DISABILITÀ. LAVORO, MOSTRA PER SPERIMENTARE DIFFICOLTÀ

E’ ”Mind the step”, cinque stanze per capire le difficolta’ pratiche di chi e’ in carrozzina o ha un disagio psichico. A Cernusco sul naviglio e poi a Cinisello Balsamo (Milano) la cooperativa CS&L promuove due edizioni dell’evento

Entrare nei panni di una persona con disabilita’ al lavoro e sperimentare tutte le difficolta’ che si possono incontrare. Questa e’ la proposta della mostra “Mind the step” che sara’ possibile visitare da sabato 21 settembre fino a mercoledi’ 25, presso la Filanda di Cernusco sul naviglio a Milano (via Pietro da Cernusco, 2), e che dal 27 al 29 settembre si spostera’ nel comune di Cinisello Balsamo presso il centro sociale Pertini (piazza Confalonieri, 3). Il percorso interattivo si articola in cinque tappe che corrispondono ad altrettante stanze. Nella prima il visitatore dovra’ impersonare un malato di HIV e affrontare, con un curriculum non adeguato, un colloquio di lavoro: davanti a lui un questionario di 20 domande a risposta aperta, tra le cui insidie dovra’ destreggiarsi. Nella seconda stanza si muovera’ in carrozzina, facendo attenzione a sedie e scrivanie, per recuperare una pratica che si trova in alto, su uno scaffale. La disabilita’ visiva, invece, viene sperimentata nella terza stanza, dove, con una benda sugli occhi, verra’ chiesto ai visitatori di scrivere al computer sotto dettatura. Per capire poi cosa si prova in ufficio quando si ha un disagio mentale bisognera’ attraversare una scacchiera, ma le informazioni verranno date molto velocemente attraverso delle cuffie. In un secondo momento saranno ripetute piu’ lentamente, con dei riferimenti spaziali, e sara’ possibile raggiungere il punto di arrivo. Infine il visitatore si trovera’ davanti a una scrivania con chiavi, pratiche numerate e documenti, in un video verranno date le informazioni su come agire: bisognera’ controllare che i numeri sui fogli siano esatti ma contemporaneamente ci saranno delle voci di disturbo. Ecco come ci si potrebbe sentire a lavorare con delle allucinazioni uditive. “Ci occupiamo di trovare un impiego a persone disabili e spesso abbiamo di fronte le resistenze dei datori di lavoro o dei colleghi – spiega Roberto Codazzi, referente di CS&L, il Consorzio cascina Sofia & Lavorint, tra i promotori dell’iniziativa-, questa mostra serve per far capire le difficolta’ che le persone con disabilita’ incontrano, oltre a far conoscere gli strumenti e gli incentivi che le aziende possono adottare per aiutarli”. Tra le soluzioni proposte: una barra braille per leggere il monitor, mobili adatti per chi e’ in carrozzina e corsi di formazione per trattare con chi ha una disabilita’ psichica. L’ingresso a “Mind the step” e’ gratuito; orario: dalle 9 alle 18.30, la mattina e’ consigliabile prenotare.

Per maggiori informazioni: tel. 345.472111, http://www.situabile.org (Marcella Vezzoli)

(www.redattoresociale.it)

Fondo Nazionale Politiche Sociali: pubblicato il Decreto di riparto

Il magro bottino delle Regioni. Le Politiche Sociali sempre più meno finanziate, altro che equità! 

