) e della provincia autonoma di Bolzano (0,4). D’altro canto, non è un caso che gli enti locali sardi siano quelli in cui in media l’incidenza delle spese per interventi per persone disabili è più ampia mentre quelli della provincia autonoma di Bolzano e della Valle d’Aosta siano quelli in cui è minore.
La spesa delle grandi città
Tra le città con più di 200mila abitanti, Trieste è di gran lunga quella che spende di più per l’ambito legato alla disabilità (113,43 euro pro capite), al punto tale che la seconda in classifica, il comune di Venezia, presenta un valore pari all’incirca alla metà di quello di Trieste (57,07 euro pro capite). Sempre considerando le città più popolose, le due amministrazioni che spendono di meno sono Genova (6,6 euro pro capite) e Bari (1,28).
I primi cinque comuni considerati nell’analisi sono tutti situati nel nord, tre di questi sono capoluoghi veneti. Va detto tuttavia che non sono disponibili i dati di Napoli, Palermo, Catania e Messina perché alla data di pubblicazione dell’analisi fatta da Open Polis non risultano accessibili i rispettivi bilanci consuntivi 2020.
Il comune di Trieste ha dimostrato anche una certa solidità nella spesa per questo settore, oltre ad aver registrato molte più uscite rispetto alle altre città considerate. Padova, invece, è la città che ha segnato una variazione più ampia tra il 2016 e il 2020, con un aumento del 21,2%. Invece l’amministrazione che ha riportato per lo stesso periodo la diminuzione di spesa maggiore è Milano (-18,85%). Anche Venezia e Verona hanno registrato uscite inferiori, rispettivamente il 5,18% e il 16,52% in meno.
Infine, più in generale, se si considerano tutte le amministrazioni italiane, il primato della spesa spetta indiscutibilmente alla Sardegna: prendendo infatti in esame i primi 30 comuni, 27 sono per l’appunto sardi, così come si trovano sull’isola proprio i primi due, che riportano un valore superiore ai 1.000 euro pro capite, Villa Verde (Oristano, 1089,18 euro pro capite) e Villa San Pietro (Cagliari, 1020,5). (luce.lanazione.it)