La Rsa Fondazione Pelucca a Sesto San Giovanni è una delle due strutture italiane inserite nell’elenco degli esempi di design innovativo per le persone affette da demenza scelti in 27 paesi per la giornata mondiale dell’Alzheimer
Tra le stanze, nello spazio comune, c’è una fermata del bus arancione. Gli ospiti allora si fermano, leggono gli orari, si siedono su di una panchina, di tanto in tanto vedendo scorrere i minuti si domandano come mai il bus non arrivi mai. Ma non ricordando da dove vengono e spesso non sapendo dove stanno andando perché se ne sono dimenticati, vivono l’attesa del mezzo che non c’è per quello che è, un breve istante di normalità beckettiano. “Il sindaco Sala ci aveva promesso anche una pensilina vera, poi purtroppo è arrivato il Covid” si dispiace Mariarosaria Liscio, psicologa responsabile alla Fondazione Pelucca a Sesto San Giovanni del reparto Alzheimer inaugurato nel 2019 e inserito tra gli 84 esempi scelti in 27 paesi per raccontate i progressi compiuti dal design inclusivo per le persone affette da demenza.
L’Rsa Monsignor Olgiati è insieme al Paese Ritrovato di Monza l’unica struttura italiana entrata nell’elenco pubblicato in occasione della giornata mondiale dell’Alzheimer e contenuto nel più grande report del genere mai realizzato. Frutto della collaborazione tra Federazione Alzheimer Italia, Alzheimer’s Disease International, Alzheimer Europe e Adi, è accompagnato da un appello di Gabriella Salvini Porro, presidente della Fondazone tricolore, perché “le ricerche sulla demenza interrotte a causa del Covid riprendano al più presto“. Anche perché si stima che una vittima su cinque della pandemia soffrisse della malattia.
Si stima anche che in Italia i malati di Alzheimer siano tra i 300 e i 400mila e rappresentino circa il 60% delle persone afflitte da demenza. “Senile non si dice più, capita l’Alzheimer colpisca precocemente i quarantenni” precisa Liscio.
Impegnata da quasi trent’anni nel capire come migliorare le vite di chi smarrisce il passato, da psicologa ha collaborato con un équipe di medici e architetti alla progettazione del reparto di Sesto inaugurato nel 2019. “L’idea fondamentale era superare la cultura dell’asilo. La maggior parte dei centri dedicati costringe infatti persone in media di 80 anni in un ambiente infantile. Ma se da un lato è vero che perdono i ricordi, dall’altro conservano l’emotività costruita nel tempo. Dunque un anziano si sente umiliato se costretto a disegnare farfalle“. È stato così studiato per 16 pazienti un ambiente teatrale che ospitasse routine quotidiane e adulte.
L’attesa alla fermata ad esempio, ma anche un supermercato interno dove i pazienti ogni mattina fanno la spesa col carrello, o degli stendini “con grande nostra sorpresa molto apprezzati anche dai maschi” su cui ciascuno provvede a sistemare i propri panni dopo averli lavati. “Abbiamo ideato tutto da zero, anche le porte delle stanze che somigliano ai portoni di una volta intonandosi al vissuto dei pazienti. Ogni portone ha un colore diverso corrispondente a una funzione così più facile da ricordare“. C’è un terrazzo con giardino scaldato da termo lampade aperto anche d’inverno e dove quest’estate qualcuno ha piantato delle melanzane. C’è persino l’edicola. “Perché aspettando il bus che non arriva serve qualcosa da leggere“. C’è l’esperto di musicoterapia. “La musica è tra i ricordi più tenaci, resta fino alla fine. Ma abbiamo dovuto tararci sulle hit anni ’70, oppure sui cori alpini. Il personale è tutto formato e specializzato“. Non c’è invece purtroppo ancora nessuna cura per l’Alzheimer. “L’unica forma di cura è accudire, meglio si fa più è facile vedere dei miglioramenti. Se non della memoria perlomeno dell’umore“.
Ma è plausibile vedere diffondersi il modello Sesto? “Secondo me sì” si sbilancia Gianmaria Battaglia, direttore della Fondazione La Pelucca. “La nostra scommessa è partita grazie a un bando della Regione. Ma la grande diffusione della malattia imporrà sempre più investimenti e idee. Può aiutare anche la tecnologia. Disponiamo di un sistema luminoso automatizzato che guida i pazienti verso la toilette di notte, di televisori smart che simulano caminetti, di un social dove i parenti postano foto vecchie e nuove. Un grande aiuto con il regime delle visite fermo“. Ma pare che nella Rsa di Sesto, dove il Covid è entrato senza dilagare, questo non turbi i malati di Alzheimer. “Non avere memoria in questo caso aiuta, chi ricorda soffre e temo saluterà i parenti dalle finestre se va bene fino alla prossima primavera“.
(repubblica.it)
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