da condicio.it

Nella Gazzetta Ufficiale del 10 settembre 2013 è stato finalmente pubblicato il Decreto di riparto del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali per il 2013. Come di consueto il Ministero delle politiche sociali provvede a suddividere gli stanziamenti approvati dal Parlamento nella precedente Legge di stabilità.
Per il 2013 la somma totale disponibile ammonta a 343 milioni e 704 mila euro.Di questi, 43 milioni e 704 mila euro li trattiene il Ministero, 4 milioni e 980 mila euro vengono destinati solo formalmente alle Provincie Autonome di Trento e Bolzano, mentre i rimanenti 295 milioni e 20 mila euro vengono trasferiti alle Regioni.
Le Regioni si impegnano a programmare gli impieghi delle risorse loro destinate per le aree di utenza e secondo i macro-livelli e gli obiettivi di servizio indicati in un allegato al Decreto. Si tratta di servizi per l’accesso e la presa in carico da parte della rete assistenziale; servizi e misure per favorire la permanenza a domicilio; servizi per la prima infanzia e servizi territoriali comunitari; servizi territoriali a carattere residenziale per le fragilità; misure di inclusione sociale – sostegno al reddito.
Con successivo accordo in sede di Conferenza Unificata Stato-Regioni saranno definite linee di intervento e indicatori volti a specificare in dettaglio gli obiettivi di servizio e a determinare eventuali target quantitativi di riferimento.
Nel Decreto di riparto per il 2013 va segnalata una significativa novità non favorevole alle Regioni e, a caduta, agli Enti locali e ai cittadini. Il Decreto infatti provvede all’erogazione immediata alle Regioni solo del 20% loro spettante, mentre il rimanente 80% è rimandato a successivi adempimenti da parte delle stesse Regioni.
Vediamo di ricostruire l’origine di tale provvedimento.Il Decreto-legge 10 ottobre 2012, n. 174 (Legge 7 dicembre 2012, n. 213) all’articolo 2 è intervenuto con decisione per contenere i cosiddetti costi della politica, imponendo alle Regioni di adeguare i propri Statuti regolamentando e restringendo, ad esempio, i compensi, le provvidenze e le indennità ai consiglieri, oltre ai rimborsi ai partiti.
Le Regioni che non si adeguano modificando i propri Statuti a decorrere dal 2013 si vedono ridurre una quota pari all’80% dei trasferimenti, diversi da quelli destinati al finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale e del trasporto pubblico locale. Le Regioni virtuose, una volta dimostrate le modificazioni statutarie, possono ricevere l’intero importo.
La stessa norma prevede che, in caso di mancato adeguamento degli Statuti entro il 31 dicembre 2012, i trasferimenti erariali a favore delle Regioni inadempienti siano ulteriormente ridotti per un importo corrispondente alla metà delle somme da essa destinate al trattamento economico complessivo spettante ai membri del Consiglio regionale e ai membri della Giunta regionale.
Da quel provvedimento trae origine la distinzione nel Decreto di riparto del FNPS fra il 20% da erogare subito e l’80% da erogare dopo che le Regioni avranno inviato alla Presidenza del Consiglio e al Ministero dell’economia e delle finanze dati e conferme sull’avvenuta modificazione dei propri Statuti.Tuttavia, nel frattempo, la Legge 7 dicembre 2012, n. 213 è stata modificata dalla più recente Legge 9 agosto 2013, n. 99. Essa ha disposto (all’articolo 2, comma 1) che il vincolo dell’80% di cui sopra non si applichi sui trasferimenti che riguardano le politiche sociali e le non autosufficienze, ampliando quindi l’eccezione precedente che interessava solo la sanità e il trasporto locale. Il senso della modifica è evidente: non paghino i cittadini più esposti e i servizi essenziali a causa dei comportamenti poco virtuosi della propria Regione.
Di fatto il Decreto di riparto, emanato prima dell’approvazione della Legge 99/2013, non tiene in considerazione le più recenti disposizioni, cosa che aprirà possibili contenziosi con le Regioni e probabili interventi correttivi.
Al momento le singole Regioni hanno sicurezza solo del 20% degli stanziamenti loro spettanti, indicati con chiarezza nella Tabella 2A del Decreto di riparto.

