Disegnare un prodotto già in prima battuta accessibile richiede meno impegno rispetto a risistemare un prodotto esistente, ma è possibile rimediare anche dopo il rilascio e lo si può fare in quattro semplici passaggi
Sono più di 3 milioni in Italia, secondo l’ISTAT, le persone che presentano una forma di disabilità, ma il numero sale a 87 milioni se consideriamo l’intera Unione Europea. Si tratti di una disabilità di tipo cognitivo o motorio, questi cittadini possono incorrere in barriere per l’accesso a prodotti e servizi, anche digitali, basti pensare che in Italia il 97% dei siti internet non sono ancora navigabili da persone con disabilità (persone con cecità, ipovedenti, non udenti, daltonici, con epilessia, utenti che non possono utilizzare il mouse, ecc).
Il Covid ha da un lato amplificato questa criticità anche se ha, al tempo stesso, fatto sì che venisse posta maggiore attenzione nei confronti del problema della digitalizzazione.
«Tra le varie eredità che ci portiamo dietro dalla pandemia da Covid 19 vi è il fatto di aver posto maggiormente il problema dell’accessibilità ai servizi digitali da parte di cittadini con disabilità, che improvvisamente si sono trovati a dover svolgere una lunga serie di attività, come ad esempio accedere a servizi pubblici, online – spiega Luca Manara, CEO e Co Founder della piattaforma tecnologica UNGUESS – Al giorno d’oggi, un’azienda attenta all’inclusività digitale possiede un vantaggio reputazionale nonché competitivo sugli altri non indifferente».

Da mesi si parla tanto di accessibilità
Negli ultimi mesi si parlato con più insistenza di questa tematica poiché i membri della UE hanno posto come scadenza il 28 Giugno 2022 per far adottare e pubblicare agli stati membri la propria Digital Accessibility Law. Dalla fine di questo mese, infatti, coloro che producono prodotti e servizi digitali (dagli hardware alle piattaforme di commercio elettronico, dai servizi bancari per consumatori alle app ai portali per il trasporto pubblico; dagli e-book agli e-reader) dovranno iniziare a lavorare per garantire (con deadline a Giugno 2025) la conformità ai requisiti di accessibilità.
«Rendere i propri prodotti o servizi digitalmente accessibili non dev’essere solo un obbligo normativo, ma anche e soprattutto un dovere morale – spiega Luca Manara – Si tratta di una questione di inclusività: è giusto che tutti i cittadini possano accedere a tutti i servizi online, di qualsiasi tipologia questi siano. E se non basta il dovere morale, sono previste anche sanzioni fino al 5% del fatturato per quelle aziende che non si adegueranno entro la scadenza».
Un’impresa diventa accessibile in 4 step
Cosa possono fare quindi le aziende per essere a norma? In 4 step è possibile adeguarsi alle nuove linee guida, e fornire i propri prodotti o servizi digitali in maniera completamente accessibile e inclusiva.
Primo: Organizzare sessioni formative dedicate al proprio team di produzione: la formazione sull’accessibilità deve includere sia i designer sia gli sviluppatori (quindi tutto il team di produzione) perché deve riguardare sia il codice che l’interfaccia del prodotto. Formare le giuste risorse permette quindi di essere pronti alle future esigenze di produzione, ma anche di avere risorse interne ideali per ottimizzare i prodotti già esistenti.
Secondo: Testare i prodotti digitali, ovvero valutare la conformità del prodotto digitale rispetto alle più recenti linee guida per l’accessibilità dei contenuti web (WCAG 2.1). Queste servono a valutare se il sistema è utilizzabile da parte del maggior numero di utenti possibili, senza discriminazione, inclusi gli utenti con disabilità, gli utenti con abilità non ottimali e gli utenti operanti in ambienti non ottimali.
Terzo: Remediation ovvero lavorare per eliminare le barriere di accessibilità per persone con disabilità, facendo in modo che i siti web rispondano ai più recenti requisiti di accessibilità richiesti dalla normativa.
Quarto: Crowdtesting ovvero test di valutazione dell’usabilità eseguiti direttamente da utenti con disabilità. Se garantire l’accessibilità significa mettere l’utente al centro del prodotto, includere gli utenti reali nel processo di test permette di assicurarsi che il prodotto sia efficace a tutto il suo audience.
«UNGUESS può essere un valido partner per aiutare ogni azienda che lo necessita a diventare al 100% accessibile. Valutare l’accessibilità e mettere in atto misure di remediation è infatti una delle nostre attività che sta ricevendo sempre maggior interesse. Da quest’anno siamo anche felici di supportare le aziende nella redazione dell’annuale Dichiarazione di Accessibilità», conclude Luca Manara. (economymagazine.it)