di Giovanni Cupidi

Il miliardo scomparso

di Carlo Giacobini

Fra qualche ora, fra qualche giorno, il Governo delle larghe intese (sempre che ci siano ancora) correggerà il Documento di economia e finanza, il DEF, che già aveva approvato in giugno.Il DEF è la base per la prossima legge di stabilità e per una serie di altri provvedimenti idealmente strutturali.
I “comunicatori” del Governo hanno baldanzosamente battezzato questo aggiornamento “Un’agenda per la crescita”.
Senza tanti infingimenti, si punta alla riduzione del debito, la qualità e l’efficienza della pubblica amministrazione, sugli incentivi al mercato del lavoro, sulle riforme fiscali e sulla capacità di attrarre finanziamenti.
Robetta … In realtà non c’è giorno che non si facciano i conti di quanti miliardi servano da qui a fine anno: 4, 6, 8 …Sì: c’è da sistemare la faccenda della rata IMU di novembre; c’è da bloccare l’aumento dell’IVA al 22%; c’è da prorogare la cassa integrazione in deroga; ci sono i debiti della Pubblica Amministrazione da saldare; c’è da comprimere il debito pubblico ché la UE e la BCE mugugnano già da qualche settimana.Robetta … In nessuna dichiarazione governativa (e para-governativa) è ancora emerso, nella sua drammaticità, il fabbisogno delle politiche sociali.
La contabilità dello Stato ci restituisce dei dati brutali: i Fondi sociali nel 2008 erano pari a 2.526,7 milioni, nel 2013 lo stanziamento complessivo è stato di 775,9. In mezzo ci sono stati anni ancora più vergognosamente da dimenticare come il 2011 (538,3 milioni) o il terribile 2012 (229,4 milioni).
Parliamo, tanto per capirci, di fondi che dovrebbero servire per gli anziani, le persone con disabilità, le difficoltà abitative, gli immigrati, l’infanzia, l’adolescenza, la famiglia.Nel 2012 costò un’immane fatica e una defatigante mobilitazione strappare, per il 2014, 300 milioni di finanziamento per il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali, e 275 milioni per il Fondo per le non autosufficienze. Due cifre ridicole di fronte al rilievo e all’impatto dei problemi da affrontare.
Per entrambi i Fondi, per il 2014, non è ancora previsto nessuno stanziamento nel bilancio pluriennale dello Stato. Zero. Nel frattempo sono in arrivo altri regalini per le famiglie: dal primo gennaio 2014 le prestazioni erogate dalle cooperative sociali non godranno più dell’IVA agevolata (4%). Assistenza ad anziani e disabili, trasporti, accompagnamento, asili nido costeranno (almeno) il 6% in più. Un aumento che graverà sulle famiglie o sulle casse esangui dei comuni che non potranno che ridurre i servizi.Un altro regalo potrebbe essere quello della Service Tax, più o meno esosa a seconda dei Comuni, nata per compensare la perdita dell’IMU. Ma non è finita: in questi giorni si discute di delega fiscale cioè una disposizione con cui il Parlamento incarica il Governo di riformare il sistema di imposizione fiscale e tributaria e le relative modalità di riscossione. Il mantra nei talk show, nei convegni specialistici, nelle feste di partito è: ridurre la pressione fiscale. Chi non potrebbe essere d’accordo?Ma come? Oltre all’evergreen contrasto all’evasione fiscale, emerge con sempre maggiore volontà il contenimento della spesa fiscale. Detta così, non fa una grande impressione, ma se la spieghiamo meglio…La “spesa fiscale” è ciò che l’erario non incassa in forza di agevolazioni fiscali concesse ai contribuenti.Esempi? È spesa fiscale: la detrazione delle spese sanitarie, la detrazione forfettaria per familiari a carico, l’IVA agevolata su ausili e dispositivi medici, la deduzione della spesa per l’assistenza ai non autosufficienti …Nella sostanza potremmo trovarci fra due anni a pagare un’aliquota IRPEF più bassa (meno tasse), ma a detrarre molte meno spese.
Aggiungiamoci, fra i regalini, anche l’eventuale nuovo ISEE che, per alcuni, potrebbe generare effetti pesanti di maggiore spesa per ottenere servizi sociali agevolati.
E, come soprassoldo negativo, mettiamoci pure che i Comuni vedono ridurre sempre, grazie anche al Patto di Stabilità, gli stanziamenti a loro favore, riducendo conseguentemente i loro servizi. Torniamo ai Fondi per il sociale: ad essere ottimisti e a volersi accontentare per il 2014 serve un miliardo. Per le famiglie, per le persone con disabilità, per le persone non autosufficienti, per i nostri cuccioli e per i nostri nonni.
Di quel miliardo non si parla.Se ne parlerà, forse, in dicembre, all’ultimo momento, all’ultima discussione notturna della legge di stabilità, raccattando – come sempre negli ultimi anni – solo le briciole. 

di Giovanni Cupidi

Salvatore Usala: “Ecco il nostro progetto respinto dal governo”

“Il 22 ottobre saremo a roma davanti al ministero dell’Economia”

Abbiamo fatto numerosi incontri con rappresentanti del Governo, ultimamente, tutti con un nulla di fatto. Abbiamo cercato di discutere il nostro progetto, inutilmente. Il Sottosegretario Fadda dice che le nostre proposte sono FANTASCIENZA, tuttavia lo stesso On. Fadda è impegnato da 20 anni per lo sviluppo dell’assistenza domiciliare, in Sardegna è stato uno dei fautori del MODELLO SARDEGNA che ha portato al dimezzamento dei posti in Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA), dati ISTAT, ed un’assistenza domiciliare adeguata ai bisogni, con un dimezzamento dei costi: lo stesso modello da noi proposto.

VI PROPONIAMO UNA SINTESI DELLE PRIORITA’ PER TUTTI I DISABILI:ASSISTENZA DOMICILIARE adeguata alla gravità, fino a garantire la presenza, vigile 24 ore su 24, senza differenza fra regioni;I fondi devono andare direttamente ai disabili senza intermediazioni.
Libertà di scelta per chi decida per il ricovero in RSA e simili;Assistenza assolutamente svincolata dall ‘ISEE familiare;Riconoscimento economico e previdenziale del CARE GIVER FAMILIARE anche ai fini di un prepensionamento per lavoro usurante;Aggiornamento ed approvazione dei L.E.A.
Aggiornamento ed approvazione del NOMENCLATORE TARIFFARIO assolutamente obsoleto;Riconoscimento invalidità del 100% + indennità di accompagnamento in maniera omogenea in tutte le regioni 

IL NOSTRO PROGETTO:

PREMESSA:
La popolazione invecchia, i malati gravi ed incurabili sopravvivono, le malattie altamente invalidanti sono in aumento, urge ampliare le possibilità perchè queste persone restino in famiglia.

IL CONTESTO:
In Italia la sanità spende 18 miliardi di euro per finanziare le Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) e simili. Tale spesa è triplicata dal 2000 perchè è l’unica offerta che la maggior parte delle regioni offre. Solo alcune propongono in alternativa Piani Assistenziali Individualizzati (PAI).

PROPOSTA:
Si propone di destinare 4,5 miliardi di euro per un massiccio ritorno in famiglia di malati e anziani che lo desiderano, un’alternativa che avrà un sicuro successo. Da ricordare che le maggioranza delle RSA erano e rimangono squallidi ospizi con iniqua occupazione, sottopagata spesso in nero, dirette da lobby legate alla politica locale e nazionale.

PROPOSTA NEI DETTAGLI:
Si propone di destinare il 50% da erogare alla famiglia che si riprenda in carico il paziente. Si risparmiano 2,25 miliardi di euro da destinare al mancato aumento 2013 dell’iva per 2,1 miliardi di euro. Rimangono 2,4 miliardi di euro che arriverebbero a 3,2 miliardi con pensioni, indennità di accompagnamento e mancate rette dovute che il paziente s’impegna a destinare al PAI per il 50%

ESEMPIO:
un paziente gravissimo costa allo stato almeno 80.000€, si propone di erogare 40.000€ che sommati a pensione di invalidità e indennità di accompagnamento, che in RSA non percepiscono, portano la cifra a 49.000€ sufficienti per assumere 3 assistenti.

I NUMERI:
3,2 miliardi di euro corrispondono a circa 197.500 posti di lavoro per 36 ore settimanali, CCNL domestico, categoria CS.

ENTRATE PER LO STATO:
550 milioni di IVA per i consumi, 350 milioni di contributi INPS, almeno 300 milioni di IRPEF: per un totale di 1,2 miliardi di euro che rientrano bilancio dello stato, in sintesi il 50% dell’investimento iniziale.

BENEFICIARI:
Tutti coloro che si rendono disponibili. Il Governo predispone un provvedimento che finanzia solo il Piani Personalizzati, ovvero nessun riparto in base alla popolazione o simili, solo ed esclusivamente i PAI contabilizzati dalle varie regioni. Bisogna predisporre una convenzione con i CAAF che segua i pazienti nelle assunzioni, buste paga, contratti, l’unico dei dipendenti e pratiche varie.

CONCLUSIONI:
Questo è un piano  facile da realizzare, nessuna Corte Costituzionale può bocciarlo. Propone risparmi strutturali destinati ad aumentare nel tempo ed occupazione stabile, rispetto della libertà e dignità del malato, garanzia di una assistenza domiciliare adeguata alle necessità e in grado di evitare ricoveri in reparti di rianimazione. Sarebbe utile fare piani formativi con fondi strutturali europei  con progetti POR regionali.Il nostro progetto è serio, consente risparmi di miliardi di euro, è attuabile e provato, migliora la qualità di vita di milioni di cittadini, malati e familiari, non è comprensibile la riluttanza a discuterlo.Sono altri i motivi che ne precludono la realizzazione, sicuramente le lobby. Bisogna avere il coraggio di battere le lobby e le connivenze di ogni tipo e ad ogni livello che affossano la nostra sanità ed il sistema assistenziale.

NON BASTANO DICHIARAZIONI D’INTENTI, OCCORRONO FATTI!NOTA : alcune cifre potrebbero subire variazioni senza inficiare l’impianto complessivo.Il nostro progetto e le nostre priorità sono diritti costituzionali ineludibili, esigenze vitali, come in un terremoto o calamità naturale. In particolare il progetto è attuabile subito, abbiamo esempi di attuazione in Sardegna: si allegano le ultime linee guida.Il nostro progetto è talmente serio che consente miliardi di risparmi, poichè non è credibile la riluttanza a discuterlo, ci sono altri motivi che precludono la realizzazione. Gli altri motivi sono sicuramente le lobby delle RSA, le stesse degli appalti assistenziali, degli ausili, servizi e cooperative.Tutti sanno, partiti, sindacati e associazioni, ma tutti hanno convenienza a tacere in un clima di becera omertà perchè guadagnano bustarelle o favori, questa è l’amara realtà, non FANTASCIENZA. 

COSA CHIEDIAMO?
a)       Incontro ENTRO IL 29 SETTEMBRE 2013 con i rappresentanti qualificati, almeno Sottosegretari de i tre Ministeri: Economia, Lavoro e Salute.
b)       Concertazione su nostre priorità e nostro progetto.
c)       Eventuali alternative strutturali di pari importanza.
d)      Decreto urgente o protocollo d’intesa con date certe e provvedimenti da realizzare.

COSA FAREMO?
1)       Presidio permanente, giorno e notte a partire dal 22 ottobre 2013.
2)       Senza risposte attueremo lo sciopero della fame in loco e almeno 60 malati gravissimi da casa: forniremo l’elenco dettagliato.
3)       Attueremo una campagna mediatica senza precedenti: il rischio del morto in diretta è un richiamo formidabile, in particolare con malati in barella.
4)       Se non bastasse attueremo lo sciopero della sete con morte certa in 48 ore. Ricordo che parliamo di persone fragili, dipendenti da macchine vitali. C’è il rischio concreto che l’Italia diventi la vergogna d’Europa.
5)       In caso di mancato incontro e risposte concrete sulle tematiche richieste procedemmo con il seguente presidio: 

DALLE ORE 10,30 DEL 22 OTTOBRE 2013 SAREMO IN VIA XX SETTEMBRE 97, ROMA. DAVANTI AL MINISTERO DELL’ECONOMIA.

I malati gravissimi non hanno lobby da difendere, interessi corporativi, chiediamo una vita dignitosa in famiglia. Vi chiediamo il coraggio di fare un servizio al paese, di fare un po’ di pulizia nel marciume della sanità. Noi siamo risoluti, non abbiamo paura della morte, stavolta non andremo via senza risultati tangibili e concreti. 

Salvatore Usala, segretario Comitato XVI novembre onlus

di Giovanni Cupidi

Un’indagine sulla disabilità nei vari scenari di emergenza

Tutte le persone con disabilità, i loro assistenti personali e/o quant’altri ne abbiano cura possono partecipare, fino al 25 settembre, all’importante sondaggio lanciato nelle scorse settimane dall’UNISDR, l’Ufficio delle Nazioni Unite che lavora per la riduzione del rischio in caso di calamità naturali, emergenze umanitarie, disastri ambientali o di altra natura (terremoti, alluvioni, condizioni meteorologiche estreme, epidemie, grandi incendi o incidenti industriali, collassi di edifici ecc.), e ora disponibile anche in italiano.
L’iniziativa è stata promossa in vista della tredicesima Giornata Internazionale delle Nazioni Unite per la Riduzione dei Disastri (IDDR), in programma per il prossimo 13 ottobre, evento che si concentrerà appunto sulle questioni che mettono a rischio la vita di tutte quelle persone che vivono nel mondo con una qualsiasi disabilità, allo scopo di attivare e amplificare il dibattito sulle loro esigenze durante i vari scenari di emergenza.
Il documento di riferimento in questo àmbito è attualmente il Piano Decennale di Azione di Hyogo (HFA), adottato nel 2005, che spiega nei dettagli ciò che è richiesto da parte di tutti i diversi attori coinvolti, per ridurre le perdite umane in caso di disastri e calamità.
Sviluppato e concordato con i Governi, le Agenzie Internazionali, gli esperti del settore e molti altri interlocutori, l’ HFA delinea cinque priorità d’azione fondamentali e offre i princìpi guida e gli strumenti pratici per realizzare le possibilità di recupero dopo le catastrofi naturali e non.
Data quindi la mancanza, in generale, di dati sulle questioni legate alla disabilità, l’UNISDR sta conducendo l’attuale indagine, anche in vista del lavoro da svolgere nei prossimi due anni e per definire nel 2015 il nuovo Piano Decennale di Azione – le cui consultazioni hanno già avuto inizio nel marzo del 2012 – con l’obiettivo di elaborare un documento assai più inclusivo nei confronti di tutte le persone con disabilità.
Compilando quindi il questionario di relativa semplicità su cui si basa l’indagine – alla cui traduzione in italiano, curata da Luisella Bosisio Fazzi, ha collaborato pure la nostra redazione – anche i nostri concittadini potranno collaborare ad ottenere questo risultato.
Ricordiamo ancora che il questionario di cui parla nel presente testo è disponibile anche in italiano:
http://www.surveymonkey.com/s/IDDR-2013-ITALIANO
(superando.it )

di Giovanni Cupidi

Strategie pittoriche per superare la disabilità

image

Una recente mostra del laboratorio di pittura del Montecatone Rehabilitation Institute di Imola (Bologna)

Come già nel 2011, anche il laboratorio di pittura delMontecatone Rehabilitation Institute – il centro di Imola (Bologna) specializzato nella cura di persone con lesione midollare e/o grave cerebrolesione – entrerà con i suoi artisti – pazienti ed ex pazienti della struttura, nel cartellone di eventi previsti durante la ventiquattresima edizione della Biennale del Muro Dipinto di Dozza (Bologna), in corso fino al 15 settembre, la nota manifestazione che in tanti anni ha già visto decine e decine di pittori lasciare sui muri del piccolo centro emiliano una loro testimonianza, trasformando di fatto il paese in una “galleria d’arte permanente”.
La prestigiosa iniziativa, realizzata dal Comune di Dozza e dalla Fondazione Dozza Città d’Arte, con la consulenza scientifica del MAMbo (Museo d’Arte Moderna di Bologna), vedrà infatti anche quest’anno gli artisti lavorare a diretto contatto con il pubblico, che potrà assistere allo sviluppo delle opere, dal muro vuoto al loro compimento.
In tale contesto, quindi, una mostra di opere realizzate, come detto, da pazienti ed ex pazienti dell’Ospedale Montecatone e dal loro maestro d’arte Vincenzo Gualtieri, sarà visibile nei locali della Sala Parrocchiale (con accesso dalla Piazza del Comune), sabato 14 e domenica 15 settembre.Per l’occasione saranno presenti lo stesso Gualtieri eVittorio Menditto – artisti che hanno al proprio attivo varie esposizioni personali e collettive – che potranno spiegare agli intervenuti le strategie pittoriche che hanno adottato per superare la loro disabilità.
(superando.it)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Claudia Corsolini (corsolini@montecatone.com), Massimo Renzi(renzi@montecatone.com).11 settembre 2013

di Giovanni Cupidi

“Costringiamo” la politica a occuparsi della disabilità

«La disabilità non è mai stata una priorità della politica, eppure il nostro Paese ha vissuto alcune fasi storiche nelle quali l’attenzione e la presa in carico della disabilità stessa ha rappresentato un indirizzo nelle politiche sociali di tutto l’Occidente. Oggi, al centro di una situazione di sostanziale paralisi del sistema dei partiti, che appaiono sempre più inadeguati ai bisogni dei cittadini, ci sembra opportuno e indifferibile“costringere” la politica a occuparsi della disabilità».
Lo si legge in una nota diffusa dalla sempre combattiva associazione napoletana Tutti a Scuola i cui componenti saranno martedì 17 settembre in Piazza Montecitorio a Roma (ore 10.30), per un’iniziativa di protesta centrata proprio su quanto inizialmente dichiarato.In particolare, nel comunicato di Tutti a Scuola, vengono elencate una serie di precise richieste al Governo, a partire da «una scuola che ritorni ad essere quella dell’inclusione e della qualità e non quella dei tagli e dei ricorsi alla Magistratura, impegnando fondi per la formazione degli insegnanti e definendo classi con un alunno disabile al massimo, come previsto dalle leggi vigenti; che venga affrontato con chiarezza il nodo dell’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), per ribadire il principio costituzionale che la disabilità non è un reddito da tassare, ma una condizione da tutelare; che vengano immediatamente destinate risorse per ripristinare il Fondo per la Non Autosufficienza, con almeno 4 miliardi di euro per il 2014; che si affermi un principio di equità, costituendo un fondo straordinario per le politiche sociali dedicato alle persone con disabilità nei territori del Paese più svantaggiati, con una dotazione di almeno 2 miliardi di euro; che venga messa in calendario dall’Esecutivo, e portata a termine, la definizione dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e dei LIVEAS (Livelli Essenziali di Assistenza Sociale), senza i quali le politiche sulla disabilità rimangono prive di programmazione ed esposte alle ruberie e agli sprechi; che venga affiancata, sottoponendola a rigorosi controlli, la spesa degli Enti Locali, ricostituendo nel prossimo anno, con almeno 5 miliardi di euro, il Fondo Nazionale delle Politiche Sociali e restituendo ai singoli territori la possibilità di erogare i servizi essenziali alle persone con disabilità (trasporti, assistenza ecc.); che venga infine costituita, in rete con l’INPS, le ASL e il Ministero dell’Istruzione, un’anagrafe della disabilità, prerequisito indispensabile ad ogni programma di intervento».«Il Governo – concludono i rappresentanti di Tutti a Scuola – deve dimostrare di essere una compagine credibile nelle scelte concrete e non nelle vuote affermazioni di principio, definendo le risorse necessarie, da noi stimate in 11 miliardi di euro e decidendo le fonti di finanziamento nella prossima Legge di Stabilità».

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@tuttiascuola.

di Giovanni Cupidi

Il Bancomat è senza problemi anche per i ciechi: l’iniziativa di Intesa Sanpaolo

L’usabilità dei Bancomat dei 7.100 sportelli automatici delle banche del gruppo Intesa Sanpaolo alla portata delle persone cieche e ipovedenti. Un’iniziativa, in collaborazione con l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, che renderà più semplici alcune operazioni per prelevare contante, conoscere il saldo del conto corrente o ricaricare il cellulare. Tutti gli sportelli automatici sono dotati di schermo con interfaccia ad alta visibilità studiato per gli ipovedenti. Si attiva prima di inserire la carta semplicemente premendo il tasto 5, riconoscibile da un segno in rilievo. L’interfaccia ad alta visibilità può inoltre agevolare persone anziane, miopi o con altre difficoltà visive. I non vedenti vengono accompagnati passo passo nelle operazioni da svolgere da una guida sonora, che si ascolta collegando un normale paio di cuffie alla presa di cui sono dotati 5.400 sportelli automatici. Ma non solo. La banca mette a disposizione anche speciali chiavette O-key per operare tramite Internet Banking: una versione data gratuitamente alle persone con difficoltà visive è in grado di “leggere ad alta voce” la password per le operazioni. “E’ responsabilità della banca individuare le esigenze dei clienti e trovare le risposte più appropriate – afferma il presidente del Consiglio di Gestione di Intesa Sanpaolo, Andrea Beltratti -. Le persone disabili hanno esigenze particolari e quindi la responsabilità della banca è ancora maggiore nei loro confronti. Siamo felici e orgogliosi di aver contribuito, in collaborazione con l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, ad abbassare l’asticella per consentire di saltare più facilmente l’ostacolo”. In Italia ci sono 320.000 persone non vedenti e oltre un milione con deficit visivo grave. Numeri che fanno dire a proposito dell’iniziativa a Federico Borgna, presidente dell’Uici Piemonte, che “poter fare in piena autonomia attività che, per chi vede, possono apparire persino banali, è un apprezzabile miglioramento nella qualità della nostra vita”

di Giovanni Cupidi

PRIVACY: PER CONTRASSEGNO DISABILI E AGEVOLAZIONI AUTO VIA I DATI CLINICI DAI VERBALI DI INVALIDITA’

Il Garante per la Privacy ha stabilito che nel verbale di invalidità da  usarsi per i benefici previsti dalla legge, le commissioni mediche  devono omettere le parti con la dati clinici del soggetto
Nelle certificazioni per l’invalidità civile (verbale di invalidità) utili al rilascio del contrassegno invalidi e alle agevolazioni previste all’acquisto auto, non devono essere presenti dati relativi alla diagnosi del paziente, dell’esame e dell’anamnesi, per una questione di privacy. A stabilirlo è il Garante della privacy, con un provvedimento rilevanza generale inviato a Regioni, Province autonome e Inps. Questo che cosa significa? Che nella copia del verbale di invalidità utilizzabile per richiedere il contrassegno per l’accesso alle aree a zona a traffico limitato (Ztl) o per usufruire delle agevolazioni fiscali, la commissione non deve indicare i dati clinici riguardanti la patologia, o comunque utili a rivelare lo stato di salute dell’interessato.
Il provvedimento giunge a seguito della segnalazione di alcuni cittadini che vedevano leso il loro diritto alla riservatezza, in riferimento alle nuove procedure previste dal Decreto semplificazioni  (articolo 4), in merito alla documentazione da rendere per l’ottenimento di benefici quali agevolazioni fiscali relative ai veicoli e al contrassegno invalidi.  La norma (ne parlavamo qui)  prevede che per ottenere dei benefici di cui sopra, l’utente possa presentare direttamente la copia del verbale di invalidità redatto dalla commissione, unitamente a una autocertificazione. (Il verbale della commissione medica ora riporta infatti anche l’eventuale esistenza dei requisiti sanitari per la richiesta di rilascio del contrassegno e per le agevolazioni fiscali relative ai veicoli, ndr)
Così l’Articolo 4 del DL 9 febbraio 2012, n. 5 –  “Semplificazioni in materia di documentazione per le persone con disabilità e partecipazione ai giochi paralimpici”. 2. Le attestazioni medico legali richieste per l’accesso ai benefici di cui al comma 1 possono essere sostituite dal verbale della commissione medica integrata. Il verbale è presentato in copia con dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà sulla conformità all’originale, resa dall’istante ai sensi dell’articolo 19 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, che dovrà altresì dichiarare che quanto ivi attestato non è stato revocato, sospeso o modificato.
Alcuni cittadini lamentavano quindi il leso diritto alla loro privacy, nel momento in cui, per ottenere ad esempio l’iva agevolata per l’acquisto dell’auto, dovevano consegnare al rivenditore una copia del verbale contenente informazioni molto personali circa il proprio stato di salute (patologia, tipo di disabilità ecc), peraltro non necessarie ai fini dell’ottenimento dei benefici. Accogliendo dunque queste istanze, il Garante della Privacy ha prescritto che, in questi casi, le commissioni mediche debbano rilasciare una copia del verbale priva di informazioni  sanitarie.
Così il Garante: Il Garante, nel riconoscere l’indubbia semplificazione che l’art. 4 del d.l. 9 febbraio 2012, n. 5 intende introdurre nelle procedure per ottenere da parte delle persone con disabilità i predetti benefici, ritiene che, in attuazione dei richiamati princìpi di pertinenza, non eccedenza e indispensabilità, le commissioni mediche rilascino, ai predetti fini di cui all’articolo 4 del decreto-legge citato, una copia del verbale della commissione medica integrata con l’omissione delle parti dedicate alla descrizione dei dati anamnestici, all’esame obiettivo e alla diagnosi della persona con disabilità. Ciò affinché sia assicurato un elevato livello di tutela dei diritti e delle libertà, nel rispetto dei principi di semplificazione (art. 2, comma 2 del Codice).

LE PA OBBLIGATE AD ASSUMERE DISABILI ANCHE CON PERSONALE IN SOPRANNUMERO

Novità sul fronte lavoro e disabilità. La pubblica amministrazione avrà l’obbligo di assumere  la quota di riserva di persone svantaggiate, tra cui i disabili, anche in soprannumero rispetto alle dotazioni organiche. E’ quanto previsto, sottolinea il Ministro del Lavoro, Enrico Giovannini – nel decreto legge in materia di razionalizzazione nelle Pubbliche amministrazioni, in vigore dal primo settembre.
Ripristinato quindi il diritto al lavoro per le categorie più deboli, grazie alla deroga introdotta al divieto di nuove assunzioni per le amministrazioni con personale in eccedenza o in soprannumero. Ricordiamo, tra l’altro, che recentemente l’Italia è stata bocciata dalla Corte di Giustizia Europea, sul fronte dell’impegno per l’attuazione del diritto al lavoro delle persone con disabilità.